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Anno: 2010

New Dawn

New Dawn

Questa  lunga colonna  di automezzi che mercoledì notte si è messa in marcia verso il Kuwait,  appartiene alla 4th Stryker Brigade, ultima divisione di fanteria statunitense a lasciare la zona di operazioni in Iraq.


La rovinosa avventura denominata  Iraqi freedom  finisce così, senza che nessuno degli obiettivi a suo tempo strombazzati dall’arroganza neocon, sia stato raggiunto. Non la Libertà, non la democrazia, tantomeno la sconfitta del terrorismo


E poichè la guerra non può davvero considerarsi finita, nemmeno la pace.


Foto dal sito ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti.

Se fosse un film

Se fosse un film

 

Se fosse un film potrebbe cominciare  con l’espulsione dei Disobbedienti,  proseguire con la riunione in sala Alcide De Gasperi – come dire che alle volte di aggiungere, tirando per la manica lo spettatore, proprio non c’è bisogno – dei Futuristi di Fini con l’ MPA,  L’Api di Rutelli e l’UDC di Casini, chiudersi – almeno il Primo tempo –  con l’immagine del tabellone qui sopra.


 

Tutto ciò omettendo volutamente l’Aula che oramai ci regala solo immagini di repertorio tra risse, insulti, ovazioni, goliardate ( anche se il cameo della Santanchè  che chiama aiuto mentre Martinelli e Di Biagio provano, senza riuscirci, a darsele, tenterebbe qualunque sceneggiatore in vena di effettacci)


 

Dunque si diceva del  tabellone. Alla fine, in barba ad ogni congettura ed interpretazione della vigilia,  l’unico a funzionare davvero, resta il conto della serva : i numeri dicono che il governo non è più autosufficiente. E che presto o (non tanto) tardi si tornerà a votare.


 

Comunque vadano le cose, la rutilante avventura del PDL finisce inciampando su uno dei valori, soi disant,  forti, fondativi .

Un grave errore strategico, lamenta  l’area più liberale del Fronte Interno che evidentemente non reputa prioritario l’aspetto strettamente politico dell’intera vicenda.


Data per scontata l’impossibilità  di manifestare dissenso all’interno di un partito detto delle Libertà aka dell’Amore, costituito  oltretutto  da forze  eterogenee, l’unica preoccupazione di costoro sembra essere il danno d’ Immagine per il  Capo che, nonostante le proposte dialoganti e pacificatrici di Fini, ha comunque ritenuto opportuno procedere all’epurazione.


Questione irrilevante, visto che mai come in questo caso, la figura di Silvio Berlusconi è apparsa per quel che realmente è : un autocrate stizzito.


Il secondo tempo resta tutto da scrivere ma sugli scenari futuri qualche previsione si può sempre azzardare.


Intanto nel parapiglia, quasi tutti si sono dimenticati del Presidente della Repubblica che potrebbe risolvere l’anomalia del Governo che – senza più prospettive di scudi giudiziari e col Legittimo Impedimento al vaglio della Consulta – vuole andare subito al voto, mentre l’Opposizione tutta –  vuoi per problemi di alleanze da mettere in campo, vuoi perchè con questa legge elettorale il voto sarebbe un inutile esercizio –  preferirebbe una fase di transizione.

Sciogliere le camere sarebbe nella disponibilità esclusiva del Capo dello Stato ma perchè ciò accada, bisogna che la situazione si presenti senz’altra via d’uscita che il ricorso alle urne. Di soluzioni ce n’è un assortimento. Magari sbaglio ma qualcosa mi dice che Giorgio Napolitano le proverà tutte.


Nelle more di queste eventuali formulazioni alternative, altro non v’è che  l’amaro calice del logoramento o come preferisce definirlo Berlusconi, dello stillicidio. Non una grande prospettiva per l’Esecutivo che vede seriamente compromesso il buon esito di provvedimenti per i quali ha investito gran parte della legislatura, ne’ per un Paese che avrebbe urgente bisogno di essere stabilmente governato.


Arrivati a questo punto, se davvero fosse un film  –  non lo è, anche se talvolta pare proprio d’essere al cinema – allo sceneggiatore potrebbero sorgere dubbi sul taglio da conferire al finale.


Abituati al peggio e demotivati  – per dirla con  Bertolucci – come siamo, happy end possibili  se ne intravedono pochi.

Sarà per via di questo spiazzante rimescolamento di buoni e cattivi o per il profilarsi all’orizzonte dell’eterno dibattito sulle alleanze, sul leader, sul programma che l’idea di togliersi Berlusconi dai piedi, da sola non basta a restituirci il sorriso.

Vada dunque per il (faticoso) finale aperto. A patto però che sequel e  remake siano categoricamente esclusi dai contratti.

 

Perchè no?

Perchè no?

Non certo per la scelta dei tempi – allo stato chi può dire se sia o meno prematuro l’annuncio ? – o perchè non dovrebbe pensare ad altro che a governare la Puglia , o perchè nel ruolino di marcia Ferrero – Dilibertiano ci sarebbe prima da battere Berlusconi e dopo, solo dopo…..


Tantomeno per  quell’accostamento tra gli eroi Falcone Borsellino e Giuliani  ( e se la facessimo finita una volta per tutte con la retorica degli eroi?) subitaneamente chiarito ma con dignità e senza troppo ritrattare.


La dichiarazione d’intenti  – sparigliare i giochi di un centrosinistra asfittico che non è stato in grado di fare un discorso capace di interpretare la crisi – intercetta con facilità un sentire comune e anche se delle Fabbriche si sa ancora poco, l’niziativa di  luoghi aperti – facciamo anche spalancati –   alla discussione e all’elaborazione e, se del caso, al Fare Politico, incontrerebbe un’ esigenza altrettanto sentita di Confronto.


Basterebbe che Vendola con le sue organizzazioni, riuscisse a mettere a tema argomenti trascurati ovvero resi inaccessibili dai fumi di un’ ambiguità comunicativa che spesso ne sottace un’altra  di sostanza,  a rendere le Fabbriche un’esperienza necessaria.


Ergo non mi unisco al coro di quelli che come vada vada, un po’ di ammuina ravviva la palude del candidato naturale .Come dire facciamo un po’ ‘sto dibattito ma poi la scelta deve cadere sul Segretario. Cosa ci sia di vitale e trascinante in un automatismo presunto statutario, io non so.


Di questi tempi poi.


Dunque, al di là dell’effetto che può produrre – qualcosa a ben vedere si è registrata di già nelle reazioni piccate o fintamente nonchalanche di politici impensieriti –   io all’efficacia della candidatura Vendola credo fermamente.


Per la sua – irrinunziabile e preziosa –  esperienza di amministratore, ma soprattutto per una Visione del Mondo saldamente incardinata al Pensiero di Pasolini. Poi vengono anche i linguaggi e gli stili comunicativi differenti o l’ammirazione per Obama, di cui molto si è detto, ma la sua forza è tutta lì : concretezza, ideali, retroterra  e sguardo costantemente proiettato in avanti.


Con queste semplici premesse, la stagione per la scelta del candidato premier si aprirebbe sotto i migliori auspici.  Vendola può animare il dibattito con i competitors interni – che speriamo numerosi –  e nello stesso tempo,  se fosse scelto attraverso le Primarie, avrebbe tutti i numeri per battere l’avversario. Che poi al di là delle battute e delle esternazioni più o meno paternaliste ed innervosite, è quel che davvero conta.

Una volta tanto, invece che puntare i piedi o stare a guardare, bisognerebbe mettersi in ascolto. Basterebbe questo a far avanzare  il nuovo . A passo di carica.





Questa che vedi …

Questa che vedi …

 

...è la tua Italia, un paese straordinario, unico…..che devi ancora scoprire ( dallo spot del Ministero del Turismo, voce narrante, Silvio Berlusconi)


Bella l’idea della Voce Narrante, miglior ruolo non avrebbe potuto ritagliarsi il Premier, avvezzo com’è al Racconto che fila via liscio, parole adatte, espressione accattivante : ogni cosa al suo posto.


Prima di tutto il Fare, poi la Libertà, l’Amore, i Cattivi che si mettono di traverso, i Buoni nel mirino di Persecutori ed Invidiosi. E tutto questo nonostante i – risultati – ottenuti


Capita è vero, che a volte la narrazione inciampi  contro  qualche Evidenza. Chessò un ministro nominato in fretta, un Benefattore ritenuto fin qui Universale, un cumulo di rifiuti che riaffiora, un presidio di disabili, di licenziati, di terremotati…ed è proprio in questo caso che la voce si fa meno sensuale e convincente. Qualcosa scricchiola, i conti non tornano.


Le conseguenze sono plasticamente riprodotte nell’immagine qui sopra. Secondo il Racconto che dopo la breve interruzione viene puntualmente riannodato da Altri, questo giovane è uno scudo umano, un infiltrato dei no global, un furbetto, un potenziale evasore o, nella migliore delle ipotesi, un ingrato.


Tanto per ribadire che comunque quel  che è stato realizzato in Abruzzo, non gli spettava di diritto. Persa la casa,il lavoro e gli affetti col terremoto, avrebbe dovuto ringraziare per la roulotte, il soggiorno negli alberghi della costa, la casetta provvisoria o quel che è.


Cittadini mai. Persone tantomeno. Cosa può un Racconto.


Domani i giornali non saranno in edicola, le motivazioni dello sciopero sono condivisibili, qualcuno avrebbe preferito altre forme di lotta ma io credo che debbano essere gl’interessati a decidere se sia più efficace l’astensione o il supernumero con le malefatte del governo, la pagina col post- it gigante o quella tutta nera. Stavolta è’ stato detto sciopero. E sciopero sia.

Tuttavia chi ha nelle proprie mani la Responsabilità  di un altro Racconto, la metta a profitto. Nella notte in cui tutti i gatti sono bigi, i lettori si aspettano soprattutto di capire. L’Informazione in tal senso, può molto.

Per il resto come dicono quelli di Libération l’Info est un combat. Sempre. Oltre lo sciopero. O così o non è.