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Mese: Maggio 2011

Direttamente da un segreto cascione…a tutela dello spoglio.

Direttamente da un segreto cascione…a tutela dello spoglio.

De Magistris non corrisponde alla mia storia e non è il mio ideale di uomo politico. Ma…potrebbe essere un buon sindaco e rappresentare una soluzione all’impasse napoletana.

Proviamo a tutelare lo spoglio con un corno regolamentare ( mi è stato regalato, è rosso, parla  e la sua pubblicazione è programmata per le 15  ). E con questa, le abbiamo provate proprio tutte.

Buona sorte (per ricominciare)

Buona sorte (per ricominciare)


Terminata la campagna elettorale più becera e inutilmente aggressiva – ci sono stati momenti al cospetto dei quali  la Propaganda Fide  con  la minacciata riconversione delle  Sacre Fontane,  è sembrata un miracolo di raffinata sottigliezza  – degli ultimi decenni, non resta che augurare la buona sorte ai candidati del centro sinistra e agli elettori di quelle città che nel caso disgraziato di riuscita dell’avversario, rischiano di continuare ad avere a che fare con l’Indifferenziata per molto altro tempo ancora.



Vale per Napoli, ma soprattutto per Milano dove magari si separano i rifiuti un po’ di più, ma la cultura espressa dalla classe dirigente – in uscita, si spera – ha molto a che vedere con antiche discariche mentali nelle quali resistono, galleggiando, rifiuti tossici ad alto rischio : fobie, separatismi e intolleranza.



Pare impossibile che il governo nelle metropoli del futuro possa essere fondato su sentimenti così antistorici e nell’ignoranza di quel che succede oltre i confini del piccolo mondo. Un sindaco, in tal caso, non varrebbe un altro : Expo, appalti, termovalorizzatori, municipalizzate, in teoria, chiunque può metter mano con successo a partite che richiedono onestà, pulizia e  competenza. Ma così privi del senso dell’altro ovvero senza la minima ombra di rispetto per le persone, non si va lontano. E questa carenza i candidati della Destra hanno mostrato puntualmente, in ogni espressione, anche la più piccola, della brutta campagna elettorale appena terminata.



Poi ci si può divertire quanto si  vuole – ridicoli, reazionari, ignoranti ed eternamente di quell’ en beautè fondato sulla maglietta in tinta con l’orecchino che non se ne può più – e lo abbiamo fatto un po’ per esorcismo e un po’ per non morir, con le aggettivazioni, le spiritosaggini, le battute e il resto, ma non si può negare che il quadro che si è delineato nell’arco di questi mesi, sia tragico.


De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano. Magari non basta a segnare l’inizio di una nuova era ma di sicuro servirebbe a ricominciare con animo diverso.


Nell’illustrazione la sala di preghiera della Moschea di Roma ai Monti Parioli  costruita con annesso centro di cultura islamico, biblioteca e minareto (senza altoparlanti) su di un terreno donato dai cittadini romani – all’epoca guidati da una giunta non particolarmente illuminata ma rispettosa della libertà di culto –  e dove, ancor oggi i rappresentanti della municipalità, sono di casa.



Passa la bellezza (che non è tutto)

Passa la bellezza (che non è tutto)

Von Triers  –  più promo che provo – diventò  persona non grata per il cumulo di sciocchezze rilasciate alla conferenza stampa di Melancholia. Tuttavia  Cannes che, per dirla con Lelouch, è festival delle opere e non dei registi, ha mantenuto il film  in gara e così il premio della migliore attrice se l’è potuto aggiudicare Kirsten Dunst, brava e credibile nel ruolo della sposa in bianco, isterica q.b. e maniaco depressiva come non mai (unica  possibile rivale in materia di palme e nevrosi  avrebbe potuto essere  Tilda Swinton, mamma del giovane assassino in We need to talk about Kevin).


A seguire,in parziale ossequio all’esprit du temps, ovvero alle tematiche care al Concorso –  pedofilia, prostituzione, infanzia abbandonata, mamme cattive e padri padroni – seppur con toni meno disperanti, la palma del miglior film se l’è portata a casa  il demiurgico ed imprendibile ( c’è, non c’è, è nascosto tra il pubblico) Terrence Malick con il suo The Tree of life,film atteso già l’anno scorso a Cannes – e su cui sperava anche Venezia – infine giunto sulla Côte , tagliuzzato e rimaneggiato cento volte da un esercito di montatori.(ne ha fatto,le spese Sean Penn che s’è visto ridurre la parte)


Così nel momento in cui i criteri di attribuzione dei premi sfuggono tanto vistosamente, un minimo di  monday morning  quarterbaking, diventa d’obbligo.


La bellezza formale – elemento che con differenti esiti riguarda anche Bonello con l’ignorato Apollonide e i Dardenne premiati con le Gamin au vélo –  ovvero l’ossessione estetizzante sembrerebbe aver dominato le scelte. Come metro sarebbe ineccepibile, ma allora Von Triers – nazi o non nazi – avrebbe meritato la Palma.


Quanto al miglior attore, cosa avrà mai avuto  lo strabuzzante Jean Dujardin protagonista di The Artist più di Piccoli di Penn o di Brad Pitt?


Tutto farebbe pensare ad un gruppo di giurati in disaccordo e ad una sorta di mediazione al ribasso.Peccato perché l’edizione 64 sarà ricordata per la presenza, in gran numero, di bei film tra Concorso e sezioni minori  (Le nevi del Kilimangiaro di Guédiguian,  Le Havre di Aki Kaurismaki, Pater di Alain Cavalier, Hara-kiri di Takakashi Miike)



Da ultimo nessun riconoscimento  per Moretti –  vendite all’estero, a parte – Rohrwacher  e Sorrentino, autori dei film più originali. E’ andata dunque come sempre o quasi :  con la solita palma alla carriera, tardiva quanto risarcitoria. E’ toccata quest’anno a Bernardo Bertolucci che l’ha girata agl’italiani resistenti ( seppur  esausti).


Une autre affiche ?

Une autre affiche ?

L’effetto cartolina c’è, ma era nel conto. Vale per Parigi come è stato per Barcellona, Londra, Venezia e New York . Si sa che delle città che ama, Allen idealizzerebbe, se lo dovesse mostrare,  anche il degrado. Ergo :  a quel molestatore di Robert Guédiguian, che  ieri l’altro si domandava –  ..à quoi pense Allen quand il regarde notre beau pays : Est-ce qu’il pense aux smicards français ? Aux chômeurs français ? – si potrebbe rispondere che salari minimi e disoccupati oramai non caratterizzano alcun luogo (essendo ovunque) né la loro presenza allontana il rischio di altre cartoline. E poi lo scontato, il risaputo, nel caso di Midnight in Paris  si ferma all’ Americano a Parigi, il resto non è certo quel che si direbbe un film prevedibile.



E dire che di materiale a rischio ce n’era parecchio tra nostalgie  dell’ âge d’or – gli anni venti – nella ville lumière, gomito a gomito con i miti dello sceneggiatore – malgré soi –  industriale (e, come ti sbagli, desideroso di scrivere romanzi) e cioè : i redivivi Francis Scott Fitzgerald (con delirante signora), Salvador Dalì,  Ernest Hemingway, Gertrude Stein, Pablo Picasso e, immancabilmente, Cole Porter. Invece Allen maneggia ogni santino, smonta ogni cliché del presente e del passato , con delicatezza ed ironia irresistibili. Del giro artistico è  persino un giovanissimo e sbalordito  Buñuel cui suggerire un passaggio de l’Ange exterminateur.Esilarante.




Dunque si ride (e questo senza che  smicard e schômeurs français abbiano ragione di aversene a male per la mancata citazione) mentre è ricorrente il tema del passato che a torto si idealizza (alibi o fuga, non importa). Meglio vivere il presente, raccomanda Allen, meglio crescere.

Non a caso, sempre a proposito di presente, Allen dimostra di avere le idee chiarissime quando  a gentile domanda sulla situazione politica italiana, risponde educatamente  che Italia e Francia sembrano paesi governati dai fratelli Marx. Che dire di più? ( Chissà Carla)



Midnight in Paris è un film di Woody Allen del 2011, con Owen Wilson,Marion CotillardRachel McAdamsCarla BruniKathy BatesMichael Sheen,Léa SeydouxKurt FullerGad ElmalehMimi Kennedy. Prodotto in USA. Durata: 100 minuti. Distribuito in Italia da Medusa