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Anno: 2012

Miriam

Miriam

 

Molti anni dopo mi sono chiesta se in questa dedizione al partito non venisse esaltato un tratto tipico del nostro essere donne :  la disponibilità agli altri, il desiderio di assecondare la volontà dei dirigenti,  di conquistarli con la nostra devozione e obbedienza con il nostro lavoro così attento,disinteressato,ben fatto. Come si comportano le bambine nei confronti dei padri, amati e irraggiungibili.Si forse ci fu anche questo. E infatti molti nostri coetanei misero ben presto le briglie alla loro passione,e cominciarono – ma noi ce ne accorgemmo tardi – a ragionare,da uomini, anche in termini di potere.

 

 

Miriam Mafai Botteghe Oscure addio.Com’eravamo comunisti. 1996 Mondadori

 

(foto olycom Corriere)

La meglio verità

La meglio verità

 

 

La rassegna stampa di Romanzo di una strage è un mucchietto di fogli alto giusto giusto dieci centimetri,  vi sono contenuti lunghi articoli di critici, intellettuali, storici,testimoni di quel tempo.Ma si parla pochissimo di cinema.

E pur nella dichiarata consapevolezza da parte di ciascuno dei limiti  di un film che in quanto fiction  – differentemente  dal saggio o dal documentario – non fonda  strettamente il proprio valore artistico sulla  tesi che ha scelto d’interpretare (e non di ricostruire),la volontà di confutarne sistematicamente l’attendibilità sembra più forte di qualunque altra considerazione.

 

Segno evidente che dopo oltre quarant’anni, cinque istruttorie, dieci processi, l’apposizione del segreto militare,cinquecentomila documenti archiviati, una sentenza del 2005 che riconosce colpevoli ma non più processabili  i fascisti Freda e Ventura (perché precedentemente assolti in via definitiva) e infine la vergogna dei parenti delle vittime condannati al pagamento delle spese processuali, quel buco là sopra rappresenta uno strappo che nessuna verità processuale è stata in grado di sanare.

 

Piazza Fontana – 12 dicembre 1969 ore 16,37 – la verità esiste, recita la tagline

 

La verità esiste e noi non possiamo più dire io so ma non ho le prove.Per questo ci sono intollerabili talune  riproposizioni : dalla tesi degli opposti estremismi per il tramite della doppia bomba, a quella dell’adombrata implicazione di Pietro Valpreda, fino al fatto che  Giuseppe Pinelli fosse a conoscenza del piano eversivo.Non si può fare a meno, mentre scorrono quelle  immagini, di pensare ai depistaggi, alle sofferenze, al tempo perduto,alla volontà precisa degli uomini dello Stato di non arrivare mai alla verità. Intollerabile lo ripeto. Anche se ben sappiamo che tutto ciò viene raccontato in un romanzo.

 

 

E in chiave di romanzo, forse l’unica forma narrativa che può sopportare una materia tanto dolorosa e cospicua,il film può funzionare e sin assolvere la sua funzione civile che, nel caso, non è raccontare la meglio verità ma provocare utili riflessioni. Ciò che in effetti sta accadendo.

 

La sceneggiatura concerne il tempo che va dal pomeriggio dell’esplosione alla banca fino all’omicidio del commissario Calabresi,  anni percepiti  come disgraziato prologo di quelli  che seguiranno. Filo conduttore : i destini incrociati di tre personaggi, tre vittime oltre le diciassette dell’esplosione : Calabresi, Pinelli e Aldo Moro. Il tutto realizzato con la coerenza e il mestiere che contraddistinguono regista e sceneggiatori in una trama fittissima  che si avvale di attori di gran talento.

 

In tutto questo va precisato con chiarezza che  per quante omissioni, (forse) rimozioni e storture non possiamo fare a meno di registrare,nulla delle vere responsabilità è taciuto : dai neonazisti veneti coperti e manovrati dai Servizi,alle connivenze USA, al tentativo di golpe,il tutto a determinare un contesto storico,sotto questo aspetto, preciso.Il taglio statalistico della strage emerge in tutta la sua tragedia.

 

 

 

Non so se questo film sarà in grado di portare a conoscenza dei fatti  i giovani cui Marco Tullio Giordana sembra destinare il suo lavoro. Forse se si esce dall’idea di una trattazione sistematica – pur necessaria – e ci si sposta su quanto da stimolo possa funzionare un film che attraverso le immagini parla all’inconscio assai più delle parole, ci si accorgerà che l’interesse suscitato è più consistente di quanto possa sembrare.Per parte nostra, qualunque siano le tesi insinuate, sostenute, adombrate, conclamate da film presenti e futuri sulla Strage continueremo a sostenere l’unica Verità che conti e cioè che senz’ombra di dubbio, Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli erano innocenti.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Romanzo di una strage è un film a colori di genere drammatico della durata di 129 min. diretto da Marco Tullio Giordana e interpretato daValerio MastandreaPierfrancesco FavinoMichela Cescon,Laura ChiattiFabrizio GifuniLuigi Lo CascioGiorgio Colangeli,Omero AntonuttiThomas TrabacchiGiorgio Tirabassi.

Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution

Niko et les bâtisseurs de cathédrales.

Niko et les bâtisseurs de cathédrales.

 

 

 

Cinque anni dopo, la vallata che faceva da sfondo alla sua affiche elettorale con slogan di punta Ensemble tout devient possible è stata sostituita con il mare (Egeo, assicurano quelli che analizzano le foto)  lui invece è sempre lì che guarda lontano con espressione ispirata  mentre il nuovo proposito la France Forte allude ad un futuro tutto Orgoglio e Identità. 

 

E così trascorsi  i tempi delle stizzose campagne securitarie, riposto l’eloquio poliziesco ed il  Kärcher per ripulire – parole sue – la feccia dalle banlieus, Niko ha affrontato l’ultima platea di giovani militanti dell’UMP a suon di omaggio ai Resistenti, ai Reduci di Auschwitz, al generale De Gaulle, a Victor Hugo, a Baudelaire, ai costruttori di cattedrali – erano anni che nessuno li nominava più – e agli uomini che in Libia bombardarono la colonna di automezzi lealisti fuori le porte di Bengasi, evitando così un massacro.L’eredità del giovane francese è bell’e detta.

 

Un volo d’angelo a sfiorare la crisi, un altro per deprecare i guasti del pensiero unico identificato con l’ interdit d’interdire del maggio sessantotto per poi planare  sull’uditorio oramai soggiogato, con l’esortazione a effetto N’ayez pas peur!  E il riferimento a  Giovanni Paolo II manda in delirio persino Carlà seduta in prima fila e pronta a scattare in piedi al minimo accenno di  armature morale,  progrès, héritiers…

 

Per il resto niente risanamento o crescita, tasse,welfare, lavoro, formazione o regolazione di attività finanziarie,Niko divenuto oramai statista, non solo si guarda ben dal raccontare ciò che ha fatto del suo mandato presidenziale ma i suoi discorsi sono ben lungi dall’esprimere alcunchè su ciò che ha intenzione di fare, se sarà rieletto. Assertivo ma non propositivo, retorico, ridondante e confuso squaderna  il meglio del corredo della Destra  ripulita, con l’aggiunta di qualche tocco di estrosità, particolarmente quando all’esigenza di un nuovo Umanesimo annette il bisogno di un nuovo senso di fratellanza e, a sorpresa, pure d’Amore.Irresistibile quando canta la Marsigliese,ringrazia il parterre e manda tutti a casa a fare i conti con le nuovissime parole d’ordine.

 

Ci vorrebbe un cuore di pietra per non ridere ma per fortuna in Francia ancora resiste la tenerezza, come pure testimonia l’affiche qui sopra che di una discreta galleria di rivisitazioni  è solo un piccolo esempio.

 

 

 

(Foto da LIBÉ)

 

 

La dernière incarnation du sac (sous la coupole blanche)

La dernière incarnation du sac (sous la coupole blanche)

 

Caro lettorato,

 

Oggi niente reintegro , niente calcolo dei resti e premio al miglior perdente nel metodo teutonico-latino, niente film del week end belli ma  invariabilmente rovinati dall’ insulsaggine di eterne polemiche.

 

Ergo niente Monti,niente Camusso,niente Fornero, niente ABC. E niente Marco Tullio Giordana.

 

Il salvifico ricorso alla nuova campagna pubblicitaria targata Dior sotto la cupola  che sovrasta la faraonica sala delle conferenze del PCF  in place du Colonel Fabien, non suoni tuttavia come una defezione – e manco come segno dei tempi, pietà di me – ma se proprio di lettura dovesse esserci bisogno,si parli piuttosto d’insofferenza e tedio con caduta delle braccia.

 

In attesa che tutto torni come prima …voilà la dernière incarnation du sac Lady Dior, porté par l’actrice Marion Cotillard.Una scelta –  come avverte Libèration, fornitore della notizia di cui all’oggetto –  dettata più dall’ esthétique  che dalla politique (e vedi un po’), dato che i materiali  – rafia e coccodrillo – di evidente influence ethnique, richiamano il movimento delle tessere metalliche con le quali è ricoperta la cupola (bah). Un po’ di bêtise e d’aria fresca, non potranno che giovare agli animi esulcerati da dibattito pubblico compulsivo.(Georges, non ti agitare troppo nel sacello)

à bientôt 

 

Foto sopra da Libè,la cupola è realizzata dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer.

Qui sotto, al naturale, fotografata da Bratan

 

 

 

 

 

Diciassette (senza più censura)

Diciassette (senza più censura)

 

 

 

Oltrepassare indenni  la linea d’ombra può, per  le 17 filles della Semaine de la Critique di Cannes e di Torino filmfestival,  essere impegnativo ma non tanto quanto  è stato superare l’esame della commissione di censura che ne aveva, in un primo momento, vietato la visione ai minori di 14 anni con il pretesto del classico spinello – marginale ed irrilevante, in una storia di liceali – possibile corruttore di adolescenti.

In realtà i motivi erano i soliti : l’identificazione con i modelli proposti avrebbe potuto ispirare determinati comportamenti in ragazze troppo giovani.Istigazione alla gravidanza insomma.Ridicolo.Come fu ridicolo, in altre circostanze,  credere che storie di  terrorismo, malavita o altro potessero indurre gli spettatori di qualsiasi età  a costituire bande armate appena usciti dalla sala.

 

Fortunatamente per noi, un po’ l’indignazione generale, un po’ la discesa in campo del fronte laico cinematografico anti-abortista – si riconoscono per l’abuso di due aggettivi : fresco e allegro – già attivissimo nella celebrazione di lavori che mostrano la scelta dell’aborto per quel che è – sempre dolorosa,sempre difficile –  ha indotto la commissione a togliere il divieto.

 

In realtà la vicenda di queste diciassette adolescenti  di Lorient che decidono di darsi un progetto di vita in un contesto che quanto a prospettive offre quasi niente, mostra semplicemente che l’autodeterminazione  non ha colori,  facce, paradigmi. Ergo: queste ragazze fresche e allegre – ma si può?- sono giovani donne che hanno compiuto una scelta assumendosene le ricadute.Laddove è apprezzabile non tanto la scelta di per sé ma la libertà di scegliere.

 

Storia – realmente accaduta negli Stati Uniti – di diciassette ragazze che fecero l’impresa  decidendo di rimanere incinte e di crescere i propri bambini tutte insieme. E soprattutto  di quanto può accadere nel momento in cui, una simile determinazione cogliendo in contropiede un ambiente sostanzialmente immobile, rende tutto e tutti inadeguati : genitori,insegnanti sociologi e immancabile televisione che realizza  l’inchiesta.

 

Voce narrante – di una coetanea  che non ha seguito le altre – a rendere il tutto con il giusto distacco ma macchine da presa curiose e indiscrete nell’annotazione puntuale dei particolari : si filmano gli ambienti ma anche i corpi che cambiano in un flusso e riflusso continuo che racconta la dinamica del gruppo con esattezza.

Epilogo congruo e malinconico q.b dato il tentativo di costruire un’utopia collettiva con i mezzi che si hanno a disposizione.Bella prova delle esordienti sorelle Coulin alla regia.Giovani attrici bravissime a coronare degnamente  il tutto.

 

 

 

17 ragazze (17 filles) del 2011, diretto daDelphine CoulinMuriel Coulin e interpretato da Louise Grinberg,Juliette DarcheRoxane DuranEsther GarrelYara Pilartz,Solène RigotNoémie LvovskyFlorence Thomassin. Francia 2011 Distributore Teodora