Sfogliato da
Anno: 2013

Intrepidi/e

Intrepidi/e

venezia 2013 l'affiche

 

Il festival della crisi che cerca di fare il punto sul cinema.Chi siamo e dove andiamo.

 

Esaurito il repertorio del risaputo e  dello stradetto  – ad ogni festival c’è la crisi e si fa il punto –  ci si è apprestati alle diverse visioni con l’annunciata prospettiva di un cartellone tendente alla tragedia pure quello figlio della crisi che  tutto travolge sospingendo l’ umanità senza speranza sull’orlo del baratro .

 

Ora, anche un’ intelligente commedia potrebbe raccontare tutto ciò – il maestro Scola è peraltro nei paraggi e i suoi Brutti Sporchi e Cattivi confermano  – ma pare proprio che in giro per il mondo non ce ne fossero e così la narrazione del Peggio cui non c’è mai Fine, secondo i selezionatori,  a Venezia come altrove, è affidata quasi esclusivamente alle tinte insostenibili della violenza e dell’abuso di minori, tra monache crudeli e famiglie patologiche senza farsi mancare nulla nemmeno nel settore della criminalità seriale.

 

Visti al ritmo di uno alla settimana,questi film  non hanno il medesimo effetto che visti tutti insieme, laddove la Depressione s’impossessa dell’Addetto o del Comune Spettatore  costringendolo ad affollare i bar post proiezione – anche mattutina – per quello che mio nonno avrebbe chiamato con espressione garbata un cordiale e oggi più sbrigativamente è detto superalcolico.Analoga reazione procurano il giorno dopo le critiche sui giornali,sempre più immaginifiche per interpretazioni e rutilanti di aggettivi.Alcolismo (poco) anonimo da autodifesa in agguato (se continua così).

( e siamo per sovrapprezzo a Venezia città per antonomasia che, a scelta, muore, è morta, morirà)

 

 E meno male che il cinema sfugge alla sindrome del catalogo  e così il desiderio di ingabbiare l’Immaginario in definizioni più o meno sensazionali impatta la realtà naufragando spesso nel ridicolo . Atteso che più la tentazione di appiccicare aggettivi, generi e tendenze spadroneggia, più il cinema  se ne va per conto proprio. Ragione in più per corrergli appresso col dovuto rispetto. Così è raramente col risultato che al contesto già altamente tragico si assommano i volteggi non sempre appropriati della critica criticante.

 

Così ti tocca  sopportare il peso della favola pastorale shakespeariana a definire il bel film di Paolo Zucca ovvero del  western che spunta fuori ovunque si rappresentino scenari di contese nella calura e nella polvere o la meraviglia meravigliata per la scoperta dei documentari – peraltro sempre presenti ai festival – nuovissimo genere fin qui ingiustamente ignorato.Ovvero la scoperta dell’acqua calda : cioè  che alle donne possono anche essere affidati ruoli un più significativi dei soliti mamma, fidanzata, amica,sorella, amante e ciò non tanto in ossequio  -facoltativo,non sia mai –  ai se non ora quando ma per il semplice motivo che di scelte del genere si avvantaggia la qualità complessiva dell’Opera.

 

Infine, piuttosto che interrogarsi dispiacersi elucubrare sulla defezione della divina Lohan varrebbe la pena di  indagare sulle- sacrosante – ragioni di altre assenze,  per esempio quella di Daniele Luchetti  che preferisce Toronto a Venezia e, di colpevole sciatteria, in insipienza del sistema politico, giungere alle conclusioni che lanciare un film su di un mercato  asfittico come il nostro – e non sono solo i quattrini a mancare ma le idee e comunque il rispetto per un settore, oltretutto della nostra economia, che potrebbe dare assai di più –  ci vuole una buona dose di coraggio.Chi siamo è detto dalle Mani sulla città di Rosi,dove andiamo, vista l’imminente probabile chiusura di molte sale,è presumibile.La vera tragedia è servita. Ma pochi ne parlano preferendo concentrare l’attenzione sui petali dei menus – petali di salmone,petali di bresaola, qui è tutto un petalo – o sull’opportunità,non opportunità volants, nude look, spacchi, monospalla e pinces degli abiti nonchè ovviamente sulle strabilianti collane dello sponsor gioielliere.Vero è che i festival non vivono senza glamour, feste e mondanità di contorno.Ma senza festival anche il glamour dovrebbe trasferirsi altrove, scintillando decisamente meno per interesse e visibilità.

 

Tuttavia non è triste Venezia – Aznavour,molesto – per le molte significative presenze,i meritati premi e gl’intrepidi partecipanti a sfidare avversità in ragione dell’Arte,del Mercato,dell’Intrattenimento.

Prima le signore :

 

Intrepide : Emma Dante e il suo incredibile drappello di attrici a duellare, automobile contro automobile, in una strada non necessariamente stretta, per una questione di precedenza che fin da subito si manifesta come ragione d’essere piuttosto che come puntiglio. Intorno un universo brulicante raccontato con cura meticolosa.Metafore come se piovesse.Ambientazioni vere o in cartapesta di grande impatto interpretazioni in nuance con l’esattezza de resto.Finale sorprendente.

 

Sandra Bullock, alle prese con l’assenza di gravità, l’elaborazione del lutto, la solitudine e il pericolo incombente, fluttuante  in un buco nero esaltato da un indispensabile – oh si – 3D. Lasciare in pace Kubrick e concentrarsi sul presente del cinema e delle umane difficoltà sintetizzate nella pletora di orbitanti detriti cosmici e nei lunghi cordoni ombelicali che fuoriescono dalle tute spaziali che di questa space opera sono decisamente i co-protagonisti.(Clooney,come sempre,da amare)

 

Judi Dench poco trucco, niente inganno – al photocall come sul red carpet come nella fiction – il mestiere dell’attrice nel complicato – dall’abuso che se ne è fatto –   ruolo della madre  in cerca del proprio figlio dato in adozione dalle infide suore irlandesi.Curiosa sintesi di determinazione non priva di fragilità e di ingenue sfumature.Operazione di critica del cattolicesimo bigotto e sessuofobico non del tutto irreprensibile e vagamente ambigua provenendo da un protestantissimo, pulpito.Humour britannico,dunque nero, a completare l’opera che gli amanti del catalogo possono tranquillamente definire di tipo brillante

 

Deserto australiano – Con avvertenza che ovunque ci sia deserto, lo spazio destinato ad altri protagonisti è consistentemente ridotto, viaggio dell’anima alla ricerca di qualcosa che non sarà rivelata nemmeno dal finale – tantomeno dall’autrice del fortunato libro,qui presente in gran spolvero, da cui è tratto il film – a mezzo attraversamento (2.700 km) in compagnia di tre dromedari un cane e, saltuariamente, di un fotografo del National Geographic a finanziare – documentare l’impresa.Elogio della solitudine come condizione indispensabile per la rielaborazione di problematiche esistenziali,immagini di bellezza e crudeltà da togliere il fiato.Wasikowska brava e accurata nel rendere l’impenetrabilità della protagonista.

(segue)

 

Via Castellana Bandiera è un film di genere drammatico della durata di . diretto da Emma Dante e interpretato da Emma DanteAlba RohrwacherElena CottaRenato MalfattiDario CasaroloCarmine MaringolaSandro Maria CampagnaElisa ParrinelloGiuseppe TantilloDaniela Macaluso.
Prodotto nel 2013 in Italia, Francia, Svizzera e distribuito in Italia da Cinecittà Luce.

 

Gravity è un film di genere fantascienza, drammatico della durata di . diretto da Alfonso Cuarón e interpretato da Sandra BullockGeorge ClooneyEric MichelsBasher SavageEd Harris.
Prodotto (anche in 3D stereoscopico) nel 2013 in Gran Bretagna, USA – uscita originale: 04 ottobre 2013 (USA) – e distribuito in Italia da Warner Bros il giorno .

 

 

Philomena è un film di genere drammatico della durata di . diretto daStephen Frears e interpretato da Steve CooganJudi DenchCharlie MurphySimone LahbibSophie Kennedy ClarkNeve GachevCharles EdwardsXavier AtkinsCharlotte RickardStuart Matthews.
Prodotto nel 2013 in Gran Bretagna, Francia, USA e distribuito in Italia daLucky Red il giorno .

 

Tracks è un film di genere drammatico della durata di . diretto da John Curran e interpretato da Mia WasikowskaAdam DriverEmma Booth,Jessica ToveyMelanie ZanettiRainer BockRobert ColebyJohn FlausTim RogersFelicity Steel.
Prodotto nel 2013 in Gran Bretagna, Australia e distribuito in Italia da Bim Distribuzione.

 

 

 

Si cela va sans dire,cela ira encore mieux en le disant

Si cela va sans dire,cela ira encore mieux en le disant

Forza italia forza silvio

 

Agibilità non fa rima con salvacondotto (e men che meno con  immunità)   E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno.Ergo : la permanenza del leader alla guida del suo partito è un problema tutto interno al PDL e che non può essere scaricato sulle Istituzioni manco fosse una dirimente Questione di Stato. E questo con buona pace di falchi e colombe e del di loro  turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentive  di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza.

 

E anche se i perennemente indaffarati Opposants  del Presidente della Repubblica  hanno preferito appuntare l’attenzione  sulle raccomandazioni per la tenuta del governo o sull’ammissione dell’ importanza del ruolo del leader, il passaggio cruciale ed impeccabile è tutto qui. Il resto – il richiamo alla separazione dei poteri come all’imprescindibile dovere di eseguire le sentenze –  fa parte del bagaglio degli ovvi moniti presidenziali.Più chiaro di così.

 

Ma lo Stato Maggiore del PDL si scervella egualmente nei gabinetti di crisi.La Grazia è una specie di rompicapo : chiederla significherebbe non solo ammettere la colpevolezza ma anche affidare all’odiata magistratura di cui si disconoscono ruolo e limpidezza di operato,parte della verifica in vista della decisione.Se così fosse la narrazione berlusconiana dell’Innocente perseguitato dalla Giustizia risulterebbe fortemente compromessa.Praticamente inutilizzabile. E poi,a dirla tutta, seppur accordata,la Grazia non sfiorerebbe la pena accessoria.L’interdizione rimarrebbe.

 

E allora tra un’esternazione, una smentita e un trasvolar di aerei sulle spiagge, si torna ad invocare il problema politico,  pretendendo ,in nome del consenso, impossibili voti contrari alla decadenza,minacciando defezioni di ministri e altri sfracelli.Ovvero s’imbastiscono fantasiosi rilievi di costituzionalità alla legge Severino o peggio che improbabili cavilli ne neutralizzino l’efficacia.

 

La prova che il declino di Silvio Berlusconi  abbia intrapreso una china irreversibile si trova tra le pieghe di  quest’annaspare di azzeccagarbugli e  costituzionalisti finti o veri al servizio della tecnica dilatoria.Prendere tempo,resistere il più possibile in sella : tutta qui la strategia.

Poi magari ci si accorgerà che il Partito può essere governato comodamente da casa e dati i mezzi, presenza e visibilità non mancheranno,oppure che l’affidamento in prova presso i servizi sociali offre insospettabili occasioni al Martire che con il proprio laborioso impegno andrebbe a fare la fortuna di associazioni ed enti altrimenti sconosciuti.Ma intanto..

 

La verità è che, comunque vada, niente sarà come prima e l’anziano signore che ha dominato la scena politica e condizionato le esistenze di milioni di persone, si trova nella situazione di doversi reinventare.Non male per un ultrasettantenne sovrano,privo di successori e con non pochi guai con la Giustizia in lista d’attesa.Qualcosa mi dice che dal punto di vista esistenziale ce la farà. Per quello politico la strada è in salita.A meno che gli elettori non provvedano a somministrare a lui e ai Suoi il colpo di grazia.Sarebbe questo il vero miracolo.

Pronti a tutto

Pronti a tutto

Manifestazione del PdL a sostegno di Silvio Berlusconi

 

Via del Plebiscito : quattro – cinquecento metri, tra Piazza Venezia e Piazza del Gesù. Chi avrebbe detto che lo stravolgimento dato dall’inquilino del piano nobile di Palazzo Grazioli non si sarebbe limitato,come da vent’anni a questa parte, all’eliminazione di fermate d’autobus o alle modifiche dei sensi di marcia.Chi avrebbe detto che quella via sarebbe diventata luogo storico dell’ adunata post – condanna,quella della riscossa e della rievocazione nostalgica rotta dal pianto. Una riunione di popolo commossa con quel tanto di tocco eversivo  che sempre il Capo conferisce ai suoi discorsi : nell’appello alla folla,nell’ insulto alla magistratura, nell’evocazione nemmeno troppo latente dello scontro con lo Stato di Diritto.

 

In via del Plebiscito si tenta il tutto per tutto approfittando della condanna per un rilancio in grande stile. E in questo tutto,volendo mantenere il profilo del condannato risentito ma responsabile, va da sé : il governo non si tocca. Falchi e pitonesse sibilanti a cuccia, candide colombe svolazzano – riveleranno successivamente segretissimi piani bipartisan per far cadere l’esecutivo – ma intanto come un sol uomo corrono in soccorso dell‘agibilità politica del leader, studiando possibili strategie :

 

Ma la Grazia no per i troppi procedimenti e il mancato pentimento.Né il carcere . Nemmeno se in capo al mese che è dovuto per decidere tra affidamento in prova e domiciliari, il condannato si astenesse dalla scelta. Scaduto quel termine, il magistrato lo spedirebbe egualmente ai domiciliari. Il precedente Sallusti non si adatta al caso suo. E anche se l’apertura di una fase che si potrebbe  titolare Le mie prigioni gioverebbe alla Causa più di una tornata di comizi belligeranti,bisognerà rinunziarvi.

 

Pronti a contrastare la Decadenza, intanto – cielo! – in Giunta non sono ancora arrivate le carte – cioè la sentenza –  e poi ci sono importantissime obiezioni dei caudatari riassumibili nel dilemma se sia l’incandidabilità un effetto penale della condanna o meno. Non che sia argomento da raffinati giuristi – che in questo caso invocano l’automatismo –  ma tant’è : tra incandidabili  a partire da gennaio e applicazione o meno dell’indulto,potrebbe passare l’estate.(si,lo so che l’incandidabilità non è una norma penale  ma vallo a spiegare a chi ha deciso che l’unica strategia possibile è perder tempo, nella speranza che qualcosa accada).

 

Pronti a raccogliere le firme per l’Amnistia il popol suo unitamente all’esercito – sempre suo –  si sta adoperando.Ma due terzi del Parlamento sono attualmente un obiettivo ambizioso.Anche per chi è abituato a consensi imbarazzanti.

 

Pronti a chiedere la revisione del processo. Manco fosse l’affare Dreyfuss

 

Pronti a ricorrere alla Corte Europea per violazione dei diritti di difesa. C’è un giudice a Strasburgo ( e non è manco l’ultimo cui appellarsi)

 

Pronti a ricorrere alla Corte per i diritti dell’uomo mi sfuggono le motivazioni

 

Pronti  al  ricorso straordinario in Cassazione per errore di fatto : avvocati – sgomenti – al lavoro

 

Insomma uno spettacolo incredibile e ai limiti della decenza, che nulla ha a che vedere col  diritto di ciascuno ad usare tutte le sedi per difendersi o ristabilire la verità e che si realizza in una presenza televisiva dei sostenitori  invadente e proterva nell’enumerare le persecuzioni dell’Uomo di Stato,del Benefattore,dell’Innocente.  Un attivismo indiavolato che sottace l’attacco violento ad un sistema di Regole ( e di Valori) su cui poggia la Legalità Repubblicana.Se si dovesse far strada l’idea che non si può condannare il leader di un partito solo perché così facendo gli si impedisce l‘agibilità politica,la Democrazia ne risulterebbe irreparabilmente danneggiata.Nemmeno la stabilità può avere un prezzo così esoso. Lo ha detto il Presidente del Consiglio quando ha dichiarato di non volere un governo ad ogni costo.Lo dicono le costanti puntualizzazioni del Capo dello Stato. Eseguire la sentenza è l’unico modo per restituire a quel sistema di regole e di valori la dignità che meritano.Il Presidente Napolitano ne sia garante.

 

Nell’illustrazione dal Corriere della Sera : staff tecnico-  politico al balcone,maniche di camicia e robe de combat

 

 

  

 

Decadenza

Decadenza

 

 

 

Lesueur_Tricoteuses_1793

 

 

 

E’ stato bello – Il clima di normalità, con il Procuratore durissimo nella sua requisitoria, il  Grande Avvocato che – miracolo – riconduce ogni argomento nel processo – e non contro, come ci avevano abituati altri avvocati un po’ più piccoli  – offrendo numerose vie d’uscita alla Corte per niente impensierita dalla Ragion di Stato e l’imputato in silente e composta attesa  del verdetto,  durò lo spazio di un mattino.

 

Commedianti e martiri Trascorsi pochi attimi dalla lettura della sentenza però si ricomincia col ruolino marcia consueto : riunione degli stati generali,dichiarazioni avvelenate,video vittimistico con minacce, commentatori e tricoteuses scaraventati nei talk  col prontuario sotto al braccio –  diversi prontuari- dichiarazioni del Presidente suggello del Segretario .Tutto in pochi minuti : senza esserci potuti riprendere, nulla ci fu risparmiato, men che meno la constatazione di morte (presunta) da parte dell’immancabile Grillo.

 

Fatto Comunque la si pensi Silvio Berlusconi è definitivamente condannato, fuori dal parlamento a breve e di sicuro non più candidabile.Se sia politicamente finito è tutto da vedere data la vasta platea di sostenitori pronta a rinserrare i ranghi intorno alla Vittima.Certo è che la gestione di un partito dall’esterno non è troppo problematica per chi dispone di mezzi sterminati.Lo diventa un po’ di più quando in regime di detenzione seppur domiciliare,le libertà personali subiscono,checchè se ne dica, forti limitazioni.

 

Dal paese che amo a Che razza di paese è  questo? Due video a vent’anni di distanza, dalla discesa in campo a ieri : il racconto imporrebbe di conoscere cosa sia stato di noi nell’arco di questi vent’anni ma i titoli non ingannano. E che razza di paese è questo è decisamente una domanda da riproporre al mittente.

 

Decadenza o meglio lento irreversibile declino talmente lento che nemmeno il precipitare degli eventi riesce a modificarne l’andamento.Con una classe dirigente modesta o, nella migliore delle ipotesi volenterosa,un paese impoverito in ogni senso.Responsabilità sua,in gran parte ma togliamoci dalla testa che eliminato lui si diventi in automatico un paese migliore.Aumenterebbero le possibilità,diminuirebbero le anomalie..ma come non riflettere sul fatto che nessuno come lui ha incarnato l’autobiografia della nazione.Soprattutto nel male e fino al punto da determinare i comportamenti dell’avversario. Consumata strategia a tavolino? Macché: talento naturale.Facciamolo decadere,cari onorevoli della Giunta per le Elezioni e Immunità del Senato. Sarebbe un passo avanti.Piccolo ma doveroso.

 

 Giustizia è fatta E questo non può essere che un motivo di orgoglio collettivo. Euforia per la condanna non ne riesco a provare: per quello che ci aspetta, per lo stato in cui siamo e per non essere comunque riusciti a batterlo politicamente,non posso gioire.E poi non sono brava a lavorare a maglia, in prossimità delle ghigliottine come in altri luoghi.La cuffia non mi dona.