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Mese: Ottobre 2013

Chiodo fisso & Benaltrismo

Chiodo fisso & Benaltrismo

 

 In principio – ovvero nel 2006 –  furono evocazioni catastrofiche d’impunità : processo Eternit, parricidi, matricidi, stragisti, colletti bianchi (n 66), mafiosi, politici,  delinquenti della peggior fatta rimessi in libertà a minare la sicurezza d’inermi cittadini, più il front men di quella straordinaria tornata giustizialista : Cesare Previti e le di lui prigioni, peraltro domiciliari .

 

Andò come sappiamo: il processo Eternit si celebrò con condanne esemplari,la recidiva non superò la media abituale, mentre il condannato di punta fu affidato ai servizi sociali,con gran soddisfazione,sembra, e vantaggio dei medesimi.

 A margine del gran dibattito che si scatenò, fu altresì impiegato da parte degli oppositori  un discreto bagaglio di  Benaltro –  concernente questioni quali l’edilizia carceraria,la riforma del codice penale,la certezza della pena, la depenalizzazione dei reati minori, la revisione della Cirielli  e il sol dell’avvenir –  che avrebbe dovuto sopperire ad un’emergenza carceraria pari a quella odierna, in luogo dell’odiato indulto.I tempi non sarebbero stati rapidi ma tant’è: l’importante era, è, sarà  assicurare i colpevoli alla giustizia, poco importa se con supplementi di pena quali le condizioni vergognose delle nostre carceri.

A ben vedere, i fautori  della giustizia rigorosa che più rigorosa non si può, col chiodo fisso dell’onestà – ultimissima trovata – ne sottacevano,allora come ora, una visione che tra sostanzialismo e populismo nascondeva finalità politiche che col perseguimento dei reati aveva poco a che vedere. Inutile rinnovare l’elenco delle forze a destra e a sinistra che si dichiararono contrarie all’indulto.

 

 

Quanto all’oggi e al messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, la situazione non appare granché differente, salvo l’aggravio della presenza di Silvio Berlusconi tra le fila dei condannati  come probabile fruitore –  in quanto corruttore,evasore,frodatore fiscale con condanna definitiva,corruttore e istigatore alla prostituzione minorile in attesa di appello ed eventuale  acquirente di senatori e deputati  – di possibili provvedimenti di clemenza.Non starò qui ad evidenziare quanto sia fantasiosa l’ipotesi di un’ amnistia che metta una pietra sopra a tutto ciò. Piuttosto sembra più interessante osservare come il tirare in ballo Berlusconi come ragione di dissenso appartenga ad una tipologia di subalternità culturale retaggio di epoche per l’appunto berlusconiane che, seppur al tramonto, continuano ad ammorbare l’aria con i loro lasciti cupamente reazionari .

 

E’ possibile che alla fine di tutto di amnistia e indulto non si faccia alcunché per mancanza di numeri  come è altrettanto probabile che i provvedimenti benaltri agitati anche quest’oggi restino lettera morta :  argomenti di rimessa buoni per la prossima occasione.

 

Spiace – e parecchio – per i soliti, gli svantaggiati che  dovranno subirne le conseguenze ma spiace anche per questo Paese che con buona pace delle definizioni  – culla del diritto e scemenze analoghe – ostenta una cultura giuridica di cui vergognarsi.

 

Nell’illustrazione dal sito del Garante dei diritti dei detenuti . Carcere di Regina Coeli

Ma se ve ne andate tutti..

Ma se ve ne andate tutti..

 

 

 


Un set a Roma e uno a Ouagadougou, impronunciabile capitale del Burkina Faso,due satelliti che all’ora stabilita avrebbero dovuto  connettere immagini di scenografie virtuali ispirate a Fellini. Erano filmati, voci registrate,manipolazioni di colori da accostare in una mescolanza non casuale che avrebbe dovuto dare vita ad un cinema del non luogo in cui lo spettatore non sapeva di preciso da dove provenissero quelle riprese.

 

Il progetto si chiamava Global Stage e a governare  tutto quel  marchingegno di parabole satellitari,  decoder e segnali da sincronizzare,  a Romafilmfest 2007, c’era Carlo Lizzani, ultraottantenne che amava le sfide e la sperimentazione ma soprattutto che pensava,non a torto, di aver trovato un modo di mettere le nuove tecnologie al servizio di un cinema con pochi mezzi.Vederlo all’opera fu una maiuscola Esperienza.E un piacere.

Già da tempo si usano tecnologie digitali, ma si tratta di scuola elementare, qui siamo all’università, può essere un salto di esperienza notevole. La lotta tra l’arte e la tecnica dura da sempre, e oggi stare a guardare o fare una difesa dei linguaggi tradizionali mi sembra inutile. Il che non vuol dire che il cinema ‘tradizionale’ sia finito. Basta guardare un film come Le vite degli altri, perfetto, per rendersene conto. Si possono raccontare storie nuove con linguaggio pacato, tranquillo e diciamo tradizionale. Quello che vedo è la facilitazione nel fare, i kolossal prima erano solo hollywoodiani, oggi anche le cinematografie più povere potranno arrivare a proporre storie fastose nel senso buono del termine. Dichiarava, lui che di cinema s’intendeva e che aveva attraversato buona parte del secolo breve servendosene per capire meglio il suo paese e la sua storia.

Di lui amavo la meticolosità dell’indagine storica e l’istinto del racconto come testimonianza.La sua flemma,la sua romanità, il suo modo  di  trasferire la letteratura – Silone,Bianciardi,Pratolini – nel cinema, il suo impegno civile. Condividendo la sua passione per il barocco romano –  esagerato  – non potrò più guardare la Fontana dei Fiumi così evocativa di viaggi in posti lontani senza pensare che un altro pezzo di storia del cinema e di questa città, se n’è andato.

 

 

Qui sopra Pasolini e Castelnuovo in un’immagine dal Gobbo del Quarticciolo 

 

 

 

…Via !

…Via !

 

 


La commedia è stupenda, come diceva Quello.Nel caso in questione : per impossibilità di prevedere finali scontati. 

 

E così Silvio Berlusconi, messo alle strette da una fronda interna che per tutta la giornata di ieri ha tenuto a  dimostrare di non voler limitare la propria azione all’ambito parlamentare – parola di Lupi e Formigoni e di quel che rappresentano in termini di contiguità con movimenti e forze strutturate – e pur di non perdere la partita, ha preferito perdere la faccia e, in un’ ennesima giravolta, accordare la fiducia al governo.

Si scrive per il bene degli italiani e in nome dell’unità del partito e si legge per paura di rimanere isolato,per di più in pessima compagnia, vittima di un’operazione che al contrario delle altre, ampiamente evocate in questi giorni dai patiti dei corsi e ricorsi,ha un accertato riscontro nel Paese.Del resto che fossero colombe evangeliche si è visto subito.Semplici e prudenti come serpi. Altro che pitoni.

 Inutile dire che il Governo Letta,da tutto ciò, esce notevolmente rafforzato.

 

Se l’eventuale formazione di un nuovo gruppo da parte dei tranfughi, significhi in automatico fine del gioco al massacro,per dirla col Quirinale, è da verificare. Ma ..spuntata l’arma del ricatto, strumento fin qui essenziale della politica di Silvio Berlusconi, si potrà mettere mano ai programmi così come li ha disegnati Letta nel discorso di ieri.

 

Un altro passo verso il declino dell’Irriducibile è compiuto,i successivi saranno scanditi dagli eventi di un’agenda inesorabile : decadenza,interdizione,domiciliari, processi : le uniche certezze.

Pronte?

Pronte?

Comunque la si pensi, lo scompiglio nelle file dell’avversario è sempre un’opportunità da cogliere. E che oggi  siano personaggi come Giovanardi,  Cicchitto, Alfano o Lupi a favorire un passaggio indispensabile per qualsiasi cambiamento, poco conta. La ribellione al Padrone del Vapore merita rispetto. I Distinguo verranno poi.

 

Se le cose andranno a verso, si sarà consumato un evento epocale : la fine del berlusconismo, diversamente una frattura si è comunque evidenziata.Forza Italia  perde l’ennesimo pezzo e resta nelle mani della componente più integralista e, manco a dirlo, meno politica.

 

Starà ad Enrico Letta tirare fuori il buono da questo pasticcio, evitando scrupolosamente  di affidare il futuro a maggioranze raccogliticce, effimere o di fortuna ma questo può accadere solo quando, con inequivocabile linguaggio, avrà disegnato un ruolino di marcia preciso e se, in conseguenza di ciò, i transfughi vorranno costituirsi come forza politica organizzata. Siete pronte, colombe?