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Mese: Maggio 2017

Effet de légèreté

Effet de légèreté

In principio fu “Cannes è discriminatorio e ignora le donne” e allora toccò alle Marilyn, alle Dunaway, alle Vitti, alle Binoche, alle Bergman, lavare l’onta dell’oblio incartando il Palais e ogni altro luogo nei giorni del festival dentro significativi manifesti esaltanti bellezza eleganza e bravura mentre le Campion, le Varda le Garcia, le Jodie Foster, cercavano il riscatto nei cartelloni del Concorso, del Certain o della Semaine. Poi due anni di pausa con Marcello e i suoi occhiali e Michel sulle scale della villa di Malaparte e ora di nuovo una donna, Claudia Cardinale, entusiastica presenza danzante su fondo fragola. Immancabili polemiche sulla foto che, a quanto pare, sia stata ritoccata per migliorare le gambe o che so io. Lei però, come d’abitudine, è definitiva a mezzo dichiarazione efficace e direi anche fulminante.

Il s’agit d’une affiche, qui au-delà de me représenter, représente une danse, un envol. Cette image a été retouchée pour accentuer cet effet de légèreté et me transpose dans un personnage ; c’est une sublimation… Le souci de réalisme n’a pas lieu d’être ici, et, féministe convaincue, je n’y vois aucune atteinte au corps de la femme.»

L’onere, vi prego, della prova

L’onere, vi prego, della prova

Con i procuratori che sanno ma non hanno le prove e gli ex direttori – tutti aplomb & schiena dritta –  di prestigiosi quotidiani che raccontano nei loro libri  come ministri del trascorso governo abbiano cercato  di piazzare Banche in difficoltà a malcapitati  Amministratori Delegati di altre Banche che non se la passano tanto bene anch’ esse , senza  altro aggiungere – un foglietto, magari prelevato dalla spazzatura, chessò  un sospiro d’intercettazione, una dichiarazione, uno straccio di argomento circostanziato a sostegno –   ci avviamo serenamente verso la stagione in cui l’onere della prova è un vecchio  arnese di cui si può fare tranquillamente a meno  mentre la parola tua (che accusa) vale in assoluto assai più della mia (che si difende).

Uno la butta lì e qualche cosa resta grazie anche al cortocircuito furente  delle indignazioni, interpellanze, richieste di dimissioni (dell‘intero governo!) che si attiva immediatamente ad ogni sensazionale rivelazione . Del fumo che ne deriva  amplificato dai media e rimpallato su Internet,  è difficile venire a capo, non fosse altro perché, in mancanza d’altro, le argomentazioni forti dello Sdegno fanno capo al sostanzialismo del curriculum impeccabile e dell’affidabilità : uno così non può dire fregnacce. E invece no. Ciascuno può avere buone ragioni per infilare fandonie : carriera e reputazione impeccabili non sono una rendita.Non in questi casi.

 

Ora non c’è bisogno di scomodare il Diritto e il relativo latinorum  –  Affirmanti incubit probatio – o la filosofia o la teologia,  tutti ambiti nei quali ci  si sbatte a cercar argomenti – ovvero prove – semplicemente come metodo di ricerca ( toh!) della Verità. Basterebbe appellarsi al Rispetto per lettori o telespettatori  per chiedere un poco, ma solo un poco, in più di dignità professionale nello spargere pesanti illazioni.

Non sto qui a difendere  onlus o ministri – stuoli di avvocati probabilmente se ne incaricheranno – tanto meno  a fondare i miei giudizi sulla dietrologia e le congetture della visibilità o dell’incremento di vendite editoriali future ma la tutela  di un metodo che consente a chi si informa di scegliere per il meglio quando va a votare, proprio meriterebbe l’onere di una bella battaglia.

Io so ma non ho le prove è un’affermazione che poteva essere scritta da chi ne conosceva il peso e  avendo investito l’intera esistenza ad argomentare  con tutti i mezzi, sapeva di poter contare sulla Forza delle Cose che andava da sempre raccontando. C’era il Vero che ciascuno poteva toccare con mano in quel io so. Fango e gossip come Indicatori Fondamentali del dibattito politico erano, per quanto non fossero felici nemmeno quei tempi, di là da venire.

 

 

Nell’illustrazione :  Honoré Daumien Meeting of thirtyfive heads of expression .