L’onere, vi prego, della prova
Con i procuratori che sanno ma non hanno le prove e gli ex direttori – tutti aplomb & schiena dritta – di prestigiosi quotidiani che raccontano nei loro libri come ministri del trascorso governo abbiano cercato di piazzare Banche in difficoltà a malcapitati Amministratori Delegati di altre Banche che non se la passano tanto bene anch’ esse , senza altro aggiungere – un foglietto, magari prelevato dalla spazzatura, chessò un sospiro d’intercettazione, una dichiarazione, uno straccio di argomento circostanziato a sostegno – ci avviamo serenamente verso la stagione in cui l’onere della prova è un vecchio arnese di cui si può fare tranquillamente a meno mentre la parola tua (che accusa) vale in assoluto assai più della mia (che si difende).
Uno la butta lì e qualche cosa resta grazie anche al cortocircuito furente delle indignazioni, interpellanze, richieste di dimissioni (dell‘intero governo!) che si attiva immediatamente ad ogni sensazionale rivelazione . Del fumo che ne deriva amplificato dai media e rimpallato su Internet, è difficile venire a capo, non fosse altro perché, in mancanza d’altro, le argomentazioni forti dello Sdegno fanno capo al sostanzialismo del curriculum impeccabile e dell’affidabilità : uno così non può dire fregnacce. E invece no. Ciascuno può avere buone ragioni per infilare fandonie : carriera e reputazione impeccabili non sono una rendita.Non in questi casi.
Ora non c’è bisogno di scomodare il Diritto e il relativo latinorum – Affirmanti incubit probatio – o la filosofia o la teologia, tutti ambiti nei quali ci si sbatte a cercar argomenti – ovvero prove – semplicemente come metodo di ricerca ( toh!) della Verità. Basterebbe appellarsi al Rispetto per lettori o telespettatori per chiedere un poco, ma solo un poco, in più di dignità professionale nello spargere pesanti illazioni.
Non sto qui a difendere onlus o ministri – stuoli di avvocati probabilmente se ne incaricheranno – tanto meno a fondare i miei giudizi sulla dietrologia e le congetture della visibilità o dell’incremento di vendite editoriali future ma la tutela di un metodo che consente a chi si informa di scegliere per il meglio quando va a votare, proprio meriterebbe l’onere di una bella battaglia.
Io so ma non ho le prove è un’affermazione che poteva essere scritta da chi ne conosceva il peso e avendo investito l’intera esistenza ad argomentare con tutti i mezzi, sapeva di poter contare sulla Forza delle Cose che andava da sempre raccontando. C’era il Vero che ciascuno poteva toccare con mano in quel io so. Fango e gossip come Indicatori Fondamentali del dibattito politico erano, per quanto non fossero felici nemmeno quei tempi, di là da venire.
Nell’illustrazione : Honoré Daumien Meeting of thirty–five heads of expression .