Marlene a parte

Marlene a parte

Era poi valsa  la pena  partecipare al Se non ora quando di Piazza del Popolo, anzi terrazza del Pincio, a un soffio dal dies irae, per sintonia col particolare momento, miglior colpo d’occhio e  istantanea verifica sullo stato delle cose.


E  infatti si è visto. Alla fine qualcuna s’è tenuta i dubbi rimanendo a casa, altre sono arrivate nonostante . Comunque – che è quel che più interessa – le obiezioni della vigilia sono state in gran parte recepite, prevalendo sui settarismi uno spirito autenticamente inclusivo e glissando su qualche puzza sotto al naso, bagaglio del tempo che fu, di quando cioè non era un lusso dividersi sulla scorta di sottili –  benchè sacrosanti –  distinguo.

Quello delle donne protagoniste on demand, non era affatto una questione di poco conto e ancor meno l’originario rivolgersi solo ad una parte dell’universo femminile. Nell’uno e nell’altro caso  è stato importante mettere a tema  limiti e contraddizioni . Il risultato  sono state piazze che non hanno voluto (e potuto) fare a meno della politica ma che volentieri si sono liberate dei politici e dei simboli di partito. In cambio abbiamo  ascoltato Suor Eugenia e annoverato tra le adesioni il comitato di Carla Corso e Pia Covre.



Le donne che hanno riempito le piazze di domenica scorsa  sono sembrate pronte a raccogliere le cosidette  sfide del cosidetto presente e forse anche a far tesoro degli svarioni d’antàn che non sono, sia ben chiaro, rappresentati dai corollari degeneranti della rivoluzione sessuale come cantilenano i supporters del Presidente del Consiglio e gli orecchianti di passaggio , bensì l’aver mollato, a tratti, la presa, per stanchezza, magari confidando nel fatto che sarebbe sempre stato possibile riportare alla luce, in qualsiasi momento quel fiume carsico che sono i movimenti delle donne.

Così non è stato. Ce ne siamo accorte a nostre spese. La fatica presente, ben ci sta.


Ora vai a spiegare alle schiave astute e ai combattenti  col tic dell’egemonia culturale, blateranti  sotto a fili di biancheria stesa – Kant & Mutande, la nuova frontiera  – che,  a voler chiamare ogni cosa col proprio nome e non con definizioni di comodo, la battaglia per l’autodeterminazione  ha giovato all’intero paese in termini di crescita culturale e conquiste civili e che sono semmai loro ad essere rimasti inchiodati agli ammiccamenti dell’ Angelo Azzurro come bandiera di libertà.

Marlene a parte, cadono le braccia.



Contro la malafede non c’è storia. Avvelena anche te ed è finanche inutile dirgli di smettere. Inutile cioè, avventurarsi in dibattiti sul moralismo e sull’etica imposta. E con chi poi? Con i campioni del nascere e morire come lo Stato prescrive? Meglio ignorare, riprendere il filo e tenersi stretta quella piazza che per variegata e contraddittoria che fosse, è stato un buon inizio.


9 pensieri riguardo “Marlene a parte

  1. Una bella analisi, la tua. Mi piace, alla fine, il riferimento al “buon inizio”. Credo debba essere obbligatoriamente così. E’ stata una giornata che ha segnato una (ri)presa di coscienza. Ora questo risveglio, perchè sia davvero efficace, deve costituire il primo passo di un percorso che non può e non deve arrestarsi.

  2. Intanto Nichi ci ha “bruciato” Bindi presidente.
    Mannaggia a lui, pare non lo sappia che con un po’ di vantaggio sull’inizio delle ostilità, noi “sinistri” saremmo capaci di demolire qualsivoglia grande timoniere a vista.
    O lo sa?

  3. Secondo me la scelta di Rosy Bindi è la migliore possibile. Io confido ancora che qualcuno si accorga che bruciare questa grande opportunità sarebbe un clamoroso autogol…

  4. Nichi dovrebbe ritirarsi dalle primarie e lanciare in quel modo la Bindi, questa cosa del nome giusto per un governo di 3 mesi è ridicola solo a descriverla, spero che lo capisca presto che già è difficile seguirlo grammaticalmente, se inizia anche a fare discorsi astrusi per noi che crediamo nella terza via tra Pd e Idv è una brutta botta.

    Quelli con le mutande davvero non sono degni del benché minimo ascolto, sebbene il loro citare l’orribile bambino della manifestazione di Milano (Saviano + Eco) mi abbia fatto decisamente male.

  5. Il fatto è che un tredicenne che vuol interessarsi di politica oggi non ha un luogo adatto per potersi esprimere.Quando funzionavano i partiti, le organizzazioni giovanili pullulavano di tredicenni che così sembravano meno alieni del ragazzino in questione.
    “Ed ecco a voi Ciccio Bello della FGCI” ha più significato di “Ed ecco a voi Ciccio Bello che domanda alla mamma cos’è il premio di maggioranza”.
    Detto questo, nessuno ricorderà la manifestazione del Dal Verme, anzi già se la sono scordata,essendo il prontuario che lì si distribuiva, troppo elaborato per i cuori (e le menti) semplici dei pidiellini.
    Poi che vuol dire ” voglio il Berlusconi del 94 (un vino?) che parlava di economia”
    1994 o 2045 che differenza fa, sempre di parole e slogan si è trattato.
    Quando vedo l’elefantino mi vengono pensieri inconfessabili. Suo padre, per esempio. E so che non è giusto.

  6. Mi ponevo tante domande anche io e anche a 10 anni, come se ne pongono tanti bambini: ma la consapevolezza di sbatterlo su un palco per fargli rappresentare il pensiero dei coetanei è un passaggio diverso, è quello che mi spaventa.

    Vuole il Berlusconi del 1994, che se ne frega, che se ne frega di tutto, sìììì.

    Ma il Berlusconi del 1994 non può esserci più: ora il programma di Governo non può più essere libero dalle contingenze della sua vita (come divertirsi con le ragazze vestite da infermiere senza previa indagine del loro status anagrafico): e poi dopo 11 anni di Governo qualcuno dovrebbe spiegarci come diavolo ha fatto a non fare le riforme che ha “sempre sognato”.

    La verità era piuttosto un’altra: “voglio il Berlusconi del 1994, che mi si cacava in qualche modo”

  7. Ah ma non credo sia il segno dei tempi che cambiano. I pionieri non torneranno!( e meno male) E poi quel ragazzo rappresenta i suoi coetanei come Karima le novizie di un convento di carmelitane scalze.
    Concordo comunque che sia stato uno svarione inserirlo tra gli oratori.
    Insomma non era indispensabile prestare il fianco, meglio una discussione su Kant (ma dov’è Buttiglione che è l’unico che ci capisce e poi cita in tedesco…che delizia) che dura lo spazio di un mattino.
    Comunque gli avvocati del ragazzo hanno diffidato il Foglio dal continuare con le pubblicazioni, gli articoli etcetc.
    Quanto ai bei tempi …più di un ministero (dal quale se ne è andato spontaneamente) e un giornale tutto per sè (che vende 2 copie e mezzo) che voleva?
    La farfallina d’oro pure lui?

  8. Essù…qualche traguardo, magari in altri tempi, si è pur doppiato. La verità è che non ci si dovrebbe mai stancare, ergo bisognerebbe lasciare il testimone in mani sicure

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