A Mary Haines non sarebbe mai passato per la testa di reagire alle corna spazzolando un panetto di burro intriso nella cioccolata, nè di recarsi in una spa per riconquistare Stefano, il fedifrago – nonchè facoltoso banchiere in Wall Street – consorte, irretito da Crystel Hallen, la commessa di un reparto di profumeria dove le essenze si chiamano Summer rain e i flaconi hanno il tappo sormontato da un ombrellino di cristallo. Mary del resto è perfetta così com’è : elegante, intelligente, bella, ironica: ma soprattutto orgogliosa, così almeno le sceneggiatrici Anita Loos e Jane Martin e Clare Booth Luce, autrice della commedia Women da cui è tratto il film omonimo, definiscono l’esigenza di lealtà, chiarezza e fedeltà al patto coniugale che sosterrà Mary nel proposito di non recedere da una posizione intransigente. E questo nonostante le sue amiche e sua madre, l’irresistibile Mrs. Moorehead, le spieghino in tutte le lingue come in simili frangenti forse sarebbe più saggio chiudere un occhio …così fan tutti , i mariti, s’intende. E’ il 1939 quando George Cukor dirige questo incantevole film in cui fa recitare 130 attrici, perché di mariti o amanti, si parla praticamente per tutto il tempo ma di ruoli maschili non ce n’è manco l’ombra. Gli uomini in questo film, sono invisibili fantasmi che vivono esclusivamente nel racconto delle donne. Escamotage geniale, che obbliga sceneggiatrici e regista a soluzioni narrative imprevedibili: saranno cuoca e cameriera di casa Haines a raccontarci, in un passaggio esilarante, la lite che preluderà al divorzio, mentre alle manicure, alle sarte, alle commesse alle mannequinnes sarà demandato il compito di tessere una trama non priva di considerazioni avveniristiche sul rapporto tra i generi . Altro che gli uomini che mascalzoni, Betty Friedan è già sbarcata tra di noi e ha cominciato il suo lento ma necessario lavoro di decostruzione. Così quando Mary Haines risponderà alla madre che i tempi sono cambiati da quando le donne erano gattine sottomesse – Ora è ora! Stefano ed io siamo uguali – il racconto prenderà immediatamente la piega della riscossa, dolorosa – quindi niente impennacchiamenti o restyling per riconquistarlo – ma inesorabile. Un film perfetto, per dialoghi, interpreti e superbe ambientazioni. La sfilata di mode che dura cinque minuti, unico momento in cui il film da bianco e nero diventa a colori, è una vera e propria sontuosa coreografia con tanto di gabbie con animali, orchestra e scenografie da musical di Broadway. Ovvero Sydney, l’istituto di bellezza in Park Avenue – che sembra un tempio pagano tra archi, scalinate e salette per i sacrifici umani – centro di raccolta di pettegolezzi la cui diffusione è poi affidata alle loquaci manicure insieme all’applicazione del famoso Nail Polish Jungle red, rosso giungla, il tormentone, simbolo dell’aggressività femminile che viene ripetuto durante tutta la durata del film.
Difficile dunque riprodurre le atmosfere e la magia di Women, un film che si è avvalso oltre che del tocco inequivocabilmente esperto in materia di ruoli femminili, di George Cukor, di un cast di eccezionali attrici : Norma Shearer, Joan Crawford, Rosalind Russel, Joan Fontaine, Paulette Goddard e di una serie di generiche di Hollywood alle quali sono affidate parti minori, ma egualmente dotate di professionalità e talento. Una tra tutte Marjorie Main, la proprietaria della pensione di Reno che spiega alle annoiate divorziande della upper class newyorkese, cosa significhi davvero un marito violento. Nonostante la difficoltà dell’impresa, quest’anno Diane English ha provato a riproporre Women in un remake piuttosto fedele all’originale per storia e ambientazioni e che peraltro mantiene anche il dato del cast tutto femminile. Ne è uscito un film, a suo modo, divertente. Tuttavia dal 1939 ad oggi i cambiamenti sono stati tali che l’inossidabile trama ne è risultata giocoforza, influenzata. E questo non solo perchè, di questi tempi, un magnate di Wall Street e una commessa tutta strategia e sogni di rivalsa, non hanno più lo stesso appeal di una volta, ne’ Mary Haines ha più bisogno di proclamare la parità dei diritti, essendo arrivata più o meno dove voleva . Ma sono i connotati di quel suo pianeta fatto di relazioni femminili controverse ma infine solidali, di regole ( da infrangere) , di passioni e di progetti ( da perseguire con tenacia ) ad essere profondamente mutati. Per raggiungere la meta, Mary ha dovuto lasciare il ghetto frivolo e profumato, per confrontarsi con gli uomini. Senza rimpianti beninteso – una galera è una galera anche se ha le pareti rivestite di seta e profuma di Summer rain – ma nel tragitto, qualcosa di indispensabile e prezioso è andato perduto e il film del 2008, inintenzionalmente,ne rivela la carenza. Si è persa per esempio l’ironia che per l’occasione si è trasformata in battute pesanti ed esplicite. Si è persa la leggerezza, e anche il senso della conquista amorosa è svanito, trasformandosi da gioco affascinante ed ambiguo, in una guerra da combattere a colpi di biancheria intima. Mary Haines moglie orgogliosa (cioè piena di femminile dignità) da Norma Shearer è divenuta Meg Ryan, una mogliettina ricciolona e un po’ melensa, resa fragile dal tradimento coniugale. Entrambe usufruiranno di un happy end, una sola però rimarrà per sempre, la vera Mary Haines.
The Women anno 1939 è un film di George Cukor. Con Joan Crawford, Norma Shearer, Rosalind Russel, Flora Finch, Mary Boland, Paulette Goddard, Phyllis Povah, Joan Fontaine, Virginia Weidler, Lucile Watson, Marjorie Main, Muriel Hutchison, Virginia Grey, Margaret Dumont, Hedda Hopper, Dot Farley. Genere Commedia, b/n 132 minuti. – Produzione USA 1939.
The Women anno 2008 è un film di Diane English. Con Meg Ryan, Annette Bening, Eva Mendes, Debra Messing, Jada Pinkett Smith, Carrie Fisher, Cloris Leachman, Debi Mazar, Bette Midler, Candice Bergen. Genere Commedia, colore 114 minuti. – Produzione USA 2008. – Distribuzione Bim