ma è la Palestina a perdere

ma è la Palestina a perdere

gaza12La probabile fine dell’identità palestinese si consuma a Gaza nel bilancio disastroso di uno scontro brutale e largamente annunciato.Al di là dei bollettini militari che danno vittoriosa Hamas, la sensazione è che sia l’idea stessa di Futuro ad essere sacrificata in nome di un’ inutile lotta per il potere.Responsabilità storiche ed immediate ,possono essere individuate: da Abu Mazen alla comunità internazionale che gli ha offerto una sponda sicura nella politica d’interdizione verso Hamas, legittimamente vittoriosa alle elezioni,dalla politica sconsiderata della Casa Bianca,all’integralismo, al mai abbandonato ricorso al terrorismo: il resto è il solito incrocio devastante che tra embargo e isolamento politico,Muro e Nuovi Insediamenti, ha creato quel caos che è il terreno naturale di ogni guerra civile.Una guerra tra poveri, tenuti in vita in gran parte dagli aiuti umanitari quelli dell’Onu che ieri ha chiuso ogni attività, è riuscito fin qui a distribuire.Ieri sono scesi in piazza simpatizzanti della Jihad islamica e del Fronte Popolare per chiedere ad entrambi i contendenti il cessate il fuoco – Basta con la guerra civile – Siamo fratelli – recitavano gli striscioni.Sul corteo hanno fatto fuoco le due fazioni provocando due morti. Al Jazeera ha rimandato le immagini della coraggiosa reazione popolare.Se ne è potuta  ricavare la netta sensazione che ne’ Fatah ne’Hamas rappresentino più il disagio e le aspirazioni del popolo palestinese.

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Anch' io avrei sognato

Anch' io avrei sognato

unipolRiuscendo,l’operazione condotta da  Unipol per l’acquisizione di  BNL, avrebbe garantito risorse al sistema cooperativo,un insieme fatto di realtà economiche  spesso sottoposte a ricatti governativi e bancari.Nessuno ha mai avuto da ridire sulla pletora di banche popolari targate ex DC che oggi annoverano al proprio interno anche la destra.Sull’operazione che avrebbe  creato un polo bancario assicurativo di tutto rispetto, rompendo monopoli e accerchiamenti,invece si è sparato a zero con lo stesso spirito con cui  Tremonti e Berlusconi avevano posto al centro delle loro attenzioni le cooperative.Consorte ha sbagliato metodo e frequentato cattive compagnie mostrando ancor di più  il fianco ai fucili spianati ma quell’operazione era valida.Ogni tanto fate sognare anche noi e oltre che sguazzare nei pettegolezzi,raccontateci fino in fondo,le cose come stanno.E già che non potete proprio fare a meno di sprofferire trascrizioni telefoniche,due paroline proprio due, di commento su Fiorani che ringrazia Berlusconi per l’appoggio ricevuto nella scalata dell’Antonveneta, non farebbero male alla libbbbertà d’informazzzione.A dirla col poeta, quella, non era precisamente roba fatta dello stesso materiale di cui son fatti i sogni.

Altre onde

Altre onde


Parliamoci francamente,questa storia del partito di lotta e di governo era già discutibile ai tempi di Togliatti.Non so più quante volte mi è capitato di assistere agli equilibrismi più sfacciati, nel vano tentativo di spiegarne il senso.Facciamola finita, dunque.Lotta e Governo sono i termini di un’antitesi.Il senso critico,la funzione di stimolo,gli infiniti versanti della dialettica interna rimangono un patrimonio prezioso ma non sono che l’esercizio di un  diritto  che con  la lotta ha poco a che spartire.Sotto questo aspetto, il ruolo della sinistra di governo si è rivelato impopolare e nel nostro caso, non ne ha accresciuto la credibilità.Si perdono consensi in Italia  ma anche in Francia e in Scandinavia,con la non lieve differenza che i paesi che sono Democrazia e Stato da molto più tempo,si  sono aggiudicati conquiste inimmaginabili per chi come noi, ancora è alle prese con l’affermazione della Laicità dello Stato.Se sia la sconfitta, causata da una sorta di conservatorismo dal quale è invariabilmente segnata la sinistra, gli strumenti d’analisi della quale, non riescono più a contenere le complesse problematiche del mondo che cambia, non è dato sapere.Qui da noi,nei mesi antecedenti le elezioni politiche, si è molto lavorato intorno ad un Programma che avrebbe dovuto costituire impegno e criterio guida del governo a venire.Una sintesi tra diverse sensibilità,culture,ideologie : tutte quelle che sarebbero state capaci di esprimere le componenti di una coalizione vasta, l’elaborata ricchezza della quale, avrebbe dovuto essere messa a profitto per il raggiungimento dell’obiettivo comune : una coraggiosa stagione di riforme per un paese allo sfascio.L’alchimista Prodi da una parte, e il Nemico da abbattere dall’altra, hanno compiuto il miracolo di una vittoria di misura sì,ma non del tutto impossibile da gestire in termini di governabilità.Alla luce di quanto è accaduto dopo,non possiamo pensare a quell’incrocio di sensibilità se non come ad un boomerang fatto di paletti e divieti.Qualcosa di molesto che ad ogni passaggio importante (politica estera,finanziaria,diritti ) ha puntualmente presentato il conto con effetti disastrosi di provvedimenti spesso pasticciati da troppo rimaneggiamento.L’azione di governo non ne è risultata sempre limpida .Non credo sia soltanto un problema di poca fedeltà ai patti, la vera causa della litigiosità.Tornando al Programma, è possibile che ci si sia accordati sul ruolino di marcia ma che il punto di partenza,cioè una differente analisi della società,da parte delle forze costituenti la coalizione,abbia infine giocato un ruolo decisivo, assai più di quanto si sarebbe potuto prevedere. Oggi la sinistra dovrà analizzare la propria crisi senza ipotesi consolatorie di spallate che in fondo non ci sono state, ne’ celebrazioni di piccoli trionfi – Genova è ancora nostra!- ci sarebbe mancato anche che non lo fosse stata.Da più parti,tra ieri e oggi si sono avvicendate le esortazioni a Prodi a portare a termine il programma di Riforme senza mediazioni, anche a costo di sacrificare in tutto ciò la tenuta del governo.Ne cito due tra le più distanti una dall’altra ed al contempo autorevoli, a mio avviso,Michele Salvati e Valentino Parlato.Può essere una strada per finire onorevolmente,non certo per ottenere ciò di cui il Paese ha bisogno:Senza numeri (o senza mediazioni) sarà difficile che oltre la metà dei provvedimenti licenziati dal consiglio dei ministri,trovi il consenso delle camere.Una delle condanne del governo Prodi temo sia quella di andare avanti a condizioni pressocchè immutate,quanto a equilibri interni.Fino a completamento di una riforma elettorale credibile.Finchè dura.

Vague bleue

Vague bleue

pro

Un programma di ambiziose riforme, comporta una maggioranza consistente e la piena governabilità.Ed è esattamente quello che gli elettori francesi hanno inteso consegnare nelle mani di Nicolas Sarkozy : un pieno mandato.Il risultato, che nemmeno gli esiti più ottimistici del secondo turno, potrebbero correggere, è netto.La sinistra in briciole già dalle presidenziali, ora rischia che singole formazioni (il PCF  per esempio) non possano costituire i gruppi parlamentari (servono almeno 20 seggi),deludente anche il risultato dei MoDem di Bayrou, giustamente preoccupato per lo sbilanciamento che le forze in campo realizzano in sede di Assemble Nazionale.Il dato record dell’astensionismo (40%) ieri veniva spiegato dal direttore di Libération come accettazione di un processo che molti elettori considerano irreversibile e dall’altra come punitivo di una sinistra  frammentata che non ha saputo rinnovarsi ne’ trovare l’accordo.L’astensione tocca i giovani e molti elettori di classi meno abbienti.Più che rafforzare il presidenzialismo,questo risultato mostra una tendenza bipolarista all’americana.Vedremo quali alleanze sarà capace di intrecciare la Royal, stamane già impegnata a sostenere un candidato dei Verdi e uno del PS in due collegi parigini.E’ sempre bello vederla all’opera.

No war – No Bush – No scemi

No war – No Bush – No scemi

George Bush 4

Fortunatamente l’azione di questo contingente di decerebrati non ha coinvolto, nemmeno dal punto di vista emotivo, il corteo, gli ultimi cordoni del quale, entravano in Piazza Navona quando un "commando" s’è staccato per sbertucciare con lancio di oggetti un reparto di poliziotti,prendere a calci la vetrina di una banca,scrivere qualcosa sulla statua di Marco Minghetti .Mezz’ora in tutto per una breve carica ,il lancio di un paio di lacrimogeni, nove feriti lievi e qualche fermo poi divenuto arresto .Un ‘ impresa praticamente irrilevante a fronte del comportamento responsabile  tenuto per tutto il percorso dal grosso dei manifestanti e dagli organizzatori concretamente impegnati ad evitare gli scontri.Più complessa la vicenda di Piazza del Popolo con la rimozione dello striscione pro Talebani per l’autodeterminazione dei popoli del movimento di Massimo Fini  ad opera della polizia, su segnalazione di uno strabiliato servizio d’ordine.La presenza di Cossiga al tavolino di uno dei bar della piazza, ha contribuito a fornire quel tocco di surreale del quale,tuttavia, non si sentiva particolare bisogno.La scelta di scindere la protesta in due distinte iniziative si è rivelata fallimentare.La spola tra le piazze rivelava presenze dei No dal Molin, della Fiom,degli statunitensi contrari a Bush in entrambi i contesti.La sinistra che non trova la sintesi continua a  mietere disastri : da una parte il vuoto e dall’altra una conclusione in termini di scontri indesiderati.Contro Bush, si poteva far di meglio.