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Tag: elezioni 2008

Plotone d'esecuzione

Plotone d'esecuzione

plotone venezia

Ad evitare di essere  impallinata dall’ala sinistra del mio stesso cotè che oggi è molto risentito per le ironie su alcuni vezzi della dirigenza dell’ Arcobaleno, a mio avviso retaggio di vecchi schemi, vecchie ideologie dismesse e che da quarant’anni a questa parte, sono serviti solo a tenere lontane intere generazioni di militanti simpatizzanti ed elettori ( sono tre categorie distinte, quando coincidono è l’inizio della fine) da un’ attendibile analisi della realtà , dirò alcune cose, così se fucilazione dev’esserci, che sia a fronte di un verdetto congruo con i misfatti compiuti. Atteso che non mi dispiace affatto di essere rimproverata, è implicito il mio via libera alle scazzottate. Ma ho fatto della franchezza uno stile di vita ( caro me costa ) e dunque non mi si rimproveri quando divento troppo diretta. Di buon’ ora stamane sono andata sul blog di Paps a tessere l’elogio del conflitto, ci mancherebbe una smentita di me stessa intorno alle ore 16. Per tornare a bomba, confermo che una forza politica che perde consensi si deve interrogare e non rivolgere ad altri accuse di correo e che questo vale anche per il PD che più che perdere, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati ma che oggi, comunque la si pensi, è l’unica forza politica in grado di contrastare il centro-destra in Parlamento. Di qui la prima domanda – Giovanotti, che volemo fà? Un bel fascio con tutta l’erba e poi je damo addosso ‘ndo cojo cojo , Berlusconi e Veltroni per me pari sono? – Ditemi se converrebbe. Ma prima ancora ditemi se può essere vero un assunto del genere. La seconda riguarda quel diritto di tribuna che la legge porcata non consente e che impedisce una presenza parlamentare all’Arcobaleno,  forza, cui nessuno nega essere effettivamente rappresentativa di valori, istanze, bisogni in questo paese.Tra ieri e oggi almeno tre commentatori autorevoli Merlo, Pasquino, e Nicolini s’interrogano variamente su quella che è un’esigenza da molti avvertita nel PD : incaricarsi di garantire spazio e rappresentanza ai valori forti dell’Arcobaleno. Personalmente non sono mai stata incline ad ipotesi di  Partito omogeneizzato e tutto d’un pezzo che poi finisce col produrre cultura egualmente omogeneizzata e tutta d’un pezzo e credo altresì che liberati dall’ossessione della governabilità come fine, ci si potrebbe – e sarebbe l’ora – concedere il lusso di un dialogo in cui il conflitto è vissuto senza isterismi ed allarmismi per quello che è :  un valore democratico. E ora dite voi, fucilatori.

Sempre in nome del popolo sovrano

Sempre in nome del popolo sovrano

Nichi Vendola

A suggello della sconfitta, Nichi Vendola dichiara  il Novecento ci è crollato addosso. Alla buon’ora. Pensa che tonfo può aver prodotto la fine del Pensiero Forte sul capo di Bertinotti. Ma Vendola ha un’idea tutta sua del secolo breve al quale assegna capacità ancora vitali nell’ispirazione di soluzioni politiche . Infatti nei progetti per il futuro non si intravedono segnali di ravvedimento ma solo il rientro in grande stile di antichi vezzi. L’autocritica ? Macchè. Quando hanno presentato il  loro progetto di campagna elettorale al Gruppo Europeo del quale sono parte, Cohn Bendit  ha dovuto sin rammentare a Fausto Bertinotti la missione principale di un partito alle elezioni : prendere i voti. Dopodichè ha concluso secco e testuale : non vedo l’autocritica.E si era ancora ai blocchi di partenza. Ma Cohn Bendit è diventato di destra, almeno a sentir loro, i Sinistri Arcobaleni,  che di cataloghi, schematismi e attribuzioni  ben s’intendono. A dire il vero, con buona pace di Vendola, la campagna suggeriva una sola idea che ad ogni apparizione di Bertinotti o Giordano,  si palesava bucando lo schermo del televisore : morituri te salutant. E gli elettori si sa : vorrebbero vivere. E così tra un intervento statale in economia, un’abolizione della legge trenta, una difesa degli oppressi, l’ombra di un passato trascorso a battibeccare all’interno del governo, del patrimonio di consensi è rimasto men che la metà. Tutta colpa di Veltroni che prima ha impallinato Prodi e poi li ha esclusi dalla corsa. Mica degli oppressi che non avendoli riconosciuti, si sono orientati verso altre scelte. E ora che si fa? Congresso! Congresso! Che domande. Per decidere se saranno un cartello, un partito o il club di buzzico rampichino e che ruolo ricoprirà la sinistra all’epoca della sua cancellazione dal quadro politico istituzionale. Intanto – ooohhhhhh gran senso di responsabilità –  Bertinotti manifesta per la quinta volta in due mesi, il proposito di lasciare e si dimette. Di già? Cohn Bendit in realtà  ha chiesto la testa dell’intero gruppo dirigente dell’Arcobaleno ma  quello è di destra e pure mezzo teutonico, Wir haben sie so geliebt, die Revolution ..quale pessima ammissione di rinunzia ai valori del novecento. Niente paura al dunque, ogni impasse ha una sua risposta difensivo-banalizzante.Ci si può però consolare con il fatto che non sempre in politica quelli che vincono hanno ragione e anche se con tutti i loro torti, altri decidono dei nostri destini , che fa? Noi abbiamo ragione! Peccato che qualora non si riesca a tradurre la ragione in ipotesi politiche attendibili  che convincano gli elettori, il risultato ne risenta e tecnicamente è come se si avesse torto. Altro che temi del novecento, quello che non riescono ad interiorizzare è il principio di democrazia che sovrintende il meccanismo del suffragio e questo capita puntualmente. Come in occasione del referendum sul welfare con quella entusiasmante passeggiata romana contro il governo e i cinquemilioni di lavoratori cinque che avevano avallato col loro voto l’accordo tra le parti sociali, oppure quando, sulla scorta di un’idea di rispetto della  minoranza del tutto particolare, pretendevano di bloccare l’attività del consiglio dei ministri  con ricatti senatoriali di natura varia. Se si pensa che tutta questa corvée avrebbe dovuto segnalare la loro non omologazione al modello sinistra di governo, accreditando un’idea di sinistra di lotta presso una base che non li ha nemmeno promossi, mi convinco anch’io dei propositi omicidi di Veltroni. Per sfinimento. Ora dovrei dispiacermi della disfatta ma non mi viene, dovrei preoccuparmi dei rischi connessi al loro essere divenuti extraparlamentari ma innocui e inconcludenti come sono, non riesco a cogliere elementi di pericolosità nel fatto. Mi spiace per gli  elettori dei quali hanno tradito le attese, sin quelle banali di rappresentanza pur conoscendo a menadito la dinamica del taglio delle ali e la necessità di organizzarsi per tempo e in modo adeguato. Sì, non meritavano tanto quei cittadini che nonostante tutto li hanno votati . Ma i leader no, quelli possono accomodarsi dalla parte del torto, così sono accontentati anche gl’ intellettuali di novecentesco riferimento.

In nome del popolo sovrano

In nome del popolo sovrano

 

 

Berlusconi

A suggello della vittoria, Maurizio Gasparri ci spiega che il centro destra incarna l’anima profonda del paese e la dichiarazione appare ancor più raggelante se si pensa quale centro destra Gasparri designi ad interprete compiuto del sentimento della maggioranza degli italiani. Una forza politica dai connotati anomali che  contribuisce ad ingrossare l’elenco  di molte altre, nostre, anomalie : Protezionisti, votati alla tutela d’interessi corporativi, xenofobi, proibizionisti, misogini, populisti, insofferenti alle Regole e per finire in bellezza, con un’idea labile dell’unità nazionale, accompagnata da un malcelato disprezzo per le Istituzioni e per l’amministrazione della Giustizia. Esagero? Ma no, basta entrare in un bar e tendere l’orecchio per rendersi conto di quanto ciascuno dei valori sopra elencati, sia entrato a far parte del senso comune. E se il bar poi fosse di Milano, peggio ancora, bisognerebbe aggiungere alla nota anche sentori secessionisti. Ogni analisi del voto non può prescindere da questo dato. Per convincere un simile elettorato non basta una campagna elettorale ben orchestrata, il  partito della speranza e la promessa di un mondo migliore. Particolarmente se a fronte di una stagione di risanamento e sacrifici, il centro sinistra è percepito come la causa dell’impoverimento, il cupo dispensatore di disgrazie, il distruttore del sogno di riscatto sociale. Errori commessi in aggiunta, non poteva andare che così. Per quanto detto, oggi appaiono ancora più ingenui la meraviglia o lo scandalo per le numerose gaffes di campagna elettorale, quelle che a detta di molti commentatori, anche autorevoli, avrebbero dovuto convincere gl’italiani a scegliere diversamente. Così non è stato, anzi l’indifferenza dimostrata dall’opinione pubblica, fa pensare ad un crescendo di momenti d’identificazione con il capo. Ad una forma di tacito consenso. Silvio Berlusconi sa dove andare a parare e quel che a noi sembra intollerabilmente grossier, per altri è  indizio di gran personalità e irresistibile senso dell’umorismo. Possiamo consolarci in tanti modi al cospetto del disastro  : dal materializzarsi del bipolarismo che semplifica, all’ingresso in Parlamento della prima forza riformista attestata intorno al 35%, fino al fatto di avere comunque conseguito un risultato ragguardevole essendo partiti da una posizione di svantaggio. Ma per l’appunto sono pannicelli caldi : l’avversario, bipolarismo o meno, resta quello ed oltre ad essere connotato in modo tale da non consentire il realizzarsi di  un corretto gioco democratico, in questo momento ha la forza e i numeri per governare da solo. Il vero cambiamento probabilmente dipenderà dal modo in cui  l’Opposizione intenderà quel ruolo costruttivo che in democrazia, non è ridotto alle sole ipotesi dialoganti, ma se del caso, può anche divenire forza di contrasto. Noi abbiamo l’urgenza di Riforme Istituzionali, in tal senso sembrerebbe esserci disponibilità, ma chi può dire se le promesse potranno essere mantenute. Una cosa è certa : la nostra vita cambierà, soprattutto quella di chi opera nei settori più esposti ai colpi. Ma il centro destra ha ottenuto un inequivocabile mandato ed ha il diritto di governare. Curiosamente giorni addietro mi aveva irritato il tono con il quale un certo esponente del PDL, probabile futuro ministro della cultura, aveva definito , per avvalorare una sua improbabile tesi, Luchino Visconti un radical chic . So che è una piccola cosa ma ho pensato immediatamente ad un avamposto di Barbarie in rapida avanzata. – Si ricomincia – mi son detta. E non sbagliavo.

Chissà perchè..

Chissà perchè..

….la Giuditta di Artemisia proprio stasera, mi pare una buona risposta al che fare ma soprattutto al come essere  ( metafore eh metafore… la testa nel cesto non è proprio quella e anche noi ..mica si va in giro conciate a quel modo…o si? )