Best actress (con i ringraziamenti di Oscar)

Best actress (con i ringraziamenti di Oscar)

Vince  Meryl Streep che da sola è capace di dare senso a  film mediocri,  storie lievi e personaggi discutibili.Vince il mestiere dell’attrice, in qualsivoglia modo abbigliata –  malissimo, in genere – calzata, pettinata o fidanzata.

 

Qui è ritratta mentre abbraccia Oscar, si presume un istante dopo aver ricevuto le di lui genuflessioni di ringraziamento (giù dal piedistallo). 

Se Bruto è davvero un uomo d’onore…

Se Bruto è davvero un uomo d’onore…

Detenuti del carcere di Alta sicurezza  di Rebibbia – fine pena mai è il macigno che incombe  – recitano il Giulio Cesare nel laboratorio teatrale di Fabio Cavalli   –  in funzione già da qualche anno, bellissima ed intensa anche La tempesta tradotta da Eduardo in napoletano – ricostruendo atmosfere, ambientazioni ed interpretazioni che più Shakespeariane di così, non si sarebbe potuto.

 

E i  fratelli Taviani che con lo stesso Shakespeare dicono di avere un debito di gratitudine oltre che una sorta di contiguità, ne traggono  un film ad altissimo contenuto drammatico che ottiene,con consenso unanime della giuria, l’Orso d’oro alla Berlinale 2012.

 

Non un film sul carcere, né sulle singole vicende giudiziarie, pur intraviste ed intuite  tra i corridoi sui quali affacciano le celle o nelle particolari intonazioni – ciascuno nel suo dialetto – delle memorabili battute dell’orazione funebre – perché se Bruto è davvero  un uomo d’onore, la musica cambia e dal metodo Stanislavskij a Brecht a Straub, tutto si scompone e assume un altro senso – Dunque un film sulla messa in scena di una condizione umana pesante e che in qualche modo realizza l’idea shakespeariana delle storie raccontate infinite volte in lingue ancora sconosciute.

 

Alla vigilia di una serata in cui l’Academy premierà le meraviglie della regia, della sceneggiatura, delle nuove tecnologie e della recitazione di attori sempre più perfetti nei singoli ruoli, questa piccola opera dell’ingegno e del talento, ci rammenta che il Grande Cinema è fatto anche di idee, cose mai viste e cuore.Nella doppia lettura del termine :  coraggio e sentimento. Non perdetelo.

 

Cesare deve morire è un film della durata di 76 min. diretto da Paolo TavianiVittorio Taviani e interpretato da Cosimo RegaSalvatore StrianoGiovanni Arcuri,Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti, Vittorio Parrella, Rosario Majorana, Vincenzo Gallo, Gennaro Solito, Francesco Carusone.
Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da Sacher 


 

 

 

Vingt ans après

Vingt ans après

Tangentopoli, in realtà,  non è mai finita. Nell’arco di vent’anni, il sistema di corruzione ha affinato le armi rigenerandosi forte di un clima di disprezzo per la legalità fomentato dalla stessa classe dirigente.Vent’anni dopo, siamo sempre alle prese con una democrazia indebolita  e un deficit di fiducia nella Rappresentanza, questa volta, senza precedenti. E tutto ciò mentre il dilagante populismo prosciuga il senso  della politica e  svuota di ogni significato il Parlamento.

 

Allora come ora il sistema collassa sotto i colpi della crisi economica e gli attacchi degli speculatori e allora come ora l’interregno  e la salvezza dalla bancarotta sono poste per iniziativa del Quirinale nelle mani  di un governo tecnocratico.

 

Le analogie potrebbero continuare a lungo,  con inquietanti ripetersi di episodi che addirittura ripropongono gli stessi protagonisti nello stesso ruolo, ma tutto ciò non ha niente di cabalistico : ogni sistema al capolinea, prima di franare definitivamente, resiste, colpisce alla cieca, arraffa quel che può.

 

Allora,  quella stagione segnata da trame, stragi mafiose e dai processi di Mani Pulite si risolse nella elezione di Silvio Berlusconi, un imprenditore di successo, le fortune del quale, dovute in massima parte alla contiguità con Bettino Craxi, affascinarono più che insospettire i più, mentre il suo rassicurante backround di esponente della società civile, lontano anni luce dal ceto politico,  alimentava le aspettative di una fase completamente  nuova di riforme e modernizzazione del Paese.La nostra autobiografia nazionale aggiungeva nuovi capitoli al racconto.

 

Questo significò per noi la superficiale ricerca del nuovo fuori dagli ambiti preposti, le conseguenze di quella finta rivoluzione che senza spargere una stilla di sangue scardinò un intero sistema di partiti di lunga tradizione,sono sotto i nostri occhi con drammatica evidenza .

 

Oggi dovremmo disporre di tutti gli elementi per capire che una vera rinascita non è data ne’ dagli uomini della provvidenza, tantomeno dalle aule giudiziarie cui troppo spesso si richiede  un ruolo di supplenza, ma ancora dalla Politica che, assumendo un ruolo meno defilato, riformi prima di tutto se stessa attraverso nuove e più trasparenti regole per i Partiti ed infine metta mano ad una seria riforma costituzionale che rafforzi il funzionamento democratico. Tra le righe della relazione annuale della Corte dei Conti che quest’anno ci consegna un quadro contabile devastante tra corruzione e malaffare, possiamo leggere l’inutilità dello strumento penale, come unica arma di contrasto, in assenza di serie riforme strutturali.

Dunque o così o i prossimi vent’anni – visto che, a proposito di cabala,il ciclo sembra essere quello –  li trascorreremo alle prese con questo eterno declino, strada obbligata tra le resistenze del vecchio che non vuole morire e un nuovo che non ne vuol sapere di nascere.

 

Un’intera generazione di ventenni non ha visto altro che l’Illusionismo al potere, forse è arrivato il tempo che  conosca  stagioni differenti E per noi, nipoti e figli dei Fondatori, incattiviti e delusi dagli eterni strascichi di questa transizione, forse è arrivato il momento di mettere a profitto l’età forte, al servizio cioè di cause più degne.

 


We’re not bad people. We just come from a bad place.

We’re not bad people. We just come from a bad place.

Togliamoci subito il pensiero : niente di questo film è troppo esplicito o gratuito come potrebbero dar ad intendere ripetute scene di sesso a combinazione variabile, celebrati passa e spassa di Fassbender come natura crea,davanti alla macchina da presa e una lettura frettolosa del tutto. Raccontare credibilmente un’ossessione e nel contempo rendere i fatti con misura ed eleganza, senza cedimenti al trash narrativo nemmeno nell’accenno ad una probabile infanzia danneggiata come origine di tutti i mali, senza moralismi ed in modalità assolutamente neutra , non è semplice eppure l’impresa in cui si sono cimentati Mc Queen & Fassbender, sodalizio artistico già collaudato con Hunger, riesce alla perfezione seppur al piccolo prezzo di qualche momento di disagio da parte dello spettatore.


Dunque Shame, espressione,a quanto sembra, assai ricorrente  nelle confessioni  dei sex addicted e storia di una dipendenza che come ogni altra, s’impadronisce e condiziona momento per momento  tutta la vita. Ma anche storia insostenibile di una prigione dalla quale è difficile evadere e della sofferenza che ne deriva particolarmente quando la  ricerca di sé conduce inesorabilmente all’ impossibilità di essere “normali”

Grande esperienza visiva realizzata da un artista che nella regia ha trovato il suo completamento e intensa recitazione di Fassbender che la Coppa Volpi meritò in pieno.


Shame è un film a colori di genere drammatico della durata di 99 min. diretto da Steve McQueen e interpretato da Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Hannah Ware, Nicole Beharie, Amy Hargreaves, Lucy Walters, Elizabeth Masucci, Anna Rose Hopkins, Briana Marin.
Prodotto nel 2011 in Gran Bretagna e distribuito in Italia da Bim Distribuzione.

Effetto Monti

Effetto Monti


Ad Altaroma, Gattinoni apre le sfilate col  Monti dress, in voile di qualcosa – la foto non è chiara –  corpetto effetto fascio di banconote da euro 500   – che, visti i dispiaceri procuratici sarebbe meglio mandare fuori corso, tanto per vedere di nascosto l’effetto che fa – su modella in avanzato stato di gravidanza ad indicare,sofisticata metafora dello stilista Mariotto,la Gestazione della Rinascita Italiana.


Si potrebbe dire che non ce l’abbiamo proprio fatta a rimanere seri e dopo due mesi di conti all’insegna del rigore e  della coperta corta ci è stato difficile resistere al fascino della spettacolarizzazione.E invece non è soltanto questo, Monti piace presumibilmente alle clienti della Maison in questione ma soprattutto  al 58 % degli italiani,saldi e determinati nella speranza del prosieguo e ciò nonostante le mazzate del Salva, gli scioperi del Cresci e le difficoltà  operative del Semplifica.


Risultato sorprendente, dato da un ruolino di marcia governativo velocissimo,da un metodo rigoroso, interdisciplinare, quanto più possibile dialogante e da qualche buona notizia proveniente dal piano sgravi che destina i proventi dell’evasione alla riduzione dell’Irpef di prima fascia (da 23 a 20%), da effettivi  controlli fiscali o dall’avvio di un programma di tagli alla spesa pubblica a cominciare dalle indennità dei parlamentari.

E se è pur vero che un largo strato, quantificato nel 56 %, trova condivisibili alcune ragioni delle proteste di categoria,è altrettanto vero che il ritorno ad un passato di scarsa considerazione internazionale e immobilismo sostenuto da sterili litigiosità, spaventa più del previsto aumento dell’IVA.


L’effetto Monti rivela un quadro di frantumazione già noto, per di più  segnato da un ruolo dei partiti in una crisi di  fiducia che ne accentua l’ incapacità manifesta o la rinunzia al proprio compito di rappresentanza e mediazione.Come prima e più di prima,avendo i cittadini acquisito oramai consapevolezza che quanto si sta realizzando in pochi giorni,poteva esser fatto dalle forze politiche se solo queste stesse si fossero preoccupate del Bene Comune più che della propria autoconservazione.

Nell’anomalia generale del Paese in crisi sistemica,la stranezza non è certo il  governo tecnico caldeggiato dal  Presidente – di una Repubblica non presidenziale – e sostenuto da una maggioranza che più ampia e variegata non si potrebbe – senza che ciò assomigli neppur vagamente ad un progetto di Große Koalition –

Prova ne è che tutto ciò oggi sostiene la fiducia riguadagnata in ambito internazionale, pur in assenza di elezioni come è accaduto in Grecia e Spagna, al pari di una figura prestigiosa come Monti.

Non so se questo diventerà, come auspicato dal Gattinoni dress, vera Rinascita, ma di sicuro  dopo Monti, vedo difficile un ritorno al vecchio modo di concepire la Politica. Rischi ce ne sono, tuttavia, ma il Futuro tornerebbe nelle nostre mani di elettori capaci,volendo, di evitare derive pericolose.


Dati dal sondaggio Demos per Unipolis pubblicato da Repubblica del 30 gennaio 2012.

Foto da Rainews 24.it

Abito di Gattinoni, copricapo in pvc realizzato su disegno di Leonardo dalla modista (che mi piace sempre tantissimo ricordare) Velia (Roma)