Too good to be true
Le ricette per far fronte allo sfracello fanno già parte di un cantilenante repertorio destinato a perdere senso : ammortizzatori, investimenti, ricerca, istruzione, spesa sociale, aiuti alle imprese, infrastrutture, turismo – inoltre questa è , ci viene ricordato da altra cantilena, una crisi di Sistema che viene da lontano. Ciò dovrebbe significare, per esempio, che Madoff in un sistema differentemente strutturato, non avrebbe potuto frodare 50 miliardi di dollari ai suoi investitori attraverso un metodo già sperimentato (e sanzionato) in altre circostanze.
Lo avrebbe potuto fermare una rete di regole e di controlli istituzionali ma anche un differente atteggiamento dei risparmiatori che evidentemente mai si sono chiesti che strade prendessero i loro quattrini per avere profitti così ragguardevoli. Se lo avessero fatto, si sarebbero ben presto resi conto che il metodo fondato sul rimborso agli investitori utilizzando esclusivamente le somme versate da nuovi clienti, era matematicamente destinato a fallire. Madoff ha truffato molti tra enti fondazioni e singoli risparmiatori ma, nel corso del tempo, ha anche fatto sì che altri si arricchissero. Dev’essere stata l’eco del mirabolante risultato a scoraggiare ogni curiosità sulla strategia.
Quando si parla di crisi di sistema si dovrebbe anche aggiungere – o forse premettere – l’aggettivo culturale. Il problema è lo Stato disse Reagan non più tardi di trent’anni fa. Troppe tasse troppe lungaggini, troppa ingerenza pubblica, in una parola troppe regole. I risultati a distanza di anni, sono sotto gli occhi di tutti. Madoff ha agito impunemente in un contesto in cui la deregulation faceva da padrona ma è stata anche la cultura del facile arricchimento ad alimentare ogni sua impresa.
Anche qui da noi, che solo in minima parte e solo di sguincio, siamo stati investiti dalla bufera Madoff, il Governo da qualche tempo menziona il libero mercato palesando l’esigenza di una regolazione.
Salvo poi non tralasciare sede per esaltare lo spirito decisionista e tacciare le istanze democratiche di essere il vero freno per un corretto sviluppo. Ma i rimedi economici e finanziari non saranno sufficienti a contrastare la crisi se dovranno intervenire in un contesto privo del funzionamento delle Camere, della Giustizia, dell’indipendenza della magistratura , della correttezza dell’Informazione, dell’autorevolezza del sindacato. Tutte istituzioni,in un modo o nell’altro, fatte segno in questo momento, di un attacco frontale da parte del Governo.
Non c’è paese al mondo che intenda affrontare la crisi approntando una riduzione di Democrazia. Noi sì e anche senza il ricorso a terminologie apocalittiche quali l’avvento di un nuovo regime, è di tutta evidenza che sarà facile approfittare proprio della contingenza per realizzare provvedimenti illiberali che non faranno che aggravare la già precaria situazione.
Il versante buono del nostro provincialismo – il salvifico troppo bello per essere vero – la cui assenza ha impedito alle vittime di Madoff di tutelarsi, non basterebbe ad arginare la deriva autoritaria che la nuova cultura efficientista sottende e vorrebbe anticipare, che gli squali sono innumerevoli, non solo di razza finanziaria.
Nell’illustrazione il Lipstick building, sulla Lexington avenue a Manhattan, sede degli uffici di Madoff