Rispettiamoci
Adesso se scrivo che questo titolo sparato in prima pagina è un affronto, di sicuro qualche appassionato di comunicazione, mi viene a fare il pistolotto sul senso provocatorio dell’affermazione che fa tanto bene alle coscienze. Grazie tante. Ho già fatto il pieno di paternalismo quando mi sono aggiudicata i sentiti ringraziamenti del Segretario del Partito – non ci posso credere – contenuti nell’articolo di fondo.Titolo : Ne va della civiltà di un intero paese. Appunto. Ma poi grazie de che? Noi giovedì scorso eravamo di presidio ai nostri interessi leggittimi, a protestare per un abuso,a chiedere il ripristino della legalità , mica per fornire gratuiti spot elettorali. A chicchessia. E infatti chicchessia s’è premurato di fare sul proprio giornale , un titolo speculare a questo. Anch’esso provocatorio. Anch’esso per scuotere le coscienze addormentate e suggerire civili scatti d’orgoglio. Noi non possiamo davvero permetterci di trascinare i temi della dignità della persona, della nascita, dell’amore, della malattia e della morte nelle trappole di basse speculazioni politiche.Ne’ possiamo giocare di rimessa su temi largamente affrontati in passato e su conquiste di civiltà faticosamente ottenute . Tantomeno possiamo assitere alle liti tra PD, Arcobaleno o quel che sia, sul diritto di primogenitura di eventuali battaglie. Rispettiamoci. Se temi del genere devono essere inseriti nei programmi elettorali, che lo si faccia politicamente,nel senso più alto che questo termine suggerisce ma soprattutto evitando gli effettacci. Nei momenti chiave della lotta per la 194, le autodenunciate per interruzione volontaria di gravidanza, pur nell’estrema provocatorietà di quel gesto, non si sono mai definite assassine, ciò nel rispetto delle donne che avevano praticato l’aborto, del loro dramma, del loro dolore. Narcisate di questo genere, ci trascinano sul terreno che l’avversario desidera, retrovie abitate da mostri colpevolizzanti. Rispettiamoci e rispettiamo le nostre battaglie. Contrariamente a chi ci chiama assassine, stavolta siamo noi ad essere dalla parte della legalità.

A riprova del fatto che indietro non si torna, non ci sono solo le manifestazioni e i presidi in molte città ,
L’aritmetica è importante in politica e in democrazia ma non è il solo criterio di valutazione , soprattutto sconsiglia di sommare grandezze non omogenee. Disabituati a ragionare in termini politici, può capitare di perdersi in dietrologie o alchimie interpretative estrose (molto di moda) come se la decisione del Partito Democratico di presentarsi al vaglio degli elettori da solo, fosse dettata da ragionamenti velleitari o di riduzione di un danno che ove mai dovesse inverarsi, sarebbe difficile attenuare. Abbiamo probabilmente dimenticato che ogni strategia politica o elettorale contiene un margine di rischio che nessuna alleanza, per quanto ampia, o patto di desistenza o accordo tecnico potrebbe mai diminuire. Abbiamo disimparato il coraggio e la determinazione e dissipato il talento di far progetti non ideologici ma egualmente improntati ad una visione del mondo, ad una coerente direttrice di pensiero.Nella pratica quotidiana del puro e semplice smussare gli angoli, un po’ a me, un po’ a te, abbiamo annacquato la stessa idea di Sintesi. Oggi possiamo contare sulla certezza che le differenze tra il PD e i possibili alleati, sono tali da poter consentire un risultato soddisfacente solo dal punto di vista numerico, NON certo da quello politico. A che serve rabberciare un’alleanza, un cartello elettorale che in teoria potrebbe più agevolmente guadagnare il risultato ma rischia di sgretolarsi in ogni momento per mancanza di una comune visione del mondo? L’ideale cassetto della scrivania del Consiglio dei Ministri presieduto da Romano Prodi , è pieno di Progetti di Legge approvati e mai pervenuti all’Aula per mancanza di numeri. Unioni di fatto, Conflitto d’interessi, Legge sull’immigrazione … Che vittoria è stata quella del 2006 ? Ogni provvedimento assunto è stato l’esito di un lungo lavorìo per contrastare veti o comporre litigiosità. Se il buono che il governo Prodi ha realizzato, stenta ad emergere lo si deve anche all’immagine di disgregazione che ha prevalso su tutto. Oggi per delineare un’alleanza a priori, il PD dovrebbe smentire la propria identità, i maggioritari per vocazione è bene che anticipino nei fatti, il proprio senso del fare politico non solo quello pur nobile del testimoniare. Se trattasi o meno di scivolamento al centro, lo decidano i Programmi e non le aggregazioni. Ma sia chiaro da subito, il PD non corre con spirito olimpico. Corre per vincere.