Estrella estrellita

Estrella estrellita


Debora Serracchiani, consigliere provinciale, che non è  Amèlie e manco Heidi, ma –  mi dicono e non ho dubbi – un tostissimo avvocato del lavoro di Udine, oltre che invadere il web e la stampa nazionale è finita pure su El Pais e da quanto par di capire, domani sera – o prossimamente –  sarà ospite della nuova trasmissione della Bignardi.

Va benissimo, nell’un caso e nell’altro. Tutti coloro i quali si dicono, a vario titolo, preoccupati  dell’eventuale esposizione con relativa possibilità di massacro mediatico, dovrebbero riconsiderare il famoso video, dal quale inequivocabilmente si evince che Debora Serracchiani è in grado di badare a se stessa e di gestire l’improvviso successo come si conviene ad una persona adulta, equilibrata e capace.

Se poi qualcuno aveva ancora dubbi sul fatto che persone non coinvolte nelle dinamiche d’apparato, siano capaci di chiarezza al punto di richiamare l’attenzione non solo dei numerosi passeggiatori, bloggatori twittatori, oramai immancabili in ogni consesso – ma è davvero necessario che il mondo sappia, in tempo quasi reale, che il leader o il sottopanza,  alle ore 10.00 , si sono soffiati il naso? – ma di un consistente pezzo di Partito abitualmente estraneo alle celebrazioni autoreferenziali, pensi alla Serracchiani e si domandi se non sia il caso di aprire un confronto funzionale e serio con i circoli. Magari si scopre che di Serracchiani è pieno il Partito e  si va alle Primarie con le idee più chiare. Magari lo spariglio tanto atteso, è solo a un passo.

Il nodo da sciogliere non è l’età o l’identikit della nuova leadership o se le Primarie sono più belle e interessanti del Congresso, ma ancora una volta come si governano le differenze. E oserei aggiungere, come si sta nelle istanze di partito. Debora che, non a caso, riscuote consensi perchè interpreta il sentimento di molti, lo ha dimostrato. Fosse anche solo per questo, evviva lei.

He’s just not that into you (farsene una ragione)

He’s just not that into you (farsene una ragione)


Se l’unica risposta razionale a molti allarmati dubbi pseudoamorosi, deve essere fornita da Sex and the city o da  un chick flick o da un blockbuster – ma non ci si precipiti, si può attendere tranquillamente l’uscita al noleggio o il passaggio televisivo – qualcosa non funziona in certi modi che le ragazze hanno d’intendere i meccanismi che presiedono la conquista del partner di sesso  maschile.

Ovvero: laddove  lo studio di pur utili strategie da tavolo, comincia ad essere percorso da troppi quesiti destinati a rimanere inevasi, quelli del tipo  perchè non chiama – perché non risponde – perché non mi vuole incontrare –  perché  non lascia sua moglie – e s’impantana in consolatorie improbabili interpretazioni di silenzi, sottrazioni e reazioni che in realtà non hanno nessun bisogno di essere interpretati : He’s just not that into you : La verità è che non gli piaci abbastanza. Può sembrare umiliante ma rischia di diventarlo solo al cospetto del  troppo insistere.

Gli uomini sono meno complicati di quanto non vengano disegnati dalla fantasia femminile con  le sue generose pretese di conferire dignità ad ogni infantilismo. Quando non ad ogni furbizia o mascalzonata.

Non un gran lavoro ma egualmente utile proprio perchè la banalità delle situazioni  è tale da indurre lo scatto d’orgoglio. Ergo, se avete amiche – in primavera poi certe situazioni dilagano peggio di un’epidemia – rose dai dubbi, accompagnatele al cinema oppure –  He’s just not that into you – regalate loro una mattonella con su scritto il tormentone, da piazzare in cucina.

Il vero mistero invece è come abbia potuto Drew Barrymore produttrice, schierare un simile battaglione di dive e divi – infatti non è la recitazione che fa difetto –  convincerli ad interpretare una piéce così gracile da sembrare inesistente. Il cachet, non può essere la risposta, sono in troppi per essersene
aggiudicato uno appetibile. La frase in questione, tratta dall’episodio Il silenzio è d’oro della sesta stagione di Sex and the city è già un must in America e l’immagine della protagonista che per buona parte del tempo fissa un telefono che dopo il primo appuntamento , si rifiuta di squillare, un monito per ognuna.

Divertente il sito del film  con il test : otto passaggi per capire se una coppia può durare ( domande irresistibili)

He’s Just Not That Into You è un film di Ken Kwapis. Con Ben Affleck, Jennifer Aniston, Drew Barrymore, Jennifer Connelly, Kevin Connolly, Bradley Cooper, Ginnifer Goodwin, Scarlett Johansson, Justin Long, Leonardo Nam, Brandon Keener, Sasha Alexander, Morgan Lily, Michelle Carmichael, Trenton Rogers, Kristen Faye Hunter, Sabrina Revelle, Zoe Jarman, Alia Rhiana Eckerman, Julia Pennington, Renee Scott, Chihiro Fujii, Sachiko Ishida, Claudia DiMartino, Carmen Perez, Traycee King, Délé, Busy Philipps, Eunice Nyarazdo, Anita Yombo, Niki J. Crawford, Natasha Leggero, Anna Bugarin, Angela Shelton, Frances Callier, Rod Keller, Brooke Bloom, Marc Silverstein, Rene Lopez, Annie Ilonzeh, Mike Beaver, Kris Kristofferson, Shane Edelman, Bill Brochtrup, Stephen Jared, Melanie Stephens, Nicole Steinwedell, Erik David, Jarrett Grode, Alex Dodd, Kai Lennox, Wilson Cruz, Cory Hardrict, Hedy Burress. Genere Commedia, colore 129 minuti. – Produzione USA 2009. – Distribuzione 01 Distribution

Un pesce di nome Brunilde

Un pesce di nome Brunilde

Sembra facile, innocua, esile la storia –  Andersen, Collodi – della pesciolina rossa che per amore, o fantasia mutante, vuol diventare umana. Ma poi, come spesso accade con Miyazaki, dopo una breve immersione nella bellezza della fauna marina color acquarello, ci si ritrova a fare i conti con le metafore del sottotesto e le relative complicanze. Molto nipponico il tutto, quantunque le tematiche  possano definirsi universali. Dimenticare dunque la martellante,  gommosa canzoncina che nel più tradizionale stile sigla anime, ha preceduto con successo, l’uscita del film nelle sale

Ponyo Ponyo Ponyo pesciolina tu
dal mare azzurro, sei giunta fin quassù
Ponyo Ponyo Ponyo sofficiosa sei
pancino tondo tondo, bambina tu

E concentrarsi – che è meglio – su coraggio, amore, rispetto degli altri, lealtà, rapporto con la natura, mondo soprannaturale. Esorcizzato il melenso e l’infantile ecco qui il Cinema con il suo bagaglio di fantastiche immagini, poesia e colonne sonore colte by Hisaishi. Quanto c’è in questo film dell’universo di Miyazaki san – non si azzardi il  sensei che s’arrabbia è tutto da scoprire : dalla grande pittura giapponese di Hokusai a Silly Simphonies ad Antoine De Saint Exupery – Petite Prince  ma anche Vol de nuit e Terre des hommes  – a Wagner – e quando è Cavalcata delle Valchirie, interviene direttamente la matita  di Miyazaki, perchè le immagini della surfista Ponyo devono essere quanto più possibile all’altezza .E lo sono. Ma niente computer : 70 artisti, 180.000 disegni – moltissimi per un film di animazione e tutti rigorosamente a mano – a raccontare artigianalmente la Storia  dal punto di vista di un bambino :  Come andò che Brunilde ribattezzata Ponyo ,figlia di un ittiologo pazzo e di una divinità marina, ribellandosi al padre ne provocasse le tsunamiche ire e come, barattando i suoi magici poteri,  guadagnasse il privilegio di un’esistenza – si spera – normale, cioè da essere umano.

Ponyo sulla scogliera è un film di Hayao Miyazaki. Titolo originale Gake no ue no Ponyo. Animazione, durata 100 min. – Giappone 2008. – Lucky Red

 
Un singolare caso di coscienza

Un singolare caso di coscienza

Poichè le storture non possono che generare altre storture, il semplice annuncio dell’introduzione del reato di clandestinità, ha già prodotto soddisfacenti risultati in termini di miglioramento della convivenza civile : due casi di lebbra a Milano e due di TBC sempre al Nord. Se tanto mi da tanto, si può immaginare cosa potrebbe accadere se la Legge passasse così com’è. Cioè come Lega Nord, per bocca di Umberto Bossi stesso,  desidera.

Il reato in questione, perseguibile d’ufficio, è ovviamente connesso con l’obbligo di denunzia da parte di qualunque pubblico funzionario nell’esercizio delle sue funzioni : dalla maestra, al medico, al vigile urbano e via di seguito. Inutile che ci vengano a raccontare la fandonia della discrezionalità. Proprio per questo, non c’è associazione di medici o d’insegnanti che non si sia risentita.

E sarà pure una manovra prematrimoniale in vista dei congiungimenti futuri o una manovra punto e basta, ma fatto è che i 100 e passa eletti nel PDL richiedenti al premier la non apposizione del voto di fiducia al provvedimento, suscitano involontariamente, una riflessione : può un insieme di norme destinate alla " sicurezza" - quindi concernenti disposizioni di natura tecnico – amministrativa o di ordine pubblico –  costituire, in Democrazia, un problema di coscienza?

A quanto pare sì, visto il preciso richiamo dei firmatari. Ma se ciò accade significa che c’è qualcosa di abnorme nella ratio che presiede simili proposte. Abnorme come l’idea che le leggi non debbano regolare, garantire, tutelare e, se del caso, sanzionare, ma semplicemente essere in armonia con il lato più oscuro e inconfessabile  di un elettorato da vezzeggiare, blandire e  al quale quasi nessuno più ha voglia di spiegare quali origini abbiano paura e idiosincrasia per l’altro.

L’efficienza non conta ed infatti questi provvedimenti non sono fatti per il funzionamento o per il risultato,  come pure attesta la  Bossi Fini, gran moltiplicatrice di clandestinità e altri disastri,  ma nella loro insensatezza, per creare disservizi a catena. Il che andrebbe già bene rispetto al rischio epidemie di mali dei quali pensavamo di aver dimenticato il nome e che puntualmente si manifesterebbero ove mai gl’immigrati per timore, prendessero a disertare gli ambulatori medici.

Due destre e forse anche tre, si schierano domani alla Fiera di Roma. Se dall’incontro/scontro non ci si aspettano clamorose rotture, non è nemmeno lecito attendersi l’emergere di un’idea di società autenticamente conservatrice. Qualcosa di netto e definito che possa garantire, se non forme di buon governo, quantomeno la possibilità di confrontarsi su terreni dignitosi e con regole del gioco chiare.

L’unica idea di società  , quantunque perversa e rovinosa – ma coerentemente strutturata – al momento, viene espressa solo dalla Lega. Con conseguenze di cui ognuno può rendersi facilmente conto .

Che barba che noia che rabbia ( quei bravi ragazzi)

Che barba che noia che rabbia ( quei bravi ragazzi)

L’ultima borchia al ritratto di famiglia prima dello scioglimento del partito – che avverrà sabato prossimo –  la scolpisce Bruno Vespa schierando in studio cinque esponenti AN di differenti generazioni e tre giornalisti  – Pansa, Feltri e  Sansonetti – a garantire pluralismo e a commentare il tutto.

Certo, per costruire un’immagine dignitosa al Movimento Sociale – antesignano di Alleanza Nazionale –  che fu fondato nel 1946 da un gruppo di ex repubblichini, non è sufficiente un semplice sforzo di fantasia ma per quanto riguarda il conduttore – che ce vò? – la semplice allusione alle ignominie compiute dai partigiani – sennò Pansa che ce sta a ffà? – e alle relative persecuzioni – mica provvedimenti dei tribunali   all’indomani della liberazione e oltre,  basta e avanza per riequilibrare il quadro fornendo ampia motivazione . Insomma tra fucilatori e fucilati, sostenitori delle leggi razziali e no, è tutta una gran marmellata dei tempi lontani. Riconciliamoci.

Le persecuzioni e il famoso arco parlamentare restano al centro dei primi cinquanta minuti di trasmissione perchè – concorda anche Pansa – i missini furono di fatto emarginati dalla vita politica italiana, con grave danno per la Democrazia e per noi tutti.

Flebili  allusioni agli appoggi esterni di certi governi – vedi Tambroni – tra i più illuminati di cui questo paese ha potuto disporre, non scalfiscono la granitica  tesi della conventio ad escludendum .

Non parliamo poi delle  ripetute violazioni alla legge Scelba o i reati di attentato alla Costituzione o Istigazione all’insurrezione armata, in carico a Giorgio Almirante e che tennero impegnati Giunta delle autorizzazioni a procedere e Parlamento fino a tutto il 1974 . Ovvero il fatto che l’ MSI ispirasse i propri modelli a quelli dei regimi  reazionari di   Salazar, Papadopoulos e Franco e che da ultimo, inneggiasse ad Augusto Pinochet senza nessun  pudore.

Infatti non se ne parla. Ci prova Sansonetti ma con poco esito.

Più che una lustratina all’immagine con abbondante dose di omissis sembra direttamente un’ opera di Falsificazione. Del resto, esaurito l’alibi  dei crudeli partigiani, forse che non s’erano materializzate nel frattempo le Brigate Rosse? E dunque. Tutto torna. Le radici sono salve.

Peccato che la nascita delle  BR risalga al 1970 e che già dall’ aprile 1968, Giorgio Almirante, padre nobile del partito,  avesse personalmente guidato una squadraccia da 200 mazzieri reclutati nelle palestre di Caradonna, per ripulire la Sapienza occupata dai rossi. Che poi erano i ragazzini delle scuole medie superiori convenuti per uno sciopero. Proprio il  16 di marzo,  stessa data della trasmissione.Tante volte il destino… Ma su questo, buio totale.

Peccato che i perseguitati della generazione di mezzo, bravi ragazzi, tutti covo del Colle Oppio a Roma e casa di Julius Evola a Corso Vittorio, a far ballare i tavolini a tre gambe oppure a farsela con gli stragisti, i massoni, le spie e i cultori dell’alchimia e della cabala, avessero per la testa ben altro che le Brigate Rosse alle quali sopravvissero oltre il 1989, data dell’ultima prodezza conosciuta del primo cittadino.

Ma nemmeno di tutto questo si fa cenno e in men che si dica, archiviata la Roma clericofascista dei bracieri accesi e delle mimetiche per commemorare i nostri morti – se l’iconografia non è decadente che gusto c’è  ci si ritrova in men che si dica proiettati a Fiuggi e a Gerusalemme. Fini monda il partito dai peccati suoi, le persecuzioni sono finite e si comincia a risalire la china. Come se avessero mai smesso.

Ovvio che lo sdoganamento definitivo avviene ad opera di Silvio Berlusconi che inaugurando un supermercato della Bassa, dichiara che se fosse stato romano, tra Fini e Rutelli, avrebbe votato Fini. E’ il segnale.

Tutta qui la favola bella della Destra Buona le cui bravate altro non sono se non il riflesso delle malefatte della Sinistra Cattiva. E se tutto è dimenticato già da oggi, chissà cosa sarà di un passato non certo limpido quando, a fusione avvenuta diventeranno un sol partito con quelli del PDL.

Con un solo leader – loro non hanno problemi di contrasti tra Fini e Berlusconi – Una sola anima – loro non sono come il PD – Una sola identità – infatti tra destra sociale e  liberali, in fondo che differenza c’è ? – Un solo Pantheon – hanno anche quello – dal quale non sono esclusi Gobetti e Flaiano, Fellini e Leone. Tanto sono tutti morti, più che rivoltarsi nella tomba, non possono.

Meno male che l’ora è oramai tarda e la disinformazione può raggiungere solo i fascisti senza speranza e gl’insonni, dato che chiunque provvisto di buona memoria è rimasto senza parole, mentre spera in una presidenza RAI decisionista o in un qualche accidente che tolga a Vespa almeno la metà dello spazio che malamente occupa.

Nell’illustrazione Almirante alla Sapienza, sulle scale del Rettorato,  si compiace della spedizione punitiva