Finisce qui ( orgoglio & curatori )

Alitalia ha perduto il connotato costitutivo dell’impresa e in senso tecnico dovremmo definirla come un’azienda di consumo, al pari di una famiglia o di un’opera benefica». Alitalia «distrugge, non crea valore aggiunto: non solo il suo capitale, la sua stessa liquidità è in via di esaurimento.Questo il gioiello ( la definizione è di Padoa Schioppa )che si era messo sul mercato per la cessione e che avrebbe dovuto stimolare compratori per le sue alte potenzialità .Intorno a questo bene di famiglia, del quale siamo proprietari al 49%, il Mercato ha sviluppato l’attenzione che si presta ad un’impresa che prima di cominciare a produrre utili necessita di un robusto programma di ristrutturazione e rilancio, segnata da relazioni sindacali che all’estero vengono considerate perverse, un alto costo del lavoro, un hub di troppo, il tutto dislocato in un paese di cui l’instabilità politica è un dato strutturale. L’ultima avventura conclusasi ieri con l’abbandono della trattativa da parte dell’unico compratore rimasto – Air France – era cominciata alla fine di gennaio dello scorso anno col posizionamento di un numero di imprese e cartelli variamente costituiti. Si sarebbe potuto far di meglio? Si può sempre fare meglio, sebbene in questo caso, termini di paragone non ce ne siano molti, visto che per Alitalia nei cinque anni di governo del centro destra, non si è fatto proprio nulla, se non consentire che perdite si aggiungessero ad altre perdite che, via via ripianate, senza apportare sostanziali correttivi, potevano solo concorrere a determinare un punto di non ritorno. In questi giorni ci è stato più volte detto quanto l’offerta Air France non fosse congrua e l’atteggiamento del governo incline alla svendita. Nessuno però ci ha spiegato rispetto a quale altra offerta corredata da piano industriale, fosse stata stimata l’incongruità. In cambio Silvio Berlusconi ha calato l’asso della solita cordata fantasma, quella che quando se ne determina la circostanza, spunta fuori dal cappello, scombina quel che può,magari favorisce qualche amico e poi finisce sul tavolo del magistrato. Poco conta se i nomi degli imprenditori del nord siano rimasti top secret, a parte l’andirivieni con rinunzia finale di figli illustri. La riservatezza in affari, si sa. Era naturale che campagna elettorale, trattativa e mercato azionario, tre circostanze in cui la riservatezza può essere invece tralasciata per dar luogo a strombazzamenti vari , fossero investiti di una simile uscita. Quando si dice la forza di una proposta. Qualcuno a questo punto , deve aver pensato di poter utilizzare la cordata come una sponda per alzare la posta con Air France, non c’è altra spiegazione al rimaterializzarsi nella trattativa di ieri, della proposta concernente il mantenimento in Alitalia delle attività deficitarie di AZ Service. Sempre quel qualcuno, pensava anche di avere tutto il tempo davanti per articolare la trattativa, ovvero che Air France avesse una volontà così incrollabile di aggiudicarsi la posta da accettare l’ennesima penalizzante clausola. Così non è stato . La liquidità , con buona pace del ministro Bianchi, va assottigliandosi e la compagnia ha pertanto i minuti contati, Spinetta invece era così distante dalle controparti da non avere ricevuto nemmeno il mandato per trattare le sopraggiunte novità. Sembra impossibile essersi lasciati scappare l’unica possibilità credibile di cessione della compagnia . Le soluzioni a questo punto , a meno di colpi di scena, seguono i percorsi obbligati e non meno onerosi per la Collettività , del Fallimento attraverso l’Amministrazione Controllata. Ne’ i lavoratori ne’ i contribuenti ne saranno avvantaggiati.Non parliamo del servizio. Alitalia è un emblematico compendio delle nostre impossibili privatizzazioni e cessioni : aziende che non sono interessanti per gli acquirenti a causa della poca competitività sul mercato, incapaci di rendere servizi improntati a criteri di economia ed efficienza, spesso irrecuperabili per l’insistenza di pesanti condizionamenti politici e sindacali e delle quali continuiamo nonostante tutto a rimanere proprietari e a pagare i costi : nel caso di Ferrovia e Poste, dopo elaborate e onerose ristrutturazioni , socio di riferimento è rimasto il Ministero delle Finanze per quote che sfiorano il 60% , nel caso di Alitalia, dopo averne , anno per anno ripianato i bilanci , la bancarotta, prospettiva che in Belgio e Svizzera ha visto risorgere compagnie decimate per organico e servizi. E meno male che la vituperata proposta francese era la più umiliante per il servizio, i lavoratori e per l’orgoglio nazionale al quale, oggi come oggi, non rimane che la tutela del Curatore.


Inseguire la fiducia a Palazzo Madama prevedibilmente senza esito, non significa automatiche elezioni anticipate come tendono a far credere i giornali avvalorando invece la tesi che le dimissioni aprirebbero la strada alla formazione di un governo istituzionale o tecnico (che non sono la stessa cosa). Dunque bene fa Romano Prodi a riportare la crisi in Parlamento e ad inscriverne il decorso in quell’ambito e non altrove. Prodi, al di là di ridicole illazioni sull’attaccamento alla poltrona o su non meglio identificate ambizioni di prosieguo, nonchè su tutte le note di colore di acquisti e defezioni di questi giorni, in realtà non fa che esercitare il suo diritto dovere di verificare l’esistenza di una maggioranza. Questa intransigenza costituzionale dovrebbe bastare a liberarci dalla rumenta che abilmente ci viene propinata su bisbigli, presunzioni,intercettazioni, inchieste e figlioli, per la circostanza sottoccupati, in lite con altri figlioli notoriamente grandioccupati, contese interessanti quanto la bolletta del gas che con la crisi hanno a che vedere solo nel caso in cui si sia disposti ad ammettere che costituiscono la prova provata che questa volta si muore di cattiva politica e di tanta rumenta. Quella che travalica i cumuli campani. Crisi di sistema.Non semplicemente di governo. E infatti . Ciò che non s’intravede e che nessun rispetto costituzionale, nessuna riforma elettorale ben articolata, può sostituire, è un cenno di maiuscola Volontà Politica di superare l’impasse. A fronte della crisi che si annuncia, c’è chi vuol precipitarsi alle urne certo di un facile successo,non importa se a regole elettorali immutate, non importa se la correzione di quelle stesse regole ha impegnato il dibattito politico degli ultimi mesi , c’è chi vuol cucire addosso alla propria formazione una legge elettorale che moltiplichi magicamente i consensi, infine c’è chi vuole tutto ma particolarmente pensa a ricollocare se stesso e i propri cari, pronto a scivolare tra le fila dei possibili vincitori. Recarsi oggi al senato a rassegnare le dimissioni, significherebbe evitare di esacerbare gli animi e forse di fare terra bruciata intorno alla possibilità di costruire un governo istituzionale che provveda alle Riforme. Soluzione quest’ultima che indubbiamente sarebbe la migliore per il Paese. Ma Romano Prodi ha ragione, il senso di responsabilità non può essere esercizio unilaterale.Ne’ una procedura ineccepibile e trasparente può essere interrotta solo perchè in caso contrario qualcuno potrebbe stranirsi. Che ci si conti dunque e che sia chiaro chi sta da una parte e chi dall’altra . Nella fase a seguire, col Quirinale a sorvegliarne i passaggi, sarà più agevole capire chi sacrifica i propri interessi particolari al Bene Comune e chi pur di occupare immediatamente le postazioni, lascerebbe immutate condizioni svantaggiose per la governabilità. Se in nome della chiarezza dev’essere muro contro muro, muro contro muro sia…
Un sistema di potere che ramifica e riproduce se stesso sebbene non comporti diretti arricchimenti degl’interessati ( tutti si affannano a dire che stavolta non si evince passaggio di denaro, corruttela brutale , richiesta di tangenti insomma ) ma solo consolidamento del meccanismo con quel che ne consegue, sta alla base dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Il fatto che si possano probabilmente escludere andirivieni di valige o presenza nelle tappezzerie capitonnè di imbottiture a base di valuta corrente, non attenua la gravità dei fatti dal punto di vista della moralità e dell’etica politica . Le estreme conseguenze di simili comportamenti, volendo sgomberare il campo dalle inutili digressioni su arredi e torroncini agli ospiti di casa Mastella, sono presto dette : un colpo inferto alla democrazia e alla logica del buongoverno : un primario, un direttore sanitario, un magistrato posti a capo di strutture importanti non per le proprie capacità ma per l’appartenenza o meno a gruppi di potere possono determinare con più probabilità di altri, gravi malfunzionamenti.Lo stesso dicasi per appalti assegnati con metodi poco trasparenti e clientelari. E se da una parte è in gioco la democrazia, dall’altra un’economia sempre più drogata e lontana da quel libero mercato di cui tanto si sprofferisce. Quanto di questo sistema sia contenuto nelle intercettazioni sulle quali poggia l’inchiesta, vedremo in seguito . Nel frattempo non c’è di che stupirsi se il Parlamento non abbia granchè a cuore la messa a nudo, la condanna di un simile metodo che è largamente diffuso. Non c’è di che stupirsi nemmeno se in circostanze come quella di ieri, in cui l’autonomia e la libertà della magistratura sono messe in discussione dal Guardasigilli in persona, pochissime siano le voci di dissenso e l’applauso dell’aula travolga da destra come da sinistra l’oratore.Intendiamoci : nessuno porta l’anello al naso e questi provvedimenti che scattano nei momenti più adatti non possono far a meno di far riflettere,tuttavia questo non è un buon motivo per generalizzazioni e inutili aperture di conflitti tra Poteri dello Stato.Nemmeno se ci sembra francamente sproporzionato il provvedimento di custodia cautelare, nemmeno se alla luce di quanto fin qui si legge, il ruolo della signora Mastella non emerga precisamente come quello di reginetta della cupola.Un magistrato due magistrati tre magistrati…non sono la Magistratura come un soldato o due non sono l’Esercito. Questa storia durerà per quel che serve, stemperati gli echi degli ultimi applausi, si è già passati alla fase due : strumentalizzazione politica. Ognuno come sa e per quel che può.Così dai Rifiuti di Napoli, alla rinunzia di Ratzinger passando per la minaccia dello sciopero generale tutto fa brodo e l’Aula ne approfitta, Mastella intanto si è dimesso,il suo partito è uscito dalla maggioranza garantendo l’appoggio esterno al governo Prodi, come dire un radioso futuro di mani libere.Proprio quello di cui c’era bisogno.Del resto Mastella è un politico navigato e sa trasformare le traversie in opportunità.Tutto sembrerebbe giocare in direzione di nuove consultazioni elettorali salvo che con la Riforma siamo in alto mare e di nuovo c’è solo che la Corte Costituzionale ha ammesso i quesiti referendari.Meglio di niente, dicono in molti , salvo che se dovessero passare i SI, avremmo una specie di ibrido che solo in parte risolverebbe i problemi di governabilità e chiarezza. Molto ancora si potrebbe fare ma non sembra questo il clima adatto a concertazioni e accordi trasversali.Nelle more Un posto al sole soap tutta italiana anzi tutta del Centro Produzione Rai TV di Napoli e quivi ambientata, festeggia domani il suo episodio n. 2.500. Non ho seguito la saga per questioni di orario disgraziato ma non importa, il solo titolo in questi giorni,mi pare…tutto un programma.