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Renato Nicolini candidato

Renato Nicolini candidato

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Essendo partito con ritardo, è possibile che Renato Nicolini abbia difficoltà con la raccolta delle  firme per la presentazione della sua candidatura a segretario. Il dibattito congressuale, in caso di esito negativo, perderebbe così un contributo importante.

Se invece ce la dovesse fare, ogni riserva rispetto alla mia personale collocazione all’interno del Congresso, cadrebbe e non solo per il richiamo ad esperienze condivise o perchè  in quel che Nicolini dice  ritrovo la mia storia – che già non sarebbe poco – ma perchè nella sua proposta politica c’è quel che, a mio parere, assolutamente manca alla discussione:  un’idea precisa di cultura, di società e infine di futuro.

Nel suo blog sono reperibili indicazioni varie nonché ;il video con la presentazione della candidatura. Da ascoltare con attenzione. Comunque vada.

Chi ha paura dell’ex Fenomeno® ?

Chi ha paura dell’ex Fenomeno® ?

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Certo sventolare questioni territoriali, sotto il naso di Beppe Grillo, non è stata una gran mossa. Data la complessiva fragilità dell’ impianto partitico e l’intento chiaramente provocatorio del richiedente tessera e possibilità di candidatura, c’erano diverse strade da percorrere prima di mettere mano alla soluzione strettamente statutaria, evitando così di  passare per quelli che non vorremmo mai essere : rigidi burocrati.

Una soluzione era quella di accettare che Grillo dicesse la sua, che  sottoponesse candidatura e proposta politica ai diversi passaggi precongressuali, Primarie comprese. Ovvero che gli si opponessero circostanziatamente motivazioni di carattere politico.

In un congresso di partito  vince la maggioranza, pertanto chiunque può ambire alla scalata, nello stesso tempo, poichè quello stesso partito va preservato da intenti distruttivi, ogni ambizione è lecita purchè in armonia con valori, prerogative e missione politica che la Formazione esprime. In questo caso, forse, mettere al lavoro lo Statuto avrebbe avuto un senso. Concludendo, al di là delle cose dette in passato, Grillo può essere in sintonia con quei valori? Nel dubbio, meglio un pubblico confronto che un pretestuoso diniego.

Invece si è temuta la manovra entrista –  termine obsoleto, prelevato dal basso politichese d’antàn, rivelatore di antiche paranoie –  e questo sarebbe ancora niente se, con l’occasione, quei timori non fossero apparsi in tutta la loro scabrosa evidenza.

Leggero o pesante, liquido o solido  che lo si voglia, in questo partito, invece  Beppe Grillo ha posto nemmeno troppo indirettamente una questione elementare di democrazia e, a mio sommesso parere, l’episodio della sua candidatura rivela una connaturata tendenza all’ istinto di fuga di certi elementi dell’ establishment.

La formula congresso-presepe con i gggiovani, i vecchi, i padri e le madri nobili, i fondatori, i duellanti,  gli outsider – purchè siano di professione –  i laici, i teodem e quant’altri, andrebbe accuratamente evitata. Quello sì, che sarebbe un remake  di Helzapoppin, per dirla con Fassino, persona stimabilissima, ma che evidentemente non ha visto con gli occhi giusti  quel bel film e i suoi magnifici tormentoni.

Non posso pensare ad un congresso che non rispecchi la nostra travagliata realtà di donne e di uomini di centro-sinistra alle prese con rosiconi epocali. I quali, sia ben chiaro,  non speriamo di risolvere con un colpo di bacchetta magica ma quantomeno di allineare, di mettere a tema,  di rendere disponibili al dibattito e pronti per essere tradotti in proposte politiche. Se Grillo fa parte di questo universo o egli stesso rappresenta un rosicone, lasciamo che dica la sua. Se non dovesse piacerci, possiamo sempre batterlo. Democraticamente. ( e se la solfa dovesse essere la solita, molti di noi sono già pronti)

Nell’illustrazione uno spettacolo di Grillo, la foto è di  Molinari

En résumé ( jusqu’à maintenant)

En résumé ( jusqu’à maintenant)

A meno di clamorose sterzate – vedo che oggi Zingaretti scrive una lettera aperta a Serracchiani per i dovutichiarimenti -  il dibattito precongressuale sembra avviato sulla china dell’ annosa polemica fra nuovismo e passatismo. Come dire che a vent’anni dalla svolta del PCI, il tempo è trascorso invano. Come dire che se continuasse così, l’autoreferenzialità, rischio che ogni congresso un po’ si porta dietro, da possibilità diventerebbe certezza con immaginabili conseguenze.

Ne’ a sventare tale iattura, sono sufficienti le dichiarazioni d’intenti, i tonanti richiami al passato o al futuro, le  differenziazioni tra nuovo e nuovista – che manco si sono aperte le danze e già ci sono arrivate fin sulla cima dei capelli –  il partito degl’iscritti e quello degli elettori, quello strutturato su territorio e quello liquido o spray , le primarie si, no, forse, nonchè le lagne sulla cattiveria degli apparati. Sia gradita l’occasione alle varie mozioni di specificare com’è che si intende battere questo governo, oltre che con quale forma partito. Io credo che una buona parte degl’iscritti voglia scegliere sulla scorta di proposte. Il nemico sarebbe là fuori, vale la pena di ricordarselo ogni tanto.

Dunque, compito delle terze e quarte opzioni sarebbe anche quello di  tirare fuori il dibattito dalle secche in cui, pur mostrando la consueta vivacità, si è impantanato. In tal senso, Ignazio Marino per propria formazione e impostazione politica, possiede numerose chanches. A patto che non faccia della laicità – tematica alla quale il suo nome è invariabilmente legato –  l’ultima frontiera dell’ideologismo, la sua candidatura si presenta ricca di opportunità.

Rende infine lieti – e per davvero –  pur con tutte le riserve e le critiche qui, più volte espresse, che il lavoro del gruppo adoperatosi in questi ultimi tempi alla ricerca di un’alternativa possibile, abbia trovato naturale esito in questa formula destinata oltretutto a riscuotere consensi e non solo a fare ammuina, magari con prospettive suicide di belle morti ovvero di entusiasmanti sconfitte.

Se questa è politica, si corre per vincere. Solo così ci si sente davvero responsabilizzati e si possono acquisire sostenitori.

( Nell’illustrazione, (ci soccorre la pittura) Particolare della scuola d’Atene. Raffaello (in Vaticano.)

En attendant due (cartoline dall’impasse )

En attendant due (cartoline dall’impasse )

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Nel frattempo – sempre a proposito di quarte o quinte opzioni – Chiamparino ha rinunziato e Serracchiani ha formalizzato il suo appoggio a Franceschini. Nessuna di queste decisioni coglie alla sprovvista e  mentre prosperano lo stigma e l’incertezza,  la dimensione dell’attesa si arricchisce di nuove opportunità : Ignazio Marino. Emblema di laicità e garante di testamenti biologici. (e rianimazione..secondo una brillante battuta, meno male che Franco Marini c’è)

Sempreverde il settore Armiamoci e Partite che interamente si rivolge ai titubanti , assicurando loro appoggio morale  nella prospettiva di una bella morte o a scelta, di un’ entusiasmante sconfitta. Manca solo che si esorti : chi per la patria muor vissuto è assai e poi possiamo chiudere con l’allegria delle Massime Eterne.

La metafora del campo di battaglia, ha preso un po’ la mano a tutti. A qualcuno – più d’uno per la verità –  però sfugge che cosa sia davvero un Congresso, laddove presentare una mozione e candidature proprie, importa uno sforzo politico e organizzativo di non lieve entità, una presenza su territorio nazionale tale da assicurare le presentazioni in ogni circolo e consensi stimati intorno al 15 % solo per arrivare sani, dignitosi e salvi alla meta.

In mancanza, invece di essere fagocitati prima, lo si sarebbe dopo. Sempre che al vincitore interessino ancora le spoglie. Tanto per mantenere il linguaggio militare. Ci sarebbe poi un aspetto non propriamente politico e forse esistenziale a far da corollario al problema della sconfitta. Ma non è questa la stagione delle sottigliezze. Stai a guardà il capello se quello per cui hai lavorato mesi, rischia la dissoluzione.

In compenso c’è anche chi dice che grazie alla rete si potrebbe vincere ( come no, a briscola).

Non si può stare seduti su di una poltrona vent’anni ci è stato ripetuto da varie parti, in questi mesi. Sacrosanto. Ma per l’appunto in questi giorni è sotto gli occhi di tutti quanto sia difficile fare in modo che ciò non accada.

Senza considerare che l’antico duello che tanto affascina i retroscenisti, non sarebbe l’unico nodo da sciogliere. Quindi di sicuro l’abusata  dinamica risulterebbe scompaginata, grazie a ulteriori proposte, dopodichè servirebbe un’idea forte di società, di partito e di futuro. E visto che siamo in un Congresso e non all’assemblea di un’associazione culturale, occorrerebbe fosse detto con chiarezza  attraverso quali passaggi si vuol raggiungere ogni obiettivo.

Ce la vogliamo mettere un po’ di politica o conta solo chi sta dietro a chi ?

Un’ultima notazione inevitabilmente cinematografara:

 

Da qualche parte, uno dei siti collegati ai lingottini già piombini,  è spuntato  fuori anche Blade Runner. Sì d’accordo, è per la stracitata battuta di Roy, quella che tutti conoscono e sembra buona in ogni  occasione  I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion…

ma non è che sia poi di grande opportunità, dati i tempi soprattutto, rispolverare una pellicola sui replicanti che vogliono diventare umani,  che chiedono al creatore – o padre, per gli spettatori  più maligni – la chiave per la sopravvivenza oltre il previsto. Salvo che poi non se ne fa niente e tutti muoiono.

The light that burns twice as bright burns half as long…and you have burned so very, very brightly, Roy.

osserva Tyrell – il creatore – prima di morire per mano di Roy. Ecco appunto. Noi vediamo un po’ di bruciare da una parte sola e possibilmente di uscirne vivi.

Nell’illustrazione l’occhio di Roy. Da Blade Runner

En attendent ( apriamo ‘sto tag )

En attendent ( apriamo ‘sto tag )

In attesa di conoscere le opzioni politiche – e se del caso di contribuire a formularne ulteriori – si apprende che tutti i candidati alla segreteria vogliono il rinnovamento, indistintamente rifiutano le vecchie logiche, come un sol uomo  disdegnano le correnti  e c’hanno pure un sacco di giovani da inserire in squadra. Qualcuno è persino giovane di suo.

Intanto domani c’è Direzione Nazionale per l’approvazione dei regolamenti congressuali che saranno pure complicati – mai viste regole per smazzare le poltrone che siano semplici – ma hanno il pregio di evitare pasticci del tipo ( tanto per fare un esempio)  che la mozione che la vuole cotta si allei con la mozione che la vuole cruda per battere tutti insieme quelli che la vogliono al dente. Con tanti saluti, se ciò potesse accadere, al senso delle primarie e   alla chiarezza della cosidetta linea politica che tutti reclamano unica, netta e intellegibile.

Fin qui niente di nuovo, compreso un gran dafare per i retroscenisti e non solo quelli dei giornali, nonchè un rimpallarsi da un gruppo all’altro di espressioni del tipo : ma questi qui non dicono come –  sottinteso, lo fanno questo rinnovamento – e che garanzie ci sono etc etc.

Schizzetti di veleno qua e là sulle dichiarazioni d’intenti e il prevedibile avvio della campagna denigratoria – ingiusta e speciosa peraltro -  contro la Serracchiani, completano l’affresco. Del resto la ragazza le ha tutte : è giovane, è donna, è capace e ha avuto successo. Qualunque sarà la sua scelta, questo, ahimè, non è che l’inizio.

Ciò detto, poichè non è mai troppo presto per ammassare le truppe, sono ufficiosamente iniziate le relative operazioni con qualche piccolo spariglio in termini di chi sta con chi e un minimo di rimescolamento delle carte. Non sto qui ad annoiare su quel che ha detto Gentiloni a Rutelli. Sui giornali c’è già tutto.

Et moi…? E io resto al momento in attesa e pure con qualche perplessità di tipo, almeno per l’occasione,  Bettiniano – distante da Bersani e poco convinta da Franceschini –  Un po’ perchè registro tra i più assidui frequentatori di assise congressuali,  la stessa mia fastidiosa sensazione di de- ja -vu e poi perchè  so per certo, che per quanto partecipata e attiva possa essere la fase, difficilmente un congresso risponde in pieno alle aspettative. E in questo caso, ne avverto molte. E infine perchè senza piattaforme politiche non resta che giocare a comporre e scomporre le compagini. Ha ragione, al solito, Chiamparino, quel che conta è la politica non con chi stanno gli amici.

Aspettiamo dunque il quarto e forse quinto uomo – il terzo c’è già ed esordisce domani –  Aspettiamo il Lingotto (dal quale io spero vivamente esca qualcosa di più che un semplice endorsement) . Aspettiamo una donna?

Ecco, questo proprio non pare all’ordine del giorno.

Ma poichè l’ultima cosa che vorrei fare è gettare acqua sul fuoco – semmai un po’ di benzina, visto il clima, di apparente attivismo ma in sostanza un po’ soporifero – ovvero esercitare lo sgradevole  ruolo nevrotico – distruttivo di quella che tanto già si sa come va a finire, intanto apro il Tag, l’entusiasmo verrà.

 Nell’illustrazione Le serment  des Horaces di David. La stagione è pittorica, si vede.