Il suonatore Jones
La terra ti suscita
vibrazioni nel cuore: sei tu.
E se la gente sa che sai suonare,
suonare ti tocca, per tutta la vita.
Che cosa vedi, una messe di trifoglio?
O un largo prato tra te e il fiume?
Nella meliga è il vento; ti freghi le mani
perché i buoi saran pronti al mercato;
o ti accade di udire un fruscio di gonnelle
come al Boschetto quando ballano le ragazze.
Per Cooney Potter una pila di polvere
o un vortice di foglie volevan dire siccità;
a me pareva fosse Sammy Testa-rossa
quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare le mie terre,
– non parliamo di ingrandirle –
con la ridda di corni, fagotti e ottavini
che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa,
e il cigolìo di un molino a vento – solo questo?
Mai una volta diedi mani all’aratro,
che qualcuno non si fermasse nella strada
e mi chiedesse per un ballo o una merenda.
Finii con le stesse terre,
finii con un violino spaccato –
e un ridere rauco e ricordi,
e nemmeno un rimpianto
Fiddler Jones gli stava addosso come nessun altra identità , anche se dove finivano le sue dita cominciava una chitarra e non un violino (che per questioni di metrica poi diventò un flauto).Coltivare la propria visione del mondo oltre le cose era il suo tratto,il suo segno inconfondibile.Per questo,diversamente da un medico,un chimico ,un giudice ,non si tratta di un suonatore e basta.E’ proprio lui Jones, quello che dove altri vedevano siccità, faceva turbinare le gonne delle ragazze al ballo.E quel ridere rauco e ricordi e nemmeno un rimpianto è la risposta alla domanda inziale della Collina :
E dov’è Jones, quel vecchio suonatore
Che giocò con la vita per tutti i suoi novant’anni.
Affrontando la tormenta a petto nudo.
Bevendo e piantando casino.
Senza mai un pensiero
Né alla moglie, né ai parenti,
Né all’amore, né al denaro, né al cielo?…
Da Spoon River Antology (1915) di Edgar Lee Masters traduzione di Fernanda Pivano