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Les Trois Glorieuses

Les Trois Glorieuses

 

Il giovane anarchico arrampicato sul basamento della Colonna di luglio è stato ritratto ieri in occasione dello sciopero generale. Il monumento si trova in Place de la Bastille in memoria delle Trois Glorieuses, le giornate del 27 28 e 29 luglio 1830, note anche come Seconda Rivoluzione. In cima alla colonna, è posta la statua che rappresenta il Genio della Libertà, una figurina alata, leggera e trionfante nell’atto di spezzare le catene. La foto è stata presa da Libération di oggi, l’ha scattata un lettore,  Franois Jouve ed è titolata Un bon début . Come si può vedere, ieri a Parigi era una bella giornata

Simone, Joséphine, Nathalie

Simone, Joséphine, Nathalie

La Passerelle Simone De Beauvoir nel XIII arrondissment  parigino, è un ponte pedonale in metallo e legno realizzato dall’ architetto Dietmar Feichtinger che del congiungimento – quando si tratta di includere strutture nuove tra contesti  differenti  e non solo di semplici  passaggi tra una sponda e l’altra del fiume – ha un’idea molto precisa. La costruzione, molto ardita e priva di piloni centrali,  quindi con piacevole effetto di amaca sospesa sull’acqua,  è strutturata su più livelli, ed è stata concepita  per ospitare mostre ed iniziative culturali. Collegando  la Biblioteca Nazionale François Mitterand al parco di Bercy, consta da un capo all’altro del ponte di prospettive paesaggistiche totalmente diverse, da una parte un quartiere modernissimo sorto laddove erano mulini a vento e vinattieri  e dall’altra un bosco.

Se la visita parigina cade di questa stagione – meglio lasciar perdere Aznavour che promette mirabilia : à Paris au mois d’août ci fa un caldo pazzesco, altro che storie,  mentre è meglio fidarsi sempre e solo di Jacky e  della sua  Je suis un soir d’été   – ed è,  come auspicabile, di quei soggiorni senza fretta, avendo in precedenza evaso il Louvre, Les Invalides, la Tour, nonchè gli Champs-Élysées  , si può dedicare alla Passerelle e ai bellissimi dintorni, una giornata intera.  Lontani da itinerari turistici, si può imparare ad usare la città mescolandosi ai parigini, che poi è sempre il modo migliore per godersi la vacanza.  A pochi metri dal ponte infatti, somigliantissima ad un’ imbarcazione, “galleggia" la piscina Joséphine Baker che sfrutta l’acqua (depurata!) della Senna ma  soprattutto le relative piacevoli atmosfere, dalle banchine, agli alberi, ai battelli, essendo completmente all’aperto, d’estate (mentre d’inverno o in caso di pioggia viene chiuso il tetto ed è circondata di vetrate) . La piscina, che è comunale, offre una rosa di efficientissimi servizi oltre all’illusione di nuotare nel fiume . Qui sopra, nell’illustrazione a sinistra, la piscina in versione diurna e qui sotto invece, di notte quando viene coperta. Il palazzo che la sovrasta è  la Biblioteca Nazionale.

Tutto il XIII arrondissment  è una zona  in fase di costante evoluzione ed è assai istruttivo guardare in che modo viene declinata  la convivenza del nuovo con l’antico, vuoi  recuperando e conservando quanto è possibile,  vuoi col metodo dell’inclusione di strutture moderne come la Biblioteca Nazionale o la Passerelle De Beauvoir o la Piscine Baker. Un’estrema vivacità di iniziative culturali poi, mantiene attivo l’insieme, garantendo  un’ affluenza di pubblico di ogni tipo, obiettivo ed essenza  vera di ogni progetto di riqualificazione . La giornata  potrebbe avere un’ adeguata conclusione in un ristorante di cucina tradizionale francese. Un po’ defilato, poco frequentato dai turisti e  a soli dieci minuti dalla Biblioteca, percorrendo una via pedonale vicinissima al giardino della Montgolfiére, Chez Nathalie, è un posto tranquillo con discreta carta di vini, cucina accurata, servizio impeccabile e prezzi non proibitivi.

 

Non ho la foto di Nathalie ne’ del suo piccolo  ristorante che si trova al 45 di rue Vandrezanne. Ripropongo quindi un’ immagine con la passerella, la piscina e la biblioteca nazionale, quel palazzo con la X luminescente che segnala all’interno  la presenza dell’Expo Eros, un’iniziativa di qualche tempo fa. 

(Si può tornare a casa con il  metro alla fermata  Bibliothèque François Mitterand)

La chaleur se vertèbre
Il fleuve des ivresses
L’été a ses grand-messes
Et la nuit les célèbre
La ville aux quatre vents
Clignote le remords
Inutile et passant
De n’être pas un port
Je suis un soir d’été

Jacques Brel Je suis un soir d’été. Sue le parole, sua la musica

 

Maximum City (si può tornare a casa?)

Maximum City (si può tornare a casa?)

Maximum city sottotitolo dell’edizione americana Bombay Lost and Found , Bombay perduta e ritrovata ( a noi è toccato Bombay città degli eccessi) è il bel libro di Suketu Mehta ,giornalista per eleganti riviste americane ( Harper’s,The voice of village,Granta), sceneggiatore per Bollywood, alla sua prima prova di scrittore.Riuscita,va subito detto, come meglio non si sarebbe potuto.Dopo ventun anni vissuti tra l’Europa e gli States Metha torna in qualità di NRI indiano non residente,(esponente dunque di una delle più grandi diaspore del mondo) e trova che nel frattempo la città è diventata eccessiva,intasatissima,immensa,divisa tra lusso e slums,tra potere e miseria,tra legalità ed illegalità,divisa tra passato estremo,presente altrettanto estremo e futuro conseguentemente estremo.Gli autori di razza sono invisibili,in questo caso la materia estremamente ricca e complessa, impone di essere dietro alle cose,di nascondersi dietro alle domande e, impercettibilmente, di ottenere le più incredibili risposte : ne fuoriesce a valanga il ritratto di una città esplosiva,la rappresentazione dell’incubo e della meraviglia urbana.Come si sopravive in una città in cui l’Alta Corte  ha decretato che le estorsioni sono deducibili dalle tasse?Quanto costa un killer?(35 dollari).Come sono le condizioni abitative in condomini in piena deregulation dove tutti, approfittando di una vetusta legge sul blocco degli affitti che scoraggia i proprietari da qualsiasi intervento manutentivo,fanno dispetti- elettrici,idraulici,strutturali – a tutti, spesso a rischio di crolli e disastri?Accanto al racconto di una quotidianità resa con distaccato umorismo,Mehta indaga la grande criminalità,i contrasti etnico religiosi e Bollywood e lo fa intervistando alti ufficiali di polizia,celebri per essere incorruttibili ma dalle maniere spicce (la tortura è una pratica corrente),o l’esponente di spicco del del Shiv Sena il partito nazionalista indiano che vanta i  musulmani assassinati nei moti del 1993 e che adesso fa affari con i sopravvissuti,gestisce una televisione via cavo,non fa mistero di nutrire una forte ammirazione per Hitler e manda la figlia in una scuola elegate e prestigiosa della città.Un libro pieno di cose e di storie in cui Mehta racconta tutto con la grande qualità dei giornalisti che non inquinano i fatti con le opinioni ma che puntano alla rappresentazione attraverso una scrittura densa ed efficace :al di là del Taj Mahal dell’India Gate zona in cui in genere i turisti si fermano c’è, come e per gran parte dell’India,un’altra città,un altro mondo:una sorta di laboratorio folle del futuro della convivenza urbana e forse della civiltà.

Maximum City – Bombay la città degli eccessi-   è un libro di Suketu Mehta tradotto da Fausto Galuzzi e Anna Nadotti.Edizioni Einaudi

Quando la morte è understatement,ridicolo,erotismo

Quando la morte è understatement,ridicolo,erotismo

A forza di vendere collane di noccioline e dolci all’Acquasanta, al Garbo, a san Cipriano, con vento e sole, con acqua giù a secchi, alla mia vecchiaia per assicurarmi un pane; fra i pochi soldi, mi ammucchiavo quelli per tramandarmi al tempo più lontano, mentre son viva, da vera abitante (del sestiere) di Portoria: Caterina Campodonico (la Paesana) -1881- da questa mia memoria, se vi piace, voialtri che passate, pregatemi pace.

Non ho trovato l’illustrazione della venditrice di basilico ma questa sua omologa nel settore dei dolci e delle nocciole, racconta un po’ la stessa storia. Mestieri umili per assicurarsi ûn pan e per un’uscita di scena degna di una signora.

Ed eccola qui Caterina Campodonico detta la “paesana”, si trova al cimitero di Staglieno a Genova dove, nella parte monumentale, curiose espressioni di arte funeraria di tipo iperrealistico, ci raccontano vita, morte e in qualche caso miracoli, di una borghesia cittadina ricca che spesso si fa rappresentare piangente, in eleganti abiti da lutto, accanto o addirittura in luogo, del caro estinto che, si immagina,sia racchiuso nel sarcofago.Ovvero di poveri cristi come Caterina o la venditrice di basilico che non vogliono essere da meno,ma che poi la rappresentazione esasperata (troppe rughe,troppo panneggio,le trine,le nappe l’a jour ,il punto rinascimento della camicia e soprattutto le scarpe) li rende per quello che sono: poveri cristi vestiti a festa, nonostante i gioielli (classici da popolana)

La retorica affiancata ad una minuziosa rappresentazione della realtà può fare brutti scherzi ,come nel caso di questa giovane vedova che bussa alla porta del Tempo nel tentativo di raggiungere l’amato consorte.La vita stretta nel bustier e quel mostrare l’orlo del sottabito (gesto assai significativo nell’ottocento) nell’immotivato raccogliere la veste (ma non ci sono gradini ne’ impedimenti),trasmettono un messaggio nettamente in contrasto con quello dell’inconsolabile dolore che l’artista e la committente, avrebbero voluto rappresentare.Notare la netta differenza tra le trine di Caterina e quelle della mantiglia della vedova borghese

Qui invece una vedova altrettanto giovane e bella, viene,nell’intenzione dello scultore, consolata da un’entità divina ma l’eccessiva plasticità della figura,rende l’idea che l’angelo stia respingendo,minacciandola, la donna che, tuttavia, insiste

Più anziana e saggia questa vedova ha deciso di elaborare il lutto aspettando il consorte,in abito da passeggio,accanto alla di lui tomba.Nel frattempo, però, si è addormentata

Il cavalier Podestà ha deciso di risorgere insieme alla moglie in abito vedovile e così, semiavvolto nel suo stesso sudario, le indica la strada. La signora tuttavia,non sembra essere troppo convinta. Alle volte un gesto di eccessiva pudicizia, può essere scambiato per resistenza

Anche qui siamo dinnanzi ad una incolmabile perdita ,una madre e un figlio pregano e due angeli fanno da contorno alla scena. Uno nella fretta di uscire,s’è però chiuso la veste nella porta del sacello.

La rappresentazione della tragedia sconfina nel ridicolo per eccesso di dramma , questa mano sul capo, una discreta attenzione per il seno unitamente all’espressione vagamente beata della giovane, suggeriscono tutt’altro.

E anche qui,  tra beatitudine, chiome sparse, fiori nell’incavo del braccio e nudità in bell’evidenza, si tende credo, più che altro, a resuscitare il morto.

Gente di Dublino

Gente di Dublino

dublino

Questa è la foto dell’Irlanda che in assoluto amo di più. E’ il 1922, questi uomini in borghese appartengono all’Irish Repubblican Army  e stanno pattugliando le strade di Dublino mentre alle loro spalle i passanti a piedi e in bicicletta non appaiono affatto preoccupati della loro presenza.Gente di Dublino con altra gente di Dublino.Analoghe scene ho visto molti anni dopo a Belfast.Non so dire perchè, dei pur bellissimi paesaggi di questo paese mi è sempre importato relativamente.Per me l’Irlanda è sempre stata questa.