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Categoria: Donne

Danielle (resistere e costruire)

Danielle (resistere e costruire)

Aujourd’hui, France Libertés, forte de ses actions dans le monde, qu’elles soient construction d’école au Mali, lutte contre la peine de mort ou pour l’instauration du droit d’accès à l’eau pour tous, veut RESISTER à l’oppression économique et politique internationale et aider à CONSTRUIRE un monde solidaire et pacifique. Vous aussi, vous avez votre place à nos côtés. Conjuguons ensemble ces deux verbes au futur.

Danielle Gouze Mitterand (1924 -2011)

Marlene a parte

Marlene a parte

Era poi valsa  la pena  partecipare al Se non ora quando di Piazza del Popolo, anzi terrazza del Pincio, a un soffio dal dies irae, per sintonia col particolare momento, miglior colpo d’occhio e  istantanea verifica sullo stato delle cose.


E  infatti si è visto. Alla fine qualcuna s’è tenuta i dubbi rimanendo a casa, altre sono arrivate nonostante . Comunque – che è quel che più interessa – le obiezioni della vigilia sono state in gran parte recepite, prevalendo sui settarismi uno spirito autenticamente inclusivo e glissando su qualche puzza sotto al naso, bagaglio del tempo che fu, di quando cioè non era un lusso dividersi sulla scorta di sottili –  benchè sacrosanti –  distinguo.

Quello delle donne protagoniste on demand, non era affatto una questione di poco conto e ancor meno l’originario rivolgersi solo ad una parte dell’universo femminile. Nell’uno e nell’altro caso  è stato importante mettere a tema  limiti e contraddizioni . Il risultato  sono state piazze che non hanno voluto (e potuto) fare a meno della politica ma che volentieri si sono liberate dei politici e dei simboli di partito. In cambio abbiamo  ascoltato Suor Eugenia e annoverato tra le adesioni il comitato di Carla Corso e Pia Covre.



Le donne che hanno riempito le piazze di domenica scorsa  sono sembrate pronte a raccogliere le cosidette  sfide del cosidetto presente e forse anche a far tesoro degli svarioni d’antàn che non sono, sia ben chiaro, rappresentati dai corollari degeneranti della rivoluzione sessuale come cantilenano i supporters del Presidente del Consiglio e gli orecchianti di passaggio , bensì l’aver mollato, a tratti, la presa, per stanchezza, magari confidando nel fatto che sarebbe sempre stato possibile riportare alla luce, in qualsiasi momento quel fiume carsico che sono i movimenti delle donne.

Così non è stato. Ce ne siamo accorte a nostre spese. La fatica presente, ben ci sta.


Ora vai a spiegare alle schiave astute e ai combattenti  col tic dell’egemonia culturale, blateranti  sotto a fili di biancheria stesa – Kant & Mutande, la nuova frontiera  – che,  a voler chiamare ogni cosa col proprio nome e non con definizioni di comodo, la battaglia per l’autodeterminazione  ha giovato all’intero paese in termini di crescita culturale e conquiste civili e che sono semmai loro ad essere rimasti inchiodati agli ammiccamenti dell’ Angelo Azzurro come bandiera di libertà.

Marlene a parte, cadono le braccia.



Contro la malafede non c’è storia. Avvelena anche te ed è finanche inutile dirgli di smettere. Inutile cioè, avventurarsi in dibattiti sul moralismo e sull’etica imposta. E con chi poi? Con i campioni del nascere e morire come lo Stato prescrive? Meglio ignorare, riprendere il filo e tenersi stretta quella piazza che per variegata e contraddittoria che fosse, è stato un buon inizio.


Ma quante brave ragazze (e le altre?)

Ma quante brave ragazze (e le altre?)

Il segretario Bersani però il passaggio sulle nostre mogli, amiche, compagne e figlie – mancavano le mamme e le sorelle, meno male –  che conosciamo e rispettiamo se lo poteva pure risparmiare.


E le altre?

Dev’essere l’aria che tira, la stessa che si respira negli appelli – Dico basta ! – che ho qualche resistenza a firmare e in cui ci si rivolge a quelle che non si prostituiscono,  mostrando, irreprensibili, le nostre facce nude o la nostra, non meglio identificata, rettitudine.

Va così che Impegno, Studio, Lavoro, Merito, diventano  modelli virtuosi da contrapporre a quelli esiziali delle altre. Dunque non una serie di valori  dai quali discendono comportamenti semplicemente scomparsi dalla scena – per motivi, tra l’altro, che non ci vedono nemmeno del tutto estranei o innocenti – magari da riportare in luce  attraverso un nuovo fare politico, evitando cataloghi, graduatorie e competizioni.


Ma il bello viene quando, per completare l’opera, negli stessi appelli si chiede per piacere agli uomini di  firmare, dichiarare, partecipare. Che dicano Basta pure loro,insomma.


E quelli corrono firmano dichiarano …del resto come si fa a non aderire ad una simile battaglia di civiltà? E anche se nessuno ci viene a raccontare le volte in cui il venir meno ai propri principi per carriera, per potere o per quattrini,  ha reso una prestazione di lavoro non dissimile ad una marchetta ( e questa faccenda, nel caso, coinvolgerebbe  anche  le irreprensibili), va bene lo stesso. Abbiamo anche gli uomini dalla nostra. Che bellezza.


Cattivi pensieri, tra un Bersani rispettoso e un Appello alla virtù, sono inevitabili. Per esempio che ci si ricorda delle donne solo quando si tratta di buttare giù, avendole provate quasi tutte, il capo del governo.

Ovvero come non sia ancora del tutto chiaro che il Problema si chiami Silvio –  stavolta non solo nella qualità – Mario, Pierluigi e non Nicole o Marystel o Karima. E che il nodo da sciogliere sta tutto nel modello di potere cioè di relazione tra i sessi di cui le notti di Arcore sono in effetti una lampante metafora.

Un comportamento non vale l’altro, pertanto credo sia legittima e anzi doverosa ogni forma d’indignazione ma so anche che nessuna battaglia culturale e  civile  le donne hanno mai vinto attraverso lo stigma astioso dei comportamenti delle altre.



(Per inciso : valeva la pena di fare una controprova del Rispetto, all’assemblea nazionale ultima scorsa e invece di scattare in piedi applaudendo alle mogli  alle figlie e alle amiche omaggiate dal segretario e dal resto del Partito,  gridare a gran voce : Rosy Bindi Premier! Così tanto per vedere)

Nell’illustrazione uno dei tanti Basta! degli ultimi anni a Roma. la foto l’ha scattata Max Vario


C’è anche chi..

C’è anche chi..

Non solo per non aver raccolto il cortese invito ma per avere  tutto il tempo ascoltato gli altri,  intervenendo per difendere  le colleghe parlamentari – quelle che conosce, per le altre, ha detto di non sapere…. –


Appassionata senza forzature, ne’ strilli, ne’ animosità, ne’ il benchè minimo ricorso ai Capitoli del Prontuario  che in questi giorni avviliscono e distraggono dalle discussioni ogni argomentare di merito  – complotto, casa di Montecarlo, suocera del presidente della Camera, dispendio di denaro pubblico per le indagini  etc etc –


Casomai dubitando, esprimendo solidarietà a Berlusconi e malcelando  imbarazzo,  tenendo  infine un contegno, da parlamentare e donna di destra, chiamata a ragionare di quel che sta succedendo, in una trasmissione.


Non siamo d’accordo  e su molte cose ma non ho potuto fare a meno di apprezzare il suo  modo di essere dentro al Coro con dignità. E senza scodinzolare.

Come a Kabul (per cosa ?)

Come a Kabul (per cosa ?)


Anche se di qui a poco – forse hanno già cominciato – diranno che la/le minorenni eventualmente coinvolte nell’inchiesta non sono poi così indifese ed ingenue nei loro abiti, accessori,  frasari e atteggiamenti da donna fatta e pure navigata, non importa. Si può ben immaginare quale sarà  la futura  linea del Piave degli azzeccagarbugli e dei reggicoda, da una parte l’agenda di governo zeppa di impedimenti, dall’altra … lui non sapeva…e come avrebbe potuto? Visto che foto ?


Ecco perchè, prima che attacchi la solfa, la cosa migliore che potesse fare  Bersani è stato richiamare l’attenzione di tutti sul fatto che i minori hanno diritto ad una tutela assoluta ed inappellabile.


Ciò premesso, la ragazza della foto qui sopra, non è minorenne ma immagine più precisa della  condizione di molte delle giovani donne  che si avvicenderanno davanti al magistrato per raccontare la rispettiva versione dei fatti, non poteva offrire.


Coltivare un sogno, un’ambizione, avere un progetto, è il modo migliore di spendere la propria esistenza. E poco conta che il sogno abbia i connotati  piccoli piccoli di una particina in televisione, la casa in comodato non sia certo una reggia e il symbol dello status commisurato al resto ( tutto questo sventolio di borse del Malletier famoso per i bauli dei regnanti e dei magnati , altro che bag  di serie, vorrei ma non posso).Il punto, infatti,  non è l’entità del progetto ma quanto si è disposte a sacrificare per ottenere il risultato, in un ragionamento di proporzioni tra l’una e l’altra cosa per il quale passano, se non la dignità, almeno il quantizzare l’impegno, da ragazze avvedute e intelligenti.


Ed è in questo calcolo che la giovane donna qui sopra dovrebbe accorgersi che se il suo sogno di emancipazione o promozione sociale o quel che è, si risolve nell’uscire di casa paludata come una qualsiasi ragazza di Kabul, qualcosa non funziona e che forse il gioco non vale la candela.


Non riesco a prendermela con le ragazze e nemmeno ad ironizzare sui particolari francamente ridicoli che emergono dall’inchiesta. Maggiorenni (o peggio) minorenni che siano, finchè c’è qualcuno che compra con mezzi così ingenti qualcosa che è tanto al di là della semplice prestazione, il  principio paritetico delle compravendite che immancabilmente viene riesumato, manco fossimo  al supermarket, va a farsi benedire.



Uso della prostituzione minorile e concussione aggravata : due contestazioni pesanti che riassumono i termini della questione. L’eventuale utilizzatore finale, presunto innocente fino a prova contraria, può avvalersi di tutti i mezzi che lo Stato di Diritto gli concede per difendersi. Lo faccia infine!

La foto della Newpress è dal Corriere.it