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Anno: 2008

Parla per te

Parla per te

Amo i cantori della mia generazione . Ogni tanto,  è  vero, mi tocca di fare il triplo salto mortale con avvitamento perchè il Mito supera la Leggenda, la Fantasia, la Proiezione e il Sentito Dire e io stento a riconoscermi in alcune “esperienze” ma poi penso che ognuno le cose, le vive a modo proprio e anche se ho la netta sensazione che mentre tutti noi correvamo da qualche parte, altri si sono limitati a fare il tifo per chi correva, passo oltre. Poco importa se l’esperienza femminista diventa un gruppo di donne che parlano dei casi loro rivendicando a tratti , il diritto di liberarsi di gravidanze indesiderate o se  una stagione di lotte ambosessi  si riduce ad una serie di puntate di Giochi senza Frontiere, guardie contro ladri, con fughe, sortite, agguati e via, via, la polizia . Io mi ricordo soprattutto di aperture di consultori, asili nido e conquiste sindacali o di spazi di libertà (faticacce immonde, altro che fidanzati infedeli , coppie aperte , prezzemolo o scontri in piazza) e altri invece esclusivamente il versante folclorico. O peggio sono dediti al pentitismo e all’autoflagellazione. Per qualcuno essere testimone attivo del proprio tempo equivale ad autoreferenzialità . Percezione soggettiva.Le proprie storie che devono essere per forza la Storia . Contenti loro. A patto che non si esageri però. Per esempio, domenica scorsa in tivvù,  il Bulimico Crociato®, per avvalorare la tesi della spensieratezza generazionale che,a suo dire, tutti condusse ad efferati delitti contro la specie, ha colorito la descrizione dell’ambiente di provenienza .. borghese, romano, tronfio…renitente alla leva per vocazione oltre che per raccomandazione e laureando in filosofia per ripiego….Ma insomma. A tutto c’è un limite. Che ci si penta, che ci si mondi la coscienza  diventando conservatori della più bell’acqua mediante battaglie, apparentamenti  e civetterie elettorali , che si portino in piazza l’8 marzo  monache e poetesse, passi . Ma quando ci si riferisce alla propria vita, al proprio ambiente, alla propria famiglia , si eviti di tirare in ballo un’intera generazione  e tutta la città. Si parli per sè . Noi si era romani ( non è illegale) borghesi (molto , ebbene sì), critici verso la leva, a buon diritto ( ma la maggior parte dei maschi poi, è andata militare ) probabilmente in discreto numero a frequentare la facoltà di filosofia ( ma non tutti e non perchè tanto poi un lavoro si trova visto che , per i comuni mortali , solo insegnamento, era la prospettiva di quegli studi  e a finire a scrivere sui giornali furono una minoranza e a dirigerli ,  non ne parliamo ) ma non tronfi, quantomeno non al punto di evitare gli accorgimenti necessari, o di girarsi dall’altra parte in caso di gravidanze indesiderate. Quella era una prerogativa della schiatta trasversale dei padroncini del vapore,dei maschietti arroganti, delle puzze sotto al naso senza talento e soprattutto senza retroterra. Le femministe non hanno da pentirsi in tal senso di nulla Dramma era allora e dramma è oggi. E il diritto d’aborto non è mai stato nella cultura e nel lessico, tantomeno nel dibattito  di quegli anni, attestato in larga parte su temi quali la sessualità, la maternità ,i figli,il rapporto tra libertà femminile e legge.Noi eravamo contro l’aborto clandestino come eravamo contro l’aborto di Stato. Angolature diverse ancora da indagare ma, e  con decisione, da sottrarre alle strumentalizzazioni.Chi ricorda cose diverse era altrove.Come lo è oggi del resto, e dunque correttezza imporrebbe  che parlasse, rigorosamente, per sè.

Allontanamenti da Oscar

Allontanamenti da Oscar

Peccato che Julie Christie, attrice di riferimento del free cinema inglese degli anni 60, lavori oramai assai poco . Per scelta di sicuro e per dichiarata idiosincrasia nei confronti di  Hollywood i cui metodi non assolve nemmeno quando si tratta di film indipendenti o che affrontino temi politici e sociali. In questo elogiatissimo ma occasionale, a sentir lei, ritorno con Away from her si dedica con cura e abilità al ruolo di una donna colta,raffinata ed ironica che progressivamente perde la memoria a causa di una devastante quanto incurabile malattia, l’alzheimer. Brava lei, bravo lui, Atom Egoyam ,lo sposo che asseconderà la consorte per quel che sarà a lui  possibile, quindi  oltre l’immaginabile, con amore e dedizione. Ma brava soprattutto l’esordiente alla regia Sarah Polley, ventottenne di talento, dallo sfolgorante curriculum di attrice per Terry Gilliam e David Cronemberg. Sceneggiatura che procede in controtendenza rispetto ai passaggi classici dell’innamoramento nel momento in cui disegna le tappe del distacco, inevitabile, dovuto alla malattia e, in senso traslato, alla morte. Nomination all’Oscar come migliore attrice protagonista per Christie che, come assolutamente tutta la critica ha tenuto a sottolinere, sfoggia impudente come di consueto, una luminosa bellezza.

 

 

 

Away from her – Lontano da lei (Away from Her) è un film a colori di genere drammatico, romantico della durata di 110 min. diretto da Sarah Polley e interpretato da Julie ChristieMichael MurphyGordon PinsentOlympia DukakisKristen ThomsonWendy Crewson,Alberta WatsonThomas HauffKatie BolandDeanna Dezmari.
Prodotto nel 2006 in Canada e distribuito in Italia da Videa-CDE 

Si può fare? (di laicità e strumentalizzazioni)

Si può fare? (di laicità e strumentalizzazioni)

pd costituenteInutile girarci intorno, da quando sono stati presentati  i dodici punti di Programma, l’interrogativo è uno solo e riguarda la totale assenza dall’elenco dei temi cosidetti sensibili. Può un Partito Democratico candidarsi a governare il paese disegnando un progetto di rinnovamento della società senza sfiorare l’intera partita della Laicità e dei Diritti che ruotano intorno al rispetto della dignità della persona?Certamente no.Tuttavia la settimana che è alle nostre spalle, contrassegnata da un grave episodio, quello di Napoli, di violazione dello Stato di Diritto e conseguenti reazioni istituzionali e di piazza inducono a molteplici riflessioni. Una concerne il versante altamente provocatorio del gesto, maturato in un clima odioso di attacco alle libertà civili e di gravi ingerenze di stampo  clericale nella vita pubblica. L’altra più corposa e meno scontata, riguarda il dibattito che ne è seguito e che invece di appuntarsi sulla violazione, sull’accertamento delle responsabilità e sull’azione punitiva ed eventualmente risarcitoria dei soggetti coinvolti è scivolato nel merito della legge 194, sulla sua possibile rivedibilità.Faccenda che non risulta essere tra le priorità  del dibattito politico nazionale, essendo la legge, largamente monitorata (sicuramente più della legge 30),avendo prodotto buoni risultati sul piano della diminuzione complessiva delle interruzioni volontarie ed essendo la questione dell’aborto terapeutico largamente all’attenzione degli enti scientifici preposti  e irrilevanti dal punto di vista statistico i fattori di criticità .Cose che succedono in campagna elettorale, dove per qualcuno è più conveniente parlare di vite potenziali che di vite in atto, di etica piuttosto che di precariato,di grammatica piuttosto che di pratica.Sono stata contenta che Veltroni abbia pronunziato un giudizio definitivo sulla 194 e , non m’interessa a quali scopi e con quanta sincerità, che altettanto abbia fatto Berlusconi. Nessuno può mai dirsi al sicuro in tal senso ma passi importanti sono stati compiuti . Con tutti i dubbi che il caso comporta, credo che la decisione di non comprendere nei dodici punti programmatici i temi sensibili, sia stata la più saggia possibile, trappole provocatorie disseminate per ogni dove, avrebbero ridotto temi fondamentali della nostra vita  ad un vuoto contendere per fruitori di programmi televisivi elettorali. Impossibile affrontare tali argomenti col metro della semplificazione senza scadere nella banalità.Impossibile altresì far fronte ad inevitabili integralismo e strumentalizzazioni. Meglio evitare, anche se appare chiaro che la scelta ubbidisce anche ad un’esigenza del PD di non scompensare un fronte interno con il quale però  il dialogo sui temi della laicità dello Stato non può che essere rimandato.

Rispettiamoci

Rispettiamoci

Adesso se scrivo che questo titolo sparato in prima pagina è un affronto, di sicuro qualche appassionato di comunicazione, mi viene a fare il pistolotto sul senso provocatorio dell’affermazione  che fa tanto bene alle coscienze. Grazie tante. Ho già fatto il pieno di paternalismo quando mi sono aggiudicata i sentiti ringraziamenti del Segretario del Partito – non ci posso credere – contenuti nell’articolo di fondo.Titolo : Ne va della civiltà di un intero paese. Appunto. Ma poi grazie de che? Noi giovedì scorso eravamo di presidio ai nostri interessi leggittimi, a protestare per un abuso,a chiedere il ripristino della legalità , mica per fornire gratuiti spot elettorali. A chicchessia. E infatti chicchessia s’è premurato di fare sul proprio giornale , un titolo speculare a questo. Anch’esso  provocatorio. Anch’esso per scuotere le coscienze addormentate e suggerire civili scatti d’orgoglio. Noi non possiamo davvero permetterci di trascinare i temi della dignità della persona, della nascita, dell’amore, della malattia e della morte nelle trappole di basse speculazioni politiche.Ne’ possiamo giocare di rimessa su temi largamente affrontati in passato e su conquiste di civiltà faticosamente ottenute . Tantomeno possiamo assitere alle liti tra PD, Arcobaleno o quel che sia, sul diritto di primogenitura di eventuali battaglie. Rispettiamoci. Se temi del genere devono essere inseriti nei  programmi elettorali, che lo si faccia politicamente,nel senso più alto che questo termine suggerisce ma soprattutto evitando gli effettacci. Nei momenti chiave della lotta per la 194, le autodenunciate  per interruzione volontaria di gravidanza, pur nell’estrema provocatorietà di quel gesto, non si sono mai definite assassine, ciò nel rispetto delle donne che avevano praticato l’aborto, del loro dramma, del loro dolore. Narcisate di questo genere, ci trascinano sul terreno che l’avversario desidera, retrovie abitate da mostri colpevolizzanti. Rispettiamoci e rispettiamo le nostre battaglie. Contrariamente a chi ci chiama assassine, stavolta siamo noi ad essere dalla parte della legalità.

Indietro non si torna (soglia di sbarramento)

Indietro non si torna (soglia di sbarramento)

lungara 1A riprova del fatto che indietro non si torna, non ci sono solo le manifestazioni  e i presidi in molte città , l’Appello delle donne promosso da Micromega e le iniziative sul piano istituzionale dei ministri di Salute e Giustizia ma, inedita quanto appropriata, anche la risoluta presa di posizione delle sei consigliere del CSM  perchè il Consiglio intervenga a riflettere sull’intervento dell’autorità giudiziaria, sulle sue modalità di esecuzione, sulla tutela dei valori costituzionalmente protetti . Nello stesso documento si sostiene  inoltre  che per quanto si apprende da organi di stampa, sembra sia stata pretermessa ogni considerazione della particolarissima e traumatica situazione imprescindibilmente correlata a ogni interruzione volontaria di gravidanza. Fatto che, se troverà conferma, merita l’attenzione del Consiglio soprattutto se si considera che la legge 194, disciplinando le condizioni e le modalità per l’interruzione, prevede una procedura che consente di verificare documentalmente l’osservanza delle condizioni di legge.

Se è vero che i fatti di Napoli sono maturati in un clima di regressione civile, l’unico modo per annullare possibili, effetti intimidatori sulle donne che in futuro dovranno avvalersi della legge 194, è l’individuazione di specifiche responsabilità. In questo caso non si tratterebbe di confrontarci sui temi dell’etica, della vita, sulle nuove tecnologie diagnostiche o sull’opportunità di  moratorie internazionali . Si tratta di ristabilire la legalità. Ogni riflessione che non trovi cittadinanza in un quadro di valori democraticamente definito, sarebbe , in tal senso, pleonastica e fuorviante. Piacerebbe molto agli esponenti del neo movimento per la vita, cavalcare il clamore dell’episodio guadagnando un bel po’ di visibilità, magari , già che ci sono , confondendo le acque con vittimismi, banalizzazioni e apprezzamenti disgustosi e fuori di luogo sulla sindrome di Klinefelter. Non a spese dei diritti violati però, tantomeno a spese delle donne. Chi ha duecentocinquantamila euro (pochini in verità, per una robusta campagna, dunque ci si attende il peggio in termini di pubblicità occulta)  da investire per produrre la propria Tavola di Valori sulla vita, la nascita, la maternità, in una competizione elettorale, dev’essere accontentato. Che li spendano tutti ,fino all’ultimo centesimo, poi s’infrangano su quel Santo Istituto che si chiama Soglia di Sbarramento.Amen.