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Mese: Ottobre 2010

Anita

Anita

Tu vai sempre dritta, ma piano there below. Devi camminare come una Dea, capito? Always smiling, ricòrdate…Anita mi senti ? Quando sei in fondo passi una mano sulla cascata. Capito?Per te la cascata è un’arpa d’acqua.  Smile Anita. Thank you.”

All’una e mezza Anita Ekberg era la sola cosa che si muovesse in piazza Fontana di Trevi. Camminava adagio con i capelli sciolti sulla schiena nuda. Forse non assomigliava precisamente ad una Dea ma non aveva nemmeno l’aria di un’attrice piena di freddo e di stanchezza. Raggiunse la cascata, passò la mano sul ventaglio d’acqua , si girò facendo volare l’abito di velluto inzuppato….

…Riattraversò la vasca in fretta ma quando fu nel mezzo, si tuffò dentro del tutto, raccolse sul fondo una monetina e la lanciò a Fellini ridendo  ” Prendi, signor regista ” gridò in italiano. La folla ammirata le tributò un appaluso caloroso.


Tullio Kezich  da Noi che abbiamo fatto la Dolce vita Sellerio 2009 (riporta  un articolo di Nerio Minuzzo – l’Europeo)



La sera del 10 aprile 1959 dalle 23 all’una e mezza e col  termometro che segnava nove gradi, a Fontana di Trevi si gira quella che sarà la scena più famosa e citata del film La dolce Vita. Anita s’immerge nella fontana e come per incanto  Oceano, tritoni, cocchio, cascata e Donna, diventano un’unica cosa. Miracolo del barocco, del cinema, dell’attrice esteticamente sopra le righe,dell’inventiva di un regista geniale. Vai a sapere.



Ma perchè Federico Fellini ricordasse con insistenza  alla Ekberg di sorridere always, risulta chiaro ancora oggi dall’ espressione felice di Anita alla presentazione della copia restaurata del film. Il tempo non può scalfire….

Le prossime notti

Le prossime notti

Quando Rulli  ha chiesto ai manifestanti due T shirt Tutti a casa per Eva e Keira, si è pensato ad una boutade. E invece dopo essersi fatte spiegare  le peripezie del movimento e i tagli al FUS, Mendes e Knightley sono arrivate assieme a Guillame Canet e alla regista Massy Tadjedin per annunciare al microfono che avrebbero rinunziato alla passerella in segno di solidarietà ai colleghi in lotta. Volentieri hanno pure aggiunto.


Tutto questo mentre sul fronte ministeriale, presente in sala e non, un lancio d’agenzia via l’altro – Bondi, Cicchitto, Letta –  era tutto un delegittimare la protesta che è bella quandoècostruttiva e soprattutto grata per le promesse compatibilmentecon, strappate last minute.

A fine serata, anzi nel cuore della notte, si è, buon ultimo, materializzato Bondi ai telefoni della trasmissione di Marzullo dedicata al Cinema e, in questi giorni, al Festival di Roma, lo ha fatto così, tanto per ridefinire il concetto di cultura e per raccontare al mondo quanto è bravo e incompreso lui. Non so quanti fossero all’ascolto.


Per il resto con l’intento riuscito di preservare la dignità di entrambe le manifestazioni – non è chiarissimo il concetto ma dopo ore passate ad accordarsi con la questura, si poteva ben escludere  qualunque tipo di assalto  –   le cose sono andate come previsto :


Film d’apertura classico, pur senza – visibili, quel che si doveva vedere e sentire era altro  –  impennacchiamenti a margine della proiezione, discretamente confezionato e recitato ma (purtroppo) egualmente deludente, com’è delle storie di corna intrise di sensi di colpa e interrogativi da talk pomeridiano : sarà più grave tradire col corpo o con la mente ?


Direttamente da Toronto sui nostri schermi.


Detto questo, una cosa è certa ed è che non finisce qui : I presidi continueranno per tutta la durata del Festival e i film in concorso saranno sicuramente migliori.

Tutti a casa. E ci siamo arrivati finalmente.


Last Night è un film di Massy Tadjedin del 2010, con Keira Knightley, Sam Worthington, Eva Mendes, Guillaume Canet, Griffin Dunne, Daniel Eric Gold, Stephanie Romanov, Scott Adsit, Steve Antonucci, Justine Cotsonas. Prodotto in USA. Durata: 92 minuti. Distribuito in Italia da Medusa


La festa non comincia se…

La festa non comincia se…

Tutti a casa.  Come omaggio al Maestro Comencini.


Come orgogliosa  constatazione  :  noi qui – cioè alla Casa del Cinema simbolicamente occupata anche contro la politica culturale della Giunta Alemanno – siamo a casa nostra.


Come invito al  Governo : Tutti a casa!


E poichè siamo alle solite e cioè punto e daccapo :  i finanziamenti pubblici sono ridotti al lumicino, una legge di Sistema come è negli altri paesi, sembra di là da venire e come se non bastasse, l’intera categoria è nel mirino di esponenti del governo che la descrivono come parassitaria, privilegiata ed elitaria,  unicamente tesa alla protezione degli aiuti di Stato, diciamo che la misura è talmente colma che non si potrà fare a meno di sfruttare la passerella internazionale di domani sera per dare visibilità alla protesta.


E allora che sia blocco del tappeto rosso ( o nero, a lutto ) o altro, si vedrà. Quel che conta è il taglio unitario dell’iniziativa. Tra Agis, Anica, sindacati confederali decine di sigle di associazioni e naturalmente i Cento Autori, stavolta non manca proprio nessuno..


Tutto il cinema italiano dev’essere fuori dall’inaugurazione e non dentro la sala, nel senso che la festa non comincia se non lo diciamo noi.

In questo momento c’è ben poco da festeggiare e soprattutto noi vorremmo che i Politici se ne stessero a casa loro.

Quella è casa nostra.

Loro non vogliono parlare con noi e non viene certo voglia d’invitare qualcuno che si comporta così.

Lorenzo D’Amico del Direttivo dei Cento Autori. Assemblea generale del Teatro Eliseo. Roma 25 ottobre 2010.

C’è rimasto solo il cavallo

C’è rimasto solo il cavallo

Il  post sulla RAI si è irrimediabilmente volatilizzato in un – ennesimo ! – trasferimento.  Anche se non sembra, qui si continuano a fare capriole alla ricerca dell’Ottimizzazione costi quel che costi. Perdersi i pezzi per strada è solo uno degli effetti collaterali.

Mi spiace per il commento in calce  che era di Rear col quale mi scuso,  offrendo, a mò di piccolissimo risarcimento, la menzione (e il link che comunque si era già meritato.)

(La foto l’ha scattata Gabriele Morano)

La destra che verrà

La destra che verrà

Esordiscono con Balla – o forse Boccioni, non è deciso –   nel simbolo e un ruolino di marcia,  di qui a gennaio, serrato ma da partito leggero, moderno, post ideologico,così come lo ha disegnato Fini ieri l’altro in occasione dell’insediamento del Comitato Promotore.


Prima il Manifesto dei Valori, poi la Convention di Presentazione ed infine il Congresso Fondativo.


Con  le associazioni e gl’intellettuali al lavoro e un gruppo di parlamentari determinato che sembra trapelare  entusiasmo, come di chi è stato lungamente compresso e finalmente può esprimersi liberamente .

Le loro singole storie rappresentano l’intera gamma dell’essere di destra in Italia : tra ex missini, ex socialisti, ex radicali, ex repubblichini mai riconciliati, duri e puri, centristi, rautiani dello sfondamento a sinistra, liberal del Partito della Nazione, e  prodromi della destra sociale.


Sarà interessante osservare se – ed eventualmente come – queste differenti anime giocheranno un ruolo nel futuro Partito, se da questa forza eterogenea, Fini riuscirà a costruire, com’è nei propositi, un soggetto politico sul modello della Destra Europea.


Ovvero se nell’arcipelago che vorrebbe diventare Futuro e Libertà, sarà possibile un’amalgama di stampo laico e liberale, smarcata dal ventennio con i suoi retaggi xenofobi,  lontana anni luce dal culto delle gerarchie e del capo, dal populismo, dalla retorica e da conservatorismi d’antàn.


Se così fosse, i futuristi occuperebbero il posto eternamente vacante, qui da noi, della  Destra moderna  quella dei Sarkozy o degli Aznar o dei Cameron.


Per questo guardare con interesse alla nascita del nuovo partito, significa pensare ad un futuro in cui la dinamica destra sinistra come la conosciamo noi, uscirebbe dal terreno sterile dello scontro per lo scontro – oggi degenerato in battibecco pre-politico – per  diventare qualcosa di più funzionale alla Democrazia.


Le differenze profonde rimarrebbero ma se solo si riuscisse ad eliminare il clima di frattura insanabile che oggi ne deriva, se l’idea di Stato Etico che tanto s’è insinuata soprattutto nei provvedimenti in materia di Diritti, potesse essere cancellata per sempre….ovvero se la falsa rappresentazione dell’essere vicini al popolo che Lega ed esponenti  delle Istituzioni di Roma e del Lazio hanno offerto davanti a Montecitorio per  mezzo di tavole apparecchiate e commensali ostentatamente voraci –  di pietanze che nessuno, tantomeno il popolo, mangia più dagli anni cinquanta –  potesse diventare un lontano ricordo, ci potremmo già considerare fortunati.

Nell’illustrazione “Young girl running on a balcony” di Giacomo Balla 1912