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Mese: Gennaio 2011

Tutto è meglio

Tutto è meglio

Giorni fa  erano modifiche al Codice in materia di disciplina dei condomini e mozione per i  diritti civili in Bielorussia. Il giorno dopo (s)fiducia a Bondi preceduta da ampio dibattito.

Ieri l’altro, passerella del Ministro degli Esteri per far prendere aria ad una vecchia corrispondenza da Santa Lucia – sempre quella –  giusto il tempo per ribadirne l’autenticità, spargere fumo sull’acquisizione, con tante scuse all’assemblea per non poterne rivelare il contenuto  – segreto, quanto quello di Pulcinella –   e spedirla in Procura dove non ha fatto a tempo ad arrivare che hanno risposto : grazie tante, non aggiunge niente di nuovo, non ci serve e poi  stiamo per archiviare. Oggetto : la casa di Montecarlo.


Tanto per dire che basterebbe il calendario dei lavori parlamentari a rendersi conto dello stato delle cose. Collegandosi ogni mattina all’apposito sito, si  può realizzare che qui da noi, a dispetto di sulfuree apparenze, poco o nulla accade.Non essendovi più maggioranza, ne’ volontà politica, gli spazi vengono occupati dall’Irrilevante quando non da estremi  tentativi di vendetta.Giochi di Palazzo, come direbbe lui

Non se la passano meglio le Commissioni.


Così, mentre ai tableaux vivants di Arcore si aggiungono nuovi particolari, il dibattito nazionale ferve intorno ai delitti, alle pene e alla magistratura sovversiva, essendo il blocco presidenziale impegnato parte a rintuzzare le accuse, parte a ricostruire, senza riuscirci troppo, un’Altra Verità, parte a stracciarsi le vesti sulla santa privacy violata dell’anziano benefattore.Tutto questo ovviamente in favore dei talk della sera, ultimamente divenuti  luogo anche di plateali  richiami all’ordine a conduttori esterrefatti o giustamente imbufaliti.


Senza considerare la simpatica abitudine del videomessaggio periodico alla nazione con libreria alle spalle.


I processi non si fanno in televisione!! Rivendicano Romani e più velatamente un bofonchiante  Masi.


Alla buon’ ora. Forse è arrivato il momento di piantarla pure con Avetrana.



Certo è che se il presidente del consiglio rispondesse alle convocazioni dei giudici, ci sarebbe meno da spulciare intercettazioni e rincorrere testimoni nel mondo dell’informazione e dell’intrattenimento. Ma questo non è nemmeno in questione : il reato ministeriale importa il tribunale dei ministri. Così ha pure detto il Guardasigilli, così ripetono a pappagallo i supporters.



Questione poco affascinante chiosano i direttori dei tiggì, salvo che se qualcuno ricordasse che il rapporto con i Questori compete al Viminale e non a palazzo Chigi, un po’ di appeal la faccenda lo riacquisterebbe pure. Ma lasciamo stare.


E’ così bella e lieve l’espressione giudice naturale. Così spendibile nella sua immediatezza, tra un dilemma procedurale e l’altro.



E noi? E a noi non resta che un inutile e costante borbottìo che va dal dove andremo a finire all’evocazione trasognata di paesi civili in cui tutti gl’indagati  si dimettono per mostrare il petto alle Corti, dove lo Scudo Immunitario, a meno di essere sovrani, presidenti francesi, odiosi tiranni, o Papi (nel senso di vicari di Gesù), non si sa nemmeno cosa sia.


Ecco, questo è l’aspetto più deprimente di questa vicenda e cioè che a forza di correre dietro, per cercare di contenerne la portata, alla valanga imponente delle fandonie, degli obbrobri e delle furbizie contrabbandati per pura verità, agli articoli del codice, alle interpretazioni dei regolamenti e ai manuali di bon ton, ci stiamo trasformando tutti in vecchie e lagnosissime zie.


Miracoli del berlusconismo : quel che tocca, se non fagocita ed omologa, trasforma in un uguale e contrario.


Credo che oramai tutto sia meglio di questa china. Nel senso che prima di ridursi a invocare –  o mores o tempora – il Padreterno (che se lo raccolga) forse varrebbe la pena di seguire una qualsiasi delle ipotesi di cui tanto si discuteva nell’era Pre- Karima  : elezioni, governi tecnici, di responsabilità, salute pubblica e via dicendo. Non foss’altro perchè che siano campagne elettorali o consultazioni, quantomeno  si dovrebbe riuscire a modificare l’Ordine del Giorno, vivendo, nelle more, un riposante clima da Ordinaria Amministrazione. Magari non sarebbe sufficiente. Ma val la pena di provare.



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Vient-de-paraître

Vient-de-paraître

Mi ribello all’affermazione corrente che sia un dono di natura, la comicità è un lavoro di cervello.


Come lo scrivere del resto e molte altre cose che comunemente si ritengono innate. La Franca Valeri scrittrice  peraltro non è  una novità, lo attestano  le Cecioni, le Cesira e le signorine snob che nel corso del tempo, si è cucita addosso, perfette e intramontabili come i Capucci indossati con ironica frivolezza. Ovvero le brillanti sceneggiature dal Segno di Venere al ( bellissimo)  Parigi, o cara o le commedie : Non tutto è risolto, La vedova Socrate etc


A novant’anni suonati, anche un’ autobiografia  Bugiarda no, reticente come da azzeccata definizione materna, una carrellata senz’ordine cronologico messa insieme su  un incastro di ricordi, con qualche nostalgia – appena una venatura –  molta attenzione a quanto andava via via succedendole  intorno e il consueto spirito caustico. Rimpianti quasi niente, semplicemente per aver fatto della sua vita ciò che voleva, scrivendo e recitando.


Dunque quel che lei definirebbe con lieve disappunto un vient de-paraître ( non troverete mai nella mia libreria ne’ l’ultimo Campiello ne’ il vient…. vedi intervista rilasciata alla Stampa luglio 2010 ) è il breve racconto – che molto risente, come tutta la sua opera, di quegli scrittori dell’assurdo  incontrati a Parigi –  di una lunga esistenza spesa con passione al servizio dell’Arte ( teatro, cinema,opera lirica). Inutile, a questo punto,  chiederle di svelare il mistero di tanta vitalità.

(Bugiarda no, reticente è un libro di Franca Valeri edito da Einaudi)





C’è anche chi..

C’è anche chi..

Non solo per non aver raccolto il cortese invito ma per avere  tutto il tempo ascoltato gli altri,  intervenendo per difendere  le colleghe parlamentari – quelle che conosce, per le altre, ha detto di non sapere…. –


Appassionata senza forzature, ne’ strilli, ne’ animosità, ne’ il benchè minimo ricorso ai Capitoli del Prontuario  che in questi giorni avviliscono e distraggono dalle discussioni ogni argomentare di merito  – complotto, casa di Montecarlo, suocera del presidente della Camera, dispendio di denaro pubblico per le indagini  etc etc –


Casomai dubitando, esprimendo solidarietà a Berlusconi e malcelando  imbarazzo,  tenendo  infine un contegno, da parlamentare e donna di destra, chiamata a ragionare di quel che sta succedendo, in una trasmissione.


Non siamo d’accordo  e su molte cose ma non ho potuto fare a meno di apprezzare il suo  modo di essere dentro al Coro con dignità. E senza scodinzolare.

Tutta colpa della Depressione

Tutta colpa della Depressione

Sostengono La Lega –  particolarmente in vena di censure, negli ultimi tempi   – e i non pochi detrattori, che certi film così ambigui da risultare celebrativi del Crime, non andrebbero mostrati, onde evitare che la circolazione di pessimi modelli, pessime idee, pessimi stili di vita, pessimi linguaggi, pessimo tutto, influenzi negativamente i comportamenti del comune spettatore ovvero rinsaldi i già delinquenti nei di loro scellerati propositi.


Affermazioni queste non nuove, ogni gangster story se ne tira dietro un assortimento ma che, unite alle proteste delle associazioni dei parenti delle vittime, avevano già prodotto a Venezia 2010, dove il film Vallanzasca, gli angeli del male è stato presentato fuori concorso, polemiche a non finire e il diniego del contributo ministeriale (analogamente, rifiuto del finanziamento compreso, a quanto avvenuto a Venezia 2009 per il Grande Sogno, sempre di Michele Placido).


A ben vedere però – cosa che è auspicabile si faccia, prima di concedere o negare quattrini pubblici – il film non è celebrativo di alcun disegno criminale e mostrando Renato Vallanzasca per quel che era , un balordo mitomane e narciso sino alle estreme, autodistruttive conseguenze, allontana da sè ogni sospetto di irresponsabilità del racconto.


Certo i panni del vero bandito sono addosso a Kim Rossi Stuart, bello e soprattutto bravo, partecipe documentatissimo della sceneggiatura,  ma – va detto – che tale era anche il nominato – dai giornali – Bel Renè, la prestanza fisica del quale, tanta parte ebbe nella costruzione di un Mito che perdurò  ben oltre la cattura, rinverdendosi ad ogni evasione o rivolta carceraria o efferatezza o libro autobiografico in uscita.


Come pure   i fiumi d’inchiostro quotidianamente profusi per raccontare gesta e abitudini del bandito, non poco contribuirono ad alimentarne la leggenda e la di lui civetteria, senza contare l’ intervista clandestina a Radio Popolare con quel finale del lato oscuro piuttosto pronunciato, poco affascinante se si pensa al dolore prodotto ma che molto colpì l’opinione pubblica di allora.


Lato oscuro del quale ancora si domanda conto a Placido, congruo narratore alla giusta distanza degli anni dai 70 agli 80 che ci restituisce privi dell’aspetto più  politico – la mancanza di cortei o d’altro, rappresenta secondo me una scelta sensata – e di qualche accuratezza ma egualmente veritieri e idonei a far da contesto ad una vicenda densa e rocambolesca, mentre a marcare esaltandolo, il ritmo degli eventi provvedono il bel montaggio e la musica dei Negramaro.


Raccontare Vallanzasca senza alludere alla sua, quantunque scellerata, etica del male significa non raccontare Vallanzasca. Allora se il proposito dell’Arte dev’essere didascalico- educativo, tanto vale girare la vita di Santa Rita da Cascia sempre che non ne abbia combinata qualcuna anche lei. Nel caso, Placido già interprete di Padre Pio, avrebbe evaso la pratica, conquistando così  il  suo bravo pezzetto di paradiso.


Sostiene De Cataldo che  in epoca di crisi economica la scelta criminale  appare più affascinante  che in tempi di vacche grasse, perchè percepita come alternativa sociale alla disperazione. Si parla ovviamente di spettatori di gangster movie e di lettori di romanzi variamente criminali  nel momento in cui  quasi si ritrovano ad apprezzare modelli e stili di vita che in altre circostanze,  riterrebbero inaccettabili.


In tempi di povertà la scorciatoia del delitto è un’opzione di indubbia presa per masse dolenti che hanno perso ogni fiducia nel presente e ogni speranza nel futuro e identificano il Nemico nel volto glaciale del banchiere che con un tratto di penna può rovinare migliaia di esistenze.

Repubblica 9 gennaio 2011 Giancarlo De Cataldo Il fascino del Male ai tempi della Crisi


La storia del cinema sembrerebbe confermare con i vari Nemico pubblico, Piccolo Cesare, Scarface ed altri, tutti film usciti a ridosso della Grande Depressione contro il trionfo di grandi poliziotti e perspicaci investigatori dei 60th. Il gioco può continuare con i Padrini e i Godfellas nei 70 e via dicendo.

Ma, prosegue De Cataldo Il punto è che l’economia politica non si adegua ai modelli culturali : l’economia politica li impone.Se questo è lo stato delle cose, è inutile prendersela con chi il crimine lo racconta. A predicare morale e legalità siamo tutti buoni. Il difficile semmai è metterle in pratica ( articolo citato)


Vallanzasca – Gli angeli del male è un film di Michele Placido del 2010, con Kim Rossi Stuart, Filippo Timi, Valeria Solarino, Moritz Bleibtreu, Francesco Scianna, Roberto Cardone, Paz Vega, Federica Vincenti, Gaetano Bruno, Lino Guanciale. Prodotto in Italia. Durata: 125 minuti. Distribuito in Italia da 20th Century Fox

Aule parallele

Aule parallele

Si ricomincia. Retrocedono al taglio basso, la morte dell’ alpino in Afghanistan ma anche il risultato del referendum Mirafiori e le osservazioni della Banca d’Italia su crisi e disoccupazione. Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, le battute appena accennate di una discussione da paese normale su lavoro capitale e democrazia, sono morte sul nascere e siamo riprecipitati in pieno clima da battibecco su vita e miracoli di Berlusconi.



Ma oltre il fuoco di sbarramento che accusa i giudici di parzialità, fumus persecutionis, progetto eversivo e chissà cos’altro, non è dato procedere. E poi il PDL, non essendo il Capo intenzionato recarsi dai giudici, è determinato a celebrare il processo a cielo aperto, in televisione o sui giornali. I difensori di professione ma anche i dilettanti e gl’ improvvisati sono dunque all’opera per smantellare l’impianto accusatorio, meno opportune sono le sedi e meglio è.



Ministri della Repubblica , tra i quali quello di Giustizia, si prestano ad avallare il teorema dei giudici persecutori, irresponsabili e spendaccioni mentre Principi Norme e Procedure vengono sfigurati a giustificazione di episodi che da ambigui o controversi si vorrebbero trasformare in ovvi e normali.


Di tutta questa storia, ben che vada, resterà un’idea di Giustizia che come la metti sta, adattabile cioè ad ogni tipo di esigenza, particolarmente quella del più forte e del più facoltoso. Lui infatti si sta divertendo ma soprattutto rifiuta di mettere piede in tribunale.


Non che questo sia sufficiente ad arrestare la macchina che si è messa in moto ma il Processo che ne deriverà, correrà parallelo ad altri mille, con altrettanti interrogatori, testi, capi d’imputazione, requisitorie, arringhe, consulenze, assoluzioni, condanne in un blob dove tutto è lecito, dalle telefonate di pressione in questura, alle raccomandazioni e in cui persino la maggiore età comincia quando fa comodo.


Ecco servita la rivoluzione liberale promessa quindici anni fa. Quantomeno altro non si è potuto vedere. Intanto stasera nell’Aula di Signorini esordisce Ruby Rubacuori. Sempre che lo stomaco regga, sentiremo.