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Mese: Agosto 2012

So british

So british

La rappresentazione della storia, del talento e dell’identità britannica  – da  Isambard  Kingdom Brunel  a Sir Timothy John Berners-Lee  – dello spettacolare Opening   ha trovato un proprio esito nella manifestazione di chiusura pensata, questa volta, come un grande happening  dedicato al Pop e immersa – luci, fuochi d’artificio, suggestioni –  nei colori dell’Union Jack. Collante ideale e filo conduttore di entrambe le operazioni il be not afeard de La Tempesta come probabile monito alle nostre attuali incertezze (prosieguo compreso : the isle is full of noises,sounds and sweet airs,that give delight and hurt not)

 

Raccontare di sé attraverso Shakespeare, Winston Churchill, Lewis Carrol tralasciando Kate Moss, Harry Potter e le Spice Girls avrebbe rappresentato un’ incrinatura nella storia,un’omissione imperdonabile,una falla che l’orgoglio britannico non avrebbe potuto consentire.E se non tutti sono sullo stesso piano,ognuno però contribuisce a tenere in piedi il racconto.So british: ironico, misurato,consapevole,solido.

 

Foto Tom Jenkins for The Guardian


 


 

Corri Sarah, corri

Corri Sarah, corri

Riservata  come si conviene ad una giovane saudita ma con l’aria sveglia e pronta di chi sa il fatto suo. Ci avrà pure impiegato 40 secondi più della prima ma chi ci bada? E se l’importante è ancora partecipare, Attar incarna lo spirito olimpico meglio di chi chiunque altro.(quanto al resto, la possono mandare in giro paludata come credono, lei  è destinata a vincere, oh se è destinata..)

Metti una sera Pabst e Indiana Jones

Metti una sera Pabst e Indiana Jones

 

 

Basilica di Massenzio. 25 agosto 1977, lo schermo allestito nella navata centrale rimanda le immagini di Senso, film di Luchino Visconti che più allusivo delle sorti nazionali  non si sarebbe potuto. Fu così che con la Serpieri a dannarsi l’anima  – e non solo quella –  appresso alle lusinghe di un ufficialetto di terz’ordine, un’idea diversa di cultura e di città cominciò a  materializzarsi sotto gli occhi strabiliati degli spettatori che senza DVD, cassette, né passaggi televisivi recenti,quel film non vedevano da anni o non avevano addirittura visto.

 

 A molti l’arena nella notte stellata, il cinema tra le rovine e il resumè del capolavoro sembrò  un dono elargito ai concittadini dalla nuovissima Giunta guidata da Giulio Carlo Argan, intellettuale di vaglia e primo sindaco non democristiano di Roma. Altri pensarono e scrissero sui loro giornali di  panem et circenses somministrati ad una città che provata da malavita, terrorismo e degrado avrebbe avuto bisogno dell’immancabile Benaltro,altri  ancora considerarono semplicemente la rassegna  – in quell’occasione titolata Cinema Epico  – in Basilica come la profanazione di un luogo solitamente destinato ai quintetti d’archi. Una sorta di stravolgimento dei luoghi deputati alla cultura alta e a quella bassa.( oggi se ne farebbe un gran dibattito tra televisione giornali e web , si tirerebbero giù dagli scaffali Gramsci e Deleuze, allora risolvemmo mescolando Catene con Nuova Babilonia mentre il nostro sindaco s’incaricava di zittire i detrattori dell’effimero spiegando loro il parallelismo dello stesso col senso del barocco romano, magnifica sintesi di immaginario e rigore…va’ a discute d’arte e società co’ Giulio Carlo Argan, se sei capace)

 

 

Massenzio – scoprimmo qualche tempo dopo –  era in realtà una delle prime stazioni di quel progetto di Parco Archeologico che dai Fori all’Appia Antica avrebbe dovuto unire il centro alle periferie e l’Estate Romana la risposta concreta ad un bisogno di cultura tale da indurre a uscire di casa migliaia di persone per vedere fino all’alba l’opera pressoché  omnia di Raffaello Materazzo, ballare a Villa Ada o ascoltare Allen Ginsberg sulla spiaggia. Il tutto in barba al Piombo di quegli anni e ai regolamenti di conti della famosa Banda che tanto materiale avrebbe offerto a cinema,fiction e letteratura.Fermiamoci qui.

Caro Renato,

E’ vero quel che si dice in questi giorni : sei stato l’inventore di tutto ciò. Ma tutto ciò ha significato assai di più di quanto noi stessi riusciamo a raccontare essendo ogni singola parola insufficiente a definire quel clima e quell’entusiasmo.Dunque grazie di tutto.Per aver consentito che i nostri sogni e i nostri progetti si realizzassero e per aver lasciato noi liberi di lavorare agli stessi.E grazie soprattutto per averci insegnato a non limitare le nostre migliori ambizioni politiche.Quanto al futuro della nostra città, speriamo di essere sempre in grado di raccogliere ogni sfida, non ultima quella che hai indicato nel tuo ultimo articolo sul Manifesto  in cui  lamentavi  che nessun gruppo ti avesse coinvolto nel progetto politico per Roma :

Il mio obiettivo, per essere chiaro, non è il Campidoglio, ma la convinzione della necessità di una svolta nel progetto politico per amministrarlo. Non basta vincere: occorre cambiare, e per questo bisogna dichiarare di voler cambiare anche rispetto ai quindici anni di Rutelli e Veltroni. Sono disponibile a partecipare a ogni squadra che si proponga quest’obiettivo, ragioniamone insieme.
Ciao e grazie ancora