So british

So british

La rappresentazione della storia, del talento e dell’identità britannica  – da  Isambard  Kingdom Brunel  a Sir Timothy John Berners-Lee  – dello spettacolare Opening   ha trovato un proprio esito nella manifestazione di chiusura pensata, questa volta, come un grande happening  dedicato al Pop e immersa – luci, fuochi d’artificio, suggestioni –  nei colori dell’Union Jack. Collante ideale e filo conduttore di entrambe le operazioni il be not afeard de La Tempesta come probabile monito alle nostre attuali incertezze (prosieguo compreso : the isle is full of noises,sounds and sweet airs,that give delight and hurt not)

 

Raccontare di sé attraverso Shakespeare, Winston Churchill, Lewis Carrol tralasciando Kate Moss, Harry Potter e le Spice Girls avrebbe rappresentato un’ incrinatura nella storia,un’omissione imperdonabile,una falla che l’orgoglio britannico non avrebbe potuto consentire.E se non tutti sono sullo stesso piano,ognuno però contribuisce a tenere in piedi il racconto.So british: ironico, misurato,consapevole,solido.

 

Foto Tom Jenkins for The Guardian


 


 

3 pensieri riguardo “So british

  1. Certo, erano tutti tasselli indispensabili. Certo che, mentre passavano le immagini-no stop e le canzoni di Pink Floyd, Freddy Mercury, George Michael, Space, Take That, Who… pensavo “…e Red Stewart, Elton Jones, e Paul Young…..e Sting coi Police? e i Dire Streats? e i Led Zeppelin? e I Genesis? e gli Iron Maiden? e Black Sabbath? e probabilmente altre decine che non mi sono venuti in mente! Insomma, come avrebbero potuto citarli tutti se hanno partorito il meglio della musica rock-pop-metal ecc della seconda metà del ‘900? ;-)

    Cmq due bellissime cerimonie, davvero, nel loro genere!!

  2. Alla fine,in forma di allusione o citazione o ricordo c’erano tutti, anche quelli che non c’erano e quelli che non ci sono più.
    La capacità inglese di mescolare – stili,architetture,generi e soprattutto esseri umani provenienti da mondi diversi – rende questo paese un posto dov’è piacevole vivere e lavorare.(non a caso il talento per il musical trova qui le sue più importanti espressioni,meglio che negli USA …e si è visto)

  3. Due cerimonie splendide. Adoro il mescolare la cultura alta a quella bassa (ammesso che questa distinzione abbia ancora un senso) e penso che l’eleganza e l’autoironia con cui si sia eseguita questa operazione a Londra, sia stata straordinaria!

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