Piero litaliano (deh te, ma te perchè non ti ompri un sassofono?)

Piero litaliano (deh te, ma te perchè non ti ompri un sassofono?)

Ha tutte le carte in regola
Per essere un artista:
Ha un carattere melanconico,
Beve come un irlandese.
Se incontra un disperato
Non gli chiede spiegazioni…

Si accorge del fotografo ma non fa in tempo a sottrarsi e allora  l’unica espressione possibile diventa un “maddai no”. Lui è Piero Ciampi uno che è riuscito nell’impresa di NON diventare un mito nemmeno da morto benchè insieme a Gianni Marchetti, l’unico che riuscisse con le sue costruzioni musicali a domare i versi di Ciampi, abbia scritto alcuni capolavori,primo fra tutti “Tu no“. Le (scarne in verità) biografie, raccontano storie di fallimenti e di conflittualità con il mondo musicale,di fughe e vagabondaggi tra Parigi e Stoccolma,di alcolismo,abbandoni e sfuriate con amici e colleghi.Ma al di là delle canoniche suggestioni proprie delle storie che accompagnano l’ artista “maudit",Piero era un’anima scorticata,i molti perchè sono tutti nella sua poesia,nei suoi versi rotti nel modo così composto eppure così forte di porgerli.Amo molto questa registrazione contenuta nell’album Inediti e che risale al Premio Tenco del 1976.

Buio in sala e base registrata già partita, Piero non compare sul palco; è nel camerino a bere e a parlare con Amilcare Rambaldi. Alla fine arriva barcollando, parte qualche fischio e immancabilmente parte anche Piero..

Taci tu, parla quando te lo dico io perchè, scusami, se tu vuoi parlare vieni qua: io rischio, te no.” Subito dopo, però, com’era nella sua natura signorile e sollecita : “Però non te la prendere come un’offesa, prego”; seguono gli applausi. Ad un altro isolato fischio, interrompe la canzone e urla in puro livornese: “Dè, ma te perchè ‘un tìompri un sassofono?”.Poi canta la sua canzone,che poi è “Il giocatore” si stacca sorridendo dal microfono, fa un passo di lato e si inchina Così scompare Piero Ciampi; è la sua ultima esibizione davanti ad un pubblico

Io non ho lasciato il mio cuore
A San Francisco,
Io ho lasciato il mio cuore
Sul porto di Livorno.
Le luci si accendevano sul mare,
Era un giorno strano:
Mi rifiutai di credere che fossero lampare

 

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