Posso dire che odio la parola opinione, figlia di processi culturali che mirano a far opinione con l’emozione. Mai con la coscienza. (Giuseppe De Rita – Repubblica del 19 agosto 2008 pag 11)
Al triangolare Moretti, Scalfari, Veltroni, protagonisti, in questi giorni, di un dibattito articolato tra egemonia culturale, perdita dello spirito pubblico e rimozione della memoria, si è aggiunto ieri su Repubblica il contributo – prezioso come sempre – di Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ed estensore di interessanti quanto veritieri, rapporti sullo stato delle cose di questo Paese. Mesi fa De Rita, aveva definito mucillagine la frantumazione di singole realtà, incapaci di integrarsi, di fare sistema.
Questo fenomeno disgregativo trova ragion d’essere in un recente passato, da quando cioè, finita di colpo l’era dei partiti d’opinione contrapposti ai partiti di massa – una delle nostre anomalie più eclatanti è questa trasformazione radicale del quadro politico, avvenuta senza una rivoluzione, ne’ una guerra, praticamente un inedito sulla faccia del pianeta - l’opinione pubblica ha incontrato Berlusconi e trovato in lui, ovvero in un sistema di non valori che è un misto di emotività e pulsioni tese all’ indivudualismo, la propria piena identificazione. Un fenomeno così importante – Berlusconi è, vuoi o non vuoi, la biografia di questo Paese – non può non condizionare anche l’operato di coloro i quali, in quel complesso di ragioni, non s’identificano affatto.
E qui, più che prendersela con Veltroni per le indubbie difficoltà di oppore una risposta efficace alle sollecitazioni di Moretti e Scalfari, forse varrebbe la pena di ricordare le responsabilità enormi – da peccato originale – della sinistra.
Responsabilità che risalgono ad anni addietro e che non coinvolgono solo l’incapacità a disporre un provvedimento sul conflitto d’interessi, ma soprattutto l’aver sempre caparbiamente sottovalutato l’importanza del potere mediatico. Questa costante ha accompagnato tutto l’ agire politico degli ultimi anni : dall’epoca in cui tramite Consob si sarebbe potuto limitare l’ascesa delle aziende di Berlusconi, che tra l’altro non navigavano nemmeno in ottime acque, fino al periodo delle ultime campagne elettorali, laddove il potere dato dalla connessione media – destra, di determinare un clima d’insicurezza, è stato contrastato con un tardivo gioco, per di più, di rimessa.
Oggi il PD è a dibattersi in problemi identitari – come da vent’anni a questa parte, del resto, accade nella principale formazione che ne ha determinato la nascita – e nel difficile compito, stante i rapporti di forza, di dar vita ad un’ Opposizione visibile.
Ma l’Opposizione non si fa solo in Parlamento, se così fosse, basterebbe lo scarno bollettino dei Lavori tra Camera e Senato, ne’ si può pensare che le manifestazioni di piazza o le raccolte di firme possano sostituire l’azione di contrasto data dalla protesta che deve nascere nella società civile : sindacati, associazioni, movimenti, fondazioni e quant’altri avvertono l’esigenza di un cambio di rotta.
Di opinioni, noi di sinistra, ne abbiamo tante e narcisisticamente ce le rimiriamo e rimpalliamo – ma quanto siamo bravi, colti, preparati, fichi e incazzati – mentre galleggiano – come dice De Rita – nella mucillagine. Anche noi siamo tanto emotivi e tanto incapaci di fare sistema.
Solo il ritorno della Coscienza può fare da collante alle particelle sparse nel blob e determinare il miracolo di una vera ed incisiva opposizione. Ma per mettere insieme la pletora di realtà e di persone che si distanziano dalla poltiglia di massa, serve quella che De Rita chiama la Macchina. Liquida, solida o spray che sia l’organizzazione a venire, Veltroni non può pensare di fare senza. Ne’ di affidare il suo-nostro pensiero alle lettere aperte sul recupero della memoria.Tutto sacro e santo ma noi, tanto per dirne una, avremmo urgente bisogno di dibattere sui guasti – se ce ne sono – del federalismo fiscale e di capirne le ricadute. E i cittadini che in maggioranza hanno votato contro la devolution, hanno invece da capire che nesso c’è tra quel diniego e la nostra attuale convergenza di massima sul progetto. Siccome è un argomento complesso in cui non mancano buone ragioni ma che importa concretamente il futuro di ognuno, non sarebbe male avviare una discussione seria. Diversamente, dalla fase letargica, per dirla con Moretti, si passerebbe immediatamente a quella piagnona e, francamente, nonostante la protervia dell’avversario e l’inevitabile senso di frustrazione che questa sconfitta si è tirata dietro, vorremmo arrivare vivi, quantomeno alla fine della legislatura.
nell’illustrazione : mucillagine (veneta )