Mi sta a cuore. Più efficace traduzione del motto dei giovani americani migliori , Don Lorenzo non avrebbe potuto trovare . Nella selva di metafore e slogan politici che hanno attraversato gli ultimi anni, l’ I care mantiene integra la sua forza, un po’ perchè filo conduttore di un’esperienza Unica quale è stata Barbiana ma soprattutto perchè I care stimola l’istinto dello scatto in più rispetto al nostro abituale essere o meno d’accordo su di un’idea o su un progetto. I care. E corri con la mente subito a cosa puoi fare, perchè se ti sta a cuore davvero qualcosa, il solo Pensiero non può essere sufficiente a contenere la determinazione di quell’istinto. Ma non è tutto . Don Lorenzo per esempio, ancora testimonia come essere dalla parte degli Ultimi significhi in realtà volere molto altro. Giustizia, equità, stesse opportunità per ciascuno. In una parola : Democrazia. Ancora quell’esperienza indica con chiarezza quanto sia aspro il cammino di chi si mette per traverso, magari perchè semplicemente s’interroga, coltiva o insinua dubbi e con questa piccola operazione si costruisce un’etica che di questi tempi equivale a mettere le bombe sotto la carrozza del tiranno, ovvero perchè direttamente contrasta interessi, o mette in dubbio poteri costituiti. Il Partito Democratico che ha preso l’avvio da Barbiana, ha espresso l’ambizione d’interiorizzarne lo spirito. E’ tuttavia lecita ogni perplessità e senso di scoramento che accompagna il voto di domenica. Non può essere sufficientemente motivato chi vede ancora irrisolte le grandi questioni che assillano la vita di questo Paese, ne’ l’aver avuto in Romano Prodi l’artefice del risanamento potrebbe di per sè attenuare la delusione, quando non il peso dell’insistere di effettivi disagi. L’astensione non è una scelta che mi è congeniale ma capisco chi ne è tentato.Il Partito Democratico non ha potuto ancora offrire di sè una visione certa, ne’ una prova dei fatti tale da poter essere considerato una garanzia effettiva. C’è molto di detto e scritto, ci sono i programmi, le liste, i dibattiti, la stampa, la generosa partecipazione di molte donne e di molti uomini, ma un partito non si può giudicare dalla campagna elettorale ne’ dalle scelte , seppur felici, ad essa connesse.Troppo poco per le aspettative deluse e per il conseguente bisogno di concretezza degli elettori. Troppo poco per capire come e se, l’idea di sintesi tra diverse sensibilità riuscirà a materializzarsi in un progetto comune che sia laico e improntato al valore irrinunziabile della Giustizia Sociale. I partiti si giudicano alla prova dei fatti. E fin qui il Partito Democratico ha potuto solo esprimere promesse, dichiarazioni d’intenti : Parole. E anche se la gente di Roma ha trovato in Veltroni sindaco, l’amministratore che ogni capitale europea meriterebbe, ciò non è ancora sufficiente a confortare dubbi e disillusioni. Noi possiamo argomentare quanto vogliamo con gli elettori indecisi, presentare programmi e chiarire dubbi , motivare, ove ce ne fosse bisogno, alcune scelte del Partito Democratico dalle Primarie fino alla compilazione delle liste passando per le prove di dialogo sulla riforma elettorale, quanto poi a presentare Berlusconi come un reale pericolo per la Democrazia, non si fatica nemmeno troppo, in ogni piega dei suoi discorsi, è contenuto un pesante disprezzo per le istituzioni, un’idiosincrasia per le regole, particolarmente per quelle che potrebbero contrastare quel modo rapace di fare impresa di cui è campione indiscusso. Si può votare contro e in questo caso specifico il contro sarebbe già un’affermazione ben definita ma si dovrebbe anche votare per un’idea di futuro che si stima essere la migliore e che appassiona. Quale che sia l’idea, noi sappiamo si dovrà confrontare con le persistenti anomalie di questo Paese : una destra con tentazioni autoritarie oltre il consentito e che non svolge il ruolo liberista che le sarebbe proprio, una parte di sinistra che cerca di sopperire alla carenza con quel che ne consegue in termini di confusione , mentre l’altra parte, poco incline a gestire il proprio rapporto con il potere, sembra destinarsi a quella perenne testimonianza che, almeno altrove, ne ha invariabilmente assottigliato le fila. In mezzo tutto l’ individualismo e il corporativismo che il tempo che passa sembra acuire e che impedisce la formazione di una coscienza del Bene Comune. Alla fine di tutto, quel che si può chiedere agli elettori è sempre un (ennesimo) atto di fiducia verso una forza politica che si spera abbia conservato nel proprio DNA uno dei tratti distintivi del proprio passato e che a più riprese ha sempre offerto un contributo essenziale per combattere la disgregazione in questo Paese. Andiamo a votare, non mi pare ci sia altra scelta se non tornare ad attivare la Speranza. I care. Nonostante tutto, molto ci sta ancora a cuore. Veltroni si può cambiare. Berlusconi no.
Nelle illustrazioni c’è l’aula di Don Lorenzo Milani a Barbiana , il perchè la visione di questi ambienti, abbia su di me, che non sono nemmeno credente, un forte impatto, rimane un mistero