…ciò che in ognun,era il mondo
Pierpaolo Pasolini da Il Pianto della Scavatrice 1956
Pierpaolo Pasolini da Il Pianto della Scavatrice 1956
La discussione delle norme sulla sicurezza richiederebbe un impegno più collegiale e meno demagogico di quel che ci tocca in questi giorni , vuoi perchè in questione sono provvedimenti da assumersi per il Bene Comune,vuoi per le complicanze che fatalmente insorgono quando si devono connettere Norme con il resto del nostro Ordinamento e con le Disposizioni Comunitarie ma soprattutto quando dispositivi che pure sembrano sacrosanti vanno a scontrarsi con l’Attuabilità o con la Compatibilità Amministrativa. La Tolleranza Zero,per chi non lo sapesse,è un lusso che questo paese non può permettersi non solo per ottime ragioni di natura culturale ma perchè richiederebbe un perfetto funzionamento del Sistema che dai commissariati alle aule di tribunale agli istituti di detenzione , spesso non riesce nemmeno a garantire la normale amministrazione,figuriamoci il resto.Ciò detto, chiunque in questa circostanza tragica abbia colto l’occasione per regolare conti che con la sicurezza non c’entrano o che per suscitare facili consensi abbia alzato i toni o peggio, lanciato proposte delle quali già in partenza si conosce l’ inattendibilità sul piano giurisprudenziale, somiglia più allo sciacallo che al politico.Un capitolo a parte poi lo meritano quelli che intendono rispondere ad una legittima domanda di sicurezza, anteponendo questioni di principio o di natura ideologica.Va tutto bene ma intanto che maturi nei cittadini una differente coscienza civile,che si mettano in atto politiche d’inclusione o che s’insegni infine ai maschi a rispettare le donne,qualcosa bisogna fare.Stigmatizzare il poco che si è potuto, davvero non aiuta nessuno.Le donne sono vittime di efferatezze fuori ma soprattutto dentro le famiglie in cui vivono,i lampioni andrebbero accesi prima in casa che per la strada e sono talmente vittime da essere persino utilizzate come pretesto per giustificare sentimenti razzisti, aggiungendo come se ne ve ne fosse bisogno, efferatezza ad efferatezza.Questo nessuna lo vuole tuttavia i criminali vanno assicurati alla giustizia e nel caso di stranieri, comunitari o meno che siano, è indubbio che l’azione penale e il governo dell’ordine pubblico diventano difficoltosi se non inefficaci quando sono impossibili l’identificazione e l’espatrio.Allontanati inutili sentimenti di rabbia, sono questi i due elementi intorno ai quali focalizzare l’attenzione perchè non bastano i provvedimenti, c’è bisogno di coordinamento con i paesi di provenienza con i quali restringere la rete ma in modo tale da non intrappolarvi gl’incolpevoli e non è semplice.Prima che si scateni la caccia al romeno,bisogna agire.
Com’era prevedibile, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Levi, ha aggiunto un comma alla Legge sull’Editoria che esclude i blog dall’obbligo di registrazione al Roc . La precedente stesura conteneva almeno due errori concettuali, vuoi per la tendenza a burocratizzare uno strumento per sua natura libero e gratuito , vuoi per l’imposizione di un Responsabile nella figura di un giornalista professionista iscritto all’albo, il che sarebbe stato in aperto conflitto con la nozione di diario personale,bacheca o palestra di libero confronto che dir si voglia. Questo piccolo comma inoltre, compie un passo in avanti anche nella definizione di prodotto editoriale. Una decisione di buon senso che andrebbe pubblicizzata almeno da parte di quelli che, correttamente, hanno lanciato l’allarme . Resta tuttavia fermo che anche il blog come qualsiasi altra forma di pubblica e libera espressione del pensiero , ha l’obbligo di rispettare i diritti fondamentali della persona sia sul piano penale che su quello civile: dall’onore alla reputazione, alla privacy , a maggior ragione in Rete dove la diffusione della notizia è amplificata ed accelerata più che in qualsiasi altro luogo. Il principio di responsabilità insomma va salvaguardato in ogni caso. Di recente Stefano Rodotà durante un dibattito su Repubbliva tv , ha osservato che il quadro delle regole andrebbe rimesso ad una Costituzione per Internet che abbia la funzione di garantire i diritti chi opera in rete. Piuttosto che una minaccia alla libertà, questo potrebbe essere,un "presidio di libertà" fondato su un codice di autoregolamentazione. Anche il ministro Gentiloni e il Garante della Privacy, nella stessa sede, hanno concordato sulla necessità di una Carta Costituente come strumento di crescita nella gestione di un bene pubblico.
Questo trasloco è meno travagliato di tutti gli altri . E costa meno fatica perchè è il più urgente :
Qualcuno era comunista perchè glielo avevano detto. Qualcuno era comunista perchè non gli avevano detto tutto.Qualcuno era comunista perchè la storia è dalla nostra parte .Qualcuno era comunista perchè si sentiva solo..
E così via.Giorgio Gaber enumera altre cinquanta buone ragioni per le quali si poteva essere comunisti. Ma soprattutto …
perchè era una forza, un sogno un volo, era uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
I comunisti erano convinti di poter salvare il mondo. Il loro impegno militante era un investimento su un futuro che pensavano si sarebbe sicuramente realizzato.Ciò non non è accaduto, procurando ad ognuno inevitabili lacerazioni.
No. Niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare..come gabbiani ipotetici. Ed ora? Il gabbiano senza l’intenzione del volo..perchè oramai il sogno si è rattrappito.
Il primo trasloco si compì in seguito ad una dolorosa presa d’atto. Nessuno poteva credere che gli uomini e le donne di quel partito che stava per sciogliersi, discutevano di politica e identità con lo stesso atteggimento di quando mettendo in discussione la propria esistenza,ci si smarrisce.Gabbiani ipotetici o senza intenzione di volo,coloro che furono comunisti e quanti si considerano eredi di quella storia, conservano e finanche coltivano una particolare sensibilità per i mali del mondo.E se hanno abbandonato l’idea di salvarlo tutto,tentano almeno di fare qualcosa : e se non si può impedire un massacro in un paese lontano,forse si può aiutare un bambino, magari uno solo, ad uscire dall’inferno di quel paese.E’ un sogno rattrappito? C’è in questa scelta dal grande al piccolo, dall’universale al particolare, un cambiamento di ottica e di cultura che preserva il nucleo forte di un’ originaria esigenza morale.Il patrimonio politico culturale non è andato disperso.Si manifesta in un modo diverso rispetto ad allora ma si riconosce nell’indignazione con la quale,in cento,in dieci ma anche da soli si reagisce ad un’aggressione razzista, sopravvive nel rifiuto dell’ingiustizia, nella difesa dei deboli,nella voglia di cambiare,se non il mondo,almeno il proprio paese o magari soltanto la propria città,il proprio quartiere.Chi si è occupato di politica alla grande,ai tempi in cui il mondo era diviso in due e tutti eravamo felici di schierarci,può considerare questa una povera eredità,un succedaneo di quella maiuscola Politica che doveva cambiare il destino degli uomini e che disegnava su un’ideale carta geografica i confini del Bene e del Male.E tuttavia se non sono io per gli altri,chi sono io? E se non ora quando?. Una povera eredità? Non tanto povera,non tanto piccola,affidata a coloro che lasciano la Casa per costruirne una nuova.
Magari non sono più capace di leggere nei risultati, ma connettendo i dati della consultazione con quelli più articolati provenienti dal dibattito nelle assemblee che hanno preceduto il voto dei lavoratori, si dovrebbe avere un quadro d’insieme che non lascia adito a dubbi : vince in larga parte il SI al protocollo sul Welfare pur con tutti i dubbi che vanno dall’insufficienza delle disposizioni relativamente ai lavori usuranti e alla maggior decisione dell’azione di governo rispetto alla flessibilità.Su tutto appare sia prevalso più che una sorta di spirito rinunciatario,il Senso del Possibile come se ognuno sapesse che apportati alcuni aggiustamenti,non si sarebbe potuto fare di più . Poi c’è una rispettabile minoranza di NO che rifiuta in blocco l’accordo particolarmente insoddisfatta della soglia dell’età pensionabile e di come si è inteso risolvere il problema dello scalone. Ciò detto non si capisce bene perchè non si possa camminare tutti insieme – SI – NO – NI – in direzione delle modifiche al protocollo che, ove mai si volessero davvero ottenere,importerebbero l’avvio di un ulteriore dialogo, non certo una levata di scudi . Non è un bel vedere questa bagarre sui numeri,questo stracciarsi le vesti al cospetto di una presunta violazione di regole o peggio l’infame dibattito sulla maggiore qualità del No plebiscitario espresso da Mirafiori o dall’Ansaldo rispetto al SI altrettanto plebiscitario dell’Ospedale San Giovanni di Roma o della Nuova Pignone di Firenze manco fossero questi ultimi, lavoratori di seconda scelta o meno abilitati ad esprimersi di altri . Così facendo non si ottiene altro che la maggioranza sfinita dal nichilismo del dibattito,si risolva a contare i voti e a tirare affrettate conclusioni. A chi giova? Non certo ai fautori delle modifiche di questo protocollo.Quanto ai lavoratori, si sono espressi e questo di per sè , dovrebbe incutere il rispetto che il caso richiede.