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I portavalori di papi

I portavalori di papi

Certosa

Se questo è solo l’assaggio dell’Occupazione delle Reti, in programma – a quanto sembra –  per la settimana prossima, si può immaginare il resto. Dopo gli amici affezionati, i dipendenti devoti e le arringhe tonanti dei legali a mandato no stop, Papi cala l’asso e schiera la Generosa Prole umiliata e offesa dalla protervia irrispettosa del capo dell’opposizione, che poi sarebbe quel Mostro – a non so quante teste –  di Dario Franceschini.

Avessero anteposto il fatto che l’amor filiale è cieco, transeat, quantunque anche a quello ci sia un limite stabilito dalla decenza, ogni scarrafone ringrazia  ‘a mamma sua, non fosse altro per la bella vita e l’elargizione di cariche sociali come se piovesse. Certo però che essersi inerpicati sul terreno dei Valori ricevuti in dote con l’Educazione, sempre che questi ultimi siano dati dall’Esempio e non dal puro esercizio retorico, è davvero un po’ troppo.

Una scorsa alle cronache degli ultimi vent’anni e passa la paura: si comincia con l’amico Craxi e si finisce con non lo conosco Mills. Per il momento.  In mezzo scorre il fiume, come diceva quello, di altre cronache, tra giudiziarie e politiche, segnate da costante sfregio alle istituzioni. Hai voglia tu, i Valori che trovi disseminati sul percorso di papà. 

Quanto poi al secondo letto sbandierante un ambito famigliare equilibrato e – ancora! –  ricco di valori, direi che siamo alle comiche, con Mami su tutti i giornali a chiedere  il divorzio per i noti avvenimenti e papi a cambiar un paio di versioni al giorno sull’origine di certe sue frequentazioni.

Suvvia ci mancavano solo i figli compunti e dolenti a completare l’affresco. Decisamente non suscita tenerezza questo ennesimo capitolo della saga. Altro giro, altra strategia e c’è da credere che di qui alle urne per le europee, il teorema Ghedini si arricchirà di altri colpi di teatro. Prepariamo i fazzoletti.

Nell’illustrazione la villa sarda, i cactus, la piscina i palmizi etc.. ( altri valori, qualche abuso edilizio, un condono il rispetto per l’ambiente e via dicendo)

Storico e senza precedenti

Storico e senza precedenti

Sonno della ragione –  per dirla con Minniti ma stavolta il mostro è legislativo –  ed esaltazione dell’ipocrisia soprattutto, basta leggere qualche passaggio  del decreto legge cosidetto della sicurezza, per capire quanto il dispositivo serva più da omaggio alla paranoia nazionale – ad arte sollecitata nei mesi addietro – che a regolare la civile convivenza. Ovvero come spot elettorale. Che non guasta mai. Come pure Bossi ha candidamente ammesso di recente.

In attesa di registrarne le storture, l’impraticabilità o il conflitto con altri Provvedimenti o Principi, possiamo senza tema di essere definiti catastrofisti, apocalittici o buonisti, – come se ad essere davvero buoni avessimo da perdere qualcosa  - festeggiare anche la caduta dell’Universalità.

E questo grazie all’incredibile e vergognoso comportamento tenuto dal nostro governo, in occasione del rifiuto di concedere lo status di rifugiato a possibili richiedenti intercettati in acque maltesi e diretti verso Lampedusa . Consegnando gli stessi in massa, alla violenza della polizia libica, in spregio di  trattati, convenzioni, della nostra stessa Costituzione e finanche della Bossi – Fini, abbiamo compiuto quel capolavoro politico e umanitario che Maroni ha definito storico e senza precedenti. E che qualcuno sostiene essere perfettamente leggittimo, anche se non spiega bene in quale sogno si potrebbe mai verificare una simile circostanza.

Spot per spot, arroganza per arroganza, visto che si è anteposto il problema materiale d’identificare i migranti, al rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, si potrebbe affermare che non è un problema dei cittadini di buona volontà, la localizzazione dei benedetti uffici dove i rifugiati possano avviare le loro pratiche, se nei paesi d’origine, tra una strage e una carestia o su una piattaforma in mezzo al mare. Tantomeno che donne in gravidanza, minori o rifugiati, debbano pagare con la vita per la nostra schizofrenia politica e legislativa.

Non è forse la Politica a dover offrire almeno soluzioni logistiche adeguate? Ma più che stabilire essere la cittadinanza italiana o occidentale, il requisito necessario per godere di diritto alla vita o di diritti in genere, questo governo non fa.

Prova ne sono, i tre emendamenti fiume che trasformano l’immigrazione clandestina in reato – con tutta una serie infinita di ricadute – legalizzano le ronde, allungano i tempi di detenzione nei Cie.

 Quale idea di società abbiano per il capo costoro è oramai chiara. Nessun governo dei processi, nessuna considerazione delle cause che sospingono i flussi migratori, solo repressione e propaganda. Ce ne sarebbe di che non rinnovar loro fiducia e mandato per l’Europa.  Ma, temo, così non sarà.

Détruire, dit-lui

Détruire, dit-lui

gioi

Da una parte la vendetta passa per l’esecuzione a mezzo stampa della moglie ingrata oltre che visionaria e plagiata – quindi instabile e sciocca –  dall’altra la difesa  televisiva del farfallone amoroso, ingenuo e intruppone,  è affidata a dipendenti fedeli, coordinando le operazioni il legale di famiglia, onore e vanto del Foro di Milano – Milano sì, e non c’è Lodo, ne’ Ricusazione che tengano, la sentenza verrà emessa per competenza territoriale, ironia della sorte, propriomin quelle aule – nonchè Secondo leguleio d’Italia, giacchè il Primo, credo, non abbia ancor finito di vedersela con i servizi sociali.

Il gioco è quello antico – e assai comune –  di delegittimare lei, sottraendo al dibattito gli argomenti più brucianti e pericolosi contenuti nelle sue dichiarazioni – la sfrontatezza senza ritegno del potere che offende tutte, per esempio – e a trasformare l’intera partita nel puntatone di una delle tante Dynasty televisive. Vedi alla voce Una storia di corna . Per il resto si sfrutta il paradosso, l’enormità degli addebiti :

Monomaniacale? Infedele ? Narcisista? Pedofilo? Un uomo così paterno, spontaneo, generoso, affettuoso, galante. Suvvia.

Insomma si parla d’altro come sempre quando c’è di mezzo lui.

Un’occhiata alla stampa rosa – milioni di lettori – di questa settimana – soprattutto quella di proprietà – e il quadro si delinea per quel che è  : Chi  paragona il premier  a Pericle –  così sua moglie giustamente è costretta a diventare Aspasia – Diva e Donna intrattiene i più romantici  con i bei ricordi. Sempre la fine di un amore è. Novella 2000 e Oggi che sono del gruppo RCS, sono meno retorici e lacrimevoli mentre si contendono la palma del cali il silenzio, intanto pubblicano foto ed elenchi di favorite presidenziali nel corso del primo, secondo e terzo mandato.

Ma per tutti sono Veronica e Silvio, come dire : due di noi. Che a ben vedere, nell’ambito degli esercizi d’identificazione, sarebbe il pià difficile al mondo. Eppure funziona. Perché come ci viene ripetuto da commentatori saggi ed avveduti . La metà del paese è come lui, l’altra metà aspira a diventarlo. Comincio a pensare che senza Berlusconi il Paese di cui sopra non sarebbe migliore. Magari con qualche  possibilità in più di migliorare. 

Miriam non Miriam

Miriam non Miriam

 

Hanno ragione coloro i quali attribuiscono a Silvio Berlusconi la capacità di aver prima sconvolto e poi ridefinito i termini del dibattito politico. Prova ne è che ad ogni apparir di ragazzotta di belle speranze, sulle liste elettorali del PDL – dalla Gardini in poi, non una novità –  i fieri oppositori si lasciano beatamente coinvolgere in una querelle all’insegna dell’ uguale e contrario, conclusione : replicano  volgarmente a qualcosa che ritengono  volgare.

E vai col tango del trito repertorio misogino e della terminologia più vieta, manco fosse colpa di quelle sprovvedute se la politica si è così ridotta.

Ma il punto non sono ovviamente le ragazze  e anche se il tema della presenza femminile è stato  posto in modo intelligente da Sofia Ventura, si tratta di allargare la riflessione ad un terreno più ampio di cui la reificazione delle donne  è uno dei pilastri,  ma non il solo.

Perché una cosa è certa :  o il  problema della compilazione delle liste diviene un caso che riguarda in generale il modo in cui gli apparati di partito, provvedendo in via esclusiva all’autoconservazione, selezionano una classe dirigente funzionale alla propria immagine,  oppure continueremo in eterno a moraleggiare  con ridicole varianti del dove andremo a finire, per via di  quattro belle figliole definite scioccherelle e inadatte per profilo, al ruolo in questione.

Che si tratti di collocamento per principi azzurri e starlette o di prepensionamenti eccellentissimi, il problema è uno solo. Ed è politico. Mi spiace, per lo spessore di Luigi Berlinguer che indiscutibilmente si pone a distanze siderali da quello di qualunque blasonato o ballerina o soi disant gggiovane – trombato alle Politiche e riproposto come una minestrina riscaldata alle Europee –  ma la faccenda è metodologica e  riguarda anche un tipo di candidatura come la sua.

Finché  saranno logiche partitiche spicciole e interessi di bottega a soprintendere la scelta dei candidati, ognuno provvederà a sistemare i suoi avendo per  la testa ben altro che la rappresentanza. A nessuno è dato di mettere il naso in casa d’altri ma se si desse al meccanismo delle primarie un valore istituzionale, sono convinta che le candidature improbabili sarebbero sensibilmente ridotte, quantomeno un’investitura più democratica conferirebbe un senso differente  alle scelte.

Le liste elettorali delle Europee sono – complessivamente e trasversalmente –  brutte . A chi ha a cuore il  buon andamento dei nostri interessi a Strasburgo, non rimane che sperare nella continuità degli staff tecnici, più in grado dei nostri politici di orientarsi nella complessità della normativa europea e delle questioni internazionali. Ma qualcuno pensa all’importanza del Parlamento Europeo? O siamo tutti a sfogliare la margherita se Miriam Bartolini questa volta  sia in combutta col consorte o ce la faccia a presentargli infine,  il conto del matrimonialista?

Un mare di detriti

Un mare di detriti

Strano modo di concepire l’Informazione come indispensabile  e preziosa, nel momento in cui s’incarica di fare da cassa di risonanza  alla Versione Ufficiale,  e irresponsabile – anzi indecente –  quando manifesta un punto di vista differente  rispetto alle martellanti celebrazioni governative con soccorsi e soccorritori  tempestivi, angelici ed efficientissimi.

A dire il vero non se ne può più. In questo paese ogni minimo tentativo di comportarsi come una comunità coesa, responsabile  e pensante,  annega invariabilmente in un mare di retorica. E se sopravvivesse ancora qualche dubbio sulle intenzioni del governo di servirsi del terremoto per trasformare le operazioni di soccorso, nell’ ennesimo miracolo dell’Era Berlusconi ter, basterebbe leggere le reazioni indispettite nei confronti di una trasmissione televisiva che si è solo limitata a denunziare alcune disfunzioni  attraverso le testimonianze dirette di chi ne ha dovuto sopportare i disagi, per tirare le conclusioni del caso. C’è dietro a tutto questo furore , un’idea di pubblico servizio da riconsiderare. O magari  di Pubblico tout court

Ma peggio del consueto ricatto che oppone la generosità dei volontari o lo spirito di servizio delle forze dell’ordine al fatto che, ancora  fino a ieri, mancavano l’acqua e le stufe nell’ospedale da campo di Piazza d’Armi –  come se tra i due eventi ci fosse relazione – c’è solo questa insensata richiesta di silenzio –  taccia la politica, tacciano le voci dissonanti – Godiamoci quest’altra favola bella del paese solidale e unito di fronte alla furia di elementi talmente imperscrutabili da rendere inutile la seppur minima forma di prevenzione.

Centotrenta sono i comuni abruzzesi  colpiti dal sisma, di molti non conosciamo nemmeno il nome, nonostante le numerose troupes e la consistente squadra di inviati di stanza in zona, troppo impegnati a segnalare le mosse del presidente del consiglio che consola gli afflitti e glissa sulle responsabilità. Lui non ha la bacchetta magica ma voi inviate i quattrini e soprattutto  non pensate alla politica. Chissà di che materia sono fatte  le virtù civili  tanto care ai media di questi tempi.