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Categoria: Palazzi di Giustizia

Salerno – Catanzaro (andata e ritorno)

Salerno – Catanzaro (andata e ritorno)

 

Nell’ambito della trentennale Saga denominata Guerra tra le Procure d’Italia, tra carabinieri inviati da Salerno che sequestrano atti di un’indagine in corso a Catanzaro e Carabinieri inviati da Catanzaro che sequestrano il “sequestrato”, l’intervento del Presidente della Repubblica, checché ne dica Antonio Di Pietro, si rivela provvidenziale, non fosse altro perchè continuando di questo passo, ad una vicenda già complicata di per sé, si sarebbero aggiunte altre iniziative, rendendo così il tutto più simile ad una matassa inestricabile che a una vicenda giudiziaria

L’esperienza insegna poi, che questi conflitti tra Poteri dello Stato, non solo non giovano alla credibilità delle istituzioni, essendo vissuti dai più, e non a torto,  come incomprensibili  diatribe,  ma soprattutto, nel caso si tratti di Giustizia,  non sono in alcun modo utili ne’ al compimento delle indagini, ne’ alla celebrazione dei relativi processi. Ne deriva un senso di spaesamento e sfiducia dei cittadini, nei confronti della possibilità di veder tutelati i propri interessi, del quale francamente potremmo fare meno.

Così mentre  Salerno tenta di impedire indagini in corso ( le solite, Poseidone e Why not) a Catanzaro, Catanzaro risponde con un’ ulteriore inchiesta su Salerno. Tutto questo con scambi di avvisi di garanzia tra magistrati  e messa sotto accusa, da parte di Salerno, di tre esponenti del Consiglio Giudiziario e da parte di Catanzaro, contro le toghe di Salerno, per abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio. I fascicoli al momento sono tornati a Catanzaro. 

Questo caso, che tutti definiscono giustamente  limite o senza precedenti – ma per tipologia, niente affatto inusuale – semplice non è, ma nemmeno poi troppo kafkiano.

 L’inchiesta,com’è  noto, un tempo affidata al giudice De Magistris, contiene tra le altre,  ipotesi sul presunto coinvolgimento di Romano Prodi e Clemente Mastella in fatti  la cui pubblicità, provocò direttamente o indirettamente la caduta del governo e la fine anticipata della legislatura.

Su tutta questa corposa materia, ha già valutato  un GIP, il Tribunale del riesame e la Corte di Cassazione. Mentre specificatamente sulle procedure e i metodi adottati per mettere insieme le indagini,  si è pronunziato il Procuratore generale della Cassazione, il CSM e di nuovo la Cassazione, respingendo il ricorso di De Magistris avverso queste ultime decisioni. In nessun caso De Magistris ha avuto ragione dei procedimenti in questione.

Se ne deduce che la Procura di Salerno col suo comportamento smentisce di fatto l’operato dei propri  organi di autogoverno.

Sostiene il Quirinale in una nota : se Salerno si fosse limitata a chiedere copia degli atti dell’inchiesta, invece che procedere al sequestro, di fatto non sarebbe successo nulla.

E infatti una simile modalità, evidentemente sottende il volere dei giudici di rendere quantomai pubblici i risultati di un’ inchiesta che, indipendentemente dalla rilevanza penale ( fin qui scarsa), rivela comunque un sistema di gestione del potere perverso ed inammissibile.

E siamo d’accordo che tra le due cose  non c’è rapporto d’interdipendenza. Ma il compito dei magistrati è portare a termine il lavoro investigativo, celebrare i processi e punire i colpevoli, non sostituirsi alla Politica.

Poichè resta inteso che in costanza di questo scontro dei Titani e delle Giurisdizioni, l’attenzione si concentra esclusivamente su delicate questioni procedurali, mentre  le indagini Poseidon e Why not  subiscono l’ennesimo arresto.

Sostiene Di Pietro che un sistema trasversale si muove per bloccare Why Not. Seppure fosse, la Procura di Salerno ci avrebbe messo del suo a favorire ulteriori stop.

Il futuro è già segnato : quest’oggi il CSM ascolterà i Pubblici Ministeri, nei giorni successivi  presumibilmente  nuove audizioni interesseranno  entrambe le Procure dove anche  il Guardasigilli ha inviato i suoi ispettori. Tutto questo  mentre il Procuratore Generale di Cassazione ha aperto un’istruttoria avviando già gl’interrogatori.

Ciò detto non stupisce affatto che il principale indagato Antonio Saladino, dopo ben dieci istanze ai PM, sia stato ascoltato solo dalla Procura di Paola. Sì ma relativamente ad altra indagine.

Tra Salerno e Catanzaro, una puntatina a Roma al CSM o in Cassazione, una sosta in televisione e un’altra a farsi intervistare dai giornali, dove lo si poteva trovare il tempo?

Il rintraccio di Svetlana nel Paese dei Balocchi

Il rintraccio di Svetlana nel Paese dei Balocchi

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Ma quale prostituta pagherà quei 200 euro? È assurdo costruire nuove fattispecie penali quando il processo non si può fare: è impossibile fare processi a extracomunitari irreperibili.

…dice il procuratore capo di Trento Stefano Dragone, nel tentativo di ricondurre al buon senso  la ministra invasata, il sindaco mezzo fascista, i comitati dei residenti che gli si deprezza il bilocale  e tutto il resto della comitiva di onesti cittadini plaudente il decreto antiprostitute. Già perchè uno dei problemi più seri per l’amministrazione della giustizia e che riguarda in particolare gli extracomunitari, è proprio l’identificazione e la reperibilità dei soggetti. Ma questo si sa, è il Governo dei Miracoli e infatti non tarda ad arrivare la secca replica della ministra Carfagna , ovvero di Madame Simonetta Matone,  riconoscibile dal piglio e dal bon ton, in tutto e per tutto  simili a quelli di un wrestler a fine carriera, portatrice sana di jabot maculati, habituee di Vespa e magistrato, nonchè Capo di Gabinetto alle Pari Opportunità : 

Non sono a conoscenza di norme costituzionali che prevedano la valutazione preventiva dei ddl da parte dei magistrati. Saranno le forze dell’ordine a identificare i fermati, poi ci sarà un regolare processo e la condanna sarà eseguita al momento del rintraccio.

Così è nel Paese dei Balocchi . Nel paese reale invece capita che se la polizia ferma Svetlana la Moldava che, come tutte,  declina false generalità, dichiarando, con un pretesto qualsiasi, di essere senza documenti, più che portarla in caserma per impronte digitali e denunciarla, non può. Dopodichè Svetlana si dilegua, mentre il fascicolo intestato ad un fantasma, comincia il suo viaggio ai confini della realtà, compiendo  un tragitto che terrà occupati gli uffici di giustizia inutilmente e per anni. Ma a  che servono le sagge osservazioni del dottor Dragone ? I pareri tecnici di coloro i quali ben conoscono le ricadute di certi provvedimenti? La costituzione non lo prevede. Ebbene non resta che allargare le braccia ( o forse incrociarle?) e aspettare a piè fermo i regolari processi . Sempre dopo il rintraccio-ciò. Quando il sistema ti vuol sommergere a tutti i costi, prenderlo per il culo è il minimo che si possa fare. 

Bocca di Rosa

Bocca di Rosa

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Chi reclamava certezza della pena, nel frattempo ha  trovato solo un moltiplicarsi di nuovi reati da inserire nel Codice, in rapida ed esponenziale crescita. Quanto alle certezze, basti la cronaca : da una parte si presidiano militarmente gli obiettivi sensibili, dall’altra si consente ad un folto gruppo di teppisti tra Napoli e Roma, ogni tipo di devastazione e sopruso, dimenticando di tutelare, chessò…quantomeno i viaggiatori muniti di biglietto. E pensare che fino a qualche tempo fa si parlava di riforma del Codice, di accorpamenti, di depenalizzazioni  di alleggerimento  dalla nota dei reati civili con ricadute nel penale, in una parola di  razionalizzazione che sarebbe andata a sostenere un più agevole governo della Giustizia e prodotto  un minor affollamento delle carceri tramite l’introduzione di pene alternative. Macchè, qui si parla di braccialetti e di nuova, apposita, edilizia. Più galera per tutti ! E’ il nuovo tormentone.  Ma il pensiero politico che sottende qualsiasi provvedimento del Presente Governo, è sempre lo stesso : far pagare il peso di ogni disagio sociale  alle vittime, l’anello debole, quello più facile da inquadrare, distruggendo, se possibile, quanto di sensato e di positivo è stato costruito in questi anni. E in materia di prostituzione – tanto per dire – la Comunità Europea aveva spesso elogiato il sistema di protezione delle vittime messo a punto, qui da noi. Permessi di soggiorno, una rete di assistenza contro le possibili ritorsioni delle organizzazioni malavitose, occasioni di reinsiremento sociale e lavorativo, offrivano più di una possibilità a chi voleva uscire dal racket. Lo chiamavano Modello Italiano lassù a Bruxelles. Invece siamo tornati all’orrore,  quello che, se esercitato in privato, è molto meno orrorifico. Ricacciare le prostitute entro il perimetro dell’illegalità, costringerle  al chiuso di appartamenti, significa solo renderle invisibili e pertanto più vulnerabili. E che dire dell’abolizione del reato di favoreggiamento, un gran regalo ai protettori che  vedranno così spianata la strada per far prosperare i loro affari, potendo, da qui a poco, affittare impunemente case per far esercitare le donne che risulteranno così, sempre più sfruttate. Ed ecco che ci ritroviamo catapultati  mezzo secolo indietro, in una marmellata immonda di clienti colpevoli e minori rimpatriati come pacchi postali   – Liberiamocene ! -.. Che ce ne importa di quello che trovano a casa loro? –  Mara Carfagna, dopo aver fatto pace col suo passato di vedette che seppur a diverso titolo, ha immolato il suo corpo  alla carriera, può accomodarsi in prima fila, insieme alla fitta schiera dei moralizzatori di questo Paese (riconoscibili dalla doppia, tripla e multipla morale) additando l’unica vera colpevole di tutta questa faccenda che –  non dimentichiamolo  – resta sempre Bocca di Rosa.

Un caso di regressione istituzionale

Un caso di regressione istituzionale

Beppino

Vincenzo Carbone,  primo presidente della Corte di Cassazione, sceso in campo di recente per il caso Englaro è stato netto  : La Corte si è espressa nell’esercizio della sua funzione giurisdizionale , affermando un principio di Diritto,  sulla base  della interpretazione costituzionalmente orientata della legislazione vigente. Mentre la Corte d’ Appello di Milano, nella sua autonomia e valutando in concreto le prove raccolte, ha deliberato che potessero essere sospese alla Englaro, l’idratazione e l’alimentazione forzata. Insomma, sostiene giustamente Carbone, in entrambi i casi, i giudici hanno svolto scrupolosamente il proprio lavoro. Non sono stati dello stesso avviso  i 40 senatori ( Quagliarello, Cossiga e altri)  firmatari di una mozione  che chiede al  Senato di sollevare un conflitto tra Poteri dello Stato nei confronti della Corte di Cassazione. La mozione assume  che il giudice  abbia violato il Principio della Separazioni dei Poteri e abbia leso le attribuzioni del Parlamento Legislatore, adottando una pronuncia creativa, nel vuoto normativo conseguente alla mancanza di una legge applicabile. La questione discussa dieci giorni fa in Commissione Affari Costituzionali, è stata posta ai voti quest’oggi in Aula, ottenendo l’approvazione. Se, come prevedibile, il Senato confermerà il voto della Camera, sarà compito della Corte Costituzionale appurare l’esistenza o meno di un Conflitto tra poteri dello Stato. Siamo ad una iniziativa senza precedenti all’interno della quale, per sovrapprezzo,  è annidata una tale forma di cieca e subdola violenza da non giustificare nemmeno il più innocuo atteggiamento interlocutorio. Eppure quella sentenza, lungi dal aver creato Diritto, ruota intorno a Principi e Norme presenti nel nostro Ordinamento ed esplicitamente  vi si riferisce  : gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione, la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina del Consiglio d’ Europa, la Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione europea, la legge sul Servizio sanitario nazionale del 1978, gli articoli del Codice di deontologia medica con richiami a sentenze della Corte Costituzionale e della Cassazione. Dove sarebbe il vuoto normativo? Dove l’indebita supplenza? . I giudici si sono mossi con coerenza su di un percorso quasi obbligato, se  si fossero rifiutati di decidere, vi sarebbe stato un caso clamoroso di “denegata giustizia”. Essi non hanno “condannato a morte” Eluana. Hanno adempiuto al loro difficile dovere, applicando principi e norme generali ad un caso concreto, così come, prima di loro, avevano fatto giudici di corti nazionali e internazionali, dagli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, alla Germania (tutte decisioni scrupolosamente ricordate dalla Cassazione). Beppino Englaro non meritava  quest’aggressione ne’ che il suo dolorosissimo caso fosse materia per un ennesimo conflitto tra Politica e Giustizia. Egli chiede solo che di  Eluana siano rispettati i voleri e la dignità ma ogni volta che nella sua pluriennale battaglia per i Diritti, riesce a conquistare una parvenza di risultato, infiniti ostacoli vengono posti sul suo percorso. La novità  dei giudici costituzionali, non avrebbe influenza diretta sulle scelte di Beppino che comunque sta già combattendo altre guerre per rimuovere altri impedimenti ma certo ci piacerebbe che su questa investitura popolare che ultimamente sembra autorizzare tutto, finanche il  conferimento all’Assemblea Parlamentare della  natura di giudice di estrema istanza, la Corte si esprimesse con nettezza onde evitare che un caso di corretta amministrazione della Giustizia venga ricordato come un caso di regressione culturale e istituzionale. 

 

L’agguato, la vendetta ( e la sentenza)

L’agguato, la vendetta ( e la sentenza)


Non si commentano le sentenze . Non ci piove. E poi siamo solo al primo grado – 180 udienze, 360 testi, 155 parti civili con i loro 50 avvocati, più 60 difensori degl’imputati –  e l’appello è già  stato annunciato. Tempo verrà per ulteriori disanime. Nelle more però andrebb evidenziato che se a Genova – Bolzaneto si fosse potuto sostituire  il reato di abuso di autorità – già importante di per sè, viste le circostanze,  ma meno specifico – con il reato di tortura, le cose sarebbero andate diversamente, in termini di entità delle pene comminate, ma soprattutto  di significato complessivo dell’intero Procedimento. Ci sarebbe piaciuto che il disegno di legge relativo  approvato dalla Camera in dicembre 2007 con voto bipartisan (compreso emendamento di Forza Italia sull’ inapplicabilità dell’ immunità diplomatica) avesse potuto compiere il suo naturale iter. Così non è stato, la XV legislatura stroncata, più o meno , sul nascere, tra le altre buone cose, avrebbe da ascriversi anche questo tentativo di colmare una evidente, contraddittoria, lacuna del codice. Si ha un bel dire dobbiamo fare in modo che queste cose non accadano più ma poi in termini concreti una legge vale più di un lungo procedimento come Bolzaneto è stato e sarà. Ma non commentare la sentenza non ci esime dal valutare quanto va oltre il chi ha picchiato chi  e perchè o se ci fossero dietro quegli inqualificabili episodi di violenza morale e materiale, altrettanto inqualificabili regie o piani preordinati della mattanza. Questo, al momento non è dato sapere, anche se dai giornali trapela ( le motivazioni della sentenza non sono state ancora rese pubbliche ) che la Corte l’abbia, per Bolzaneto, escluso, appuntando com’era prevedibile l’ attenzione sulle responsabilità individuali. Ma in nessuna Corte potrà essere trascinata mai la Responsabilità gravissima della gestione dell’Ordine Pubblico di quelle giornate. Invece che regia, possiamo chiamarla Mario, ma quello è . Ed è che a Genova da parte delle forze dell’ordine, si è cercato lo scontro, la prova di forza, si sono  inseguiti manifestanti che ripiegavano, colpiti quelli che procedevano  con le mani alzate, sono stati selvaggiamente picchiati i passanti e i giornalisti, si è consentito a industurbati  provocatori e  black block di assaltare il carcere o procedere ad ogni sorta di devastazione, al preciso scopo di tendere la  trappola. Prima l’agguato, poi la vendetta. Queste sono state via Tolemaide, il Lungomare,  la Diaz e  Bolzaneto . E per questa insensatezza è morto Carlo. Se non c’è stata strategia preordinata, allora vuol dire – qualunque cosa sia scritta  nella sentenza che comunque riconosce l’abuso di autorità – che ci sono circostanze in cui le forze dell’Ordine hanno un margine di autonomia troppo ampio per un paese che si dice democratico. Un lungo e complesso procedimento come quello in questione, avrebbe potuto essere affiancato dall’ istituzione della famosa Commissione Parlamentare d’inchiesta, contro la quale si espressero con voto contrario il Centro Destra e l’Italia dei  valori, per l’appunto motivando con l’inopportunità di esporre le forze dell’ordine ad un possibile danno d’immagine. I conti tornano.