Sfogliato da
Categoria: Se ne sono andati

Che nun l’hai visto er Gesù de Zeffirelli ?

Che nun l’hai visto er Gesù de Zeffirelli ?

Beati i mansueti perché la mansuetudine diverrà ricchezza. Nella parrocchia  di una borgata in cui si discute vivacemente su come affrontare il prossimo intervento della polizia per sfrattare gli abitanti di alcuni palazzi,  capita casualmente un alto prelato cui viene chiesto di prendere la parola. Un inutile sermone carico di tonante retorica affascina la platea quel tanto da distruggere il senso di comunità che il dibattito ha fin lì espresso  e così mentre il porporato  attribuisce a Gesù la beatitudine di cui sopra,  qualcuno obietta. Ma quanno l’ha detto? L’ha detto, l’ha detto. Replica un altro : Che nun l’hai visto er Gesù de Zeffirelli?

L’episodio è uno dei migliori de I Nuovi Mostri (Tantum Ergo)  Age, Scarpelli e Risi. Tanto per ricordare alla loro maniera come er Gesù de Zeffirelli l’avessero visto proprio tutti. Pure i comunisti della borgata.

Da ragazzini criticavamo  Zeffirelli a prescindere, per una sorta di obbligo cinefilo. Magari senza aver nemmeno visto i suoi film (e questo è molto poco cinefilo). E invece il suo essere un liberale, conservatore con la fissa della precisione estetica e del trovarobato, non gli ha impedito di interpretare a dovere Shakespeare e Verdi (mica si può fare l’Aida minimal) Bei film come Un te con Mussolini o Callas forever o Jane Eyre (grandi cast e capacità di rimaneggiare le storie senza stravolgimenti eccessivi) ci hanno riportato sulla giusta via, che poi è quella di non ideologizzare troppo le letture e le visioni. Qualche film, è vero, non ha funzionato. Capita. Ma per il resto Franco Zeffirelli è stato uno dei registi italiani più conosciuti e apprezzati al mondo.Doveroso ricordare l’artista. Il resto sono chiacchiere.

Varda par Agnès

Varda par Agnès


«Il problema non è girare, il problema è abituarsi a guardare attraverso l’inquadratura di una macchina da presa, ovvero quello che sarà un’immagine… Potete fare esperienza ovunque. La vita si mette in scena da sola. È questo che bisogna osservare»

Agnès ci lascia una cospicua eredità di film e di illuminanti considerazioni sul cinema. Pioniera e innovatrice dal primo all’ultimo fotogramma sempre realizzato nella ferma convinzione che il cinema fosse notre défense contre un monde en chaos.

Il più bravo di tutti a raccontare

Il più bravo di tutti a raccontare

 

“Ma filmare è vivere, e vivere è filmare. È semplice, nello spazio di un secondo guardare un oggetto, un volto, e riuscire a vederlo ventiquattro volte. Il trucco è tutto qui”.

Non so se quella scena del disseppellimento fosse tratta da un episodio realmente accaduto, spero di sì per quel senso autenticamente liberatorio che suggerisce la bandiera di stracci rossi cuciti insieme, prudentemente nascosta durante il ventennio e infine esibita con gioia sfrenata, troppo grande per sventolare, viene agitata sull’aia da decine di mani.

Ci lascia il più bravo di tutti a raccontare, a dirci chi siamo, a trasformare la letteratura in immagini. Grazie di tutto.

…celui qui voulait faire craquer le cœur des hommes

…celui qui voulait faire craquer le cœur des hommes

La mostra si chiamava “Couture-sculpture. Azzedine Alaïa in the history of fashion“. Sessantacinque  manichini acefali negli abiti più significativi della mirabolante produzione Alaïa collocati nelle sale della galleria Borghese accanto ai Canova, ai Tiziano, ai  Bernini ,ai Caravaggio, ai Raffaello. Un’ invasione  di  Bellezza nella Bellezza materializzava  infine  l’Idea chiave del lavoro di colui che voulait faire craquer le coeur des hommes. Abiti mescolati alle Opere d’arte senza suscitare alcuna impressione di discontinuità o sensazione di frattura. Come se fossero stati sempre lì.

Azzedine Alaïa immenso genio della sartorialità assoluta se ne è andato ieri lasciando,tra le altre eredità ,  il ricordo di quell’emozione irripetibile.

Foto Ilvio Gallo dall’ufficio stampa della Galleria Borghese