Il più bravo di tutti a raccontare

Il più bravo di tutti a raccontare

“Ma filmare è vivere, e vivere è filmare. È semplice, nello spazio di un secondo guardare un oggetto, un volto, e riuscire a vederlo ventiquattro volte. Il trucco è tutto qui”.

Non so se quella scena del disseppellimento fosse tratta da un episodio realmente accaduto, spero di sì per quel senso autenticamente liberatorio che suggerisce la bandiera di stracci rossi cuciti insieme, prudentemente nascosta durante il ventennio e infine esibita con gioia sfrenata, troppo grande per sventolare, viene agitata sull’aia da decine di mani.

Ci lascia il più bravo di tutti a raccontare, a dirci chi siamo, a trasformare la letteratura in immagini. Grazie di tutto.

4 pensieri riguardo “Il più bravo di tutti a raccontare

  1. Io conosco i suoi lavori più celebri, ma mi mancano le prime cose che piano piano recupererò. Un intellettuale finissimo, figlio di un poeta ed amico e collaboratore di Pasolini… probabilmente questa grande capacità a raccontare per immagini gli arriva proprio dal suo background culturale ed artistico. Non sono molti i cineasti italiani che possono vantare una statura internazionale ed insieme una visione personale… sicuramente Bertolucci è uno di questi.

  2. Un figlio d’arte, il che gli ha consentito incontri ravvicinati con intellettuali significativi del suo tempo. Ovvero di crescere in un contesto di valori e priorità differenti dalla normalità Decisivo poi è stato il suo tempo che ha vissuto intensamente ed amato tutta la vita. Vedi The dreamers laddove la nostalgia – troppo ironico per coltivare un simile sentimento – lascia il posto alla rappresentazione di quello sguardo sul mondo, di quell’approccio, di quel senso pulito della trasgressione. Non sono passati tantissimi anni ma, cavolo!, era un altro mondo. Me ne sono accorta in occasione del suo incontro con i ragazzi del Cinema America (i feticisti.. per intenderci), li assecondava, li sosteneva, partecipava ma… una vena di perplessità percorreva il suo sguardo a causa dell’essere quei giovani un po’ troppo rispettosi dei venerati maestri (che oltretutto con forza andavano respingendo tutta quella celebrazione). Nelle colossali arene di gioventù lo spirito Estate Romana era tutt’altro, il cinema veniva ammucchiato con accostamenti oltraggiosi e con una spregiudicatezza irresponsabile che faceva correre i mangiatori di film a frotte.Venivano da tutte le periferie a vedere la serie completa del Pianeta delle Scimmie.Puoi immaginare che pubblico e che commenti. La nottata di Novecento,cinque ore e un quarto di proiezione,c’era la luna sulle rovine e il pubblico lanciava battute feroci all’indirizzo Di Depardieu – De Niro : uno spettacolo nello spettacolo. Lo stesso Bertolucci ricordò poi di essersi divertito moltissimo.E nessuna prolusione a coronare la visione del film ché altrimenti sai che baraonda…

  3. Forse i venerati maestri sono così rispettati anche perchè il panorama cinematografico attuale offre ben poco da venerare. Come giustamente dici, un personaggio come Bertolucci è figlio del suo tempo… un tempo effervescente per stimoli, che premiava la capacità di sperimentare e dire qualcosa di personale, che certo non sono le caratteristiche più pregnanti dell’orizzonte artistico e culturale di questi nostri anni.

  4. C’era una considerazione diversa della notorietà (e dell’autorevolezza che ne può derivare) A Massenzio venne Francis Ford Coppola per la supervisione della proiezione di Napoleon. Pensi che facessimo a gara per farci fotografare con lui ?. Stette una settimana, lavorava e litigava col proiezionista da mane a sera.Pensi che il proiezionista ne fosse intimidito? Se ne dicevano di tutti i colori. Che l’orchestra (peraltro della RAI) diretta da suo padre non tirasse moccoli per le sparate intransigenti,i rimbrotti e una serie infinita di prove? Ed era Coppola,aveva già girato il Padrino, poi arrivò Lelouch che aveva lavorato al recupero della pellicola. Stessa storia. Tutto normale. Manco un autografo. Eravamo un po’ meno provinciali,ecco.Soprattutto più concentrati alla realizzazione delle cose che andavamo proponendo, consci della loro importanza ma senza fare tante storie.Si lavorava per il pubblico senza pretese di stare lì a fare Cultura con la C maiuscola.

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