So british
La rappresentazione della storia, del talento e dell’identità britannica – da Isambard Kingdom Brunel a Sir Timothy John Berners-Lee – dello spettacolare Opening ha trovato un proprio esito nella manifestazione di chiusura pensata, questa volta, come un grande happening dedicato al Pop e immersa – luci, fuochi d’artificio, suggestioni – nei colori dell’Union Jack. Collante ideale e filo conduttore di entrambe le operazioni il be not afeard de La Tempesta come probabile monito alle nostre attuali incertezze (prosieguo compreso : the isle is full of noises,sounds and sweet airs,that give delight and hurt not)
Raccontare di sé attraverso Shakespeare, Winston Churchill, Lewis Carrol tralasciando Kate Moss, Harry Potter e le Spice Girls avrebbe rappresentato un’ incrinatura nella storia,un’omissione imperdonabile,una falla che l’orgoglio britannico non avrebbe potuto consentire.E se non tutti sono sullo stesso piano,ognuno però contribuisce a tenere in piedi il racconto.So british: ironico, misurato,consapevole,solido.
Foto Tom Jenkins for The Guardian