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Categoria: Venezia 2011

Ah Tao,domestica in Hong Kong

Ah Tao,domestica in Hong Kong

 

 

 

 

Una vita trascorsa a prendersi cura degli altri forse è meno semplice di quanto il titolo voglia dare ad intendere,anche se  meticolosità, leggerezza, ritualità ed eleganza dei gesti quotidiani, non parlano mai della inevitabile fatica di servire in casa, crescendo più generazioni di una stessa famiglia.

 

L’arco di tempo passato al servizio dei Lee è quasi pari a quello dell’esistenza dell’ anziana domestica Tao ma qui se ne racconta solo l’epilogo, esaltando i valori di fedeltà, abnegazione,riconoscenza e solidarietà : un patrimonio troppo importante per non essere trasmesso alle persone che ha accudito.

 

A riannodare la trama di un passato cui soltanto si accenna ed un presente melanconico di vecchiaia e malattia, provvedono  in egual misura  il talento della regista Ann  Nui  e le capacità dell’interprete principale Deanie Ip  che attraverso uno stile asciutto essenziale e una recitazione che toglie piuttosto che  aggiungere riescono a rendere la vicenda con i toni commossi che le sono congeniali senza,però,mai  scadere mai nel sentimentalismo .

Resta inteso che insieme alla storia della dignitosa domestica costretta dall’età e dai malanni in una casa di riposo, ci vengono mostrati i tratti inequivocabili di un mondo che cambia e sembra del tutto incomunicabile con la compostezza di chi è abituato a rendersi utile per un senso del dovere che, scopriremo, è più prossimo a sentimenti articolati e profondi di quanto non lo sia il semplice servire

 

Siano lodati i festival – Venezia, nel caso – per lo spazio offerto alla cinematografia asiatica la cui visione accorcia le distanze tra un mondo e l’altro e sfata preconcetti. Coppa Volpi, alla protagonista Deannie Yip, irriconoscibile al momento della premiazione per i suoi lunghi e sofisticati guanti di pelle nera ma che di Tao conserva tutta l’aristocratica capacità di stare al mondo delle persone generose e riconoscenti.

 

 

 

A Simple Life (Tao Jie) del 2011, diretto daAnn Hui e interpretato da Andy LauDeannie YipQin HailuWang FuliEman LamAnthony Wong Chau-SangHui Bik KeeHui So Ying.

We’re not bad people. We just come from a bad place.

We’re not bad people. We just come from a bad place.

Togliamoci subito il pensiero : niente di questo film è troppo esplicito o gratuito come potrebbero dar ad intendere ripetute scene di sesso a combinazione variabile, celebrati passa e spassa di Fassbender come natura crea,davanti alla macchina da presa e una lettura frettolosa del tutto. Raccontare credibilmente un’ossessione e nel contempo rendere i fatti con misura ed eleganza, senza cedimenti al trash narrativo nemmeno nell’accenno ad una probabile infanzia danneggiata come origine di tutti i mali, senza moralismi ed in modalità assolutamente neutra , non è semplice eppure l’impresa in cui si sono cimentati Mc Queen & Fassbender, sodalizio artistico già collaudato con Hunger, riesce alla perfezione seppur al piccolo prezzo di qualche momento di disagio da parte dello spettatore.


Dunque Shame, espressione,a quanto sembra, assai ricorrente  nelle confessioni  dei sex addicted e storia di una dipendenza che come ogni altra, s’impadronisce e condiziona momento per momento  tutta la vita. Ma anche storia insostenibile di una prigione dalla quale è difficile evadere e della sofferenza che ne deriva particolarmente quando la  ricerca di sé conduce inesorabilmente all’ impossibilità di essere “normali”

Grande esperienza visiva realizzata da un artista che nella regia ha trovato il suo completamento e intensa recitazione di Fassbender che la Coppa Volpi meritò in pieno.


Shame è un film a colori di genere drammatico della durata di 99 min. diretto da Steve McQueen e interpretato da Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Hannah Ware, Nicole Beharie, Amy Hargreaves, Lucy Walters, Elizabeth Masucci, Anna Rose Hopkins, Briana Marin.
Prodotto nel 2011 in Gran Bretagna e distribuito in Italia da Bim Distribuzione.

The talking cure

The talking cure

Atmosfera checoviana, tutta mussole, orologi da taschino e pince-nez. Salvo poi scoprire che le tradizionali efferatezze cronenberghiane vivono egualmente – e nemmeno troppo tra le pieghe – in questo suo  The dangerous method ovvero :   The talking cure dal lavoro teatrale di  Hampton  a sua volta  riadattato da un libro di  Kerr.


Dove si narra della triangolazione, non propriamente  amorosa tra  Freud,  l’allievo prediletto Jung e la di lui paziente Sabine Spielrein la cui schizofrenia, sottratta alle infernali terapie dell’ospedale Burgohzli, sarà trattata appunto con la emergente talking cure:  riesumanti confessioni in luogo di immersioni in acqua gelida e chissà cos’altro.


La Spielrein, com’è noto funzionerà da detonatore nel  contrasto per divergenze  scientifiche dei due psicoanalisti, provocandone la rottura definitiva. Cronenberg si adopera a dar conto di tutto : dal poco deontologico rapporto erotico sentimentale tra medico e paziente, alle differenze d’impostazione tra maestro e allievo, comprese rivalità di generi diversi e del contesto, tra vendicative mogli tradite e poligamici  uffici dell’amico Otto Gross ( Vincent Cassel, sempre perfetto nel ruolo dello sciupafemmine, qui anche  ingravidatore seriale).


L’epilogo racconta  l’inevitabile fine del rapporto d’amore  ma soprattutto il gioco di sponda del terzetto con Sabine che si confida con Freud – e quest’ultimo, manco a dirlo,  severamente la rimprovera – mentre Jung coraggiosamente nega ogni addebito.


Non stupisca la dimensione miserevolmente umana soprattutto dei due conoscitori dell’anima, le cose andarono esattamente così : Sabine cui, tra una disputa e l’altra, furono  persino sottratte (da Freud) intuizioni scientifiche , una volta guarita, diverrà psichiatra – ovviamente freudiana, alla faccia dell’ex – costringerà il reprobo ad ammettere la relazione e infine prenderà il tè con la di lui moglie.


Ogni cosa al suo posto grazie ad un tragitto e ad un metodo pericolosi. Sembrerebbe.


Si attendevano polemiche e smentite dagli addetti che per fortuna non sono arrivate. Meglio così : le visioni, non funestate da chiacchiere sull’intangibilità del Genio, risultano più interessanti e a questo film, dall’accuratezza-  nonostante i territori decisamente ostici –  dei dialoghi alla consueta perfezione formale, non manca nulla per esserlo davvero.





A Dangerous Method è un film di genere drammatico della durata di 99 min. diretto da David Cronenberg e interpretato daViggo MortensenKeira KnightleyMichael FassbenderVincent CasselSarah GadonAndré HennickeArndt Schwering-Sohnrey,Mignon ReméMareike CarrièreFranziska Arndt.
Prodotto nel 2011 in USA e distribuito in Italia da Bim Distribuzione

Il dio della carneficina (e quello della regia)

Il dio della carneficina (e quello della regia)

Niente in Carnage è del tutto sconosciuto : Non la storia, da una pìece teatrale, ovunque e con successo, rappresentata,  di Jasmina Reza, (qui anche co-sceneggiatrice),  né la messa in scena dell’ipocrisia borghese o della labile inconsistenza di Principi solo orecchiati ed esibiti alla maniera del mazzo di tulipani gialli che Tavoularis ha piazzato al centro della scena.

Tantomeno  il racconto del massacro senza spargimenti di sangue, tema assai caro a Polanski, o la dimestichezza con la quale  l’unità tempo spazio –  complessa da rendere al cinema – viene assoggettata a  cambi di inquadrature frequenti ma disciplinate da un montaggio cui l’intero film deve molto.


Eppure per ognuno dei  novantasette minuti, opportunamente sforbiciati da un testo  forse troppo parlato, niente riesce ad essere prevedibile. L’incontro tra i Cowen e i Longstreet genera una dinamica feroce, tra scontri verbali e mutevoli alleanze,  prima di coppia, poi di genere, infine tutti contro tutti. E mentre l’aggressività monta, la camera si muove lasciando intravedere gli scorci di un appartamento newyorkese tipicamente upper class : Polanski ha trasferito la vicenda dalla Francia in America (Variety, seppur sommessamente, non ha gradito).Una piccola vendicativa deroga alla fedeltà del copione.Come dargli torto.

Finale affidato non tanto ai giovanissimi Cowen e Longstreet, i ragazzini che dopo essersele suonate e aver involontariamente provocato l’incontro massacrante  tra le rispettive famiglie, tornano a giocare tranquillamente ma ad un piccolo animale domestico abbandonato che scappa via, felice di non dover avere a che fare con gli orridi padroni.

Attori molto bravi e compenetrati nell’indispensabile sopra le righe.Bravissimo anche il vicino di casa che ad un certo punto si avvicina alla porta incuriosito dagli strepiti  nell’appartamento accanto. Un’intrusione alla Hitchcock. Piacevolmente appropriata.










Carnage è un film a colori di genere drammatico della durata di 79 min. diretto da Roman Polanski e interpretato da Jodie FosterKate WinsletChristoph WaltzJohn C. Reilly.
E’ anche noto con gli altri titoli “God of Carnage”.
Prodotto nel 2011 in Francia, Germania, Spagna, Polonia e distribuito in Italia da Medusa il 16 settembre 2011.


Cose di questo mondo

Cose di questo mondo



A proposito della nutrita lista di film sull’ Immigrazione sparsi un po’ per tutte le Sezioni della Mostra,  non potevano mancare ironie – l’espressione istituiamo il premio gommone d’oro, sarebbe degna di Abatantuono/Patierno se non fosse stata davvero pronunciata – nè conclusioni tirate per i capelli sul fatto che il cinema italiano  sarebbe ossessionato dai Migranti. Ma visti i cartelloni dei concorsi internazionali  in cui film ad analogo tema, per di più provenienti da paesi – Francia o Stati Uniti – che con l’integrazione fanno i conti da decenni, trovano ampio spazio, il problema non si dovrebbe nemmeno porre.

Resta il fatto che qui da noi siamo semplicemente afflitti dalla Bossi Fini, madre di tutti i disastri legislativi , da una politica che – parola di Olmi – non è più degna di rispetto e da un’informazione che distorce fatti e numeri alimentando paure e xenofobia .

Seppure fosse ossessionato, il nostro cinema ne avrebbe ben donde.


Dunque Olmi,  Crialese, Lombardi, Patierno, Cupisti, Segre, Gipi. Ciascuno con il mezzo che gli è proprio  –  l’apologo, la commedia, il dramma,il racconto fantastico, il documentario –  ma tutti lodevolmente intenzionati a resistere alla tentazione del lacrimevole, a scantonare il didascalico, la lezioncina, il luogo comune per mettere in scena, dell’immigrazione, il punto di vista di chi attraversa il mare in cerca di futuro ovvero gli sconquassi che il fenomeno determina nelle comunità di eventuale accoglienza. Ultimi e penultimi non sempre solidarizzanti in situazioni di sfruttamento, schiavitù, criminalità, assenza di valori.



Approcci differenti,  e mentre Patierno citando  Un dìa sin mexicanos – un mondo senza migranti non è nemmeno concepibile – ridicolizza l’imprenditore del nord est che invece vorrebbe spedirli tutti a casa, Olmi restituisce un senso e una funzione ad una chiesa abbandonata che riprende vita accogliendo una comunità di clandestini e  Crialese tocco lieve – anche troppo – ma gran partecipazione emotiva nel descrivere cosa davvero succede nell’isola degli sbarchi  tra pescatori,clandestini, turisti.


E poi c’è Là Bas,  lavoro  riuscitissimo sull’educazione criminale di un giovane migrante di Castelvolturno sullo sfondo della strage del 2008. Racconto veritiero, onesto, quasi in presa diretta, recitato in francese inglese e dialetto del luogo – ci sono i sottotitoli – da un cast all black di attori non professionisti. Lombardo mette a servizio della verità la sua esperienza di cameramen  conferendo alla narrazione l’immediatezza che le è indispensabile. E se è consentita una nota personale, a me ha ricordato, in più tratti , il miglior cinema italiano.


Ma la buona notizia, è un’altra : oltre il Leone per la migliore opera prima, Là Bas a Venezia ha trovato persino un distributore.All’ultimo all’ultimo…e pensare che nessuno voleva crederci




Cose dell’altro mondo è un film a colori di genere commedia della durata di 90 min. diretto da Francesco Patierno e interpretato daDiego AbatantuonoValerio MastandreaValentina Lodovini,Sandra CollodelGrazia SchiavoMaurizio DonadoniVitaliano Trevisan, Riccardo Bergo, Sergio BustricFulvio Molena.
Prodotto nel 2011 in Italia e distribuito in Italia da Medusa


Là-bas è un film a colori di genere drammatico della durata di 100 min. diretto da Guido Lombardi e interpretato da Kader Alassane,Moussa MoneEsther ElishaBilly Serigne FayeFatima Traore,Salvatore Ruocco.


Terraferma è un film a colori di genere drammatico della durata di 88 min. diretto da Emanuele Crialese e interpretato da Filippo Pucillo,Donatella FinocchiaroMimmo CuticchioBeppe FiorelloTimnit T.Martina CodecasaFilippo ScarafiaPierpaolo SpollonTiziana LodatoRubel Tsegay Abraha.
Prodotto nel 2011 in Italia, Francia e distribuito in Italia da 01 Distribution


Il villaggio di cartone è un film a colori di genere drammatico della durata di 87 min. diretto da Ermanno Olmi e interpretato da Michael LonsdaleRutger HauerMassimo De FrancovichAlessandro Haber.
Prodotto nel 2011 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution