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Categoria: La fabbrica del cinema

Arrivano i nostri

Arrivano i nostri


Se non più tardi di un anno fa, autentiche scene di  disperazione seguivano gli exploits denigratori di Quentin Tarantino, quest’anno non c’è angolino o sezione del Festival di Venezia che non ospiti uno o più film italiani. Venti in tutto, tra documentari, lungometraggi, résumé ed inediti. Cannes, con il doppio  riconoscimento e l’incombente Festa di Roma, hanno probabilmente suggerito a Müller, un cambio di indirizzo e l’offerta di un maggiore spazio alla cinematografia nazionale. Ma anche se le schede dei film evidenziano  tematiche differenti rispetto a quelle che hanno valso i premi francesi a Garrone e Sorrentino, la scelta  è caduta egualmente su una gamma di opere che rappresentano il cinema italiano nella sua ampiezza e con i suoi diversi modi di raccontare la realtà. Il punto non è difendere i nostri film a prescindere, laddove si capirebbero i nasi arricciati della Critica Criticante al cospetto di questo inedito e ancorchè massiccio schieramento di rappresentanti l’orgoglio nazionale, ma semmai adoperarsi affinchè i migliori, siano mostrati a quanto più pubblico possibile. Non ci sono altri modi per far sì che si continuino a produrre film. Ad ogni buon conto, non mancherà occasione di scrivere di questi nostri possibili capolavori, non appena saranno presentati al Lido :
I
l primo ad entrare nella fossa dei ( si spera ) Leoni, sarà Ferzan Ozpetek con il suo ultimo lavoro  Un Giorno Perfetto . In ottima collocazione – sabato 30 agosto alle 19,30 in punto –  inaugurerà la parata  dei film italiani in concorso . Seguiranno Pupi Avati con Il Papà di Giovanna , Marco Bechis con Birdwatchers  e – finalmente! –  la gran rentrée di Pappi Corsicato con il Seme della discordia.
Ricca  e interessante, quest’anno la sezione Eventi : un’intera giornata sarà dedicata alle morti sul lavoro con la proiezione di due documentari Tyssen Krupp blues di Monica Repetto e Pietro Ballo e La fabbrica tedesca di Mimmo Calopresti. Un’altra ancora all’invasione del Lido da parte del Movimento Studentesco nel settembre 1968 : Venezia 68 di Antonello Sarno ed ancora :  Antonioni su Antonioni di Carlo Di Carlo. Mentre una sicura promessa, Mirko Locatelli  rappresenterà l’Italia con Il Primo giorno d’ inverno alla sezione Orizzonti. Fuori Concorso sarà presentata La Rabbia di Pierpaolo Pasolini di cui si è già detto qui,  tempo fa, in versione inedita. Ed ancora : il film Puccini e la fanciulla del bravissimo Paolo Benvenuti, Nel blu dipinto di blu ( Volare ) di Paolo Tellini (1959) e infine un documentario di Mario Monicelli Vicino al Colosseo c’è …Monti. Premio alla carriera – ed era ora – al maestro Ermanno Olmi e un’intera rassegna Questi Fantasmi sul  cinema dimenticato tra gli anni 50 e 70.
A questo punto… i Nostri stanno per sbarcare al Lido, Alemanno & Rondi dovranno andare a ravanare tra i filmini di famiglia ( meglio quelli di Rondi) per celebrare, come si conviene, il cinema italiano alla Festa di Roma,  il tag Venezia 2008 è stato inaugurato. Non resta che preparare i bagagli.Tra un po’.

 

Il mondo intero vi sta guardando

Il mondo intero vi sta guardando

Il tag è sempre il solito, perchè in definitiva è di cinema che si parla ma quello che è contenuto nei filmati, più che dei sogni, fu la fabbrica di un incubo riuscito

Genova G8 è in assoluto l’evento più documentato di questi ultimi anni. Il primo movimento di massa al mondo che non chiede niente per sè ma domanda giustizia ed equità  per i poveri  discuterà nei forum, si riunirà nelle piazze tematiche, ascolterà comizi, concerti, sfilerà, in contatto  con la polizia, ne sarà colpito, a sua volta colpirà, fuggirà,si ricompatterà avanzando, tornerà a sciogliersi, ripiegherà, sotto gli occhi attenti di mille telecamere che racconteranno la bellezza, l’energia, l’ampiezza e il respiro del Movimento, la protervia coreografica e rabbrividente del blocco nero, le devastazioni, la violenza inaudita delle forze dell’ordine, la morte di Carlo .Il mondo intero vi sta guardando scandisce un folto gruppo di manifestanti mentre dalla scuola Diaz , escono, prima i fermati con le mani alzate e poi, una dopo l’altra, le barelle – una cinquantina circa – con i feriti . E che il mondo intero avrebbe visto un fatto incontrovertibile, garantito non solo dalla presenza degli operatori dei telegiornali e del Cinema italiano a Genova ma anche da decine e decine di telecamere amatoriali con gli obiettivi puntati ininterrottamente sui  fatti. Non tutta la verità è impressa in quei filmati ovviamente, ma  quei fatti parlano di una sospensione di democrazia e di diritti reclamati insistentemente dagli avvocati, dai parlamentari, dai medici, dai giornalisti che non smetteranno un solo istante di domandare conto dei comportamenti delle forze dell’ordine  e di chiedere di assistere alla perquisizione. E che saranno sistematicamente ignorati. Quando polizia e ambulanze ripartiranno, una troupe entrerà nella scuola, poco dopo ne uscirà Francesco Maselli – quella troupe è la sua – sconvolto. Nessuno in quel momento avrebbe potuto immaginare di Bolzaneto, si pensava ingenuamente che la morte di Carlo avrebbe indotto ad un momento di riflessione, che fosse accaduto il massimo di quello che poteva accadere. E invece no. Nel cuore della notte, come in un film del terrore, neppure il tempo di tirare il fiato che sono ricominciate le violenze. E sarà la Violenza la protagonista assoluta delle ore che seguiranno, la si vedrà lievitare e spandersi, materializzarsi in comportamenti estremi. Il movimento perderà bellezza, s’incupirà, le facce diverranno tese, dolenti, quel cambio di passo è evidente nei filmati del sabato e della domenica. Il materiale girato, circa 280 ore, servirà alla realizzazione di due film collettivi Un mondo diverso è possibile e Genova per noi , più  uno individuale Carlo Giuliani ragazzo di Francesca Comencini . Mentre il lavoro degli operatori Rai sarà impiegato per una puntata di Blu notte dedicata al G8 e nel bel film di Marco Giusti e Roberto Torelli   Bella Ciao, presentato a Torino filmfestival 2001 e a Cannes 2002 alla Semaine de la Critique, destinato alla programmazione, mai passato in Rai. Documenti incredibili questi eppure tutto è accaduto ed evidente nei lavori minuziosi di montaggio ma senza manipolazioni ne’ artifici, ne’ retorica. Basta guardare :  Genova 19 – 20 – 21 luglio 2001. Era così.

Un mondo diverso è possibile  è un film di  : Alfredo Angeli, Giorgio Arlorio, Mario Balsamo, Giuliana Berlinguer, Maurizio Carlassi, Guido Chiesa, Francesca Comencini, Massimo Felisatti, Nicolò Ferrari, Gianfranco Fiore, Massimiliano Franceschini, Andrea Frezza, Giuliana Gamba, Roberto Giannarelli, Franco Giraldi, Wilma Labate, Salvatore Maira, Francesco Maselli, Mario Monicelli, Paolo Pietrangeli, Gillo Pontecorvo, Francesco Ranieri Martinotti, Nino Russo, Gabriele Salvatores, Massimo Sani, Stefano Scialotti, Pasquale Scimeca, Ettore Scola, Daniele Segre, Carola Spadoni, Sergio Spina, Ricky Tognazzi, Fulvio Wetzl

Tutti presenti a Genova. Inoltre firmano il progetto con la dicitura hanno aderito all’iniziativa registi assenti per motivi di lavoro :

Antonio Albanese, Francesca Archibugi, Mimmo Calopresti, Guido Chiesa, Cristina Comencini, Umberto Contarello, Damiano Damiani, Josée Dayan, Renato De Maria, Marco Tullio Giordana, Emidio Greco, Simona Izzo, Carlo Lizzani, Daniele Luchetti, Luigi Magni, Mario Martone, Gianfranco Pannone, Sandro Petraglia, Ugo Pirro, Michele Placido, Pasquale Pozzessere, Bruno Roberti, Francesco Rosi, Stefano Rulli, Vincenzo Salemme, Maurizio Sciarra, Elda Tattoli

 

Genova per noi  è un film di Wilma Labate, Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Francesco Ranieri Marinotti

Carlo Giuliani Ragazzo è un film di Francesca Comencini

Bella ciao è un film di Marco Giusti e Roberto Torelli prodotto da Carlo Freccero per Raitrade

Le strade di Genova è un film di Davide Ferrario

Isabellissima e la grande depressione

Isabellissima e la grande depressione

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Gli amanti dell’eccentrico, potranno con questo film – la Canzone più triste del mondo -appagare i loro desideri  di novità e sperimentazione, immersi, come si troveranno  in un mescolio in salsa postmoderna di generi e stili  –  musical, espressionismo tedesco, circo, cinema muto –  ovvero nel bianco e nero  che scintilla o in quello che quando perde smalto, vira al claustrofobico, alla definizione delle ombre e  viene, su iniziativa del regista, squarciato dall’ irruzione del colore. Ovvero potranno divertirsi a rintracciare – attività cinefila per eccellenza – nella pletora di citazioni disseminate ad arte  dal talento antiquario del regista Guy Maddin, i film di riferimento.


 Tema: la Grande Depressione e il proibizionismo che stanno uccidendo l’attività di una fabbrica di birra a Winnipeg e la manageriale iniziativa  della proprietaria  Lady Helen Port Huntley, di organizzare il   concorso La canzone più triste del mondo  allo scopo di risollevare le sorti della cittadina e dell’Impresa. Intorno a Lady Helen  si muove un campionario di divertenti personaggi : l’ ex amante della stessa Helen, produttore arrogante e fallito di Broadway con la sua fidanzata ninfomane, il di lui fratello che ha perso la famiglia in Serbia e punta alla ninfomane e infine il padre divenuto alcolista per amore. (sempre di Helen) Il passato che ritorna, con l’occasione del concorso, regala irresistibili episodi e colpi di scena : Helen per esempio ha perso le gambe in circostanze –  diciamo rocambolesche – e il responsabile dell’incidente sogna di  farle dono di un paio di gambe di vetro piene di birra. E poi ancora : follia, potere, critica politica, amore, raccontati col doppio registro dei dialoghi che utilizzano linguaggi moderni ma con recitazioni da cinema classico, il tutto impresso su pellicola anticata.

Film passato cinque anni fa a Venezia nella sezione Nuovi territori, è approdato solo da venerdì nelle sale. Nel frattempo Maddin, regista sperimentale di belle realizzazioni e speranze nonchè gran cinefilo, ha avuto tempo di firmare ben cinque corti e due lungometraggi. Ma per come funziona la distribuzione qui da noi, già è tanto che sia arrivato, oltretutto in questa stagione che certo non è l’ideale per i lanci. Infine, onore al merito di due attrici che sanno quel che fanno  : Isabella Rossellini e Maria de Medeiros ( regista del Resto di niente…altro film dimenticato). Belle, brave, divertite e in parte, concorrono alla riuscita di questa  piccola perla confezionata con il piacere perfezionista ed estetizzante di un innamorato del proprio mestiere.

 

 

The saddest music in the world  è un film di Guy Maddin. Con Mark McKinney, Isabella Rossellini, Maria de Medeiros, David Fox, Ross McMillan. Genere Musicale, colore 99 minuti. – Produzione Canada 2003. – Distribuzione Fandango

Matthäus passion

Matthäus passion

Accattone

Il cinema spesso trasfigura i luoghi di cui si serve, li manipola, li imbellisce ( o imbruttisce ) li piega a diverse esigenze di sceneggiatura. Aggiunge o toglie, rende profondo un vicolo di pochi metri, fa sembrare maestoso un vialetto. Spesso visitare una location,dopo aver visto il film, provoca una specie di choc, tanto è incisiva la trasformazione che può operare la macchina da presa. Ho visto il Pigneto, la Maranella, la Borgata Gordiani , i prati dell’ Acqua Santa –  i luoghi di Accattone – qualche anno dopo l’uscita del film che è del 1961. I dialoghi, le espressioni idiomatiche, i toni, invece, li ho continuati a sentire  per parecchio tempo nelle conversazioni dei pischelli che nelle domeniche d’estate sciamavano per Ostia, al barcone del Ciriola  o nei bar. E qui in Trastevere, prima che l’esodo verso altre zone  della città e l’arrivo di nuovi inquilini, trasformasse i  linguaggi in uso nel quartiere . Ma per tornare al Pigneto, ancora negli anni 70, tutto, assolutamente tutto, era come Pasolini l’aveva mostrato : incredibilmente veri erano quegli  sterrati, quelle piazzette e il famoso bar con i tavolini . Unico elemento aggiuntivo, quantunque in armonia con i contesti, era la musica di Bach  – Matthäus passion –  un’inclusione ad imprimere sulla povertà degli abiti e sul volto dei personaggi, un’elevatezza di sentimento che il cinema italiano non conosceva dai tempi di Ossessione, Roma città aperta, Paisà I riferimenti del cinema di Pasolini sono  evidenti : Dreyer (Giovanna D’Arco, dirà , una norma di assoluta semplicità espressiva), Mizoguchi e  Rossellini . Accattone è personificato da Franco Citti che di un mondo reale, dolente – quello di Ragazzi di vita – è la piena e completa espressione. Intorno a lui tutto è Bellezza, non quella cinematografica con i suoi criteri convenzionali ed espressionistici ma quella che nei corpi magri, mortificati rinviene i tratti di un’angoscia irriscattabile. Così si snoda la parabola di un’attesa fatta di stazioni progressive che culminano nella sequenza del sogno e che infine  si risolvono nell’immagine  in cui Accattone contempla la propria morte. E in questi passaggi, i  fatti vengono scorticati con l’eleganza squisita dei primi piani – intensi angosciati e di durata spinta fino ai limiti del tollerabile – che prevaricano i campi lunghi: la frontalità che vince sulla discorsività . Il vero sull’artificio. E la meraviglia dei  bianchi sovraesposti e di quella luce romana che non perdona, contribuiscono alla sensazione di una sorta di mistero sacro. 

Metta metta Tonino/ il cinquanta, non abbia paura/ che la luce sfondi/ facciamo questo carrello contro natura!

 (Tonino è Tonino Delli Colli, direttore della fotografia in Accattone, Pasolini apprese da lui l’uso degli obiettivi ma poi a sua volta gliene andava spiegando la modulazione espressiva)

 La macchina è quasi sempre sul cavalletto, i carrelli sono brevi , la recitazione è quella barbarica delle voci prese dalla strada ( ma qualche necessario doppiatore lavorerà fianco a fianco con il vero interprete , in qualche modo sotto la sua guida ).Un uso minimale dello stile, una forma di severità, di austerità, di pauperismo visivo assai differente dalle modalità  del Pasolini scrittore. Ma se in una Vita Violenta s’intravede una soluzione eroica e civile dell’esistenza sottoproletaria, in Accattone è la disperazione allo stato puro e un incontrovertibile senso di deriva a padroneggiare la scena. La macchina da presa si deve piegare a quest’imperativo  e serve  a percorrere il campo dell’angoscia. E quell’angoscia viene risolta in una forma speciale, pittorica

Quello che io ho in testa come visione, come campo visivo, sono gli affreschi di Masaccio e Giotto – che sono i pittori che amo di più – assieme a certi manieristi ( per esempio il Pontorno). E non riesco a concepire immagini, paesaggi, composizioni di figure, al di fuori  di questa mia iniziale passione pittorica, trecentesca, che ha l’uomo come centro di ogni prospettiva.Quindi quando le mie immagini sono in movimento,sono in movimento un po’ come se l’obiettivo si muovesse su loro sopra un quadro;concepisco sempre il fondo come il fondo di un quadro,come uno scenario e per questo lo aggredisco sempre frontalmente 

Pier Paolo Pasolini  Mamma Roma  Milano 1962 pag 145

Questa pittoricità ci fa avvertire  i fondi e le figure del suo cinema come immobili e chiaroscurati. Ma ricacciati controluce o sprofondati nella luce bianca, quei fondi e quelle figure sono i segni di un linguaggio funebre.

 

Accattone è un film di Pier Paolo Pasolini. Con Franco Citti, Franca Pasut, Adriana Asti, Silvana Corsini, Paola Guidi, Sergio Citti, Alfredo Leggi, Mario Cipriani, Umberto Bevilacqua, Edgardo Siroli, Polidor. Genere Drammatico, b/n 120 minuti. – Produzione Italia 1961

Ma in Accattone  lavorano in piccole parti  anche  gli amici …Stefano D’Arrigo, Adele Cambria e un’indimenticabile Elsa Morante.

Come ti erudisco il pupo ( la divina ventosa)

Come ti erudisco il pupo ( la divina ventosa)


Questo è il mio migliore amico che sta facendo sesso con la mia ragazza su un tavolo Ikea che ho comperato in supersaldo. Comincia così, con un diretto allo stomaco e un numero incredibile d’indizi stipati in pochi fotogrammi , Wanted – Scegli il tuo destino – la bella rilettura cinematografica della graphic novel  di Mark Millar e Jeffrey G.Jones , irriverenti fumettari di epoca moderna, diretta dal kazako Timur Bekmanbetov, dotato regista di blockbuster russi di altissima qualità. Dunque lui,  il proprietario del tavolo , è un ragazzotto sfigato e perdente   ( e come se non bastasse, anche molto somigliante a Silvio Muccino ) che tra vessazioni umiliazioni e tradimenti conduce un’ esistenza opaca  in cui persino il bankomat o il supermercato diventano luoghi di frustrazione – in effetti lo sono per chiunque, la differenza sta nel fatto  che lui lo ammette  –  Ora, come ben si sa, un backround del genere segna irrimediabilmente il destino e poichè tra il lavorare in un ufficio gestione – già assistenza –  clienti,  sotto i tacchi di una capufficio perfida arrogante e cicciona e diventare un killer spietato, il passo è breve, ecco qui pronta e servita la bella storia del percorso formativo e di iniziazione  – da sfigato a  implacabile giustiziere – di Wesley- Muccino  e del suo glorioso riscatto tramite impegno sul fronte del crimine per il bene dell’umanità .



Insegnante  d’eccezione Fox – Jolie, toccherà a lei la scozzonatura e l’addestramento del perdente. E qui viene il bello del bello : Angelina diva sconsacrata è oramai divenuta talmente brava – e bella ! –  da somigliare ad una ventosa che risucchia lo spettatore dalla poltrona fin dentro la storia. Abbandonati i pendantif di sangue ex coniugale  e gli atteggiamenti darkettoni – che comunque non rinnega –  anima, in questo film,  un personaggio di donna infelice alla quale non è facile star vicino, che non s’immamora e nemmeno si diverte a fare quel che fa ma che è sorretta esclusivamente  da una forma di – sui generis – senso del dovere. E per rendere il tutto più credibile, Jolie ha tagliato buona parte delle battute del copione,  cedendo la parola ai tatuaggi dei codici binari che ha sul braccio  : conosci i tuoi diritti  e – omaggio a Churchill – lacrime e sangue. Bravissimo anche Morgan Freeman nel ruolo ieratico di capo della confraternita di killer. Di un  film di azione sorpresa e pallottole è delittuoso rivelare oltre. Come pure sarebbe un peccato archiviare questo lavoro di puro intrattenimento nel novero delle pellicole di serie B. Lo snobismo provinciale che generalmente accoglie questo genere di film , fortunatamente è agli sgoccioli. Qui abbiamo sul piatto un incrocio coraggioso  tra comics e cinema, un regista dalle qualità necessariamente visionarie per rendere avvincente la storia, attori in grande spolvero e un altissimo livello ortografico. C’è bisogno di volgarità, storielle e splatter fine a se stesso, per realizzare un prodotto che sta bene al mercato? Macchè, il cinema americano si conferma sempre più vincente nella mission impossible di coniugare box office e qualità. Prova ne è che Wanted, questa settimana, batte e stacca  Un’estate al mare, di parecchie distanze. Vi diranno che tra le pieghe di questo film è nascosto un messaggio sul controllo della verità, l’11 settembre, il Bene e il Male…lasciate perdere ! Davvero abbiamo bisogno di alibi per avere due ore di puro intrattenimento? Ogni film – anche il più insulso  – spesso sin  al di là delle intenzioni , ci racconta della società in cui viviamo. Il divertimento non sta nel decriptare eventuali messaggi e farne materia di disanima. Il bello sta nella….visione che, non a caso, si chiama così e a cui, nella fattispecie, contribuisce  questa corale di attori, autori, sceneggiatori, registi ..semplicemente…frenetici.

Wanted è un film di Timur Bekmambetov. Con Angelina Jolie, James McAvoy, Morgan Freeman, Thomas Kretschmann, Terence Stamp, Chris Pratt, Lorna Scott, Common. Genere Azione, colore 110 minuti. – Produzione USA 2008. – Distribuzione Universal Pictures