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Mese: Luglio 2007

La traccia aperta di una ferita

La traccia aperta di una ferita

 

 

La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita

Francesco Guccini Piazza Alimonda (dall’album Ritratti)

Carlo quand’era un ragazzo

Carlo quand’era un ragazzo

Ricordiamo Carlo Giuliani con una foto diversa da quelle  in cui è abitualmente ritratto : riverso sul selciato di Piazza Alimonda in un lago di sangue o mentre sposta i cassonetti in via Caffa o mentre osserva  il corteo che  sta scendendo da via Tolemaide. Non è tanto la vista del  sangue, elemento, del resto, immancabile nei filmati e nelle immagini che raccontano  quei giorni a Genova, quanto l’aria indifesa accentuata dalla magrezza e dall’essenzialità dell’abbigliamento.Un corpo privo di vita che ispira una pietà meritevole del più stretto riserbo. Noi abbiamo fatto molto poco per Carlo e per i suoi tenacissimi genitori, ne’ sappiamo al momento se la tanto auspiacata Commissione d’ Inchiesta sui fatti inerenti alla sua morte,vedrà mai la luce.Promettiamo,c’impegnamo ma poi ..non solo da noi dipende…nel frattempo conserviamone una memoria affettuosa.Carlo non è vivo tantomeno può lottare in mezzo a noi. Sia questa la terribile presa d’atto.L’unica che ci suggerisce di chiedere giustizia.

Vita tremenda vita tribollata

Vita tremenda vita tribollata

Cavatori di marmo, Scariolanti, Contadini, Mondine, Filandere e Carbonai, irruppero improvvisamente alla ribalta del Festival dei Due Mondi di Spoleto, edizione 1964, reclamando il ruolo che spettava loro : quello di protagonisti . Giancarlo Menotti, il direttore artistico, tra una Margot Fontaine e un Nureyev ,un  Der Rosenkavalier di Strauss per la regia di Louis Malle  e un’opera teatrale diretta da Bergman, quell’anno, aveva voluto inserire  uno spettacolo del Nuovo Canzoniere Italiano intitolato Bella Ciao che consisteva in una nutrita raccolta di canti popolari curata da Roberto Leydi, Michele Straniero e Franco Fortini.Immediatamente catalogata dai critici e da una parte del pubblico  come manifestazione di  basso profilo artistico, indegna di partecipare ad un Festival "colto" ed esclusivo come quello di Spoleto, Bella ciao  fu fatta segno di diversi tentativi  per impedirne la rappresentazione. Oltre ai canti di lavoro , lo spettacolo comprendeva, canti di carcere,canzoni d’amore e contro la guerra:le rappresentazioni avvennero in un clima segnato da violente contestazioni ma anche da grandi apprezzamenti, tanto che quando Michele Straniero e Fausto Amodei accennarono alle prime note di Gorizia, in sala scoppiarono addirittura incidenti. Allora era così : uno dei più sanguinosi massacri della Grande Guerra – la battaglia di Gorizia per l’appunto – costata 50.000 morti ( Oh Gorizia tu sei maledetta per ogni cuore che sente coscienza) poteva essere raccontato esclusivamente in termini di eroismo e di difesa di patrii valori . E’ uno dei motivi per cui Bella  Ciao destava scandalo : la presenza seppure in chiave del tutto simbolica dei Cavatori e delle Filatrici,imponeva una diversa visione del mondo che non solo rovesciava i canoni tradizionali di cui si nutriva l’Immaginario ma lasciava intravedere rapporti di potere del tutto differenti da quelli fin lì pensati . Raccontare il Popolo attraverso  rabbia, sofferenze,e speranze di riscatto, aveva un valore eversivo. Menotti difese con determinazione le sue scelte portando a compimento il Programma che si era prefisso ma Michele Straniero e Roberto Leydi furono egualmente denunciati per vilipendio alle Forze armate.Credo fosse questa la prima uscita in pubblico di Caterina Bueno, comunque di sicuro questo fu il contesto nel quale si sviluppò il suo lavoro di studiosa di canti popolari  toscani. Informatrici di quella ricerca furono donne come la Paradisa di san Giovanni Valdarno, conosciuta novantacinquenne ma ancora padrona di un repertorio estesissimo, l’Armida, la Maria Ringressi, memoria prodigiosa che le trasmise centinaia di motivi melodici  oppure, uomini come Francesco Piazzi , maremmano e rimatore a braccio, custode dei canti della miniera oppure Domenico Bartolotti, settantenne, testimone di una esperienza estrema : la vita *tremenda e tribollata dei carbonai .Tutte queste  testimonianze di lavoro,lotta,sofferenza,miseria, rappresentavano a pieno titolo  il  nostro ritratto di famiglia, un’identità ricavata non dai gesti di grandi eroi ma dal grido dei cavatori di marmo per incitare al lavoro e per esorcizzare la paura e dal lamento sconsolato delle filatrici o dei carbonai. Noi dobbiamo molto a Caterina Bueno e a tutti quelli che da frammenti ,ricordi e mucchietti di parole hanno ricostruito pezzi importanti della nostra storia,un importante compito che non ha bisogno di discorsi di circostanza,ne’ di pubblici encomi. Caterina vive attraverso il suo lavoro che merita l’affetto, il ricordo e la riconoscenza di tutti . Lei soprattutto meriterebbe che infine  "battan l’otto". Ma questa è un’altra storia.

* Gianna Nannini che considerava Caterina "un suo maestro" riprende questo verso in una delle sue canzoni.

Bella Ciao lo spettacolo del Festival di Spoleto è un disco del Nuovo Canzoniere italiano edito dai dischi del Sole.

Interpreti :Caterina Bueno,Ivan della Mea,Giovanna Daffini,Sandra Mantovani,il gruppo padano di Piadena,Michele Straniero.Testi  di Franco Fortini

Bella ciao fu il disco che Enrico Berlinguer portò in dono ad Ho Chi Min

Buona notte,Caterina

Buona notte,Caterina

CatePoi arrivò il mattino e col mattino un angelo
e quell’angelo eri tu, con due spalle da uccellino
in un vestito troppo piccolo e con gli occhi ancora blu.
E la chitarra veramente la suonavi molto male,
però quando cantavi sembrava Carnevale,
e una bottiglia ci bastava per un pomeriggio intero,
a raccontarlo oggi non sembra neanche vero.
E la vita Caterina, lo sai, non è comoda per nessuno,
quando vuoi gustare fino in fondo tutto il suo profumo.
Devi rischiare la notte, il vino e la malinconia,
la solitudine e le valigie di un amore che vola via.
E cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo
e non ti bastano per piangere le lacrime di tutto il mondo.
Chissà se in quei momenti ti ricordi della mia faccia,
quando la notte scende e ti si gelano le braccia.
Ma se soltanto per un attimo potessi averti accanto
forse non ti direi niente ma ti guarderei soltanto.
Chissà se giochi ancora con i riccioli sull’orecchio
o se guardandomi negli occhi mi troveresti un pò più vecchio.
E quanti mascalzoni hai conosciuto e quante volte hai chiesto aiuto,
ma non ti è servito a niente.

Caterina questa tua canzone la vorrei veder volare
sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare.

Francesco De Gregori – Caterina  (dall’album Titanic)