La traccia aperta di una ferita
La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita
Francesco Guccini Piazza Alimonda (dall’album Ritratti)
Un pensiero su “La traccia aperta di una ferita”
Se dovessi rivedere per un’ora quelle scene di dolore
quelle ingiuste quelle forti che si tingono di rabbia e di sudore
ti direi che non è mia questa filosofia che è sposa del terrore
ma oggi comunque, sopravviverò
Se potessi cancellare dalla storia quelle facce di stupore
quegli sguardi come il ghiaccio nella piazza dove si spegneva il sole
gli animali più feroci nello scontro fermi come a confermare del momento
l’assoluta gravità
Se sapessi disegnare questo sdegno potrei forse riposare
cancellando certe angosce in un rifugio come un nido surreale
nei miei quadri quelle voci e le sirene ora son persi in fondo al mare
e forse anche per questo io sopravviverò
Alle frasi comode e troppo ascoltate, alle scuse digerite con la voglia di lasciarsi andare e vorrei vomitare sulle storie di Limonda perché questo non è il Cile
Sopravvivo allo sconcerto mentre parla quell’esperto, di violenza e non capisco, cosa centri l’intelletto col rispetto per la vita, spengo allora e non aspetto partirò non so ancora bene quando di sicuro me ne andrò
“sopravviverò”, pseudofonia