Allontanamenti da Oscar
Peccato che Julie Christie, attrice di riferimento del free cinema inglese degli anni 60, lavori oramai assai poco . Per scelta di sicuro e per dichiarata idiosincrasia nei confronti di Hollywood i cui metodi non assolve nemmeno quando si tratta di film indipendenti o che affrontino temi politici e sociali. In questo elogiatissimo ma occasionale, a sentir lei, ritorno con Away from her si dedica con cura e abilità al ruolo di una donna colta,raffinata ed ironica che progressivamente perde la memoria a causa di una devastante quanto incurabile malattia, l’alzheimer. Brava lei, bravo lui, Atom Egoyam ,lo sposo che asseconderà la consorte per quel che sarà a lui possibile, quindi oltre l’immaginabile, con amore e dedizione. Ma brava soprattutto l’esordiente alla regia Sarah Polley, ventottenne di talento, dallo sfolgorante curriculum di attrice per Terry Gilliam e David Cronemberg. Sceneggiatura che procede in controtendenza rispetto ai passaggi classici dell’innamoramento nel momento in cui disegna le tappe del distacco, inevitabile, dovuto alla malattia e, in senso traslato, alla morte. Nomination all’Oscar come migliore attrice protagonista per Christie che, come assolutamente tutta la critica ha tenuto a sottolinere, sfoggia impudente come di consueto, una luminosa bellezza.
Away from her – Lontano da lei (Away from Her) è un film a colori di genere drammatico, romantico della durata di 110 min. diretto da Sarah Polley e interpretato da Julie Christie, Michael Murphy, Gordon Pinsent, Olympia Dukakis, Kristen Thomson, Wendy Crewson,Alberta Watson, Thomas Hauff, Katie Boland, Deanna Dezmari.
Prodotto nel 2006 in Canada e distribuito in Italia da Videa-CDE

Inutile girarci intorno, da quando sono stati presentati i dodici punti di Programma, l’interrogativo è uno solo e riguarda la totale assenza dall’elenco dei temi cosidetti sensibili. Può un Partito Democratico candidarsi a governare il paese disegnando un progetto di rinnovamento della società senza sfiorare l’intera partita della Laicità e dei Diritti che ruotano intorno al rispetto della dignità della persona?Certamente no.Tuttavia la settimana che è alle nostre spalle, contrassegnata da un grave episodio, quello di Napoli, di violazione dello Stato di Diritto e conseguenti reazioni istituzionali e di piazza inducono a molteplici riflessioni. Una concerne il versante altamente provocatorio del gesto, maturato in un clima odioso di attacco alle libertà civili e di gravi ingerenze di stampo clericale nella vita pubblica. L’altra più corposa e meno scontata, riguarda il dibattito che ne è seguito e che invece di appuntarsi sulla violazione, sull’accertamento delle responsabilità e sull’azione punitiva ed eventualmente risarcitoria dei soggetti coinvolti è scivolato nel merito della legge 194, sulla sua possibile rivedibilità.Faccenda che non risulta essere tra le priorità del dibattito politico nazionale, essendo la legge, largamente monitorata (sicuramente più della legge 30),avendo prodotto buoni risultati sul piano della diminuzione complessiva delle interruzioni volontarie ed essendo la questione dell’aborto terapeutico largamente all’attenzione degli enti scientifici preposti e irrilevanti dal punto di vista statistico i fattori di criticità .Cose che succedono in campagna elettorale, dove per qualcuno è più conveniente parlare di vite potenziali che di vite in atto, di etica piuttosto che di precariato,di grammatica piuttosto che di pratica.Sono stata contenta che Veltroni abbia pronunziato un giudizio definitivo sulla 194 e , non m’interessa a quali scopi e con quanta sincerità, che altettanto abbia fatto Berlusconi. Nessuno può mai dirsi al sicuro in tal senso ma passi importanti sono stati compiuti . Con tutti i dubbi che il caso comporta, credo che la decisione di non comprendere nei dodici punti programmatici i temi sensibili, sia stata la più saggia possibile, trappole provocatorie disseminate per ogni dove, avrebbero ridotto temi fondamentali della nostra vita ad un vuoto contendere per fruitori di programmi televisivi elettorali. Impossibile affrontare tali argomenti col metro della semplificazione senza scadere nella banalità.Impossibile altresì far fronte ad inevitabili integralismo e strumentalizzazioni. Meglio evitare, anche se appare chiaro che la scelta ubbidisce anche ad un’esigenza del PD di non scompensare un fronte interno con il quale però il dialogo sui temi della laicità dello Stato non può che essere rimandato.
A riprova del fatto che indietro non si torna, non ci sono solo le manifestazioni e i presidi in molte città ,