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Mese: Luglio 2008

Down the drain

Down the drain

Il delegato di Cosenza, oramai distante anni luce dalle beghe interne, impegnato com’è tra Centro Studi e Rivista – Alternative per il socialismo, si chiama  ed è molto bella –  ha strappato lacrime ed applausi ma non ha fatto il miracolo e Ferrero ha trovato la quadratura del cerchio annettendosi i voti  di un paio di mozioni intransigenti. Il tutto si è consumato in quella che impropriamente è stata chiamata la Notte dei lunghi coltelli e che invece sarebbe stato più giusto definire la Notte delle Correnti ( ebbene sì) minoritarie – Pegolo Giannini :  Per rilanciare il conflitto sociale e  Bellotti  Per la falce e martello  – in cui , attaccate con lo sputo appartenenze e risentimenti antibertinottiani, si è fatto maggioranza di un minimo comun denominatore che fa scattare all’indietro il calendario e annichilisce per mancanza di senso politico.
Vendola le ha chiamate guazzabuglio di culture minoritarie…Suvvia, vanno bene le  articolazioni suggestive ma poi… (soprattutto in politica) ogni cosa ha il suo nome. I passaggi della nuova stagione sono contenuti nell’intervento di Russo Spena   Superare la collaborazione organica col PD. è uno, Collaborazione con i movimenti comunisti rivoluzionari recita un altro,  Svolta a sinistra del PRC,  un altro ancora. E siccome mai più al governo! è stato lo slogan più rilanciato durante tutta la tre giorni, da parte dei sostenitori di Ferrero, par di capire che Rifondazione si condanni ad un destino extraparlamentare, al più di eterna opposizione . Sempre che ce la facciano a superare gli sbarramenti.
Bene ha fatto Vendola a non accettare soluzioni pasticciate, bene farà a presentare il conto dopo le europee, qualora i risultati fossero – come possibile – insoddisfacenti.
Ma non si può fare a meno di rilevare che mentre la sinistra si dissolve nei congressi, nei loft o dove pare a lei,  ci sia qualcuno che ne rivendica, per le proprie politiche, l’appartenenza: Brunetta soi disant esponente di centro sinistra o Berlusconi stesso  che lo ha annunciato pubblicamente  di far politiche di sinistra a proposito del Welfare targato Sacconi. La sensazione è che la destra ammicchi, non ai consensi che rimangono ancora alla sinistra, ma a quelli che ci ha sfilato negli ultimi anni. Colpa nostra che ancora non abbiamo capito cosa voglia dire esattamente fare politiche di sinistra oggi, in questo paese. Sarà ancora il caso di difendere i fannulloni? E i malati immaginari della pubblica amministrazione? Sul precariato che oggi ritorna in auge per un disgraziato emendamento che ci fa giustamente indignare, sarà invece giunta l’ora  di puntare in alto, ad un sistema di ammortizzatori sociali, piuttosto che ad improbabili tesi abolizioniste che creerebbero solo disoccupati e lavoro nero? Si dice spesso di tornare ad ascoltare la gente, io aggiungerei anche di essere pronti, dopo quell’ascolto, a mutare rotta. Ad un governo smaccatamente di destra – statalista, razzista, protezionista – non dovrebbe essere lasciato l’agio di fare spot. Che non siano loro ad occupare, anche solo virtualmente, lo spazio che è della sinistra. Ci sono cose che dovevamo fare e non abbiamo fatto. Vediamo di recuperare almeno dicendo come stanno le cose. Mentre Brunetta butta fumo negli occhi con la guerra ai fannulloni, attende ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione su cui c’è molto da dire. Lasciamo stare i fannulloni e puntiamo alla sostanza. Diventiamo Riformisti, davvero.

Forza Nichi

Forza Nichi

Nichi

 

Nessuna delle  mozioni congressuali  –  ben cinque  –  ha raggiunto la maggioranza assoluta, quindi è possibile che tra le proposte che hanno raccolto più consensi,  si giunga ad un accordo che vincoli i primi firmatari,  Vendola ( o Ferrero), ad una linea politica mediata. Il rischio pasticcio è dietro l’angolo ma questo è purtroppo il più grosso limite di regole congressuali concepite in tal modo. Lo scatto d’orgoglio unitario che ci si attendeva dopo la sconfitta elettorale è stato disatteso, da una parte perché l’intera sinistra arcobaleno non è riuscita nell’intento di costruire una formazione unica, nemmeno federata, dall’altra perché la stessa Rifondazione si presenta al congresso decisamente frammentata con all’interno serie tendenze scissioniste. All’ eventuale guida del Partito, Vendola  sacrificherebbe la proposta di una costituente di sinistra e la presentazione alle elezioni europee con un cartello elettorale, ipotesi entrambe osteggiate dalla mozione Ferrero. Le ragioni dell’unità e del rilancio, come si vede, non sono riuscite  a prevalere sui distinguo.Tuttavia  l’unica personalità politica in grado di aver ragione del minimo comun denominatore che si sta tentando di cercare in queste ore, è proprio Vendola per essere un uomo politico che ha ben chiara la dinamica delle alleanze, per l’analisi lucida della sconfitta come crisi culturale e per aver introdotto in Rifondazione un linguaggio diverso . La rinascita della sinistra molto dipende dagli esiti di questo settimo congresso. Qui, non si è di Rifondazione ma si fa il tifo per Nichi.

Nessuno lo ferma ( teorema due)

Nessuno lo ferma ( teorema due)

Anche questo è un teorema e postula il conflitto tra  legittimità e legalità. Sembra un rompicapo e invece non lo è. Basta guardarsi intorno : da un lato l’indifferenza per l’universalità dei diritti, per il rispetto delle regole e delle procedure che oramai trova cittadinanza in territori insospettabilmente trasversali,  dall’altro il sostegno alle maniere forti, alla concentrazione dei poteri, all’antiparlamentarismo, al decisionismo (alla semplificazione !).  La sintesi ci viene somministrata quotidianamente : gli elettori si sono espressi e tanto basta. Ed è per questo che qualunque richiamo, per esempio, al rispetto della Costituzione è nullo : voi avete giuridicamente torto perchè noi abbiamo politicamente ragione ci viene ripetuto. La forza del consenso rende nulla la forza del diritto : lo sfregio più grande da infliggere ad una democrazia. Ma la Costituzione non ammette simili ragionamenti non c’è consenso che possa giustificare la violazione di forme e limiti che essa stabilisce. E forme e limiti realizzano un sistema di equilibrio tra poteri che garantisce democrazia. Da una parte il Potere rafforzato dal consenso, dall’altra Regole improntate a Principi universalmente condivisi la cui salvaguardia è posta nelle mani dell’indipendenza della magistratura. Abbandonando il filo conduttore rappresentato dalla Carta, il cerchio potrebbe chiudersi con un conflitto insanabile tra una legittimità illegale e una legalità illegittima. Ancora un apparente rompicapo ma basta pensare agli ultimi provvedimenti varati dal governo e tutto diventa più chiaro. Ma oggi  la Costituzione è in difficoltà non perchè sia vecchia ed obsoleta ma perchè la società, immersa com’è nel  senso d’insicurezza che determina diffidenza e frantumazione dei rapporti, non riesce ad intravedere futuro ed è in questa assenza che si determinano  orientamenti ad esiti autoritari. L’Opposizione a questo punto non può solo invocare la legalità, non basta. Il senso della sua missione da un lato  è più evidente dall’altro più difficoltoso se deve devolvere ogni energia a dissipare il sentimenti radicati e convinzioni collettive, a promuovere solidarietà, in una parola : a ricostituire il legame sociale frantumato. D’altro canto, sostenere la legalità traballante nella sua legittimità, significa rinunziare ad opporsi alla deriva autoritaria.O l’opposizione riprende il filo di una critica della società impietosa o le truculente affermazioni di richiesta del sangue dell’antagonista  si materializzeranno e passando dalle parole ai fatti, diverranno ulteriore pretesa del nostro sangue.

Nell’illustrazione Pace e giustizia di Giovambattista Tiepolo

Nessuno lo ferma ( teorema )

Nessuno lo ferma ( teorema )

Il teorema ha una premessa che vede il capo del governo perseguitato dalle Toghe, pertanto da un Potere, come si affrettano a rimarcare i caudatari e gl’intellettuali organici, nemmeno eletto dal popolo. Inutile precisazione, ma tanto per valorizzare ulteriormente quell’ampio consenso di cui gode la compagine governativa . Per contrappeso si potrebbe dire che la Giustizia è anche l’unico territorio che il Governo ancora non controlla e nemmeno saremmo pari.  Dunque, in una tale situazione qual’è la priorità  per un paese democratico ? Aver ragione del fumus persecutionis ? Celebrare i processi? Macchè. Il bene supremo è non intralciare l’attività di governo, non distogliere il Premier  dal suo compito istituzionale. Tanto basta ad affermare  che il Lodo Alfano non confligge con  l’assioma degli eguali sancito dall’articolo 3 della Costituzione, essendo la possibilità di guidare il paese in tutta tranquillità,  un interesse che sulla bilancia metalegislativa vale più dell’eguaglianza . Quindi – si sostiene sempre da parte dei reggicoda – è sufficiente una legge comune. Possiamo immaginare ipotesi costituzionali invalide, ma tant’è: il cerchio si chiude. E dentro al cerchio  abita la copertura per ogni sorta di reato, ivi compresi quelli incompatibili con l’ufficio governativo. E poichè, come promesso, adesso nessuno lo ferma,  il lodo altro non è se non  la prima tappa verso lo sconcio dell’impianto giurisprudenziale, normativo ed organizzativo. Poi si annunciano separazione delle carriere –  ovvero procure governative – e abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale. La riforma del CSM fa ovviamente parte della cura. Il governo che doveva  ridare la vista ai ciechi smaterializzare i rifiuti ( pluf ) di Napoli, arricchire tutti e spezzare le reni alla Cina, s’incammina verso la costruzione di una  repubblica autocratica e presumibilmente del malaffare senza nemmeno bisogno di riforme ne’ di leggi costituzionali. Speriamo che l’ascesa sia – almeno – resistibile.

Il mondo intero vi sta guardando

Il mondo intero vi sta guardando

Il tag è sempre il solito, perchè in definitiva è di cinema che si parla ma quello che è contenuto nei filmati, più che dei sogni, fu la fabbrica di un incubo riuscito

Genova G8 è in assoluto l’evento più documentato di questi ultimi anni. Il primo movimento di massa al mondo che non chiede niente per sè ma domanda giustizia ed equità  per i poveri  discuterà nei forum, si riunirà nelle piazze tematiche, ascolterà comizi, concerti, sfilerà, in contatto  con la polizia, ne sarà colpito, a sua volta colpirà, fuggirà,si ricompatterà avanzando, tornerà a sciogliersi, ripiegherà, sotto gli occhi attenti di mille telecamere che racconteranno la bellezza, l’energia, l’ampiezza e il respiro del Movimento, la protervia coreografica e rabbrividente del blocco nero, le devastazioni, la violenza inaudita delle forze dell’ordine, la morte di Carlo .Il mondo intero vi sta guardando scandisce un folto gruppo di manifestanti mentre dalla scuola Diaz , escono, prima i fermati con le mani alzate e poi, una dopo l’altra, le barelle – una cinquantina circa – con i feriti . E che il mondo intero avrebbe visto un fatto incontrovertibile, garantito non solo dalla presenza degli operatori dei telegiornali e del Cinema italiano a Genova ma anche da decine e decine di telecamere amatoriali con gli obiettivi puntati ininterrottamente sui  fatti. Non tutta la verità è impressa in quei filmati ovviamente, ma  quei fatti parlano di una sospensione di democrazia e di diritti reclamati insistentemente dagli avvocati, dai parlamentari, dai medici, dai giornalisti che non smetteranno un solo istante di domandare conto dei comportamenti delle forze dell’ordine  e di chiedere di assistere alla perquisizione. E che saranno sistematicamente ignorati. Quando polizia e ambulanze ripartiranno, una troupe entrerà nella scuola, poco dopo ne uscirà Francesco Maselli – quella troupe è la sua – sconvolto. Nessuno in quel momento avrebbe potuto immaginare di Bolzaneto, si pensava ingenuamente che la morte di Carlo avrebbe indotto ad un momento di riflessione, che fosse accaduto il massimo di quello che poteva accadere. E invece no. Nel cuore della notte, come in un film del terrore, neppure il tempo di tirare il fiato che sono ricominciate le violenze. E sarà la Violenza la protagonista assoluta delle ore che seguiranno, la si vedrà lievitare e spandersi, materializzarsi in comportamenti estremi. Il movimento perderà bellezza, s’incupirà, le facce diverranno tese, dolenti, quel cambio di passo è evidente nei filmati del sabato e della domenica. Il materiale girato, circa 280 ore, servirà alla realizzazione di due film collettivi Un mondo diverso è possibile e Genova per noi , più  uno individuale Carlo Giuliani ragazzo di Francesca Comencini . Mentre il lavoro degli operatori Rai sarà impiegato per una puntata di Blu notte dedicata al G8 e nel bel film di Marco Giusti e Roberto Torelli   Bella Ciao, presentato a Torino filmfestival 2001 e a Cannes 2002 alla Semaine de la Critique, destinato alla programmazione, mai passato in Rai. Documenti incredibili questi eppure tutto è accaduto ed evidente nei lavori minuziosi di montaggio ma senza manipolazioni ne’ artifici, ne’ retorica. Basta guardare :  Genova 19 – 20 – 21 luglio 2001. Era così.

Un mondo diverso è possibile  è un film di  : Alfredo Angeli, Giorgio Arlorio, Mario Balsamo, Giuliana Berlinguer, Maurizio Carlassi, Guido Chiesa, Francesca Comencini, Massimo Felisatti, Nicolò Ferrari, Gianfranco Fiore, Massimiliano Franceschini, Andrea Frezza, Giuliana Gamba, Roberto Giannarelli, Franco Giraldi, Wilma Labate, Salvatore Maira, Francesco Maselli, Mario Monicelli, Paolo Pietrangeli, Gillo Pontecorvo, Francesco Ranieri Martinotti, Nino Russo, Gabriele Salvatores, Massimo Sani, Stefano Scialotti, Pasquale Scimeca, Ettore Scola, Daniele Segre, Carola Spadoni, Sergio Spina, Ricky Tognazzi, Fulvio Wetzl

Tutti presenti a Genova. Inoltre firmano il progetto con la dicitura hanno aderito all’iniziativa registi assenti per motivi di lavoro :

Antonio Albanese, Francesca Archibugi, Mimmo Calopresti, Guido Chiesa, Cristina Comencini, Umberto Contarello, Damiano Damiani, Josée Dayan, Renato De Maria, Marco Tullio Giordana, Emidio Greco, Simona Izzo, Carlo Lizzani, Daniele Luchetti, Luigi Magni, Mario Martone, Gianfranco Pannone, Sandro Petraglia, Ugo Pirro, Michele Placido, Pasquale Pozzessere, Bruno Roberti, Francesco Rosi, Stefano Rulli, Vincenzo Salemme, Maurizio Sciarra, Elda Tattoli

 

Genova per noi  è un film di Wilma Labate, Paolo Pietrangeli, Roberto Giannarelli, Francesco Ranieri Marinotti

Carlo Giuliani Ragazzo è un film di Francesca Comencini

Bella ciao è un film di Marco Giusti e Roberto Torelli prodotto da Carlo Freccero per Raitrade

Le strade di Genova è un film di Davide Ferrario