Down the drain

Il delegato di Cosenza, oramai distante anni luce dalle beghe interne, impegnato com’è tra Centro Studi e Rivista – Alternative per il socialismo, si chiama  ed è molto bella –  ha strappato lacrime ed applausi ma non ha fatto il miracolo e Ferrero ha trovato la quadratura del cerchio annettendosi i voti  di un paio di mozioni intransigenti. Il tutto si è consumato in quella che impropriamente è stata chiamata la Notte dei lunghi coltelli e che invece sarebbe stato più giusto definire la Notte delle Correnti ( ebbene sì) minoritarie – Pegolo Giannini :  Per rilanciare il conflitto sociale e  Bellotti  Per la falce e martello  – in cui , attaccate con lo sputo appartenenze e risentimenti antibertinottiani, si è fatto maggioranza di un minimo comun denominatore che fa scattare all’indietro il calendario e annichilisce per mancanza di senso politico.
 Vendola le ha chiamate guazzabuglio di culture minoritarie…Suvvia, vanno bene le  articolazioni suggestive ma poi… (soprattutto in politica) ogni cosa ha il suo nome. I passaggi della nuova stagione sono contenuti nell’intervento di Russo Spena   Superare la collaborazione organica col PD. è uno, Collaborazione con i movimenti comunisti rivoluzionari recita un altro,  Svolta a sinistra del PRC,  un altro ancora. E siccome mai più al governo! è stato lo slogan più rilanciato durante tutta la tre giorni, da parte dei sostenitori di Ferrero, par di capire che Rifondazione si condanni ad un destino extraparlamentare, al più di eterna opposizione . Sempre che ce la facciano a superare gli sbarramenti. 
 Bene ha fatto Vendola a non accettare soluzioni pasticciate, bene farà a presentare il conto dopo le europee, qualora i risultati fossero – come possibile – insoddisfacenti. 
 Ma non si può fare a meno di rilevare che mentre la sinistra si dissolve nei congressi, nei loft o dove pare a lei,  ci sia qualcuno che ne rivendica, per le proprie politiche, l’appartenenza: Brunetta soi disant esponente di centro sinistra o Berlusconi stesso  che lo ha annunciato pubblicamente  di far politiche di sinistra a proposito del Welfare targato Sacconi. La sensazione è che la destra ammicchi, non ai consensi che rimangono ancora alla sinistra, ma a quelli che ci ha sfilato negli ultimi anni. Colpa nostra che ancora non abbiamo capito cosa voglia dire esattamente fare politiche di sinistra oggi, in questo paese. Sarà ancora il caso di difendere i fannulloni? E i malati immaginari della pubblica amministrazione? Sul precariato che oggi ritorna in auge per un disgraziato emendamento che ci fa giustamente indignare, sarà invece giunta l’ora  di puntare in alto, ad un sistema di ammortizzatori sociali, piuttosto che ad improbabili tesi abolizioniste che creerebbero solo disoccupati e lavoro nero? Si dice spesso di tornare ad ascoltare la gente, io aggiungerei anche di essere pronti, dopo quell’ascolto, a mutare rotta. Ad un governo smaccatamente di destra – statalista, razzista, protezionista – non dovrebbe essere lasciato l’agio di fare spot. Che non siano loro ad occupare, anche solo virtualmente, lo spazio che è della sinistra. Ci sono cose che dovevamo fare e non abbiamo fatto. Vediamo di recuperare almeno dicendo come stanno le cose. Mentre Brunetta butta fumo negli occhi con la guerra ai fannulloni, attende ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione su cui c’è molto da dire. Lasciamo stare i fannulloni e puntiamo alla sostanza. Diventiamo Riformisti, davvero.


Anche questo è un teorema e postula il conflitto tra  legittimità e legalità. Sembra un rompicapo e invece non lo è. Basta guardarsi intorno : da un lato l’indifferenza per l’universalità dei diritti, per il rispetto delle regole e delle procedure che oramai trova cittadinanza in territori insospettabilmente trasversali,  dall’altro il sostegno alle maniere forti, alla concentrazione dei poteri, all’antiparlamentarismo, al decisionismo (alla semplificazione !).  La sintesi ci viene somministrata quotidianamente : gli elettori si sono espressi e tanto basta. Ed è per questo che qualunque richiamo, per esempio, al rispetto della Costituzione è nullo : voi avete giuridicamente torto perchè noi abbiamo politicamente ragione ci viene ripetuto. La forza del consenso rende nulla la forza del diritto : lo sfregio più grande da infliggere ad una democrazia. Ma la Costituzione non ammette simili ragionamenti non c’è consenso che possa giustificare la violazione di forme e limiti che essa stabilisce. E forme e limiti realizzano un sistema di equilibrio tra poteri che garantisce democrazia. Da una parte il Potere rafforzato dal consenso, dall’altra Regole improntate a Principi universalmente condivisi la cui salvaguardia è posta nelle mani dell’indipendenza della magistratura. Abbandonando il filo conduttore rappresentato dalla Carta, il cerchio potrebbe chiudersi con un conflitto insanabile tra una legittimità illegale e una legalità illegittima. Ancora un apparente rompicapo ma basta pensare agli ultimi provvedimenti varati dal governo e tutto diventa più chiaro. Ma oggi  la Costituzione è in difficoltà non perchè sia vecchia ed obsoleta ma perchè la società, immersa com’è nel  senso d’insicurezza che determina diffidenza e frantumazione dei rapporti, non riesce ad intravedere futuro ed è in questa assenza che si determinano  orientamenti ad esiti autoritari. L’Opposizione a questo punto non può solo invocare la legalità, non basta. Il senso della sua missione da un lato  è più evidente dall’altro più difficoltoso se deve devolvere ogni energia a dissipare il sentimenti radicati e convinzioni collettive, a promuovere solidarietà, in una parola : a ricostituire il legame sociale frantumato. D’altro canto, sostenere la legalità traballante nella sua legittimità, significa rinunziare ad opporsi alla deriva autoritaria.O l’opposizione riprende il filo di una critica della società impietosa o le truculente affermazioni di richiesta del sangue dell’antagonista  si materializzeranno e passando dalle parole ai fatti, diverranno ulteriore pretesa del nostro sangue.
