Psiche sa leggere e scrivere
Grand Rentrée di antichi tic Contiani, seppur declinati in chiave elettronica - i suoni di gomma e di plastica dei sintetizzatori, con la loro strana poesia – Ma l’ abbandono momentaneo di swing e jazz, non scalfisce minimamente lo smalto delle esecuzioni. Psiche che sa leggere e scrivere – pallida lampada araba – è il titolo del nuovo album, sintesi del carattere introspettivo ed insinuante che attraversa l’intera collezione di brani. Niente di nuovo si dirà : c’è la bicicletta, Kipling, il circo, i pellerossa, la Francia, i rappel esotici, i viaggi, il Novecento e la femminilità che continua ad essere misteriosa. E invece no e sono proprio le sonorità digitali a determinare l’efficacia di certe soluzioni armoniche, come – esito imprevedibile – l’esaltazione della voce dell’ oboe o di quella del sassofono baritono. Attualizzazione, magari anche un po’ ruffiana ? No, contaminazione piuttosto, ovvero risultanza di una ricerca di cui, non tragga in inganno pioggia pioggia pioggia pioggia…e Francia, Conte s’incarica da sempre. Non a caso lo inondano di premi oramai in tutto il mondo. Piace moltissimo a me, inoltre, che ad Amore, per una volta, si preferisca Psiche e la si celebri. Che la presentazione dell’album sia avvenuta alla Salle Pleyel in Faubourg Saint’Honoré, tempio, di nome e di fatto, ( è un auditorium straordinario ) della musica colta. E non all’Olympia. Che di Berlino si colgano atmosfere mai più riproposte, da pre – caduta del muro. Che la conversazione d’amore di Coup de Thêatre, cantata in coppia con Emma Shapplin, sia quanto di più plateale e meno intimo possibile e che nel Quadrato e il Cerchio siano presenti, con qualche eco direttamente da Aguaplano, i sensi della più stringente delle attualità. Psiche dilaga a diverso titolo, in questi quindici brani e si lascia decifrare, non senza le solite, familiari, inquietudini.