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Anno: 2009

Bellissime ( finalmente )

Bellissime ( finalmente )

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A partire da lunedì 6 luglio sulla terza rete, ore 23.55, la Rai trasmette in cinque puntate settimanali  Bellissime e Bellissime 2 di Giovanna Gagliardo. Un documentario nato  da un lavoro paziente e meticoloso  di ricerca e collazione di immagini di repertorio, filmati, fotografie, canzoni, interviste che ricostruiscono il percorso evolutivo delle donne, dai primi anni del secolo scorso fino ad oggi.

A Giovanna Gagliardo, intellettuale, regista documentarista sceneggiatrice , si devono lavori  importanti – il bellissimo  Maternale, Caldo Soffocante, Via degli Specchi, più una serie di film scritti e diretti insieme a Miklos Janksò –  Vizi Privati e pubbliche virtù, La pacifista, ed altri

Bellissime, tra i tanti meriti,  annovera quello di esporre i fatti con la nettezza e la lucidità del punto di vista femminile, oltre a costituire un indispensabile e ragionato strumento di conoscenza per coloro che, troppo giovani ( o troppo distratti), hanno una visione del movimento delle donne come fenomeno folclorico strappato da un contesto di cui invece è stato profondamente parte. Non perdetelo ( particolarmente la prima parte, attualmente introvabile in Dvd)

( nell’illustrazione, la bellissima Giovanna Gagliardo)

En résumé ( jusqu’à maintenant)

En résumé ( jusqu’à maintenant)

A meno di clamorose sterzate – vedo che oggi Zingaretti scrive una lettera aperta a Serracchiani per i dovutichiarimenti -  il dibattito precongressuale sembra avviato sulla china dell’ annosa polemica fra nuovismo e passatismo. Come dire che a vent’anni dalla svolta del PCI, il tempo è trascorso invano. Come dire che se continuasse così, l’autoreferenzialità, rischio che ogni congresso un po’ si porta dietro, da possibilità diventerebbe certezza con immaginabili conseguenze.

Ne’ a sventare tale iattura, sono sufficienti le dichiarazioni d’intenti, i tonanti richiami al passato o al futuro, le  differenziazioni tra nuovo e nuovista – che manco si sono aperte le danze e già ci sono arrivate fin sulla cima dei capelli –  il partito degl’iscritti e quello degli elettori, quello strutturato su territorio e quello liquido o spray , le primarie si, no, forse, nonchè le lagne sulla cattiveria degli apparati. Sia gradita l’occasione alle varie mozioni di specificare com’è che si intende battere questo governo, oltre che con quale forma partito. Io credo che una buona parte degl’iscritti voglia scegliere sulla scorta di proposte. Il nemico sarebbe là fuori, vale la pena di ricordarselo ogni tanto.

Dunque, compito delle terze e quarte opzioni sarebbe anche quello di  tirare fuori il dibattito dalle secche in cui, pur mostrando la consueta vivacità, si è impantanato. In tal senso, Ignazio Marino per propria formazione e impostazione politica, possiede numerose chanches. A patto che non faccia della laicità – tematica alla quale il suo nome è invariabilmente legato –  l’ultima frontiera dell’ideologismo, la sua candidatura si presenta ricca di opportunità.

Rende infine lieti – e per davvero –  pur con tutte le riserve e le critiche qui, più volte espresse, che il lavoro del gruppo adoperatosi in questi ultimi tempi alla ricerca di un’alternativa possibile, abbia trovato naturale esito in questa formula destinata oltretutto a riscuotere consensi e non solo a fare ammuina, magari con prospettive suicide di belle morti ovvero di entusiasmanti sconfitte.

Se questa è politica, si corre per vincere. Solo così ci si sente davvero responsabilizzati e si possono acquisire sostenitori.

( Nell’illustrazione, (ci soccorre la pittura) Particolare della scuola d’Atene. Raffaello (in Vaticano.)

Espulsioni

Espulsioni

Era fatale che la cattiveria, criterio guida di misure orgogliosamente annunciate, generasse un articolato che ontologicamente con la Giustizia c’entra come i cavoli a merenda. Ora, qui da noi non ci voleva altro che questa nuova svolta culturale del Diritto svincolato dalla Giustizia per poterci definire completamente soddisfatti.

 Quanto all’efficacia del famoso pacchetto, particolarmente in tema d’immigrazione, non c’è bisogno di scomodare gli esperti : di qui a pochi mesi le ricadute di questo ennesimo capolavoro legislativo, formeranno le cifre di un bilancio fallimentare, un disastro  ben oltre il prevedibile.

La gestione di problematiche la cui soluzione altro non richiederebbe se non un potenziamento di servizi, se affidato in via esclusiva all’irrazionalità della repressione, non può che produrre disordine e violenza.

Già, i servizi. Tutta lì la bontà occorrente. E nell’idea che beneficiari eventuali di strutture funzionanti, non siano solo gl’immigrati ma l’intera collettività.

Invece niente. Caccia all’uomo e manette per tutti. A partire dalle badanti, dai lavoratori agricoli e dell’edilizia, e poi a seguire, partorienti, neonati, pazienti e scolari. Se privi di permesso di soggiorno saranno perseguibili assieme ai loro complici datori di lavoro, medici, insegnanti, padroni di casa. Un esercito di delinquenti con il quale fare i conti avvalendosi dell’ unico strumento legislativo al momento disponibile : l’espulsione.

Resta inteso che a sbrogliare la matassa non saranno i giudici ordinari, troppo impegnati con la normale amministrazione, ma i giudici di pace i quali, oltre ad essere  oberati ne’ più ne’ meno quanto altri, sarebbero chiamati ad un ufficio di natura conciliativa. Altra svolta culturale secondo cui nemmeno le definizioni  hanno più senso.

Ora qualcuno già dopo l’approvazione del famoso pacchetto di sicurezza in consiglio dei ministri s’era reso conto di aver affidato a pericolosi criminali, la nonna e il pupo, il campo, il cantiere e quant’altro. Così vorrebbe si ponesse rimedio. Ma rimedio vuol dire una cosa sola : sanatoria.

E la lega non vuole. Preferisce raccontare la favola bella della retroattività. Insomma i clandestini sarebbero criminali solo a partire da una certa data. E per gli altri, quelli cioè che restano comunque senza permesso di soggiorno? Risposta non c’è – a meno di considerare risposta l’attenzione promessa  da qualche bello spirito governativo alle lavoratrici domestiche.

E passi che il fatto di avere tribunali al collasso – e carceri che scoppiano –  invece di essere considerato per quel che è : un altro sintomo inequivocabile d’inciviltà,  viene al contrario vissuto  come una (meritata) pena accessoria, con tanti saluti al dettato costituzionale e a quell’idea concreta e non propagandistica di sicurezza basata su recupero e riabilitazione.

 .

En attendant due (cartoline dall’impasse )

En attendant due (cartoline dall’impasse )

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Nel frattempo – sempre a proposito di quarte o quinte opzioni – Chiamparino ha rinunziato e Serracchiani ha formalizzato il suo appoggio a Franceschini. Nessuna di queste decisioni coglie alla sprovvista e  mentre prosperano lo stigma e l’incertezza,  la dimensione dell’attesa si arricchisce di nuove opportunità : Ignazio Marino. Emblema di laicità e garante di testamenti biologici. (e rianimazione..secondo una brillante battuta, meno male che Franco Marini c’è)

Sempreverde il settore Armiamoci e Partite che interamente si rivolge ai titubanti , assicurando loro appoggio morale  nella prospettiva di una bella morte o a scelta, di un’ entusiasmante sconfitta. Manca solo che si esorti : chi per la patria muor vissuto è assai e poi possiamo chiudere con l’allegria delle Massime Eterne.

La metafora del campo di battaglia, ha preso un po’ la mano a tutti. A qualcuno – più d’uno per la verità –  però sfugge che cosa sia davvero un Congresso, laddove presentare una mozione e candidature proprie, importa uno sforzo politico e organizzativo di non lieve entità, una presenza su territorio nazionale tale da assicurare le presentazioni in ogni circolo e consensi stimati intorno al 15 % solo per arrivare sani, dignitosi e salvi alla meta.

In mancanza, invece di essere fagocitati prima, lo si sarebbe dopo. Sempre che al vincitore interessino ancora le spoglie. Tanto per mantenere il linguaggio militare. Ci sarebbe poi un aspetto non propriamente politico e forse esistenziale a far da corollario al problema della sconfitta. Ma non è questa la stagione delle sottigliezze. Stai a guardà il capello se quello per cui hai lavorato mesi, rischia la dissoluzione.

In compenso c’è anche chi dice che grazie alla rete si potrebbe vincere ( come no, a briscola).

Non si può stare seduti su di una poltrona vent’anni ci è stato ripetuto da varie parti, in questi mesi. Sacrosanto. Ma per l’appunto in questi giorni è sotto gli occhi di tutti quanto sia difficile fare in modo che ciò non accada.

Senza considerare che l’antico duello che tanto affascina i retroscenisti, non sarebbe l’unico nodo da sciogliere. Quindi di sicuro l’abusata  dinamica risulterebbe scompaginata, grazie a ulteriori proposte, dopodichè servirebbe un’idea forte di società, di partito e di futuro. E visto che siamo in un Congresso e non all’assemblea di un’associazione culturale, occorrerebbe fosse detto con chiarezza  attraverso quali passaggi si vuol raggiungere ogni obiettivo.

Ce la vogliamo mettere un po’ di politica o conta solo chi sta dietro a chi ?

Un’ultima notazione inevitabilmente cinematografara:

 

Da qualche parte, uno dei siti collegati ai lingottini già piombini,  è spuntato  fuori anche Blade Runner. Sì d’accordo, è per la stracitata battuta di Roy, quella che tutti conoscono e sembra buona in ogni  occasione  I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion…

ma non è che sia poi di grande opportunità, dati i tempi soprattutto, rispolverare una pellicola sui replicanti che vogliono diventare umani,  che chiedono al creatore – o padre, per gli spettatori  più maligni – la chiave per la sopravvivenza oltre il previsto. Salvo che poi non se ne fa niente e tutti muoiono.

The light that burns twice as bright burns half as long…and you have burned so very, very brightly, Roy.

osserva Tyrell – il creatore – prima di morire per mano di Roy. Ecco appunto. Noi vediamo un po’ di bruciare da una parte sola e possibilmente di uscirne vivi.

Nell’illustrazione l’occhio di Roy. Da Blade Runner

En attendent ( apriamo ‘sto tag )

En attendent ( apriamo ‘sto tag )

In attesa di conoscere le opzioni politiche – e se del caso di contribuire a formularne ulteriori – si apprende che tutti i candidati alla segreteria vogliono il rinnovamento, indistintamente rifiutano le vecchie logiche, come un sol uomo  disdegnano le correnti  e c’hanno pure un sacco di giovani da inserire in squadra. Qualcuno è persino giovane di suo.

Intanto domani c’è Direzione Nazionale per l’approvazione dei regolamenti congressuali che saranno pure complicati – mai viste regole per smazzare le poltrone che siano semplici – ma hanno il pregio di evitare pasticci del tipo ( tanto per fare un esempio)  che la mozione che la vuole cotta si allei con la mozione che la vuole cruda per battere tutti insieme quelli che la vogliono al dente. Con tanti saluti, se ciò potesse accadere, al senso delle primarie e   alla chiarezza della cosidetta linea politica che tutti reclamano unica, netta e intellegibile.

Fin qui niente di nuovo, compreso un gran dafare per i retroscenisti e non solo quelli dei giornali, nonchè un rimpallarsi da un gruppo all’altro di espressioni del tipo : ma questi qui non dicono come –  sottinteso, lo fanno questo rinnovamento – e che garanzie ci sono etc etc.

Schizzetti di veleno qua e là sulle dichiarazioni d’intenti e il prevedibile avvio della campagna denigratoria – ingiusta e speciosa peraltro -  contro la Serracchiani, completano l’affresco. Del resto la ragazza le ha tutte : è giovane, è donna, è capace e ha avuto successo. Qualunque sarà la sua scelta, questo, ahimè, non è che l’inizio.

Ciò detto, poichè non è mai troppo presto per ammassare le truppe, sono ufficiosamente iniziate le relative operazioni con qualche piccolo spariglio in termini di chi sta con chi e un minimo di rimescolamento delle carte. Non sto qui ad annoiare su quel che ha detto Gentiloni a Rutelli. Sui giornali c’è già tutto.

Et moi…? E io resto al momento in attesa e pure con qualche perplessità di tipo, almeno per l’occasione,  Bettiniano – distante da Bersani e poco convinta da Franceschini –  Un po’ perchè registro tra i più assidui frequentatori di assise congressuali,  la stessa mia fastidiosa sensazione di de- ja -vu e poi perchè  so per certo, che per quanto partecipata e attiva possa essere la fase, difficilmente un congresso risponde in pieno alle aspettative. E in questo caso, ne avverto molte. E infine perchè senza piattaforme politiche non resta che giocare a comporre e scomporre le compagini. Ha ragione, al solito, Chiamparino, quel che conta è la politica non con chi stanno gli amici.

Aspettiamo dunque il quarto e forse quinto uomo – il terzo c’è già ed esordisce domani –  Aspettiamo il Lingotto (dal quale io spero vivamente esca qualcosa di più che un semplice endorsement) . Aspettiamo una donna?

Ecco, questo proprio non pare all’ordine del giorno.

Ma poichè l’ultima cosa che vorrei fare è gettare acqua sul fuoco – semmai un po’ di benzina, visto il clima, di apparente attivismo ma in sostanza un po’ soporifero – ovvero esercitare lo sgradevole  ruolo nevrotico – distruttivo di quella che tanto già si sa come va a finire, intanto apro il Tag, l’entusiasmo verrà.

 Nell’illustrazione Le serment  des Horaces di David. La stagione è pittorica, si vede.