Sfogliato da
Anno: 2009

O vuò bene a papà?

O vuò bene a papà?

silvio9Era nella logica delle cose che gli effetti sociali della crisi, non sarebbero arrivati nemmeno a sfiorare i temi  della conferenza estiva del Governo. Secondo il Premier tutto va bene, nessun esecutivo ha mai fatto tanto, abbiamo scampato il pericolo – più d’uno –  i risultati dell’azione di governo, sono sotto gli occhi di tutti : rifiuti di Napoli, Alitalia, sicurezza, militari in città immigrazione. Case ai terremotati, comprensive di frigo con torta e spumante, in tempi brevissimi. A sentire lui sembra di essere improvvisamente capitombolati appresso ad Alice. Giusto in tempo per avvistare il Paese delle meraviglie.

E questo nonostante ventiquattr’ore prima, Trichet avesse bocciato – per la terza volta ! – la norma del decreto anticrisi concernente la tassazione delle plusvalenze della Banca d’Italia, la trattativa  tra governo e petrolieri per l’aumento del carburante, fosse praticamente andata a ramengo, e i dati sul Pil marcassero un preoccupante – 6 %. Stendiamo un vel pietoso, poi,  su ciò che è stata capace  di combinare Alitalia ieri a Fiumicino. Ad abbundantiam, ci sarebbero pure quei cinque sul carroponte a Lambrate. Come dire un simbolo, che sin la ripresina autunnale, evento di modesta, quantunque sventolatissima, portata,  è di la da venire. Ma a chi interessa?

Basterebbe allineare queste circostanze ma soprattutto  le relative  ricadute – il diniego di Trichet, per esempio, impone a Tremonti di cercare altrove i 300 milioni che si aspettava dalla tassa sull’oro del Caveau – per ottenere un quadro desolante. Invece niente, il miglior governo possibile nella persona del suo leader, preferisce sorvolare e intanto che si appunta qualche medaglietta, non importa se ad altri destinata, tira diritto con la sua specialissima versione dei fatti.

Ora, se è pur vero che la retorica del declino risulta stucchevole oltrechè inutile, ciò non autorizza alcuno, investito di Responsabilità, a nascondere il reale stato delle cose.

Papi  per la verità fa molto di più che limitarsi a cacciare la polvere sotto al tappeto,  e confidando sui potenti mezzi e sulla propria naturale inclinazione a coltivare un rapporto con la realtà decisamente alterato, si adopera a disegnare direttamente il mondo che non c’è.

Del resto le previsioni dell’Ocse ci autorizzano a sperare, il popolo è con noi e persino Barbara dalle copertine dei magazine di chiara  che nonostante tutto vo’ bene a papà. Che si pretende di più?

Una migliore qualità dell’ Informazione, magari. Un’occhiata ai telegiornali di proprietà e un’altra a quelli controllati, e poi mi si dica se i problemi di questo paese possono essere le diete dell’estate, la moda sotto l’ombrellone, la cucina di mamma e le celebrazioni del santo patrono a roccasecca dei volsci. Del resto il problema delle testate l’ha risolto di recente con un paio di spostamenti azzeccati. Ora non gli resta che mettere mano a quel che resta del servizio pubblico.

E per l’appunto uno dei momenti più  toccanti  della conferenza estiva è consistito nell’ attacco a coloro i quali è demandato l’onere del racconto di questo benedetto Paese Reale. Lei appartiene ad una testata che ieri ha fatto quattro titoli contro il governo questo non lo possiamo più sopportare, questo  è  toccato ad un’esponente della terza rete, oppure riferendosi ai giornalisti di Repubblica Quelli son delinquenti.

Oramai siamo prossimi a farci il callo, chi sciupa la favola bella del Paese che con la torta e lo spumante in frigo, cortese omaggio del Governo, se non ce l’ha già fatta, ce la farà, deve scomparire. Come pure deve essere bruciato il terreno intorno a chi, leggittimato, si oppone.

E’ tuttavia comprensibile in un progetto più generale di falsificazione della realtà, la reazione che giustamente Ezio Mauro oggi ha definito isterica . Nel contempo sono questi i momenti in cui Papi presta il fianco mostrando una vulnerabilità che mal si addice al suo glorioso temperamento. I narcisi, si sa se contraddetti, rivelano  un forte versante autodistruttivo. Magari si tratta di attendere. In definitiva è passato solo un anno. Anche se sembra di più.

Carissimi cineasti italiani…

Carissimi cineasti italiani…

E’ andata come doveva e alla fine ha prevalso, non tanto il buon senso, quanto una strategia differente, più articolata ed incisiva. Niente  blocco della Mostra ma il trasferimento armi e bagagli,  della protesta al Lido. Niente black carpet (malaugurante) almeno per ora. Niente arrampicate sugli schermi per impedire la proiezione, niente tonanti invettive lanciate dai medesimi – Ieri a Parigi noi filmavamo con le nostre macchine da presa volti insanguinati di studenti e operai, e voi qui  continuate con le vostre piccole mondanità, con le vostre critiche meschine su opere imbecilli – che tutta quella roba lì, è acqua passata.

Mostra si, mostra no. Per analogo dilemma o quasi –  raccontano quelli che c’erano e ancora sono alla testa dei tumulti    -  si discusse, qui da noi,  quarant’anni fa, ma allora il fronte della contestazione era  spezzettato ed indebolito da perplessità illustri. Non fu Cannes. Lo si è ricordato in questi giorni di frenetiche assemblee, come un momento di autolesionismo, insomma una  mezza sconfitta.

Oggi al cospetto di una  situazione ben più grave, il Movimento Emergenza Cultura Spettacoli Lavoro, MoVem09, che coinvolge tutti i lavoratori dello spettacolo, non solo gli artisti e gli autori, punta al cuore del problema, reclamando non solo gl’investimenti necessari ma una legge di sistema che garantisca vitalità al settore  più trascurato e colpito dalla politica dei tagli, quello della cultura.

E così ieri l’altro, la conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia numero 66, temporaneamente occupata dai contestatori, è diventata  l’occasione  di durissimi comunicati –  prima letti e poi, ridotti a coriandoli, lanciati verso la platea – e di irresistibili gags. Come la pseudo lettera di Bondi recitata da Purgatori, o i contributi del gentile pubblico  – A Müller, si c’hai le palle, chiudi ‘a Mostra –

Ma se intanto Citto Maselli ha cambiato in corsa il titolo del suo film – che da Anni luce è diventato Ombre Rosse – se  Placido è intenzionato a trasformare la conferenza stampa de Il grande sogno in tribuna della protesta, se i precari occuperanno, per tutta la durata della Mostra, la spiaggia demaniale , se il titolo a Venezia una Mostra  rosso shocking risulta il preferito dalle gazzette, qualcosa sta accadendo davvero.

Ottenere risultati concreti non sarà semplice, con l’estate di mezzo e Tremonti irremovibile sul fronte del diniego. Tuttavia tra le altre opportunità, Venezia offrirebbe quella del confronto diretto con gli  spettatori che sono poi l’anello mancante della catena.

I film della Mostra? Ah quelli…avant de partir, al solito.

 

 

Fede pigliatutto

Fede pigliatutto

Fede 01

Quello di Federica non è stato precisamente un tragitto da favola bella in cui l’happy end end è parte integrante della trama, ma una corsa a ostacoli – anche se la specialità è un’altra – in cui  trionfi e sconfitte si sono alternati con cadenza estenuante. 

Forse una norma nello schema generale delle cose, salvo che a sedici anni  – tanti ne aveva quando ha cominciato con le gare importanti – l’andamento discontinuo di prestazioni cui si sono investiti tempo, energie ed aspettative, può diventare un handicap dagli esiti disastrosi. Lei però – e questa probabilmente è la chiave della sua forza – ha subito capito che il suo  problema era nella testa e con disinvoltura racconta di essersi avvalsa di un sostegno psicologico. Un’ esperienza non lieve da aggiungere alla fatica dell’allenamento e a quella di crescere.

Tralascio ogni retorica sull’esempio che Fede può incarnare in epoca di scorciatoie per ottenere il successo, la sua storia parla chiaro e non c’è bisogno di aggiungere altro. Val la pena, tuttavia, di
festeggiare Federica Pellegrini per il suo bel risultato, esito di un efficace e faticoso combinato di  intelligenza, impegno ed ambizione. Merita tutto perchè ha dato tutto. Ha ragione sua madre.

Fede09

Federica Pellegrini oro e record mondiali nei 400 stile libero. Prima donna a scendere sotto i quattro minuti.Le foto sono prese dal Corriere della Sera.

Renato Nicolini candidato

Renato Nicolini candidato

nicolini

Essendo partito con ritardo, è possibile che Renato Nicolini abbia difficoltà con la raccolta delle  firme per la presentazione della sua candidatura a segretario. Il dibattito congressuale, in caso di esito negativo, perderebbe così un contributo importante.

Se invece ce la dovesse fare, ogni riserva rispetto alla mia personale collocazione all’interno del Congresso, cadrebbe e non solo per il richiamo ad esperienze condivise o perchè  in quel che Nicolini dice  ritrovo la mia storia – che già non sarebbe poco – ma perchè nella sua proposta politica c’è quel che, a mio parere, assolutamente manca alla discussione:  un’idea precisa di cultura, di società e infine di futuro.

Nel suo blog sono reperibili indicazioni varie nonché ;il video con la presentazione della candidatura. Da ascoltare con attenzione. Comunque vada.

I nuovissimi mostri

I nuovissimi mostri

 

 

Se è vero che il cinema si fa col cuore e con le idee – e in queste circostanze sempre si trova qualche bell’ingegno che rifrigge l’antica tiritera – è altrettanto vero che senza quattrini, le idee rimangono nel cassetto e il cuore finisce , se sei fortunato, a battere solo per pochi intimi.

Capita dunque che il Fondo unico per lo spettacolo, da questo Esecutivo considerato – come del resto l’intera partita della Cultura –  voce di spesa e non  investimento, si assottiglia e su iniziativa di Tremonti passa dai 460 milioni del 2008  ai 378 di quest’anno, con buona pace –  anzi all’insaputa, così almeno si giustifica –    del ministro poeta, eternamente attonito, Bondi e degli addetti al ramo, Carlucci e Barbareschi. 

In compenso, nel più puro stile governativo detto della Dissociazione e della Sconnessione,  tax shelter e tax credit,  sono state acquisite. Benissimo. Ma senza adeguati fondi, ciò significa che saranno detassati gli utili di operazioni che non si potranno nemmeno avviare.

Bel colpo. Ricorda un’altra inutile detassazione prodotta all’ esordio di questo governo. E manco male che a Milano – rullino i tamburi e sia dato fiato ai (sempre allertati) tromboni – si aprono gli studi della Cinecittà del Nord. Che senza non se ne sarebbe potuto fare, pena l’avvilimento dato da overdose  di  visione romanescocentrica della vita, di tutti i cittadini di Quarto Oggiaro e dintorni.

Le speranze di veder almeno ripristinato l’antico stanziamento, sono così esigue da imporre la mobilitazione dell’intera categoria. A  rischio gli spettacoli, la cultura, una delle più forti possibilità di ripresa e  duecentomila posti di lavoro. Così, lunedì scorso, manifestazione con attori registi e maestranze davanti a Montecitorio ampiamente documentata dalla stampa e ieri sera, delegazione ( ristretta e prestigiosissima) a seguire i lavori Parlamentari.

Per il resto, i vari comitati dovranno discutere e concordare le iniziative, dunque lo sciopero a oltranza e si parla, pur con qualche perplessità di bloccare il festival di Venezia ( Roma, no? Essù.. due piccioni con una fava).

Ma il fatto che colpisce di più in questa chiamata alle armi sotto la canicola – lunedì a Roma, si bolliva –  è l’assoluta disinvoltura dei maestri Montaldo, Scola, Maselli, Lizzani, Monicelli.

Li si penserebbe  stanchi, non tanto per età – il cinema, come è noto, allunga la vita di chi lo fa e di chi lo ama – ma perchè di queste scalate a Montecitorio, per dirla con Montaldo, sono zeppe le cronache dagli anni 60 in poi. E invece niente, qualcuno di loro addirittura tira le fila dell’organizzazione, altri discutono animatamente, si fanno sentire, non mancando ad uno solo degli appuntamenti.

D’altronde come astenersi : sotto i loro (e i nostri occhi) sta accadendo qualcosa che oltrepassa e perfeziona il feroce Immaginario che portò diritto alla realizzazione di opere come i Mostri, Boccaccio 70 e di tante altre commedie dette all’italiana. Se dovessero sentirsi superati anche solo per un attimo, non potrebbe essere altro che per questa Realtà che ci è toccata in sorte e che ha scavalcato anche il peggiore degl’incubi a 26 fotogrammi il secondo.

Nell’illustrazione Citto Maselli, Cristina Comencini, Mario Monicelli nelle tribune di Montecitorio