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Mese: Giugno 2009

En attendent ( apriamo ‘sto tag )

En attendent ( apriamo ‘sto tag )

In attesa di conoscere le opzioni politiche – e se del caso di contribuire a formularne ulteriori – si apprende che tutti i candidati alla segreteria vogliono il rinnovamento, indistintamente rifiutano le vecchie logiche, come un sol uomo  disdegnano le correnti  e c’hanno pure un sacco di giovani da inserire in squadra. Qualcuno è persino giovane di suo.

Intanto domani c’è Direzione Nazionale per l’approvazione dei regolamenti congressuali che saranno pure complicati – mai viste regole per smazzare le poltrone che siano semplici – ma hanno il pregio di evitare pasticci del tipo ( tanto per fare un esempio)  che la mozione che la vuole cotta si allei con la mozione che la vuole cruda per battere tutti insieme quelli che la vogliono al dente. Con tanti saluti, se ciò potesse accadere, al senso delle primarie e   alla chiarezza della cosidetta linea politica che tutti reclamano unica, netta e intellegibile.

Fin qui niente di nuovo, compreso un gran dafare per i retroscenisti e non solo quelli dei giornali, nonchè un rimpallarsi da un gruppo all’altro di espressioni del tipo : ma questi qui non dicono come –  sottinteso, lo fanno questo rinnovamento – e che garanzie ci sono etc etc.

Schizzetti di veleno qua e là sulle dichiarazioni d’intenti e il prevedibile avvio della campagna denigratoria – ingiusta e speciosa peraltro -  contro la Serracchiani, completano l’affresco. Del resto la ragazza le ha tutte : è giovane, è donna, è capace e ha avuto successo. Qualunque sarà la sua scelta, questo, ahimè, non è che l’inizio.

Ciò detto, poichè non è mai troppo presto per ammassare le truppe, sono ufficiosamente iniziate le relative operazioni con qualche piccolo spariglio in termini di chi sta con chi e un minimo di rimescolamento delle carte. Non sto qui ad annoiare su quel che ha detto Gentiloni a Rutelli. Sui giornali c’è già tutto.

Et moi…? E io resto al momento in attesa e pure con qualche perplessità di tipo, almeno per l’occasione,  Bettiniano – distante da Bersani e poco convinta da Franceschini –  Un po’ perchè registro tra i più assidui frequentatori di assise congressuali,  la stessa mia fastidiosa sensazione di de- ja -vu e poi perchè  so per certo, che per quanto partecipata e attiva possa essere la fase, difficilmente un congresso risponde in pieno alle aspettative. E in questo caso, ne avverto molte. E infine perchè senza piattaforme politiche non resta che giocare a comporre e scomporre le compagini. Ha ragione, al solito, Chiamparino, quel che conta è la politica non con chi stanno gli amici.

Aspettiamo dunque il quarto e forse quinto uomo – il terzo c’è già ed esordisce domani –  Aspettiamo il Lingotto (dal quale io spero vivamente esca qualcosa di più che un semplice endorsement) . Aspettiamo una donna?

Ecco, questo proprio non pare all’ordine del giorno.

Ma poichè l’ultima cosa che vorrei fare è gettare acqua sul fuoco – semmai un po’ di benzina, visto il clima, di apparente attivismo ma in sostanza un po’ soporifero – ovvero esercitare lo sgradevole  ruolo nevrotico – distruttivo di quella che tanto già si sa come va a finire, intanto apro il Tag, l’entusiasmo verrà.

 Nell’illustrazione Le serment  des Horaces di David. La stagione è pittorica, si vede.

Avete rotto

Avete rotto

Abitualmente non nutro troppo entusiasmo per Gramellini, il suo stile troppo allisciante, saggio e piacionico, mette a dura prova il mio istinto di lettrice. Infatti oggi,  cercando altro, ho comperato La Stampa e  Questo  articolo , mi  ha molto indignata. Ecco perchè :

Io non so se sopravviva un genere di maschio chiamiamolo da terza via, quello cioè che considera la seduzione come un fatto intimo, in cui gl’interessati – e non le masse sapientemente addomesticate da periodici e trasmissioni specializzate – si accordano più o meno tacitamente, senza ricorso a formule precotte di tacchi, ritocchi, spacchi e minigonne. Soprattutto senza moralistici incasellamenti e discriminazioni, e, per piacere, senza nemmeno troppo dispiego di terminologia d’antàn,  misteri  femminili e coltivazioni intensive di sogni oltre la passerella. Concetti ammuffiti.

Insomma, se nemmeno nel settore e in quelle circostanze, si può essere se stessi e dunque liberi, allora quando?

Per storia personale e forse educazione, a me costa un grande impegno rimanere indifferente rispetto a quel che sta succedendo. Usi, costumi, abbigliamenti e/o atteggiamenti sopra  e fuori le righe, niente è nuovo e tuttavia sono le particolari circostanze a determinare meraviglia e in alcuni casi, scandalo.

Ad ogni buon conto, penso anche che sia sin troppo facile bollare come volgari, ignoranti e sguaiate quelle ragazze. C’è  di più in queste storie, tanto da far apparire le mise o l’eloquio come un fatto di assoluta marginalità. 

Credo che almeno un tentativo di uscire fuori dalle modalità del giudizio sommario, vada compiuto, particolarmente quando ciò che appare così invariabilmente  clichè da imporre, al contrario, la buona abitudine del sospetto. E poi l’accusa di volgarità è un vecchio trucco, un buon paravento dietro al quale si nasconde il timore di passar per moralisti. Tutti maestri di stile al cospetto della ragazzotta di provincia overdressed. 

Mentre invece mi  sembra tanto più volgare e sguaiato chi coglie l’occasione per i discorsetti di circostanza, chi  contrappone a quel modello femminile, un altro ritenuto più virtuoso e intrigante – a me una raccolta di firme per abolire il termine dal vocabolario, per piacere – solo perchè lascia intravedere la coscia invece che sbattertela in faccia. O perchè entra in Comunione ( si, e Liberazione) invece di presentare richiesta di concessione edilizia per i propri terreni al paesello. 

E meno male che una volta c’era da scegliere tra essere madonne o puttane. Adesso pare proprio che non ci si salvi, con tanto di prontuario per sedurre l’uomo colto e raffinato che – sappiatelo –  è taaaanto diverso da quei cafoni al potere. Niente microgonne prego, meglio lo spacco, un po’ di stile, che diamine. Spè che mi ripulisco gli occhi.

A nessuno viene in mente che la donna che ti cammina accanto in genere, tra lavoro casa e pupo da portare a pianoforte o dove va lui, c’ha altro per la testa che stare a compiacere, spacchi o non spacchi, il maschio intellettualmente sensibile di turno. Ogni tanto, cari signori,  perchè non provate l’ebbrezza di farvi piacere una, così com’è? Ovvero come le va di essere. O come può.

Magari lasciare a casa  fantasie prepuberali, si rivela un’esperienza più eccitante del tacco dodici. Su, che ce la potete fare.

E magari, se si sparge la voce, anche quelle volgari lo diventano un po’ meno.

Avete rotto con queste storie. Poi sappiamo come va. Giacchè lo spacco o l’intravedo e non vedo dei miei sgabelli, altro non è se non  la ciliegina sulla torta che si tira in ballo quando la torta non c’è. Crescete una volta per tutte. E, se del caso, curatevi. Ne trarremo tutti, donne e uomini, gran beneficio.

Nell’illustrazione un particolare da  Madame Marcotte de Sainte Marie di Ingres.Un grande dipinto ( Louvre)

Di qua e di là dal tunnel (con gli occhialetti stereoscopici)

Di qua e di là dal tunnel (con gli occhialetti stereoscopici)

 


Dietro una porticina segreta  nella nuova casa in cui Coraline & Famiglia si sono da poco trasferiti, si apre un tunnel  e in fondo al tunnel , si scopre l’esistenza di una dimensione parallela, un universo speculare in cui tutto appare più bello. Un mondo   perfetto, che sarà divertente conoscere, del quale sarà facile entusiasmarsi, ma che – come in ogni favola che si rispetti –  non tarderà a rivelarsi in tutta la sua  pericolosa illusorietà.

Coraline vi troverà genitori più premurosi, condiscendenti e simpatici dei suoi, vicini di casa più cordiali  e persino un paesaggio dai  colori più vividi. Ma per poter  rimanere in questa dimensione felice, le verrà richiesto un pegno terribile. 

La ragazzina dovrà così far ricorso a tutta la sua inventiva e  al suo coraggio per liberarsi dalla trappola in cui si è lasciata trascinare.

Alice nel paese delle meraviglie ma anche l’Invasione degli ultracorpi e tanto altro ancora, in questa favola confezionata con modalità avveniristiche mescolate a tecniche artigianali -  potenziate dallo stereo 3D più  animazione stop motion – ma tradizionalisssima nei suoi aspetti narrativi terribili e nel suo messaggio edificante sul coraggio, sulle false illusioni e sulle aspettative indotte. Un contrasto di grande impatto per definire meglio  il tema chiave del guardare il mondo ad occhi aperti. Spalancati.

Tratta dall’omonimo libro del prolifico Neil Gaiman, Coraline è un film raffinatissimo, lavorato con cura minuziosa. Da vedere e rivedere possibilmente nei cinema attrezzati.

(In questo  Trailer  vengono spiegati i trucchi del film.)

Coraline e la porta magica è un film di Henry Selick. Con Dakota Fanning, Teri Hatcher, Ian McShane, Keith David, Jennifer Saunders, John Hodgman, Dawn French, Robert Bailey Jr., Aankha Neal, George Selick, Hannah Kaiser, Harry Selick, Marina Budovsky, Emerson Hatcher, Jerome Ranft. Genere Animazione, colore 100 minuti. – Produzione USA 2008. – Distribuzione Universal Pictures

 

Disastri & Disastri

Disastri & Disastri

Un film che parla di morte, destino e felicità con ironica delicatezza, riuscendo a non  essere mai deprimente, merita ogni considerazione. Così devono aver pensato anche le giurie dei numerosi concorsi sparsi per il mondo che nei ben quattro anni di attesa – il film è del 2005 – prima di arrivare nelle nostre sale, hanno decretato a questo Look booth ways dell’australiana Sarah Watt, ogni possibile riconoscimento. 

 Look booth ways –  Amori e disastri –  titolo metaforico ispirato da un cartello stradale. In un torrido  week end ad Adelaide, s’incrociano i destini del fotografo  che scopre di avere un cancro, dello scrittore scavezzacollo che apprende  della sua terza paternità, dell’artista ossessionata dagli incidenti che ha appena perso suo padre e di un giovane uomo che giocando col suo cane finisce sotto un treno il cui macchinista sebbene incolpevole rischia egualmente un crollo nervoso .

Guarda in entrambe le direzioni  prima di passare, suggerisce il cartello di cui sopra. Preziosa indicazione, qualsiasi sia l’attraversamento da compiere, anche se non è precisamente alla prudenza che  allude l’invito . Piuttosto alle diverse angolature, ai differenti punti di vista e alla stupidità di certi interrogativi  a senso unico che capita di porsi rispetto alle strettoie della vita e che coinvolgono un malinteso concetto di destino e di felicità.

Anche le immagini si adeguano ai diversi registri e così l’estroso talento della Watt si cimenta con inserti di  brani animati e sequenze fotografiche in un mix di realtà e fantasia estremamente piacevole.

Peccato la tardiva distrubuzione in sole diciannove copie – dunque affrettarsi –  questo film meriterebbe di essere visto per alcune sue piccole virtù, non ultima quella di risollevare lo spirito

Look Both Ways – Amori e Disastri (Look Both Ways) è un film a colori di genere drammatico della durata di 100 min. diretto da Sarah Watt e interpretato da Justine Clarke, William McInnes, Anthony Hayes, Lisa Flanagan, Andrew S. Gilbert, Daniella Farinacci, Maggie Dence, Edwin Hodgeman, Robbie Hoad, Leon Teague.
Prodotto nel 2005 in Australia e distribuito in Italia da Fandango

La supercazzola (mamma, m’ero persa lo schema)

La supercazzola (mamma, m’ero persa lo schema)

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L’intervista è un capolavoro da capo a piè, dunque  vale la pena di leggersela tutta. Ma il punto in cui Mavalà, supera se stesso nella nobile arte  di dire assolutamente  nulla – eccettuate un paio di castronerie di natura tecnico giuridica, come sosterrebbe lui con il sussiego che il caso richiede  – è il seguente :
Scusi, avvocato, ma come le è venuto in mente di parlare di «utilizzatore finale» quando c’è  di mezzo una donna?

 

Il termine ‘utilizzatore finale’ era riferito a una domanda di natu­ra tecnico giuridica. Il codice utiliz­za in materia varie dizioni — tra cui prostituzione, pornografia, ma­teriale pornografico — tutte conno­tate da disvalore giuridico e riferite a norme che distinguono con gran­de chiarezza diverse responsabili­tà. Ecco, si trattava dell’esemplifica­zione di uno schema giuridico.
Ecco.
Resta inteso che la domanda di natura tecnico-giuridica era semplicemente se Berlusconi fosse innocente o colpevole e che il resto è aria fritta, fumo negli occhi, cavoli a merenda. Lo schema giuridico è servito. Mavalà, mavalà, mavalà….insomma.