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Mese: Agosto 2009

Forever young

Forever young

Si scriverà nei prossimi giorni di Fernanda Pivano – che aveva l’inglese nel sangue – delle sue traduzioni : il Grande Gatsby, Addio alle armi, Antologia di Spoon River, Non si fruga nella polvere, l’Urlo, Sulla strada  ed altre ancora, della sua infaticabile attività di  critico, autorevole e –  rarità –  sempre disponibile a capire e sostenere le opere dei giovani e nuovi scrittori.

Personalmente a Nanda Pivano devo l’opera di Bret Easton Ellis, sei libri da perdere la testa, nei quali non a torto, aveva riconosciuto l’eredità di Faulkner, di Hemingway e di Scott Fitzgerald. Ma soprattutto di lei  ho sempre  apprezzato la  capacità di entusiasmarsi e di  trasmettere entusiasmo, un tratto inossidabile, resistente al tempo e agli eventi,  come quel  suo essere  sempre pronta ad abbracciare della vita, ogni  possibile aspetto.

Eternamente giovane, si dice che fu proprio lei a introdurre in Italia quella canzone di Bob Dylan. Non so se sia vero, so solo che niente avrebbe potuto somigliarle di più.

Nell’illustrazione del Corriere della Sera con Peter Orlovsky, Allen Ginsberg e Gregory Corso

Arpa d’or dei fatidici vati

Arpa d’or dei fatidici vati

tonale 2

Ci fu l’anno della canotta, quello di Roma ladrona, quello della tolleranza zero e doppio zero della Versione Gentilini, e  quello più classico delle invasioni barbariche con relativi presidi di militari in difesa di frontiere e  valichi. Poi vennero le ronde e l’esaltazione della razza padana – cani compresi – l’idiosincrasia per il velo e quella per le moschee.

A seguire, un po’ secessione, un po’ club Meditarranee delle collanine al posto dei quattrini, ci fu l’anno in cui l’immaginifico team leghista, si mise in testa di battere moneta, imponendo alle transazioni negli stand della festa padana, banconote – le leghe –  recanti l’effige di  Alberto da Giussano. Al cambio ufficiale il valore di ogni lega fu fissato a  mille lire. Una folclorica provocazione.

Salvo che, grazie alla prosopopea degli annunci e delle interviste,   giorni dopo, in qualche negozio di Brescia, la nuova moneta circolasse che era un piacere. Tutto ciò, con buona pace dei sussiegosi comunicati del  Poligrafico dello Stato, rivendicanti, a buon diritto, l'Esclusiva.

Nel corso del tempo , a Ponte di Legno, complice l’euforia del raduno fortemente identitario e le arditezze di una strategia mediatica  secondo la quale in prima pagina va solo chi la spara più grossa, se ne sono viste e sentite tali e tante  che il Va pensiero, in luogo dell’Inno di Mameli, può essere considerato robetta.

Carezze agli elettori le ha definite, con licenza poetica, devo ammettere, piuttosto calzante, Silvio Berlusconi. Voleva intendere messaggi rassicuranti ai proseliti. L ‘ABC della comunicazione politica, insomma.  

E infatti, tra rituali smentite e postumi aggiustamenti, ci viene spiegato che, per carità, l’Inno nazionale non è in questione e la faccenda del dialetto nelle scuole altro non cela se non l’intenzione di chiedere agl’insegnanti il rispetto delle tradizioni locali. Meglio mi sento.

 Che peccato però. Ciò significherebbe  la perdita  della selezione ministeriale per insegnanti di bresciano,  bustocco, lodigiano, canturino e chiavennasco,  nonchè quella  della  Nazionale di Calcio alle prese con i sopracuti del coro del Nabucco.

Sotto questo aspetto, ha poco senso polemizzare con Bossi o chi per lui. Un serio dibattito politico dovrebbe mettere a tema quanto di grettezza reazionaria è contenuto in Principi in cui  Tradizioni Locali, Radici e Identità, diventano corpi contundenti o palle al piede sulla via  della modernizzazione.

Poi chi li sente  i nostalgici del Poggio, del Campanile, dell’Uliveto, dell’Aia,  del Mare Sciabordante e di tutti i temi cari a chi preferisce  rimirarsi l’ombelico in eterno, piuttosto che guardare avanti, progettando il futuro.

L’esaltazione di ogni nostra mediocrità e provincialismo non può essere rassicurante per nessuno, al contrario, visti i tempi che corrono, dovrebbero allarmare  intenzioni smaccatamente  improntate al recupero di un passato non certo idilliaco

Riedizioni di carrozzoni d’antàn e gabbie salariali in primo luogo, in questo caso, altro che riscoperta del lombardo occidentale e monti sorgenti dall’acque, le carezze elargite ad alcuni, diventerebbero altrettanti calci negli stinchi per tutti gli altri.

Nell’ illustrazione il Tonale, alle spalle di Ponte di legno. Piste,accoglienza, impianti di risalita e cieli di lombardia . Tutto incantevole.

O vuò bene a papà?

O vuò bene a papà?

silvio9Era nella logica delle cose che gli effetti sociali della crisi, non sarebbero arrivati nemmeno a sfiorare i temi  della conferenza estiva del Governo. Secondo il Premier tutto va bene, nessun esecutivo ha mai fatto tanto, abbiamo scampato il pericolo – più d’uno –  i risultati dell’azione di governo, sono sotto gli occhi di tutti : rifiuti di Napoli, Alitalia, sicurezza, militari in città immigrazione. Case ai terremotati, comprensive di frigo con torta e spumante, in tempi brevissimi. A sentire lui sembra di essere improvvisamente capitombolati appresso ad Alice. Giusto in tempo per avvistare il Paese delle meraviglie.

E questo nonostante ventiquattr’ore prima, Trichet avesse bocciato – per la terza volta ! – la norma del decreto anticrisi concernente la tassazione delle plusvalenze della Banca d’Italia, la trattativa  tra governo e petrolieri per l’aumento del carburante, fosse praticamente andata a ramengo, e i dati sul Pil marcassero un preoccupante – 6 %. Stendiamo un vel pietoso, poi,  su ciò che è stata capace  di combinare Alitalia ieri a Fiumicino. Ad abbundantiam, ci sarebbero pure quei cinque sul carroponte a Lambrate. Come dire un simbolo, che sin la ripresina autunnale, evento di modesta, quantunque sventolatissima, portata,  è di la da venire. Ma a chi interessa?

Basterebbe allineare queste circostanze ma soprattutto  le relative  ricadute – il diniego di Trichet, per esempio, impone a Tremonti di cercare altrove i 300 milioni che si aspettava dalla tassa sull’oro del Caveau – per ottenere un quadro desolante. Invece niente, il miglior governo possibile nella persona del suo leader, preferisce sorvolare e intanto che si appunta qualche medaglietta, non importa se ad altri destinata, tira diritto con la sua specialissima versione dei fatti.

Ora, se è pur vero che la retorica del declino risulta stucchevole oltrechè inutile, ciò non autorizza alcuno, investito di Responsabilità, a nascondere il reale stato delle cose.

Papi  per la verità fa molto di più che limitarsi a cacciare la polvere sotto al tappeto,  e confidando sui potenti mezzi e sulla propria naturale inclinazione a coltivare un rapporto con la realtà decisamente alterato, si adopera a disegnare direttamente il mondo che non c’è.

Del resto le previsioni dell’Ocse ci autorizzano a sperare, il popolo è con noi e persino Barbara dalle copertine dei magazine di chiara  che nonostante tutto vo’ bene a papà. Che si pretende di più?

Una migliore qualità dell’ Informazione, magari. Un’occhiata ai telegiornali di proprietà e un’altra a quelli controllati, e poi mi si dica se i problemi di questo paese possono essere le diete dell’estate, la moda sotto l’ombrellone, la cucina di mamma e le celebrazioni del santo patrono a roccasecca dei volsci. Del resto il problema delle testate l’ha risolto di recente con un paio di spostamenti azzeccati. Ora non gli resta che mettere mano a quel che resta del servizio pubblico.

E per l’appunto uno dei momenti più  toccanti  della conferenza estiva è consistito nell’ attacco a coloro i quali è demandato l’onere del racconto di questo benedetto Paese Reale. Lei appartiene ad una testata che ieri ha fatto quattro titoli contro il governo questo non lo possiamo più sopportare, questo  è  toccato ad un’esponente della terza rete, oppure riferendosi ai giornalisti di Repubblica Quelli son delinquenti.

Oramai siamo prossimi a farci il callo, chi sciupa la favola bella del Paese che con la torta e lo spumante in frigo, cortese omaggio del Governo, se non ce l’ha già fatta, ce la farà, deve scomparire. Come pure deve essere bruciato il terreno intorno a chi, leggittimato, si oppone.

E’ tuttavia comprensibile in un progetto più generale di falsificazione della realtà, la reazione che giustamente Ezio Mauro oggi ha definito isterica . Nel contempo sono questi i momenti in cui Papi presta il fianco mostrando una vulnerabilità che mal si addice al suo glorioso temperamento. I narcisi, si sa se contraddetti, rivelano  un forte versante autodistruttivo. Magari si tratta di attendere. In definitiva è passato solo un anno. Anche se sembra di più.