Arpa d’or dei fatidici vati
Ci fu l’anno della canotta, quello di Roma ladrona, quello della tolleranza zero e doppio zero della Versione Gentilini, e quello più classico delle invasioni barbariche con relativi presidi di militari in difesa di frontiere e valichi. Poi vennero le ronde e l’esaltazione della razza padana – cani compresi – l’idiosincrasia per il velo e quella per le moschee.
A seguire, un po’ secessione, un po’ club Meditarranee delle collanine al posto dei quattrini, ci fu l’anno in cui l’immaginifico team leghista, si mise in testa di battere moneta, imponendo alle transazioni negli stand della festa padana, banconote – le leghe – recanti l’effige di Alberto da Giussano. Al cambio ufficiale il valore di ogni lega fu fissato a mille lire. Una folclorica provocazione.
Salvo che, grazie alla prosopopea degli annunci e delle interviste, giorni dopo, in qualche negozio di Brescia, la nuova moneta circolasse che era un piacere. Tutto ciò, con buona pace dei sussiegosi comunicati del Poligrafico dello Stato, rivendicanti, a buon diritto, l'Esclusiva.
Nel corso del tempo , a Ponte di Legno, complice l’euforia del raduno fortemente identitario e le arditezze di una strategia mediatica secondo la quale in prima pagina va solo chi la spara più grossa, se ne sono viste e sentite tali e tante che il Va pensiero, in luogo dell’Inno di Mameli, può essere considerato robetta.
Carezze agli elettori le ha definite, con licenza poetica, devo ammettere, piuttosto calzante, Silvio Berlusconi. Voleva intendere messaggi rassicuranti ai proseliti. L ‘ABC della comunicazione politica, insomma.
E infatti, tra rituali smentite e postumi aggiustamenti, ci viene spiegato che, per carità, l’Inno nazionale non è in questione e la faccenda del dialetto nelle scuole altro non cela se non l’intenzione di chiedere agl’insegnanti il rispetto delle tradizioni locali. Meglio mi sento.
Che peccato però. Ciò significherebbe la perdita della selezione ministeriale per insegnanti di bresciano, bustocco, lodigiano, canturino e chiavennasco, nonchè quella della Nazionale di Calcio alle prese con i sopracuti del coro del Nabucco.
Sotto questo aspetto, ha poco senso polemizzare con Bossi o chi per lui. Un serio dibattito politico dovrebbe mettere a tema quanto di grettezza reazionaria è contenuto in Principi in cui Tradizioni Locali, Radici e Identità, diventano corpi contundenti o palle al piede sulla via della modernizzazione.
Poi chi li sente i nostalgici del Poggio, del Campanile, dell’Uliveto, dell’Aia, del Mare Sciabordante e di tutti i temi cari a chi preferisce rimirarsi l’ombelico in eterno, piuttosto che guardare avanti, progettando il futuro.
L’esaltazione di ogni nostra mediocrità e provincialismo non può essere rassicurante per nessuno, al contrario, visti i tempi che corrono, dovrebbero allarmare intenzioni smaccatamente improntate al recupero di un passato non certo idilliaco
Riedizioni di carrozzoni d’antàn e gabbie salariali in primo luogo, in questo caso, altro che riscoperta del lombardo occidentale e monti sorgenti dall’acque, le carezze elargite ad alcuni, diventerebbero altrettanti calci negli stinchi per tutti gli altri.
Nell’ illustrazione il Tonale, alle spalle di Ponte di legno. Piste,accoglienza, impianti di risalita e cieli di lombardia . Tutto incantevole.