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Mese: Ottobre 2009

Barbasprechi

Barbasprechi

Inutile ogni questione di attendibilità storica – anche se sbertucciare un medievista di rango come Franco Cardini, non è stato il massimo del fair play – Niente di strano che il cinema rimaneggi la realtà. E nel momento in cui lo ammette, niente di male.

Non c’è  bisogno di aggiungere molto altro al Barbarossa di Martinelli, il film è stato già abbondantemente strapazzato dalla critica – tranne – cela va sans dire mais ça va mieux en le disant, da quella de Il Giornale che l’ha trovato uno dei migliori film italiani contemporanei.

Solo ci sarebbe capire con quale faccia tosta  si parla di sprechi, cinema assistito, culturame e sciopero del canone, quando RAI Cinema ha investito insieme al Ministero della Cultura, trenta milioni di dollari per un’opera così priva di dramma da non poter nemmeno essere definita di regime.

Senza scomodare la Riefenstal, mai visto Ettore Fieramosca, Scipione l’Africano e Luciano Serra pilota? Anche le celebrazioni sperticate richiedono originalità e mestiere. (Nell’illustrazione Angela Molina con un’espressione in cui lo spettatore potrà, guardando il film, facilmente rispecchiarsi)

Parole grosse

Parole grosse

perry mason

Mi dispiace per Crozza e per la sua divertente copertina dell’altra sera a Ballarò,  ma gli sceneggiatori di Perry Mason erano affiancati da fior di consulenti. Per cui, data la proverbiale pignoleria americana, difficilmente avrebbero consentito la messa in onda di  castronerie del tipo la legge è uguale per tutti ma non nelle sue applicazioni o peggio che il Premier, grazie ad un po’ di latinorum e qualche giravolta …oplà, potesse tramutare la sua identità segreta e da primus inter pares, diventare primus super pares, senza passare per il Via. Cioè senza i dovuti correttivi costituzionali. Roba da scompigliare la permanente al fil di ferro della immutabile Della Street. Ergo, non è a quella scuola che possono essersi formati i legali del premier. Siamo seri.

Ma ora che grazie alla Consulta, la legalità è ristabilita, dove abbiano studiato i fidi difensori della Corona poco conta. Al momento sono di scena i Défilé dei caudatari con le dichiarazioni indispettite – la bocciatura del Lodo, nulla cambierà –  è la più diffusa, seguita a ruota dalla recita di antiche litanie :  toghe rosse, fumus persecutionis, complotti di poteri forti, sentenze politiche e via salmodiando.

Da ultimo, poichè il Presidente della Repubblica ha lasciato intendere di non essere disponibile a pasticci – vedi ricorso anticipato alle urne –  ne’ a tollerare nuove leggi  ordinarie che blocchino alcune fattispecie di processo, la rabbia investe anche il Quirinale. Altro che Lodo Alfano, nei confronti del quale Giorgio Napolitano ha sempre dimostrato gran serietà istituzionale e moderazione. Qui si attacca il Presidente per aver sbarrato diverse vie di fuga.

Più che eversivi quelli della PDL sembrano isterici, quanto al peronismo di Berlusconi a me pare che il premier abbia, in questi ultimi tempi, molto più di Evita che di Juan Domingo.

Archiviato il ricorso alla piazza – francamente manifestare contro una sentenza è un po’ troppo anche per il populismo più hard – annuncia gran battaglie nelle aule di tribunale che ospiteranno i suoi contenziosi, onde smascherare e irridere i nemici. E va benissimo, perchè sia ben chiaro, qui non si aspetta altro che di veder ristabilita la verità.

Perchè a ben vedere  proprio nulla nulla, la sentenza  non cambia. Magari non ci saranno scenari da tregenda, dimissioni, ne’ elezioni, ne’ governi tecnici o di salute pubblica. Tuttavia, una cosa è certa :  il premier ora dovrà farsi processare, ovvero attendere fiducioso tutta la corrispondenza che le Procure vorranno inviargli.

Userà la solida maggioranza che si è assicurato per governare e non solo come alibi magari mischiando il dato elettorale con quello del gradimento nei sondaggi. E pazienza se dovrà sottrarre un po’ di tempo all’Ufficio cui è demandato per presenziare a qualche udienza. Non è forse sereno lui, rispetto alle accuse? Non sono ferratissimi e combattivi i suoi avvocati?

Quanto a noi, più che scandalizzarci per la pessima considerazione che questo governo non fa mistero di nutrire nei confronti  delle Istituzioni – ne abbiamo ben donde, lo so, ma anche quella pratica rischia di  divenire stucchevole se rimane l’unica forma di opposizione –  abbiamo ottimi motivi  di compiacerci della vitalità dei nostri anticorpi costituzionali. 

Ci sono de’ Giudici a Berlino! aveva risposto il famoso Arnold, mugnaio di Postdam a chi lo minacciava d’esproprio, la sua fiducia fu poi premiata. E la storia si ripete ci sono dei giudici alla Consulta! Anche la nostra fiducia ha potuto  aver ragione dell’arroganza.

You know somethin’, Utivich? I think this might just be my masterpiece.

You know somethin’, Utivich? I think this might just be my masterpiece.

 


Poi dice che gli ci sono voluti dieci anni – inframmezzati, nei ritagli di tempo, dalla realizzazione di due cosucce del tipo  Kill Bill e Grindhouse, per portare a termine questo film .

E ti credo. Prima tira giù dagli scaffali la Cineteca di Babele sana sana, poi scrive a mano, subito dopo copia ( con un solo dito) il tutto su di una Smith Corona dei fine ’90 ( memoria sì, ma corta, deve stampare ogni volta la pagina )….

Ma tutta questa semicatastrofe d’imperizia e di stravaganza dei mezzi,  sostiene Tarantino, è una vera salvezza, perchè la scrittura è torrenziale e i personaggi tendono ad andarsene per conto proprio. E quale migliore opportunità per limare, scremare, tagliare se non l’essere privi del copia – incolla? Se lo dice lui. Alla fine del decennale strambuglione, questo è quanto :

Dimenticate il soldato Ryan per spostarvi nel solco infinitamente più avvincente della Spia di Damasco di Anche i boia muoiono della Grande Fiamma, di Duello al sole, di tutta la fantasmagorica produzione di propaganda nazi, dello spaghetti western, di Quel maledetto treno blindato di Castellari. E così tra Cannoni di Navarone e  Sporche dozzine, badando bene di non  dimenticare Lubitch, ne’ Leone, ora mescolando ora agitando l’infinità d’ingredienti,  avrete solo una piccola idea di cosa possa essere il fenomenale  Inglorious Basterd, film porno kosher o maccheroni combat, come è stato catalogato. E dato che fare secchi i nazisti come meritano, cioè con ogni mezzo di cui uno è recuperarne lo scalpo con la mazza da baseball, pare sia meglio del sesso e che il cinematografico dilagante Made in Italy,non occhieggia, ne’ sfuma, il racconto c’è.

Ma non si pensi al centone delle citazioni più o meno raffinate. Nessuna civetteria cinefila, nessuna frivolezza. Qui semplicemente si rifà la storia, si costruisce la Strategia della Paura per annientare il nemico, si ordiscono complotti in cinema parigini, si rappresenta finalmente la vendetta ebraica – non a caso a Tel Aviv il pubblico è andato in visibilio – si fanno morire i cattivi – Hitler, Goebbles, Goering – tutti insieme e  in un sol colpo. Prima la trappola della Premiere del film di regime, poi il rogo – vero, con tanto di lievi ustioni per gli attori –

Che dire. Null’altro se non che questo film, perfetto nella sua meticolosa stramberia risulta essere un lavoro di gran pregio. Da Stolz der Nation il film – nel film – di propaganda, veramente realizzato e tale da poter piacere al Reich, agli attori incredibili, all’idea dei cinque capitoli – compreso prologo ed epilogo – ognuno con uno stile diverso. Ne’ morale, ne’ politicamente corretto – avverte l’autore – poichè queste non sono le priorità. Ma poi esce fuori lo stesso un film politico di prim’ordine – e lui, quello che scrive con un dito solo, lo sa molto bene – .

(The masterprice cui allude il titolo del post è la svastica che Raine- Pitt disegna affondando il coltello  nella fronte del perfido nazista fino al cranio. Applausi a scena aperta, in molti cinema della capitale)

Bastardi senza gloria è un film di Quentin Tarantino del 2009, con Brad Pitt, Mélanie Laurent, Christoph Waltz, Eli Roth, Michael Fassbender, Diane Kruger, Daniel Brühl, Til Schweiger, Gedeon Burkhard, Jacky Ido. Prodotto in Francia, Germania, USA. Durata: 153 minuti. Distribuito in Italia da Universal Pictures

Dov’eravamo rimasti ?

Dov’eravamo rimasti ?



Agl’infiniti linguaggi del cinema alla ricchezza del suo alfabeto d’immagini e di conseguenza all’inutilità dei sacri principi estetici, delle gabbiette interpretative, delle divisioni in generi, alti, bassi, medi,  tanto care ai teorici e agli schematici desiderosi di mettere le braghette a qualsiasi cosa.

Giuseppe Tornatore di nuovo in campo, è costretto a investire più tempo per spiegare cosa NON è Baaria, piuttosto che a raccontare cos’è. Un’ opera sontuosa, epica, fragorosa, velocissima. Poi d’accordo – non rompiamoci la testa contro i muri che rimangono intonsi e soprattutto sempre quelli – non è Bertolucci, per mancanza di solenni e robuste impalcature ideologiche, ne’ Fellini per un modo differente d’intendere il cinema di poesia. Curioso però che il terzo atto di Novecento non abbia visto e probabilmente non vedrà mai luce perchè come generosamente spiega l’Autore, si è smarrita la tensione, la sintonia con quel contesto politico-culturale che aveva accompagnato le fasi della lavorazione sia di Novecento che del contemporaneo (meraviglioso) Salò

Stai a vedere che la rivoluzione non la fa chi dovrebbe e la si pretende dal cinema, dice un personaggio della Terrazza di Scola.

Non rompiamoci la testa. E sia. Raccogliamo l’esortazione di Peppuccio, forti di una recente piazza, bella ed assertiva ma anche vagamente sfiancati da delusioni e perplessità prodotte da un giro significativo per congressi di circolo. Presenze da ritagli di tempo, dunque non come si dovrebbe, ma le giornate sono sempre più complicate tra lavoro e famiglia da seguire. ( Volevo tutto? Carriera, impegno, affetti, famiglia adorabile ma ingombrante e fracassona? Eccomi servita)

Però, già che ci siamo,  usiamola la testa. Narcisismo, sciatteria, incapacità, – le prime due generano la terza – hanno segnato l’opposizione di centro sinistra in questi ultimi quindici anni . Moretti coglie nel segno con espressioni appropriate ed ha, come sempre,  ragione da vendere.

Gli ultimi episodi poi, sembrano cadere a proposito, racchiudendo un modus e, vorrei dire, un’era. Poichè anche se ognuno sa che la presenza dell’intero gruppo parlamentare democratico avrebbe comunque prodotto presenze in campo avverso in quantità sufficiente da far passare il decreto sullo scudo fiscale, non è possibile offrire ad un elettorato deluso ed amareggiato questa immagine da sbando.

Ci stanno chiedendo tanto e, per quanto ne so e verifico, molti sono ancora disposti a dare e ad impegnarsi – che di questi tempi vuol dire anche sostenere il peso esistenziale di una diversità – 

I parlamentari privi di giustificato motivo, però,  favoriscano dimettersi e non perchè si vogliano tributi di sangue a placare le ire del popolo, ma per una questione di rispetto e di etica politica. Suvvia, fuori dalle scatole, senza eccezione alcuna, com’era nelle chiamate al voto sull’Unità all’epoca in cui gli SMS – che siano comunque benedetti – erano in mens dei.