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Anno: 2010

La destra che verrà

La destra che verrà

Esordiscono con Balla – o forse Boccioni, non è deciso –   nel simbolo e un ruolino di marcia,  di qui a gennaio, serrato ma da partito leggero, moderno, post ideologico,così come lo ha disegnato Fini ieri l’altro in occasione dell’insediamento del Comitato Promotore.


Prima il Manifesto dei Valori, poi la Convention di Presentazione ed infine il Congresso Fondativo.


Con  le associazioni e gl’intellettuali al lavoro e un gruppo di parlamentari determinato che sembra trapelare  entusiasmo, come di chi è stato lungamente compresso e finalmente può esprimersi liberamente .

Le loro singole storie rappresentano l’intera gamma dell’essere di destra in Italia : tra ex missini, ex socialisti, ex radicali, ex repubblichini mai riconciliati, duri e puri, centristi, rautiani dello sfondamento a sinistra, liberal del Partito della Nazione, e  prodromi della destra sociale.


Sarà interessante osservare se – ed eventualmente come – queste differenti anime giocheranno un ruolo nel futuro Partito, se da questa forza eterogenea, Fini riuscirà a costruire, com’è nei propositi, un soggetto politico sul modello della Destra Europea.


Ovvero se nell’arcipelago che vorrebbe diventare Futuro e Libertà, sarà possibile un’amalgama di stampo laico e liberale, smarcata dal ventennio con i suoi retaggi xenofobi,  lontana anni luce dal culto delle gerarchie e del capo, dal populismo, dalla retorica e da conservatorismi d’antàn.


Se così fosse, i futuristi occuperebbero il posto eternamente vacante, qui da noi, della  Destra moderna  quella dei Sarkozy o degli Aznar o dei Cameron.


Per questo guardare con interesse alla nascita del nuovo partito, significa pensare ad un futuro in cui la dinamica destra sinistra come la conosciamo noi, uscirebbe dal terreno sterile dello scontro per lo scontro – oggi degenerato in battibecco pre-politico – per  diventare qualcosa di più funzionale alla Democrazia.


Le differenze profonde rimarrebbero ma se solo si riuscisse ad eliminare il clima di frattura insanabile che oggi ne deriva, se l’idea di Stato Etico che tanto s’è insinuata soprattutto nei provvedimenti in materia di Diritti, potesse essere cancellata per sempre….ovvero se la falsa rappresentazione dell’essere vicini al popolo che Lega ed esponenti  delle Istituzioni di Roma e del Lazio hanno offerto davanti a Montecitorio per  mezzo di tavole apparecchiate e commensali ostentatamente voraci –  di pietanze che nessuno, tantomeno il popolo, mangia più dagli anni cinquanta –  potesse diventare un lontano ricordo, ci potremmo già considerare fortunati.

Nell’illustrazione “Young girl running on a balcony” di Giacomo Balla 1912








La nuit blanche

La nuit blanche

La notte bianca è stata una delle prime iniziative della quale  il sindaco Alemanno ha preteso di aver ragione. Una volta insediato, l’ha subito tolta di mezzo. Troppo evocativa della passata gestione.


A Roma c’era ben altro a cui pensare, diceva. Ma di quelle priorità fatte di manti stradali  e borgate da risanare, non si è saputo più nulla. A parte qualche spot antidegrado – distruttivo di interi quartieri – o campagna sul rispetto della tradizione da affidare al recupero della coda alla vaccinara.


(che pare verrà servita insieme al risotto alla milanese durante la colazione riconcilatrice nord- centro- sud in programma con Bossi, potrei dire con facile battuta che nemmeno i menus sanno assortire ma taccio  rinfrancata dall’inevitabile pesantezza post prandium dei riconciliati).


Per il resto l’era alemanna vivacchia  di quanto impostato dai predecessori, mentre la città se ne va in malora, con buona pace delle promesse di politiche securitarie o moralizzatrici, rimaste – dopo aver sparato qualche mortaretto mediatico d’inizio – lettera morta. Ora c’è questa eccitante proposta del Gran Premio. Come offerta culturale in luogo delle notti effimere a zonzo per teatri, cinema e musei, non è male. Chissà che invidia tra Londra,  Parigi e Berlino.




Nell’ illustrazione, ieri notte a Parigi  l’installazione luminosa di Michelangelo Pistoletto  AIMER LES DIFFÉRENCES, sulla facciata dell’ Hôtel de Ville. ( Nuit blanche 2010)



Sinfonia d’autunno (con regali)

Sinfonia d’autunno (con regali)

Il fatto che La Russa  – Annozero, ieri sera –  abbia  definito i  voti del FLI   indispensabili alla tenuta del governo, se  favorevoli , ininfluenti se contrari, non significa necessariamente  che l’aritmetica, come fondamento di ogni contabilità, sia diventata all’improvviso un ferro vecchio.

Solo che in mancanza dell’apporto dei finiani,  buyers alla bisogna preparati,  procederebbero senza indugio a compensare lo sbilancio con un po’ di shopping tra i banchi di altre formazioni.


Quanto al chilo oggi ? – sintesi efficace di come stanno messe le cose –  interrogava un cartello fuori  Montecitorio. Il fixing, in questo caso, sarebbe per l’appunto stabilito dall’ essere o meno il voto indispensabile.


E infatti l’ultima tornata di acquisti non è andata del tutto a verso, acclarata  la volontà dei finiani di votare la fiducia, il mercato è precipitato. La Russa, almeno in questo rigirarsi numeri e frittate, non ha mentito. Certo però che se gli esponenti del governo continuano a mostrare simile disinvoltura, qualcuno potrebbe pensare che lo Shopping sia  nei regolamenti parlamentari con tanto di listino a quote variabili, magari come attuazione del senza vincolo di mandato, dallo stracitato, in simili  circostanze, articolo 67.


Un ulteriore segnale d’instabilità per il futuro del governo?  Certamente anche se nel settore, autosufficienza o non, poteva bastare la due giorni parlamentare a chiarirsi le idee.

Omissioni, rimozioni, frasi ad effetto, battute, promesse di cui già si conosce l’impraticabilità, scaricabarile e menzogne, ascari e peones,  insomma tutto l’armamentario da declino dell’impero. Mentre a coronamento dell’esperienza, elementi per un epilogo all’altezza,  arrivavano dai banchi dei ribelli : non mi fido affatto di te ma ti accordo il voto di fiducia. Dal punto di vista della logica narrativa funziona poco, ma tant’è.


Detto questo, il governo non meriterebbe altri regali, vedi il ritiro della mozione di sfiducia per il Ministro Bossi che buon ultimo ha stravolto l’acronimo SPQR, marchio di fabbrica della città di Roma, impresso, non a caso, su targhe, palazzi, acquedotti, statue, monumenti.

Senato e Popolo Romano. Sullo stesso piano, garantito dalla congiunzione e .Da migliaia di anni. Mica chiacchiere.


Offesi? Macchè. Ecco perchè non bastano le scuse, ne’ perchè da vent’anni a questa parte  abbiamo fatto il callo alle scemenze sui salotti, sulle terrazze, sul parassitismo, sugli intrighi di potere e sulla calata romanesca ritenuta insopportabile ed insopprimibile ( mai sentito Anna Magnani recitare nella Carrosse d’or di Jean Renoir o in The Fugitive Kind ? Ecco. Poi mi si dirà se tradisce l’inflessione)


Piuttosto nella  consapevolezza  che Bossi non sia un problema dei soli romani o dei meridionali in genere, ma del popolo italiano tutto, quella mozione dovrebbe essere messa ai voti.


Per il resto siamo autoironici a sufficienza . In una città in cui persino le statue continuano a sfottere,  che possono raccontarci di nuovo  i Goscinny & Uderzo  o i Bossi ?

E poi la migliore storpiatura resta sempre quella del Belli di prima della cura (clericale) : Solo Preti Qui Regneno. Non mi pare possa esserci altro.


Madama Lucrezia, la più misteriosa delle statue chiacchierone. Qui sopra, in pole position

Dreams feel real while we’re in them…..

Dreams feel real while we’re in them…..

.…………….It’s only when we wake up that we realize something was actually strange.

Solo il cinema avrebbe potuto rappresentare  degnamente quel continuo avvicendarsi  veglia –  sogno – realtà di Inception, action movie psicolisergico, diretto da Cristopher Nolan, regista  che col gioco del comporre e ricomporre il sistema labirintico mentale si era già cimentato  in Memento,  incantevole lavoro degli esordi.



Banda di incursori, esploratori, scippatori e manipolatori  si appropria dei sogni di alcuni manager  per carpirne i segreti (industriali), poi li mette in relazione  sbrogliando bizzarre matasse dell’inconscio  e  recuperando infine un bandolo logico, prima del risveglio.



Scopo ultimo  è l’innesto di un’ Idea – cosa c’è di più pericoloso di un’idea ? – in altre menti attraverso altre incursioni esplorazioni etc etc



Tra Freud e  James Bond, (ampie citazioni da)  Kubrik,  e Matrix  senza tralasciare Blade Runner e La sottile linea rossa, la trama evolve  senza che l’Onirico venga mai risolto in  chiave simbolico surrealista. Troppo facile.



Un invito  dunque esplicito per lo spettatore ansioso di capire all’unico approccio conveniente :  resistere alla tentazione delle letture per godersi  direttamente il Meglio.  Cioè la Visione.



Che è fatta di peripezie mirabolanti tra città che si accartocciano e passeggiate sui soffitti, incendi al fosforo – c’è poco digitale e molto set, il budget stratosferico è stato investito in cinema, piuttosto che in computer  – interpreti in stato di grazia, sceneggiatura in sintonia col resto.

Difficile pensare ad una visione domestica di questo film, per quanto si possano avere impianti e tecnologie avanzate, questo è il classico lavoro da guardare con la massima concentrazione.Insieme al resto del pubblico, nel miglior cinema reperibile, con lo schermo da cascarci dentro, sempre più convincendosi che la materia prima con la quale sono fatti i sogni è la realtà.


Inception è un film di Christopher Nolan del 2010, con Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Cillian Murphy, Ellen Page, Michael Caine, Tom Hardy, Ken Watanabe, Pete Postlethwaite, Tom Berenger. Prodotto in USA. Durata: 148 minuti. Distribuito in Italia da Warner Bros.

Prima che il gatto canti

Prima che il gatto canti

Crisi creativa del cinquantenne  regista emergente che se continua con l’inattività rischia di non schiodare mai più dall’emergenza – corroborata dall’unica proposta che passa il convento : una storia da cucire intorno ad una insulsa diva della tivvù desiderosa di passare al cinema.


Ovvio che con questi presupposti la crisi diventi blocco e il blocco, con annesse frustrazioni e senso d’inadeguatezza, un macigno inamovibile. Ma i guai non vengono mai soli.


L’essere accidentalmente obbligato dalle autorità  – Sandrelli e Messeri – di un paesino toscano a mettere in scena la tradizionale rappresentazione di Pasqua, in cambio del pagamento di una pesante multa, aumenta quel senso di frustrazione mentre il baratro dei come sono caduto in basso si spalanca innanzi a lui.


Cinque giorni per trasformare la più sgangherata delle comunità – il metereologo locale ( Gesù) che legge le previsioni alla maniera di Carmelo Bene,  è un Corrado Guzzanti imperdibile – in qualcosa che vagamente rassomigli ad una Rappresentazione, è l’impresa che è, ma alla fine l’ Insieme maldestro e intruppone  porta a termine l’impresa risultando sin commovente.

Il regista resterà con tutte le sue emergenze ma un qualche  bandolo smarrito – prima che il gatto canti – sarà ritrovato . La Passione come tema chiave, nel duplice senso di morte (e resurrezione) di Gesù ma anche d’impegno ed entusiasmo da mettere nelle cose.


Certo che se il regista Mazzacurati avesse ascoltato i suggerimenti  (fortunatamente ) postumi del giurato Salvatores per un Cinema Italiano Vincente ai Concorsi –  liberarsi dei padri neorealismo e commedia all’italiana ( che  casomai sarebbe madre) noi non avremmo avuto il bene di questa piacevole, pur nell’andamento discontinuo ed altanenante – si ride molto e un po’ ci si dilunga – visione.

Ma i giurati, al contrario dei film, passano. Come del resto i presidenti di giuria, le polemiche e i ministri. Mentre a questa Passione realizzata senza ammazzamenti di mamme e di papà o altre efferatezze metaforiche, non mancava proprio nulla per essere all’altezza di Premi e Concorso.


La passione è un film di Carlo Mazzacurati del 2010, con Silvio Orlando, Marco Messeri, Stefania Sandrelli, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Maria Paiato, Kasia Smutniak, Cristiana Capotondi, Giovanni Mascherini, Fausto Russo Alesi. Prodotto in Italia. Durata: 106 minuti. Distribuito in Italia da 01 Distribution