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Mese: Ottobre 2011

Parossistiche vibrazioni

Parossistiche vibrazioni

Dopo the talking cure, ecco qui un altro  dangerous method tardo ottocentesco per il trattamento dell’Isteria, sempiterno e sbrigativo contenitore diagnostico delle più diverse forme reattive, ivi comprese quelle che di patologico hanno ben poco.


Siamo a Londra in epoca vittoriana, nello studio del Dottor Dalrymple,specialista in malattie femminili,  che sottopone le sue ricche pazienti affette da malinconia, frigidità, ansia, rabbia,aggressività, irritabilità, a massaggio pelvico continuativo.Fino al raggiungimento, cioè, di quello che, all’epoca dei fatti, chiamavano parossismo


La singolare terapia viene somministrata con successo dal giovane assistente e futuro genero di Dalrymple, che data  la notevole affluenza, non si risparmia in nome del benessere delle pazienti, salvo accusare, dopo qualche tempo, fastidiosi crampi alla mano.Di qui, il provvidenziale intervento di un amico che sta mettendo a punto l’invenzione di un piumino da polvere elettrico. E dal piumino, antesignano dell’aspirapolvere all’aggeggio che dopo l’uso fa star meglio, il passo è quasi breve.


Nascita del vibromassaggiatore elettrico, ovvero : come realizzare una commedia romantica divertente ed elegante alla maniera di Ivory su un argomento che inclina facilmente al pecoreccio, se maneggiato con poca cura.


Tania Wexler regista brillante e fantasiosa oltre che indipendente, è perfetta nel dosare gli equilibri e particolarmente attenta nel disegnare lo sfondo: il puritanesimo oppressivo e vagamente ipocrita ai tempi del declinante impero di Alexandrina Victoria – la quale, sebbene in regime di assoluta fedeltà coniugale, predicava bene e razzolava ancor meglio tra le lenzuola complice il dotatissimo principe Alberto, degno esponente  della dinastia Coburgo Sassonia, quella che Bismark definiva allevamento degli stalloni d’Europa – ma anche la nascita di una nuova presa di coscienza femminile incarnata dalla figlia ribelle del professore, suffragetta,socialista  e impegnata nell’assistenza dei più deboli – mentre l’altra sorella, quella destinata al matrimonio col giovane dottore è un angelo di domestiche virtù).


Allontanati i rischi del pamphlet politico, della macchietta e della volgarità (anche quella involontaria), il film realizza un’ amalgama ben riuscita  erotico-romantico-esilarante a sfondo sociale, di assoluto godimento (è la parola giusta).


Romafilmfestival mantiene,fin qui, le promesse di rassegna al femminile mentre la Produzione di Hysteria omaggia le spettatrici della Prima di un piccolo gadget elegantemente confezionato in sacchetto rosa. Allegato un biglietto con su scritto “Vibranti emozioni”. Cosa volere di più?



Hysteria è un film a colori di genere commedia, della durata di 95 min. diretto da Tanya Wexler e interpretato da Maggie GyllenhaalHugh DancyJonathan PryceFelicity JonesRupert EverettAshley JensenSheridan SmithDominic BorrelliAnna ChancellorKim Criswell.
Prodotto nel 2011 in Gran Bretagna e distribuito in Italia da Bim Distribuzione.

Acqua fresca

Acqua fresca

La missiva tanto sofferta altro non conteneva  che il  solito bric à brac  di cose date per fatte – ma solo annunciate – e altre impossibili da realizzare in tempo utile.E poi ancora tagli, mobilità e cassa integrazione agli statali, licenziamenti più facili che, bocciati ad agosto, rispuntano in autunno e palazzi for sale.Senza dimenticare il già previsto pensionamento (a 67 anni) del 2026 e il resto del corredo finto-liberale che va sotto il nome di Risanamento & Crescita ma è solo aria fritta, residuo di un’intensa stagione di talk show trascorsa a cantilenare le misure manco fossero la nota della spesa.


Omissioni e rimozioni come se piovesse, nella prima stesura –  la Crisi, del resto, è acquisizione recentissima, essendo stata negata fino a qualche mese fa – poi gli aggiustamenti – una data di qua, un tempo di attuazione di là –  sembra, su confidenziale istanza di Van Rompuy e Barroso (qualcuno dice sotto dettatura, ma sono i soliti maligni). Infine la presentazione a Bruxelles con tanto di trepidante attesa per gli esiti.



E il Vertice infatti ha risposto. Prima  una pacca sulla spalla (così, tanto per evitare che gli speculatori facessero cenere e panni sporchi delle nostre migliori intenzioni)  poi  la decisione di monitorare l’Italia nelle tappe e nei tempi annunciati dalla lettera .Come dire : una sorta di commissariamento in cui sarà Barroso il titolare delle verifiche. C’è poco da gongolare per il vivo apprezzamento : la terza economia europea, nonchè settima potenza mondiale, ha ricevuto, con ciò, uno schiaffone al cui cospetto le risatine dei giorni scorsi, sono solo acqua fresca.


Senza tirare in ballo, col senno di poi, la granitica maggioranza e l’imbarazzante consenso attraverso i quali questo governo avrebbe potuto metter mano a qualsiasi ambizioso progetto, ci si domanda chi mai potrà realizzare gli intenti dichiarati a Bruxelles. Visti soprattutto  i dichiarati scetticismi del Ministro del Tesoro e la difficoltà di reperire i voti necessari a licenziare qualsiasi provvedimento (ancora ieri, risse a parte,il governo ha registrato due sconfitte in sede di votazione parlamentare).


Non loro, gli eterni, arrembanti (e addestratissimi) ospiti televisivi – adesso poi che abbiamo rispolverato anacronistici sentimenti antifrancesi e antitedeschi, non c’è di che stare allegri – né lui che a margine di una riunione dalla quale non è certo  uscito trionfatore, non ha trovato di meglio che telefonare alla trasmissione preferita per annunciare in diretta il tradizionale : tutto va ben madama la marchesa.


E andava, a suo dire,  talmente ben, che Angela Merkel si era scusata personalmente per l’attacco di fou rire u.s. Tutto questo, mentre il portavoce del Cancelliere Tedesco, ingannando l’attesa del lancio di agenzia, twittava una secca smentita. Quando si dice il tempo reale. Lei, del resto, la poco avvenente signora, non se ne è nemmeno accorta, impegnata com’era  in un piccolo, marginale vertice con il presidente francese e le banche. Oggetto : come salvare la moneta unica.

A ognuno le incombenze che gli sono più congeniali.

(Nella foto della Reuters Angela Merkel consegna a Sarkozy  un dono per la sua ultima nata)

Morte di un tiranno (la pistola d’oro)

Morte di un tiranno (la pistola d’oro)

Rivendicando pubblicamente il diritto di uccidere il tiranno, i ribelli avevano già escluso l’eventualità che una corte internazionale si incaricasse di un regolare processo. Ben sapendo che,  in nessun caso, il verdetto avrebbe potuto significare sentenza di morte e che pertanto la Vendetta si sarebbe consumata solo in piccola parte, si sono fatti giustizia da sé.


L’Occidente, del resto, con buona pace dei mandati di cattura internazionali, che avrebbe  mai potuto  farsene di un imputato eccellente in vena di rivelazioni? Il fiume in piena delle confessioni di un Gheddafi alla sbarra, avrebbe prodotto solo guai e imbarazzi per ciascun  governo – cioè tutti –  che aveva con la Libia intrattenuto rapporti politici e di affari negli ultimi anni . Ergo : la ricerca della Verità non costituiva – e non costituisce nemmeno adesso –  assillo per alcuno.


Fortuitamente un drone ha risolto l’ impasse, indicando il nascondiglio ad un drappello di insorti : il linciaggio è stato il prevedibile epilogo dell’intera vicenda.


Gheddafi aveva giurato che  mai sarebbe fuggito dalla  Libia, preferendo morire in patria, combattendo da martire. E’ stato in parte esaudito, del resto, una vita da ex tiranno,ospite di un paese amico, non poteva rappresentare il suo stile, divenuto nel tempo, sempre più sfacciato e stravagante.


Finisce qui,  presumibilmente per mano del piccolo shobab che agita in segno di vittoria la pistola d’oro – ridicolo simbolo – sottratta al rais. Ma oltre che i calci, gli sputi e la pallottola alla tempia, il colpo di grazia  inferto al tiranno dev’essere arrivato con la brusca consapevolezza di una realtà dalla quale si era allontanato da tempo, così  come si conviene a ogni despota che aspira ad essere tutt’uno con un potere ossessivo, folle, intransigente, crudele. Nemmeno implorare clemenza gli è servito.


Non starò a giudicare le reazioni orribili ed inconsulte, né gli scempi.Il popolo libico, da oltre quarant’anni, è stato soggetto a sofferenze infinite e quando si conosce solo violenza, non si può far altro che restituire violenza. Vedremo, in seguito,  se i ribelli, organizzate le nuove Istituzioni, sapranno far tesoro delle angherie subite. Nelle mani del popolo  c’è, in questo momento, un ingente patrimonio di risorse materiali e di energie che forme democratiche evolute possono trasformare in benessere per tutti. O così o il rischio di una deriva neo-coloniale che renderebbe vani gli ultimi mesi di sacrifici in termini di vite umane.Le ultime, si spera.

Nell’illustazione Gheddafi a ventiquattro anni, quando, per molti, incarnava la speranza.


Chi vuol intendere…in tenda

Chi vuol intendere…in tenda

Chi vuol intendere …in tenda, avverte uno striscione dell’ accampada romana in  piazza Santa Croce in Gerusalemme ( qui sopra c’è quella londinese davanti alla cattedrale di Saint Paul, in piena City, come da aplomb del casuale visitatore).


Di questo movimento mi colpisce la volontà precisa, al limite della pedanteria, di cercare  modi  altri , piùttosto che semplicemente nuovi, del proprio Fare Politico. L’effetto è tale che, pur nell’ovvio divario generazionale (eh sì) ivi compresa qualche perplessità in ordine alle soluzioni proposte, riescono comunque a far sentire antichi e inadeguati tutti i modi e i riti della politica e della comunicazione come li conosciamo noi ( da er Pelliccia che a torso nudo rotea l’estintore, al dibattito, all’assemblea e via dicendo).


Il bello è che l’attenzione a questa ricerca, certamente non solo formale, di modi e contenuti, non lascia spazio ad altro che alle Proposte.Via dunque dai discorsi  l’assillante presenza del Premier e dei suoi variopinti codazzi, via l’Opposizione poco incisiva, via l’eccesso di politichese e di luoghi comuni. Non è poco, soprattutto se si pensa a quanto tutto questo inutile corredo ha condizionato, quando non  ricacciato nell’immobilismo l’elaborazione politica di questi ultimi anni.

Del resto, se si resta troppo  imbambolati a rimirare o a piangere il Presente, come si può pensare a progettare il Futuro? E del Futuro,noi e loro, non possiamo che avere percezioni differenti, il nostro è un tantino più corto, il loro infinitamente più incerto.Forse è per questo che i modi spicci di taluni  esponenti risultano vagamente sgradevoli.Devono far presto.


Essendo indignati – sentimento che non comprende il dovere di essere simpatici – non hanno il problema di risultare piacevoli, nemmeno ai media che si accalcano per vedere come si vive in un camping del centro.Varrà la pena invece di dedicar loro l’ attenzione che merita un movimento che ha mille ragioni da esporre.Anche qui son lezioni.Da non perdere, come se ne sono perse tante altre.

(foto Reuters/Luke MacGregor)

N’importe lequel pourvu qu’il batte Sarkozy

N’importe lequel pourvu qu’il batte Sarkozy


I socialisti francesi che, in più circostanze, hanno affermato di essersi ispirati alle primarie del PD, ci restituiscono immediatamente una lezione.


N’importe lequel pourvu qu’il batte Sarkozy – l’espressione è tratta da alcune dichiarazioni rese ai seggi nelle banlieues –  che poi sarebbe l’applicazione  del più politichese  Critère de l’efficacité (pour battre Nicolas Sarkozy) che dovrebbe ispirare  la scelta  in ogni doppio turno.


Dunque, non il candidato  ideologicamente più compatibile con l’elettore, ma quello che ha maggiori possibilità di battere l’avversario.


E allora – mentre prendiamo nota – augurare  bon courage a  François Hollande sembra il minimo. Un governo di destra in meno, non può che far del bene all’Europa.


(in alto, l’odierna copertina di Libération)