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Mese: Novembre 2011

Obituary

Obituary

Il racconto del fallito tentativo del sarto di Ulm, sottace l’invito a perseguire l’ambizioso obiettivo di volare nonostante le difficoltà e gl’insuccessi.E se è pur vero che il rudimentale marchingegno si sfracella provocando la morte del povero Beblinger, è altrettanto vero – conclude Brecht –  che ciò non avrebbe avuto conseguenza alcuna sulla effettiva e futura possibilità per l’uomo di volare.


Della metafora – piuttosto in voga nel dibattito fine 80 sullo scioglimento del PCI – si servirà Lucio Magri in un suo libro titolato appunto Il sarto di Ulm.Una possibile storia del PCI.Vale la pena di leggerlo o ri-leggerlo proprio nel momento in cui la banalità dell’elogio funebre,o peggio, il preteso dibattito sulla scelta di tirare avanti con una vita di cui non sai più – qualunque sia il motivo – che fartene, ci restituisce un’immagine, tra definizioni artificiali ed espressioni di circostanza, di Lucio Magri piuttosto incolore.Comunque la si sia pensata, all’epoca delle suo articolato tragitto politico, così non è.



Il libro, di cui non condivido troppo la lettura del compromesso storico come inizio di decadenza del PCI, è un buon esempio di come le tesi  cosidette avverse, in questo caso quelle di Enrico Berlinguer, possano essere esposte con puntualità, onestamente, riconoscendo alla tragica esperienza cilena e alla situazione politica di allora, tra crisi economica, stragi e incipiente terrorismo, un’influenza determinante su quella scelta che Magri stesso definisce deviante.(Mentre tutta la parte sul mancato rapporto del PCI con i movimenti la trovo inappuntabile)



Ma per tornare al movente del libro, così ben descritto nella prefazione, credo che anche se a qualcosa si è rinunciato, sia inappropriato conferire a quella fase e a quelle che si sarebbero alternate, l’esclusivo senso della Rinuncia, poichè ogni volta non è mancata la prospettiva di costruire un marchingegno buono ad alzarsi da terra. Stava (sta) sempre a noi scegliere quale.


(Al di là dei numerosi interrogativi che la metafora ancora suggerisce, resta aperta la questione sull’effettivo nesso tra il marchingegno di Beblinger e un moderno deltaplano ovvero se la caparbietà del sarto di Ulm non avesse di per sé un significato puramente simbolico di esempio da seguire o testimonianza da rendere)


Il sarto di Ulm.Una possibile storia del PCI. è un libro di Lucio Magri edito da Il Saggiatore

(illustrazione dal Corriere.it)


Danielle (resistere e costruire)

Danielle (resistere e costruire)

Aujourd’hui, France Libertés, forte de ses actions dans le monde, qu’elles soient construction d’école au Mali, lutte contre la peine de mort ou pour l’instauration du droit d’accès à l’eau pour tous, veut RESISTER à l’oppression économique et politique internationale et aider à CONSTRUIRE un monde solidaire et pacifique. Vous aussi, vous avez votre place à nos côtés. Conjuguons ensemble ces deux verbes au futur.

Danielle Gouze Mitterand (1924 -2011)

Gruppenbild mit Dame(n)

Gruppenbild mit Dame(n)

Superato lo shock da visione d’insieme agli antipodi della precedente, incassate le tre signore super qualificate alla testa di dicasteri chiave, acclarato che ogni definizione –  governo  tecnico, d’emergenza, salute pubblica ,unità nazionale, a tempo, di scopo etc – lascia il tempo che trova e soprattutto mal si  attaglia a questa compagine di esperti cui la distanza  da logiche di partito, non sembra compromettere uno spiccato Senso  Politico e dello Stato, ci si può dichiarare moderatamente ottimisti e attendere la prova dei fatti.



Anche la grande questione detta della democrazia sospesa, in questo caso agitata strumentalmente dagli oppositori,  ma ineludibile e che non si sarebbe potuta risolvere comunque e semplicemente  con una consultazione elettorale, attende un dibattito di differente caratura, soprattutto che travalichi i nostri confini, chiamando in causa il funzionamento delle Istituzioni europee,i poteri dello stesso Parlamento di Strasburgo e il ruolo della Banca Centrale.


In attesa, i nostri partiti potrebbero cominciare con il salutare esercizio di Responsabilità e di ripresa della dialettica parlamentare, quella sì accantonata da tempo e in qualche caso persino considerata inutile. Tra le molte o poche cose che si possono realizzare nel breve tempo concesso a Mario Monti, il recupero della centralità del Parlamento è una di quelle che non farebbe rimpiangere il tentativo – non santificato dal voto popolare ma egualmente e convintamente sostenuto da gran parte dell’opinione pubblica – di rimettere in moto l’intero sistema.


Poi è ovvio,al momento, abbiamo solo osservato l’immagine di una classe dirigente sorprendentemente diversa e ascoltato le (appropriate) parole di un discorso programmatico.Tuttavia l’allontanamento dai luoghi comuni,il garbato rifiuto di certe espressioni gergali da classe politica finto consumata, è sembrato un bell’inizio.Quasi quanto il ricorrere del termine equità.Dopo essersi sorbiti per un’intera stagione l’annuncio propagandistico di un vento che prometteva di cambiare e non cambiava mai,sembra essersi levato il soffio, certamente fuori stagione, del Ponentino. Un’aria gradevole che arriva di sera a stemperare la pesantezza del clima.


Cosa resta

Cosa resta


Cosa resta? Speriamo non l’idea di declino come da copertina di  Der Spiegel appena l’estate scorsa. Men che meno i sorrisi d’intesa di governanti che, se non ci fosse stato lui a coprire tutta la gamma dell’impresentabilità istituzionale,avrebbero avuto ben poco da ridere.


Tuttavia  i lasciti berlusconiani, consistenti e ben distribuiti, oltre la nostra dubbia reputazione sul piano internazionale , comprendono il modo d’intendere la Politica ma anche lo stile di vita,le relazioni umane,il linguaggio.Ci vorranno anni per bonificare, seminare,far crescere una nuova cultura e non è nemmeno detto che ci si riesca,avendo avuto Berlusconi l’abilità di intercettare ed incarnare i nostri istinti peggiori,quelli di cui prima ci vergognavamo e oggi non più.


Non a caso c’è chi già teorizza di irritualità liberatoria, gesti volgari, cene eleganti come segnale di discontinuità rispetto alle grisaglie e alle atmosfere curiali e vedovili (copyright Sorrentino) della politica  d’antàn. La pretesa rivoluzione liberale ridotta ad un fatto di costume :un calcio alle istituzioni e uno alle buone maniere ( ma egualmente grazie di cuore, reduci convenuti al Teatro Manzoni, i vostri apprezzamenti al passato prossimo, i toni ora stentorei, ora preoccupati, ora commossi anticipano l’ ufficio funebre alla cattiva politica).


E se sarà difficile mettere da parte quel sistema di valori così come furono elencati dalla signora De Nicolò nella nota intervista-manifesto resa al programma Ultima Parola, non altrettanto sarà per il recupero di regole e comportamenti che consentano alla Politica di tornare in campo da protagonista. E’ bastata l’iniziativa del Presidente Napolitano a rimettere in moto un dibattito stanco e avvitato su se stesso,è bastata l’idea di sottrazione del Capo a stimolare una  vera disputa  – seppure a suon di insulti – nel partito di plastica, e un’assunzione di piena responsabilità nelle altre compagini.Non che  risalire la china sia impresa da poco, ma da qualche giorno, è tornata la sensazione di essere sulla strada giusta.Per questo ogni manifestazione di entusiasmo, è lecita e giustificata.Non è certo con i Quaresimali che si rimuovono i problemi.

Col resto faremo i conti nel corso del tempo ,poichè i veri cambiamenti li realizzano i popoli, non i governi.Dunque tocca anche a noi, differenziando il pattume,riprenderci ciò di cui siamo stati privati.






Equità (poi…)

Equità (poi…)

Dev’essere stata quella sospensione per eccesso di ribasso del titolo Mediaset – meno 12% solo ieri –  a favorire il ritorno del buonsenso in Silvio Berlusconi che, verso sera, ovvero  in capo ad una giornata da tregenda – comincia con l’arrivo dei commissari europei, prosegue con il differenziale che di ora in ora aumenta e termina con un tonfo dei mercati – concede una timida apertura all’ipotesi di un governo presieduto da Mario Monti, nel frattempo divenuto con provvidenziale iniziativa del Presidente Napolitano, senatore a vita.


Il quadro generale d’altro canto non offre grandi prospettive di scelta nemmeno per l’imprenditore Berlusconi, mentre per il politico il tragitto,almeno di qui alle dimissioni, è segnato.

In un mondo perfetto, le elezioni avrebbero rappresentato la via maestra – lo era ancora un anno fa – ma il salvifico azzeramento, sancito dal popolo sovrano, di una classe dirigente inadeguata, dopo diciotto anni di disastri politici, economici,  etici e culturali, è ancora relegato nel libro dei sogni, atteso che una campagna elettorale lunga e sfibrante, oltre che esporci sempre più agli attacchi degli speculatori, decreterebbe definitivamente il divario tra Noi e la Realtà : litigare sulla tassazione della rendita o sulla revisione dell’articolo 18, mentre ci si avvia a passi da gigante verso il fallimento, non è il massimo.


Men che meno affidare le sorti del paese ad altro esponente – Alfano, Letta o chi per loro – della compagine che ci ha portato al disastro.

In un’ottica, che comunque è ancora  politica, di riduzione del danno, non resta che un governo del Parlamento guidato da una personalità che tranquillizzi l’Europa e i mercati e che faccia riguadagnare terreno al nostro paese.Almeno in termini di credibilità.Ma soprattutto qualcuno cui affidare un programma di riforme oramai divenuto indifferibile e che nell’ambito dei necessari sacrifici, impronti le misure ad un criterio oramai dimenticato : l’equità


E’ l’unico modo per far digerire alla Comunità Europea un ruolino di marcia – quello che il Parlamento si appresta ad approvare – che dal punto di vista del risanamento, fa ridere i polli. Senza considerare che essere obbligati alle cosidette larghe intese è probabilmente un passaggio necessario per quella normalizzazione – se in grisaglia o principe di Galles, poco conta – di cui, dopo anni di carnevalate, denunziamo estremo bisogno.


Avremo poi tempo per discutere su temi fascinosi e dirimenti quali la morte della politica e il trionfo dei mercati. Poi. E senza troppe lagne si spera,perché se così ci troviamo,la colpa non è certo solo dei Cattivi ma anche di noi presunti Buoni che con differenti comportamenti avalliamo classi dirigenti incapaci di risposte politiche degne.

(Nell’illustrazione la scala elicoidale del Mascarino. Si trova al Quirinale)