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Mese: Settembre 2012

Se non ora (filosofia della stecca para)

Se non ora (filosofia della stecca para)

 

Carlo Vanzina si è pubblicamente risentito per l’ accostamento delle ultime prodezze regionali col generone romano raccontato  dai suoi film. Giustamente. Luoghi comuni e Realtà che supera la Finzione,a parte, anche un film di cassetta ha una sua dignità mentre nel caso in questione si è finanche smarrito il senso del limite.

 

 

Circostanza acclarata nei tristi elenchi di cifre corrispondenti ad attività o categorie merceologiche improbabili in Politica ma anche nella vita di comuni cittadini, nelle scene madri della governatrice che, bretelle della lingerie in tinta e in vista, va in televisione a raccontare la favola bella dell’Insaputa (ma anche quella della sua campagna regionale costata sei milioni di euro, francamente troppi per portare a presidenza un’amministratrice che non si accorgeva). Da ultimo nei tagli che si vorrebbero purificatori ma che andranno in vigore dalla prossima consigliatura, nella completa assenza di provvedimenti di contrasto ovvero di meccanismi di controllo.Una sforbiciata qua una là mentre l’Ipocrisia impazza.

 

 

La Regione Lazio deve sette miliardi di euro ai propri fornitori, ha operato tagli consistenti a servizi essenziali  mentre l’addizionale, cospicua come si conviene ad una regione indebitata fino al collo, vola ad ogni alito di vento. Ovvio che non ci sia nesso contabile amministrativo tra finanziamento pubblico e quei debiti,tra lo champagne e i letti d’ospedale, tuttavia, populismo a parte, l’accostamento tra il malfunzionamento, i sacrifici richiesti e la disinvoltura della conduzione è inevitabile.

 

Non voglio credere alla veridicità di notizie circa un sistema denominato, con linguaggio prelevato direttamente dal vocabolario malavitoso, stecca para, secondo il quale si sarebbero sottratti  fondi a diversi capitoli di spesa per riversarli nel Finanziamento.Se così fosse, le responsabilità si allargherebbero e ci si dovrebbe interrogare anche sul comportamento dei pubblici funzionari.

 

Ma stecca para significa soprattutto che ce n’è per tutti in egual misura e pertanto se le forze politiche che affermano di fare un uso più virtuoso del finanziamento vogliono salvare un residuo di dignità,devono prendere le distanze dimettendosi : si torni a votare.

 

Una storia cominciata male con un’oscura vicenda di liste presentate in ritardo e finita peggio tra segnalazioni della Banca d’Italia, visite della Guardia di Finanza, iscrizione nel registro degli indagati, articoli di giornale a non finire e partecipazione ai talk show alla presenza dell’avvocato di fiducia.In mezzo : un governo degli affari regionali deprimente.E’ possibile che dal punto di vista contabile  puro e semplice o delle indagini davvero emerga che non ci siano state infrazioni, non così per quanto attiene il giudizio etico- politico : i fatti resterebbero comunque gravi a partire da quel famoso capitolo dei rapporti eletti – elettori che,per i cittadini del Lazio, per l’appunto resta solo un capitolo di spesa.

 

 

Mi sun

Mi sun

 

Sostiene Kim- ki duk che le donne vogliono eliminare tutti gli uomini. (Pausa). Per salvarsi. (Punto).

Sostiene inoltre che essendo il denaro motore di ogni scelta –  governativo-globale ed individuale – se così siamo ridotti – male, a giudicare dai suoi film ma certo non solo da quelli – sappiamo chi ringraziare (il capitalismo).

Il fatto singolare è che a fronte di dichiarazioni così definitive in contesti che non hanno mancato di deliziare i Media  tra pugni chiusi di ringraziamento alla giuria, canti improvvisati e abbigliamenti a richiamare un’esistenza frugale così come descritta in Arirang , trama e ordito della sua ricca filmografia non esibiscono affatto – come sarebbe lecito attendersi –  una vistosa impronta ideologica, mentre sono  piuttosto senso poetico e compassione, seppur  in violento contrasto con la crudeltà delle storie proposte, ad alimentare il suo cinema.

 

E’ il caso di Pietà  e del nesso che si stabilisce  tra Amore Assoluto e Vendetta ( tema non inusuale in cinema e letteratura ma qui inusualmente trattato) che fa da filo conduttore al racconto del giovanotto bello e spietato nei bassifondi di Seul per riscuotere, col sadismo che avidità richiede, i crediti di uno strozzino e di colei che dice di essere sua madre, pentita per averlo  a suo tempo abbandonato e determinata a recuperarne l’amore e il perdono.

 

Prova durissima per attori e spettatori  straniti più dalla considerazione che salvezza e redenzione risiedono solo in atti estremi che dall’eventuale splatter (mai gratuito).L’Oriente c’è ma  il film risente di visioni – Carax, Demme – care a  Kim-ki-duk che ha lungamente  viaggiato ed è vissuto in Occidente . Premio meritatissimo e adatto ai festival che amano promuovere Autori interessanti.

 

 

Pietà (Pieta) è un film di genere drammatico della durata di 104 min. diretto daKim Ki-duk e interpretato da Lee Jung-JinJo Min-Su.
Prodotto nel 2012 in Corea del Sud e distribuito in Italia da Good Films

 

 

The gods, well, you might say they overreacted a little.

The gods, well, you might say they overreacted a little.

 

A parte lo script un po’ debole e il forte sospetto che la definizione prequel sia tirata per i capelli, ecco qui un bel giocattolone confezionato ad arte. Ovvero  in modo da includere spettacolo, effetti, trovarobato di qualità, cast, filosofia, scienze varie e un po’ di religione, senza farsi mancare nulla, comprese alcune magistrali ruffianerie – vedi citazioni e richiami da film fantascientifici d’autore e de concetto – così da contentare sia gli appassionati del fantascientifico classico che quelli dell’innovativo (come sa usare il3D Ridley Scott…)

 

Certo  l’approccio alla visione non può essere all’insegna del  che fine ha fatto  l’autore de I Duellanti o di  Blade Runner – anche se la ricerca del padre creatore viaggia sul Prometheus che è un piacere, lo svolgimento, meno edipico e più epico, è tutt’altro  –  ché altrimenti ci si ritroverebbe a concludere di regressioni e involuzioni e non sarebbe giusto nei confronti Sir Scott che saltapicchia con eleganza tra i generi e li maneggia con la stessa  abilità con la quale trasformò  testi di Conrad e Dick in film di culto :

 

Nel 2089 è il disegno rupestre di un uomo col dito puntato su di una costellazione – una mappa? – a suggerire  l’Impresa che dovrebbe fornire risposte alla  madre di tutte le  fondamentali domande sul mistero dell’origine del genere umano e – già che c’è –  ai relativi corollari creazionisti o evoluzionisti che siano.

 

Detto fatto, una potente multinazionale finanzia la spedizione scientifica che a bordo di una mirabolante astronave, la Prometheus, – nome carico di spiccioli  significati e semi-oscuri presagi di punizioni divine a seguito di sfide e furti di tecnologie basilari – raggiungerà l’altro capo dell’universo (in soli due anni!) in cerca dei progenitori.Li troverà, giganteschi e mascelluti, mentre lo spettatore potrà godersi se non la pensosità malinconica di Blade Runner (non indispensabile), inquadrature perfette di mondi ribollenti e spavalderie stilistiche ed esagerate – come gli dei ! – alla Sir Scott, comunque magnifico narratore di storie a differente carica..filosofica, concettuale, epica, letteraria, di puro intrattenimento e via dicendo.

 

Centoventiquattro minuti di puro godimento. Buoni per dimenticare Differenziali e Pareggi

(Fassbender bello e sensuale,Theron & Rapace divine.Tutti bravissimi)

 

 

 

Prometheus è un film di genere azione, horror, fantascienza della durata di 124 min. diretto da Ridley Scott e interpretato da Noomi RapaceMichael FassbenderCharlize TheronIdris ElbaGuy PearceLogan Marshall-GreenSean HarrisRafe SpallEmun ElliotBenedict Wong.
Prodotto (anche in 3D stereoscopico) nel 2012 in USA – uscita originale: 08 giugno 2012 (USA) – e distribuito in Italia da 20th Century Fox

 

 

 

Tempi difficili (quelli nostri)

Tempi difficili (quelli nostri)

 

 

 

 

Era cominciata con l’annuncio : meno Oriente, Hollywood,  Medusa, Glamour – che si sarebbe voluto relegare ai margini, ma poi come si fa a non parlare troppo di feste e vestiti quando le Maison finanziano premi e  restauri di importanti pellicole? – e con  il  Viviamo tempi difficili  della Prolusione Smutniak  affidato ad una lista di film tra l’apocalittico,il disperato e il sanguinolento – con o senza derive horror – che ben si addice all’aria che tira ma  che ha durato fatica ad accendere entusiasmi, polemiche e platee. Il filone, si sa, è vasto ma non inesauribile e qualche soluzione meno ad effetto, tra splatter,incesti e lesbothriller, avrebbe fornito non poco sollievo alle anime esulcerate degli spettatori in uscita sala con l’aria di chi ha appena capito che la condanna del capitalismo planetario passa per vie insospettabili.E che al peggio non c’è mai fine.

 

E’ finita col premiare l’Oriente, con tanto di canto coreano della tristezza e della rinascita intonato lì per lì dal regista  Kim Ki Duck  – miglior costume, anche se il premio afferente non c’è –  e Hollywood,  con Philip Seymour Hoffman che non sapeva più dove mettere i leoni, le coppe, le medaglie e gli orologi commemorativi. Al cinema italiano sono toccate le solite briciole di consolazione per bravi tecnici e giovani attori.

 

Segnali di quella austera discontinuità cui il direttore Barbera sembrava tenere molto si sono risolti in meno film, meno divi e meno chiasso. Per il resto tutto come sempre : il palazzo del cinema probabilmente non ci sarà, l’amianto mezzo nascosto da un tenero praticello è ancora lì, monumento di cricche, sperperi e disgrazie nazionali, mentre già si sa che  l’Hotel des Bains diventerà non so quale resort con sala convegni: Aschenbach e Tdazio in congresso.Viviamo tempi difficili. Non  me lo dire.

 

Di istituire a Venezia un punto di mercato che restituisca al festival dignità di evento internazionale  si continua a parlare. L’Arte prima di tutto, d’accordo, ma senza un luogo attrezzato per ospitare i – quest’anno, duecento – compratori, le Mostre non prendono quota mentre le produzioni preferiscono dirottare le pellicole verso luoghi meno incantevoli, suggestivi e storici ma più organizzati alla Bisogna (che poi sarebbe quella di venderla per infine mostrarla ‘sta benedetta Arte).

 

Con tali premesse,illusioni perdute, aspettative disattese e catastrofiche trame sui tempi difficili di cui all’oggetto,il nostro prodotto è stato presente con lavori di una certa dignità . Certo il cinema di denuncia (magari con  messaggio), non funziona più  ed è fatale che risolvendosi  il Tutto in racconto,le emozioni siano affidate a solide sceneggiature e complessivamente ad un Mestiere che  comunque sembra non difettare ai registi italiani in Mostra.Avrei da segnalare due perle meritevoli di attenzione.

 

Prima tra tutti  Marco Bellocchio che ha mostrato un film bello ed efficace soprattutto quando si tratta di definire con meticolosa precisione l’atmosfera in cui si svolsero gli ultimi giorni di Eluana Englaro. Chi li ha vissuti da partecipe spettatore conosce bene il senso di scoramento che accompagnò le irresponsabili decisioni governative, le volgarità e la violenza di certe manifestazioni “pro vita” ed in generale lo spaesamento prodotto dall’indifferenza di una politica il cinismo della quale rappresenta un dato mille volte più sconvolgente di qualsiasi forma di avidità,corruzione e pervicace attaccamento al potere.Se si dovesse sentire la necessità di un film politico senza sventolii e tonanti lezioni ci si può accomodare in sala e godere,tra l’altro, della meravigliosa fotografia di Ciprì e di una recitazione all’altezza del compito.Il film è stato ingiustamente maltrattato per i motivi più svariati – chi voleva il documentario, chi il pamphlet, chi l’atto d’accusa – ma questo non toglie alcun merito a Bellocchio che resta un Maestro.E tra i migliori che abbiamo.

 

E’ stato Ciprì. Senza scomodare il solco della tradizione diciamo che tra le cose  che sappiamo fare meglio è raccontare in chiave grottesca e paradossale piccole storie di Brutti Ignobili e Cialtroni. In questo caso ci pensa Ciprì a delineare con tratto inconfondibile e mano pesante – ci vuole –  i Mostri di turno ovvero i protagonisti di una storia rovinosa tra miseria, mitomania e matriarcato crudele :  il risarcimento economico per la perdita di una figlia diventa elaborazione del lutto e occasione di impossibile riscatto sociale : poveri e disperati come prima e più di prima di ricevere il cospicuo rimborso ma proprietari a tutti i costi  di una lussuosa  Mercedes scura. La tragedia – anche nazionale –  è servita. E’ stato il figlio :presentato lo stesso giorno del celebrato  The Master, ne è stato tranquillamente all’altezza.

 

In conclusione :  se i nostri Tempi difficili  non producono capisaldi  della cinematografia non è che quelli altrui facciano strillare al miracolo.Sarà provinciale la difesa a oltranza del prodotto nazionale ma altrettanto può dirsi del facile sdilinquimento per qualunque soluzione narrativa, estrema o meno che sia, proveniente dall’estero. E se è pur vero,tanto per fare un esempio, che al film di Bellocchio mancava la rabbia dei Pugni in Tasca è altrettanto vero che da allora i tempi – facciamocene una ragione – pur restando difficili, sono cambiati. Come noi del resto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bella addormentata è un film di genere drammatico della durata di 110 min. diretto da Marco Bellocchio e interpretato da Toni Servillo,Isabelle HuppertAlba RohrwacherMichele RiondinoMaya SansaPier Giorgio BellocchioBrenno PlacidoFabrizio Falco,Gianmarco TognazziRoberto Herlitzka.

Prodotto nel 2012 in Italia e distribuito in Italia da 01 Distribution

 

E’ stato il figlio è un film di genere drammatico della durata di 90 min. diretto da Daniele Ciprì e interpretato da Toni ServilloAlfredo CastroAurora QuattrocchiAlessia ZammittiFabrizio Falco,Piero MisuracaNino ScardinaGiacomo CivilettiMatteo Rizzo,Manuela Lo Sicco.
Prodotto nel 2011 in Italia, Francia e distribuito in Italia da Fandango il giorno 14 settembre 2012.